mercoledì 19 aprile 2023

Simultaneamente…

Elementi centrali dei marxismi dissidenti
- di Joelton Nascimento -

Negli anni ‘20 del XX secolo abbiamo assistito a una forte ripresa creativa della critica anticapitalista e, nel suo insieme, di tutta una serie di letture più attente dei testi di Marx, che hanno fornito nuove chiavi di lettura. Sono quattro le opere che si evidenziano come rappresentative: Storia e coscienza di classe (1923) di Georg Lukács, Marxismo e Filosofia (1923) di Karl Korsch, La Teoria Generale del Diritto e il Marxismo (1924) di Evgeny Pasukanis e la Teoria Marxista del Valore (1924) di Isaak Rubin. Le due prime opere, quella del giovane Lukács e quella di Korsch, sono state fondanti di quello che Merleau-Ponty ha definito come «marxismo occidentale». Negli anni '60, la riscoperta delle ultime due opere ha dato impulso a un altro aspetto del marxismo dissidente, «la Nuova Lettura di Marx», la quale, a sua volta, ha ricevuto una forte influenza da parte del marxismo occidentale.

Intellettuali come Georg Lukács (1895-1971), Ernst Bloch (1885-1977), Karl Korsch (1886-1961), Antonio Gramsci (1891-1937), Max Horkheimer (1895-1973), Theodor Adorno (1901-1969), Herbert Marcuse (1889-1979), Alfred Sohn-Rethel (1899- 1990), Lucio Coletti (1924-2001), Henri Lefebvre (1901-1991), Galvano Della Volpe (1895-1968) e Louis Althusser (1918-1990) hanno tutti in comune il fatto di aver dato impulso a nuove letture, e di avere aperto nuove frontiere al pensiero anticapitalista che andavano oltre quelli che erano i canoni del marxismo-leninismo.

«Gramsci, per esempio, criticava l'uso della rivoluzione russa di ottobre, come paradigma della rivoluzione, per l'occidente. Lukàcs ha spiegato in larga misura quale fosse la reale posizione teorico-critica di Marx riguardo la dialettica e il materialismo, così come ha spiegato alcune delle distorsioni e riduzioni dell'engelsianismo; compito questo, svolto anche da Korsch. Però, nel marxismo occidentale rimangono alcuni importanti aspetti del marxismo-leninismo, come - per esempio in Lukàcs e in Gramsci - la centralità del ruolo rivoluzionario del proletariato di fabbrica» (Elbe, "Marx Im Westen. Die neue Marx Lekture").

Per Elbe, tuttavia, il marxismo occidentale può essere caratterizzato anche a partire da tutto quello su cui esso ha taciuto. Le caratteristiche generali di questa formazione marxista - la sensibilità per l'eredità hegeliana e per il potenziale critico-umanista della teoria di Marx, il suo incorporare approcci "borghesi" contemporanei al fine di spiegare la grande crisi dei movimenti operai, l'orientamento alla metodologia, la sua sensibilizzazione nei confronti dei fenomeni psicosociali e culturali, in collegamento con la questione che fa riferimento alla mancanza di una rivoluzione «in occidente» – tutte insieme forniscono la struttura per un nuovo genere di esegesi ristretta di Marx, la quale si caratterizza essenzialmente per la sua negligenza relativamente ai problemi della politica e della teoria dello Stato, per una ricezione selettiva della teoria del valore di Marx, e per la predominanza di una «ortodossia silenziosa» riguardo la critica dell'economia politica.

Sembra che fino alla metà degli anni 60, nessun marxista occidentale abbia mai esteso il proprio dibattito a proosito delle interpretazioni tradizionali di Marx, fino ad arrivare fino al punto di spingerlo nel dominio della teoria del valore. Secondo l'esauriente studio panoramico sulla ripresa della lettura di Marx - soprattutto del Capitale - negli anni 60, realizzato dalla rivista/collettivo Endnotes, si evidenzia in cosa consista ciò che è stato realizzato dalla "Nuova Lettura di Marx", in Germania. Per Endnotes, la ragione principale di questo primato consiste nel fatto che :

«... la grande risorsa culturale utilizzata da Marx nella critica dell'economia politica - l'idealismo classico tedesco - non era soggetto agli stessi problemi di ricezione che esso aveva negli altri paesi; problemi questi dei quali aveva sofferto anche la ricezione del pensiero hegeliano. Così, mentre in Italia ed in Francia le nuove letture di Marx tendevano verso un preconcetto anti-hegeliano - come reazione alle precedenti mode hegeliane, e contro il "marxismo hegeliano" - il dibattito tedesco riuscì invece a sfociare in un quadro più diversificato e più informato riguardo al vincolo Marx-Hegel. Un fatto cruciale fu quello che esse si accorsero che, nel descrivere la struttura logica della totalità reale delle relazioni capitaliste, Marx, nel Capitale, era in debito, non tanto con la concezione hegeliana dialettica della storia, ma con la dialettica sistematica della Logica. Pertanto, il nuovo marxismo critico, qualche volta denominato in maniera dispregiativa "Kapitallogik", aveva meno in comune con il precedente marxismo critico di Lukàcs e di Korsch, di quanto avesse in comune con Rubin e Pasukanis. "La Nuova Lettura di Marx" non era una scuola omogenea, ma conjsisteva piuttosto in un approccio critico che sviluppava argomenti seri e discordi, i quali nonostante tutto condividevano una certa direzione» (Endnotes, 2010).

Gli autori più significativi di questo primo momento della Nuova Lettura di Marx sono tre: Hans-Jürgen Krahl (1943-1970), i cui più importanti scritti sono stati raccolti in "Costituzione e lotta di classe"; Hans-Georg Backhaus, la cui opera principale è "Dialettica della forma valore"; ed Helmut Reichelt, il più noto dei tre, il cui libro, "Sulla struttura logica del concetto di capitale in Karl Marx", può essere considerato come il prodotto più importante della prima "ondata" di dibattiti avviati dalla Nuova Lettura di Marx. Krahl, Backhaus e Reichelt significano, tanto una rottura quanto uno sviluppo rispetto alla riflessione filosofico-critica della Scuola di Francoforte. Ma ancora: la Nuova Lettura di Marx ha rotto definitivamente con i limiti engelsiani che opprimevano la lettura dei testi di Marx e con le critiche del capitalismo da essi derivate. «Nei dibattiti tedeschi, e susseguentemente in quelli internazionali, l'autorità di Engels - così come quella del marxismo tradizionale che da essa dipendeva - è stata ampiamente rifiutata. La Nuova Lettura di Marx sosteneva che né l'interpretazione engelsiana, né alcuna delle modifiche che Engels aveva proposto, rendeva giustizia al movimento che stava dietro l'ordine e lo sviluppo delle categorie nel "Capitale". Anziché da un procedimento che partiva da uno stadio non-capitalistico, o da un modello, ipoteticamente semplificato, della produzione mercantile semplice - per arrivare poi ad una tappa successiva - o da un modello più complesso di produzione capitalista di merci, bisognava piuttosto captare, fin dal principio, il movimento de "Il Capitale" come una rappresentazione della totalità capitalista, il quale si muoveva procedendo dall'astratto al concreto. In "Sulla struttura logica del concetto di capitale in Karl Marx", Helmut Reichelt ha sviluppato una concezione che ora, in un modo o nell'altro, è fondamentale per i teorici della dialettica sistemica: la "logica del concetto di capitale", in quanto processo autodeterminato, corrisponde al superamento del concetto della Logica di Hegel. Secondo tale punto di vista, il mondo del capitale può essere considerato in quanto oggettivamente idealista: ad esempio, la merce va considerata come se fosse una cosa "soprasensibile seppur sensibile". La dialettica della forma valore mostra in che modo, partendo dalla forma merce più semplice, gli aspetti materiali e concreti del processo di vita sociale si trovano a essere dominati dalle forme sociali astratte e ideali del valore» (Endnotes, 2010).

Partendo direttamente dal dibattito aperto da "La Nuova Lettura di Marx", il cosiddetto «dibattito derivazionista» ha rimesso in questione il problema dello Stato, e lo ha fatto in maniera profondamente divergente rispetto al modo engelsiano-leninista. E' stato riscoperto il modo conforme a quello in cui Pasukanis aveva posto il problema. Ricordiamo la proposizione di Pasukanis: «Il concetto di Diritto viene qui [in Plekhanov] considerato esclusivamente dal punto di vista del suo contenuto: la questione della forma giuridica in quanto tale, non viene posta. Tuttavia non vi è dubbio che la teoria marxista non debba solo esaminare il contenuto concreto degli ordinamenti giuridici nelle differenti epoche storiche, ma deve fornire anche una spiegazione materialista dell'ordinamento giuridico, in quanto forma storica determinata. Se rinunciamo all'analisi dei concetti giuridici fondamentali, otterremo solamente una teoria giuridica esplicativa dell'origine dell'ordinamento giuridico, a partire dalle necessità materiali della società e, di conseguenza, a partire dal fatto che le norme giuridiche corrispondono agli interessi di questa o di quella classe sociale. Ma in tal modo, l'ordinamento giuridico stesso, in quanto forma, rimane non analizzato, e questo nonostante la ricchezza del contenuto storico che abbiamo introdotto in questo concetto» (Pasukanis). Sebbene non sembri mostrarsene consapevole, Pasukanis mette in discussione - in maniera assai simile a quella di Isaak Rubin - le premesse engelsiane al trattamento dei problemi della critica dell'economia politica. E' su questa strada che avanzano gli autori del dibattito derivazionista, nel quale si evidenzia Joachim Hirsch: «Basandosi sul lavoro pionieristico di Pasukanis, i partecipanti al dibattito sulla derivazione dello Stato hanno captato la separazione fra lo "economico" e il "politico", vista come elemento proprio del dominio capitalista. Questo implicava che, lungi dall'essere considerata come l'installazione di un'economia socialista e di uno Stato operaio - come auspicava il marxismo tradizionale - la rivoluzione andava intesa come distruzione, tanto della "economia" quanto dello "Stato". Nonostante il carattere astratto (e a volte accademico) di questo dibattito, ora si comincia a vedere il modo in cui, in Germania, il ritorno critico a Marx, fatto sulla base delle lotte della fine degli anni 60, abbia avuto delle conseguenze concrete (e molto radicali) sulla forma in cui viene concepito il superamento del modo di produzione capitalista» (Endnotes, 2010).

Il dibattito che è stato aperto dalla "Nuova Lettura di Marx", e che può essere visto come caratterizzato dal ricorso alla dialettica sistemica della forma valore, si è allargato a diversi paesi, senza che però si possa necessariamente vedere in questo una relazione di influenza diretta, bensì una simultaneità. Diversi autori - più o meno legati ai movimenti sociali e più o meno accademici - si sono inseriti in quelle che sono state le questioni poste dalla Critica Marxiana delle Forme Sociali del Valore. E (in modo non esaustivo) questi autori possono essere messi in relazione con i seguenti:  Roman Rosdolsky, Cristopher Arthur, Alfredo Saad-Filho, Werner Bonefel , Michael Eldred, Michael Heinrich, Patrick Murray, Geert Reuten, Fred Moseley, Felton Shortall, Ruy Fausto, Tony Smith, Claudio Napoleoni, Jean-Marie Vincent, Ingo Elbe, Massimo De Angelis , Slavoj Žižek, Moishe Postone, John Holloway, e Kojin Karatani.-

Joelton Nascimento - Precedentemente pubblicato come "Anticapitalismo per il 21° secolo" -

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