In uno dei suoi primi testi - pubblicato nel 1983 sulla rivista Genre - intitolato "Queens of the Night", Avital Ronell parla di AIDS, pandemie e vaccini, commentando anche - strada facendo - alcuni elementi della traiettoria di Nietzsche. Prima di far ciò, Ronell individua nell'opera di Mozart, "Il flauto magico", una delle possibili figure di quella categoria che nel suo "Regine della Notte" propone. «La regina è il grande "anticorpo" di Mozart», scrive Ronell, «l'elemento femminile che consegna il flauto magico in quanto "dono dell'immunità"». La regina di Mozart, aggiunge Ronell, costituisce la «versione maestosa» di Florence Nightingale, dal momento che entrambe appartengono al genere delle «donne redentrici» che sono state esiliate nella notte. Arrivata a questo punto, Ronell torna a Nietzsche, informandoci del fatto che anche lui era un «Infermiere» (termine neutro, in inglese) e che anche lui era un nightingale, un usignolo, il nome dell'uccello cui, nell'enciclopedia della lirica occidentale, corrisponde il maggior numero di voci.
Ronell propone una connessione tra Nietzsche e la sua funzione di infermiere e quindi, da lì, lo collega con l'opera mozartiana, attraverso la "regina della notte", vale a dire, per mezzo della figura che porta con sé l'immunizzazione; ed è quello che fa Nietzsche - scrive Ronell - quando nelle sue lettere (in cui parla della sua prestazione come "immunizzatore" - nella guerra franco-prussiana - e anche, allo stesso tempo, come di qualcuno esposto al "contagio") comunica con Wagner. Proprio come fa Ronell a proposito di Derrida, quando nell'introduzione a una raccolta di suoi saggi tradotti in spagnolo ("Reinas de la noche") dice che la sua lingua madre è una via di mezzo tra l'ebraico, il tedesco e il derridiano (una sorta di commento indiretto al monolinguismo derridiano dell'altro). Così facendo Ronell incardina un'argomentazione teorica complessa a un unico significante: in questo caso, l'usignolo, allo stesso tempo uccello, immagine poetica, figura di protesi e trasmissione, personaggio d'opera, cognome di un'infermiera (e tanti altri soggetti) e metafora del "canto filosofico" di Nietzsche.
fonte: Um túnel no fim da luz
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