La corrente decostruzionista ci ha permesso di rompere con l'idea di natura umana. Alla fine, la vera natura dell'uomo si rivela essere profondamente culturale. Pertanto, esiste un'essenza da ricercare; ma essa dev'essere analizzata a livello sociale e storico.
Al fine di evitare ogni naturalizzazione, è quindi necessario cogliere quali sono le caratteristiche di questa essenza, in modo da poter così determinare con precisione quello che è lo specifico rapporto sociale che abbiamo con la modernità capitalista. E dal momento che è questa essenza ciò che, a un certo livello, struttura e organizza l'intero funzionamento della società, ecco che vediamo che - in un tale contesto - l'attuale feticismo va pertanto inteso come un fenomeno che maschera questo meta-principio.
Il lavoro (e quindi il valore ad esso associato) garantisce la coesione a livello globale. Ma tuttavia, nel capitalismo, dove tutto è basato sulla creazione di valore, il lavoro tende comunque a essere eliminato. Pertanto vediamo che - a causa dei meccanismi della concorrenza e della robotizzazione diffusa - il capitalismo sta sempre più eliminando la sua unica fonte di ricchezza.
Senza lavoro, diventiamo tutti obsoleti; e il che è peggio dello sfruttamento. Se, nel contesto di questa dinamica, la critica non coglie il carattere negativo del nostro modo di socializzazione, essa rimane intrappolata in un pensiero dicotomico.
Ed ecco che così assistiamo al pensiero romantico, che privilegia il concreto rispetto all'astratto, e in realtà si pone sul medesimo piano del pensiero borghese che esso crede di combattere. Dal momento che è del tutto inutile cercare di opporre il particolare all'universale, l'economia "reale" alla finanza, il lavoro concreto al denaro...
Lavoro e capitale sono la stessa cosa.
fonte - @Acid Prod -
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