venerdì 7 aprile 2023

Per sputare quell’acqua santa …

14 TESI SULLA COMUNE
- di GUY DEBORD, ATTILA KOTÀNYI e RAOUL VANEIGEM -

1 - «Bisogna riprendere lo studio del movimento operaio classico in maniera disingannata, e soprattutto disincantata, per quel che attiene ai suoi vari tipi di eredi politici o pseudo-teorici, dal momento che essi non posseggono nient'altro che l’eredità del proprio fallimento. Gli apparenti successi di questo movimento costituiscono tanto i suoi fallimenti fondamentali (il riformismo, o l’insediamento al potere di una burocrazia statale) quanto le sue disfatte (la Comune, o la rivolta delle Asturie), le quali oggi rappresentano, sia per noi che per l'avvenire, le sue vittorie.» (Nota Editoriale di I.S. n°7)

2 - La Comune è stata la più grande festa del 19° secolo. Alla sua base si trova la sensazione, da parte degli insorti, di essere diventati, in quella primavera del 1871, padroni della loro propria storia, non tanto sul piano dell'affermazione politica “governativa”, quanto piuttosto su quello della vita quotidiana (tutti giocano con le armi: vale a dire, giocare con il potere). Ed è anche in tal senso che bisogna comprendere Marx: «la più importante misura sociale della Comune è stata quella di avere attuato la sua propria esistenza».

3 - La frase di Engels: «Osservate la Comune di Parigi: ecco la dittatura del proletariato» va presa sul serio, e deve essere vista in quanto base per mostrare cosa non é dittatura del proletariato,cosa non è come regime politico (ossia, tutte le varie forme di dittatura sul proletariato, che sono state fatte in suo nome).

4 - Tutti quanto hanno saputo rivolgere le giuste critiche alle incoerenze della Comune, all'evidente mancanza di un apparato. Ma visto che oggi noi siamo convinti che il problema degli apparati politici sia assai più complesso di quanto non pretendano gli eredi abusivi dell’apparato di tipo bolscevico, é tempo che la Comune venga considerata, non solo come se si trattasse di un superato primitivismo rivoluzionario di cui sono stati evidenziati tutti gli errori, ma piuttosto come un’esperienza positiva di cui non si é ancora rivelata e compresa tutta la verità.

5 - La Comune non ha avuto dei capi. E tutto ciò, in un periodo storico nel quale l’idea che fosse necessario averne dominava assolutamente il movimento operaio. È quindi innanzitutto a partire da questo che si spiegano, sia le sue sconfitte che i suoi successi paradossali. I dirigenti ufficiali della Comune erano degli incompetenti (se si prende, come parametro, il livello di Marx, o di Lenin, e persino quello di Blanqui). Ma d'altra parte, in compenso, gli atti “irresponsabili” messi in atto in quel particolare momento sono da rivendicare proprio per la loro continuità con il movimento rivoluzionario del nostro tempo (sebbene le circostanze li abbiano quasi tutti ridotti solo al loro aspetto distruttivo: l’esempio più noto é  quello dell’insorto che rivolto al borghese sospetto, il quale assicura di non essersi mai occupato di politica, rivendica: «E’ proprio per questo che ti uccido»).

6 - L’importanza vitale dell’armamento generale del popolo si manifesta - nella pratica e nella teoria - dell'intero movimento. In generale, non si è mai rinunciato - abdicando a favore di gruppi specializzati - al diritto di imporre con la forza una volontà comune. Il valore esemplare di una simile autonomia dei gruppi armati, ha il suo rovescio nella mancanza di coordinazione: il fatto di non avere mai - in nessun momento, offensivo o difensivo, della lotta contro Versailles - innalzato la forza popolare a livello dell’efficacia militare (ma non va dimenticato che invece si è persa la rivoluzione spagnola, e alla fine anche la guerra, proprio in nome di una simile trasformazione in “esercito repubblicano”. Potremmo pensare che la contraddizione tra autonomia e coordinazione sia dipesa, in larga misura, dal grado tecnologico raggiunto all’epoca.

7 - La Comune rappresenta, finora, l'unica realizzazione di un urbanismo rivoluzionario, a partire dal fatto che, in pratica, ha aggredito e attaccato i simboli pietrificati dell’organizzazione dominante della vita, identificando in termini politici lo spazio sociale, rifiutandosi di credere che un monumento possa essere innocente. Coloro che riconducono questo aspetto a un nichilismo da sottoproletari - all’irresponsabilità delle "pétroleuses" - devono, come contropartita, confessare tutto ciò che essi considerano positivo, da conservare, nella società dominante (si vedrà così che praticamente si tratta di tutto). «Tutto lo spazio è già occupato dal nemico... Il momento dell'apparizione dell'urbanistica autentica, consisterà nel creare, in certe zone, il vuoto da questa occupazione. Ciò che chiamiamo costruzione comincia da questo. E può essere compreso con l'aiuto del concetto - coniato dalla fisica moderna - di "buco positivo"». (Programma elementare di Urbanistica Unitaria,  I.S. 6)

8 - Più che dalla forza delle armi, la Comune di Parigi é stata sconfitta dalla forza dell’abitudine. L’esempio pratico più scandaloso, é stato rifiutare di far ricorso al cannone per impadronirsi della Banca di Francia, nel momento in cui il denaro serviva così tanto. Per tutto il periodo in cui la Comune ha mantenuto il potere, la banca é rimasta un’enclave versagliese dentro Parigi, difesa da qualche e fucile e dal mito della proprietà e da quello del furto. Tutte altre abitudini ideologiche, sono state disastrose sotto ogni aspetto (il risorgere del giacobinismo, la strategia difensiva delle barricate come fosse un souvenir del '48, eccetera).

9 - La Comune spiega il modo in cui i difensori del vecchio mondo riescono sempre a trarre vantaggio, per un aspetto o per l’altro, dalla complicità dei rivoluzionari; e soprattutto dalla complicità di coloro che pensano la rivoluzione. Ed è precisamente su quest'ultimo punto che i rivoluzionari pensano come loro. In tal modo, il vecchio mondo continua a mantenere le sue basi (l’ideologia, il linguaggio, i costumi, i gusti) nello spirito dei suoi nemici, e vi si inserisce per riguadagnare il terreno perduto. (Gli sfugge solamente il pensiero che si lega agli atti naturali del proletariato rivoluzionario, gli sfugge una volta per tutte: la Corte dei Conti é stata incendiata). L'unica vera “quinta colonna” è costituita dallo spirito stesso dei rivoluzionari.

10 - L’aneddoto degli incendiari che, negli ultimi giorni, erano venuti a distruggere Nôtre Dame e si erano scontrati con il battaglione armato degli artisti della Comune, é ricco di senso: costituisce un buon esempio di democrazia diretta. Mostra inoltre quali erano, nella prospettiva del potere dei Consigli dei lavoratori, i problemi ancora irrisolti. Avevano ragione, quegli artisti, unanimi, a voler difendere una cattedrale, facendolo nel nome di quelli che sono dei valori estetici permanenti, e in definitiva, nel nome dello spirito dei musei, quando invece quel giorno c'erano altri uomini che volevano esprimere e realizzare sé stessi, traducendo nella demolizione della chiesa la propria sfida totale ad una società che, con la sconfitta della Comune, si accingeva a ricacciare nel nulla e nel silenzio tutta la loro vita? Gli artisti sostenitori della Comune, agendo in quanto specialisti, si trovavano già in conflitto con una manifestazione estremista della lotta contro l’alienazione. Andava rimproverato agli uomini della Comune di non aver osato rispondere al terrore totalitario del potere con l’impiego della totalità delle loro armi. Tutto induce a credere che siano stati fatti sparire tutti quei poeti che in quel momento avevano tradotto la poesia sospesa nella Comune. La quantità e la mole degli atti incompiuti della Comune consente che tutte le azioni abbozzate divengano delle “atrocità”, e che vengano censurati i ricordi. La frase «coloro che fanno le rivoluzioni a metà non fanno altro che scavarsi la fossa», serve anche a spiegare il silenzio di Saint-Just.

11 - I teorici che restituiscono la storia di questo movimento a partire dal punto di vista onnisciente di Dio, cosa che caratterizza il romanzo classico, dimostrano facilmente in che modo la Comune fosse già oggettivamente condannata, come essa non avesse alcuna possibilità, né via d'uscita. Non bisogna però dimenticare che, per coloro che hanno vissuto l’avvenimento, la via d'uscita era quella.

12 - L’audacia e la fantasia della Comune non si misurano, evidentemente, in rapporto alla nostra epoca, ma in rapporto quelle che erano allora le banalità nella vita politica, intellettuale, morale. In rapporto all'interazione esistente tra tutte le banalità alle quali la Comune appiccava il fuoco. Così facendo, considerando l'interazione esistente tra tutte le banalità attuali, possiamo renderci conto dell’ampiezza della creatività che oggi ci possiamo aspettare da un’esplosione analoga.

13 - La guerra sociale, di cui la Comune é stata un momento, dura tuttora (sebbene le sue condizioni superficiali siano molto cambiate). Riguardo invece quello che è il lavoro di «rendere consapevoli le tendenze inconscie della Comune» (Engels), non é stata ancora detta l’ultima parola.

14 - Da quasi vent'anni, in Francia, i cristiani di sinistra e gli stalinisti sono concordi - in memoria del loro fronte nazionale antitedesco – nell’evidenziare che cosa nella Comune ci sia stato di disordine nazionale, che cosa di patriottismo ferito e, per dirla in breve, che cosa di «popolo francese che chiede di essere governato» (secondo l'attuale "politica stalinista"), e nel sottolineare che alla fine tale popolo sarebbe stato spinto alla disperazione dalla pochezza della destra borghese antipatriottica. Per sputare quest'acqua santa, basterebbe studiare quale sia stato il ruolo degli stranieri che vennero a combattere per la Comune, la quale fu soprattutto l'inevitabile prova di forza nella quale si dovette concretizzare, dopo il 1848, l'azione in Europa del «nostro partito», come lo chiamava Marx.

- 18 mars 1962 - Debord, Kotànyi e Vaneigem

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