lunedì 13 gennaio 2025

…”Anche se fa male” !!

Verso la Guerra Eterna
- Nel sistema mondo tardo- capitalistico in disintegrazione, il conflitto militare diventa la nuova normalità -
di Tomasz Konicz [***]

Per il momento,quel che hanno fatto, a Washington, i decisori geopolitici – difficilmente Joe Biden né farà parte [*1] – sembra funzionare. Il leader russo Vladimir Putin ha dichiarato che il lancio di sistemi missilistici occidentali a lungo raggio contro la Russia traccerebbe una “linea rossa” che di fatto spingerebbe il Cremlino in uno stato di guerra con la NATO [*2]. A partire dalla fine di novembre 2024, l'Occidente ha deliberatamente sfidato questo annuncio di escalation, pubblicamente proclamato dal Cremlino, e ha dato via libera all'Ucraina per effettuare attacchi missilistici nelle zone interne della Russia [*3] - dove, a parte l'uso dimostrativo di un nuovo tipo di missile a medio raggio con capacità nucleare contro la città ucraina orientale di Dnipro [*4], e una campagna di sabotaggio nell'UE [*5] , non ci sono stati molti segnali di un'escalation russa. Putin non sta intensificando alcuna escalation, poiché, nella sua guerra di aggressione contro l'Ucraina, crede di essere sulla strada della vittoria [*6]. E sotto due aspetti. Da un lato, il protrarsi della guerra di logoramento significa che il maggiore potenziale di risorse della Russia sta diventando sempre più evidente. Le conquiste territoriali della Russia a est stanno accelerando, mentre l'esercito ucraino è a malapena in grado di mobilitare abbastanza materiale umano per il fronte. Il drone e la tecnologia dell'informazione funzionano come il grande equalizzatore sul campo di battaglia del 21° secolo, il che rende più difficile la guerra offensiva, simile alla mitragliatrice durante la prima guerra mondiale. Ciò che rimane è il bombardamento di materiali e persone su un fronte in gran parte statico, in attesa che una delle parti in guerra crolli. Ecco perché i graduali successi della Russia a est sono così decisivi, in quanto hanno superato le linee di difesa, meglio sviluppate, dell'Ucraina. Ogni ulteriore linea del fronte ucraino sarà più debole in difesa. Dal momento che l'Occidente con ogni probabilità non interverrà direttamente in Ucraina, la cruenta legge della matematica bellica impone che se la guerra di logoramento sarà combattuta fino all'ultima conseguenza, Kiev verrà sconfitta.

Logica di escalation e guerra di logoramento
Per Kiev l'unica possibilità realistica di ottenere una vittoria militare risiedeva in una ristrutturazione della verticale del potere russo, come apparve evidente con la rivolta delle truppe Wagner riunite attorno al capo mercenario Prigozhin [*7]. Ma questi venne poi eliminato dal Cremlino, in modo che così ora l'opposizione all'interno dell'oligarchia statale russa manca di un nucleo militare-organizzativo che possa innescare una rivolta oligarchica contro la disastrosa guerra di Putin; la quale rappresenta anche un disastro socio-economico e demografico per la Russia. È questo il motivo per cui in Occidente, attualmente, tutte le cattive notizie provenienti dal fronte economico russo vengono accolte con entusiasmo, in quanto speculazioni sulla destabilizzazione politica interna. Il Cremlino specula in modo simile. La campagna terroristica invernale della Russia contro le infrastrutture ucraine, in particolare contro il settore energetico ucraino, mira a erodere il morale e la resilienza del "fronte interno" dell'Ucraina, al fine di ridurlo al minimo, e infine distruggere la produzione di energia interna e la capacità di mobilitazione di Kiev. Le crescenti diserzioni nell'esercito ucraino, dimostrano il successo ottenuto da questa tattica di logoramento, nel contesto della guerra di logoramento [*8]. In effetti, realisticamente, ciò a cui entrambe le parti possono mirare è l'erosione della sovranità statale della belligerante parte opposta. Soprattutto nei confronti della Russia, è difficilmente concepibile un'altra forma di vittoria. Lo Stato ostile è sul punto di diventare uno Stato fallito: un simile obiettivo di guerra diventa davvero realistico in quanto si trova intessuto nel corso degli eventi di crisi. La crisi del capitale abbrutisce gli apparati statali, li  trasforma in apparati in decadenza: la guerra accelera tale tendenza. Il conflitto militare, in quanto forma finale di competizione geopolitica di crisi diventa infatti il mezzo in cui questo processo di crisi avrà d'ora in poi sempre luogo. Tuttavia, il Cremlino sembra avere la vittoria in tasca soprattutto grazie all'elezione del populista di destra Donald Trump.  Trump, durante la campagna elettorale, ha ripetutamente dichiarato che avrebbe potuto porre rapidamente fine alla guerra in Ucraina attraverso i negoziati. Per il Cremlino, la prospettiva di una pace vittoriosa al tavolo dei negoziati sembra essere realistica, soprattutto perché gli Stati Uniti stanno ora entrando in un fascismo aperto che include un clima politico reazionario e una struttura di potere oligarchica; cosa che è anche una caratteristica della Russia dell'oligarchia del Senato di Putin. È ovvio che la crisi del capitale nei centri occidentali è ora progredita a tal punto che si stanno avvicinando alle strutture di potere politiche frantumate della semi-periferia post-sovietica. Uno sporco accordo geopolitico sul cadavere dell'Ucraina, preparato da leader autoritari di mostri statali oligarchici, fascisti e altamente corrotti, è ciò che il Cremlino spera quest'anno di ottenere. Cosa che ci riporta a quelle linee rosse del Cremlino citate all'inizio, le quali sono state superate dall'Occidente alla fine del 2024, sotto forma di attacchi missilistici di vasta portata sull'entroterra russo. Dal punto di vista di Mosca, sembra che questi attacchi potranno essere tollerati solo fino al 20 gennaio, allorché Trump entrerà in carica. Perché rischiare una guerra nucleare, quando la vittoria sembra così vicina? In Occidente – a Washington come in molte capitali dell'Ue – si sta diffondendo il panico dell'ultimo minuto. Gran parte di ciò che è stato avviato in politica estera da Washington o dall'UE dopo l'elezione di Trump, dovrebbe servire a rendere irreversibili tanto i processi quanto gli sviluppi, geopolitici. Bisogna che i pagliacci terroristi fascisti, che a Washington ben presto saranno in grado di vivere il loro unilateralismo, il loro nazionalismo e il loro imperialismo , vengano privati del maggior numero di opzioni possibile. L'Ucraina viene rifornita di armi per l'ultima volta, la sua posizione negoziale deve essere migliorata attraverso opzioni militari di vasta portata, mentre si vuole guadagnare tempo per qualsiasi negoziato grazie all'incapacità di un esercito russo corrotto di superare lo stallo dei droni sul fronte, e di passare così a profondi sfondamenti frontali.

La roulette russa nucleare
Ma in realtà si tratta solo di ridurre al minimo i danni, poiché la sconfitta dell'Occidente nella lotta per l'Ucraina, è stata a lungo discussa apertamente anche in Occidente [*9]. Per porre termine alla guerra, quanta Ucraina dovrà essere lanciata contro l'imperialismo russo? È questa la logica che si sta diffondendo anche nei luoghi decisionali occidentali. L'unica questione ancora in discussione, è se sarà possibile fornire una qualche sorta di sovranità al "resto dell'Ucraina". Il superamento dell'ultima linea rossa di Putin, il netto inasprimento voluto dagli Stati Uniti nell'interregno tra Biden e Trump, serve praticamente solo a far salire il prezzo che la Russia deve pagare per la sua vittoria in Ucraina. È stata una sorta di roulette russa nucleare, quella che alla fine del Novembre 2024 entrambe le parti hanno giocato. Mentre era in gran parte inosservato dal pubblico occidentale, il sistema globale tardo capitalista è rimasto per giorni sull'orlo dell'escalation nucleare. La differenza con la crisi dei missili di Cuba, è stata soprattutto nel fatto che, nel 1962, il mondo trattenne il fiato, per lo shock, mentre oggi invece le minacce di Putin suonano solo fastidiose, e vengono appena notate. La pulsione di morte, ammantata di ideologia, che nella sua agonia il capitale produce sotto molte forme, non si esprime solo attraverso furie individuali, negli attentati suicidi islamici, nell'ostinata negazione della crisi climatica da parte della Nuova Destra o nell'amore per la pestilenza da parte del fronte trasversale tedesco. Si esprime anche nella nostalgia per quel big bang che riporterebbe finalmente la calma sulle crescenti contraddizioni causate dalla crisi. È il desiderio del vuoto della morte che fa sì che la follia della guerra nucleare, per esempio, venga seriamente discussa [*10]. Appena sotto la superficie della retorica ufficiale degli interessi e delle sfere di influenza, alcune delle quali sono ormai già apertamente evidenti, si nasconde l'irrazionalità insita nel capitalismo. Nello scontrarsi con i suoi limiti sistemici interni ed esterni, il capitale minaccia di porre fine al processo di civiltà per mezzo di una grande guerra. Questa oggettiva tendenza autodistruttiva alla crisi, da parte  del capitale che si sta frantumando a causa delle sue contraddizioni, minaccia di essere scaricata nelle crescenti tensioni geopolitiche. La nuova turbolenza nella sfera geopolitica, la crescente tendenza alla guerra intesa come strumento politico, anche nelle regioni centrali, la disponibilità a correre rischi militari sempre maggiori, sono tutte espressioni della nuova fase di crisi in cui, dopo l'esaurimento dei cicli di deficit neoliberali, sta entrando il sistema globale capitalistico. Finalmente, l'epoca della crisi del neoliberismo, con la sua torre del debito globale, le corrispondenti bolle speculative e le sue guerre di ordinamento mondiale nella periferia, sta volgendo al termine, con la rielezione di Trump. A essa, ora segue la fase di quella che sarà un'aperta gestione autoritaria delle crisi, la fase dell'erosione dello Stato e dei conflitti militari a tutti i livelli, anche tra i centri del sistema mondiale (si veda "Una nuova qualità della crisi") [*11]. La Russia statal-oligarchica di Putin e la Bielorussia autoritaria, nel loro instabile autoritarismo, esprimono il futuro della gestione delle crisi.

Disturbo del mondo multipolare
Ora, la crisi sta soffiando sul collo di tutti i mostri statali, e tutti stanno cercando di compensare l'intensificarsi delle contraddizioni socio-ecologiche, così come il crescente potenziale di crisi, e la crescente instabilità attraverso l'espansione esterna, o attraverso il dislocamento delle contraddizioni sui concorrenti. Putin ha invaso l'Ucraina da una posizione di debolezza, proprio perché il suo cortile post-sovietico veniva sempre più eroso [*12]. Gli Stati Uniti, da parte loro, devono difendere la posizione del dollaro in quanto valuta mondiale, altrimenti degenererebbero in quella che sarebbe una sorta di Grecia irta di armi. E questo nel mentre che tutti gli attori devono sforzarsi di garantire risorse e materie prime a tutti i costi, di fronte all'avanzare della crisi ecologica. Il quadro dei negoziati imperialisti sull'Ucraina è cambiato a causa della pandemia, e delle relative difficoltà di approvvigionamento. Mentre, nel 1914, il primo round di escalation militare riguardava soprattutto l'integrazione geopolitica dell'Ucraina nei sistemi di alleanze concorrenti – nell'Unione Eurasiatica della Russia o nella UE e nella NATO – dopo la pandemia, ecco che i grandi giacimenti di risorse sono diventati il fulcro dei calcoli imperialisti nella crisi [*13]. Il progetto imperiale del Cremlino, l'impero dell'energia, si propone proprio il controllo delle fonti energetiche e delle materie prime. Peraltro, anche gli Stati Uniti ora si stanno schierando apertamente in questa direzione per quel che riguarda l'Ucraina [*14]. Mentre nell'era neoliberista, erano soprattutto le eccedenze delle esportazioni a portare a conflitti commerciali e all'aumento del protezionismo, ora sono invece le opzioni militari tangibili, preformate dal processo di crisi, a essere prese in considerazione ai fini della realizzazione degli interessi statali. Più la crisi avanza, in quella che è la sua dimensione ecologica, tanto maggiore diventa la fame di risorse da destinare alla balbuziente macchina del riciclaggio. Lo scioglimento dei ghiacci nell'Artico, sta semplicemente alimentando una crescente corsa imperialista mondiale alle materie prime che si trovano sotto la calotta glaciale ora in rapido scioglimento [*15]. Fino ad arrivare così, alle bizzarre, stereotipate fantasie febbrili imperiali di Trump, che improvvisamente desidera la Groenlandia [*16]. Il punto di svolta, che dal neoliberismo porta al neonazionalismo , è stato segnato dall'impennata della crisi legata alla pandemia, quando per la prima volta dopo decenni è emersa un'ostinata dinamica inflazionistica [*17], la quale ha privato del carburante l'economia in deficit globale a lungo termine, alimentata fino ad allora da una politica monetaria espansiva [*18]. Le strozzature dell'offerta, e la pressione sulle catene di produzione globali hanno inoltre dato origine a un conclamato scenario di crisi delle risorse e delle materie prime. L'isolamento delle masse economicamente “superflue” della periferia, corrisponde pertanto, sempre più, a un estrattivismo dei centri militarmente sostenuto, dove la periferia viene ormai percepita solo alla stregua di un deposito di risorse. Tuttavia, la formazione autoritaria degli apparati statali, la crescente tendenza al capitalismo di Stato, e la crescente disponibilità all'uso di mezzi militari nel contesto dell'intensificarsi della crisi, la competizione statale imperialista; sono tutte cose accompagnate da dei processi di erosione statale. La formazione autoritaria dello Stato e i processi di erosione dello Stato, formano così i due momenti di uno stesso processo di crisi.

Dalla pace eterna alla guerra eterna
Uno sguardo ideologico-critico alle origini, alla fase di formazione del sistema mondiale capitalista nel XVIII secolo, ci può aiutare a far luce su questo suo attuale processo di decomposizione. Nel suo famoso trattato Sulla pace perpetua, il filosofo illuminista Immanuel Kant cercò di delineare le basi di una coesistenza pacifica tra gli Stati, in un ordine internazionale razionale. La preoccupazione centrale di Kant era quella relativa a un sistema giuridico vincolante, la formazione di una base giuridica per le relazioni internazionali, in grado di garantire quella pace eterna tra gli Stati che costituiva il titolo del suo trattato. Alla luce dell'esperienza storica degli ultimi secoli, l'argomentazione illuministica di Kant - che doveva rimanere cieca di fronte alle contraddizioni della socializzazione capitalistica - si rivela del tutto ideologica. Questo primo esempio di ideologia illuminista, tuttavia, per avvicinarsi alla realtà della crisi tardo-capitalista nella sfera geopolitica, deve essere semplicemente trasformato nel suo opposto. I mostri statali in crisi, possono mantenere l'illusione della pace interna solo attraverso l'espansione esterna. La disgregazione sociale e la conseguente instabilità politica fanno apparire la guerra come una via di fuga all'interno della logica imperialista della crisi. Mentre le tensioni interne aumentano, si accettano rischi di politica estera sempre maggiori. Si tratta di una tendenza oggettiva alla crisi che viene a crearsi attraverso le azioni soggettive di crisi-imperialista degli apparati statali in erosione. Questa logica di crisi-imperialista, di erosione interna e di espansione esterna, garantisce la guerra perpetua nella crisi mondiale del capitale, ormai pienamente in atto, a meno che il capitale non venga superato in modo emancipatorio. Ciò appare particolarmente evidente in quella regione post-collasso dello Stato che una volta era la Siria. Il regime zombie di Damasco è crollato sotto l'assalto delle milizie islamiste, poiché da tempo era già stato economicamente svuotato. Non c'era la base economica di un apparato statale moderno che dipendesse da una valorizzazione del capitale sufficientemente ampia. da non diventare selvaggio ed erodersi: il regime di Assad, esausto dopo una lunga guerra civile, a volte cercava rifugio nel traffico di droga per poter distribuire gratificazioni ai suoi racket [*19].

L'imperialismo di crisi in termini concreti
Nel giro di pochi giorni, il Cremlino ha perso il suo più importante alleato regionale; per la cui sopravvivenza, per anni, durante la guerra civile, la Russia ha pompato enormi risorse militari.  Nel gongolare del mondo occidentale per questa nuova catastrofe russa, caratteristica della discrepanza tra le ambizioni imperiali e le capacità del Cremlino, si rischia però di dimenticare l'analogo crollo dell'Afghanistan: il ritiro degli Stati Uniti dalla regione del collasso dell'Asia centrale è stato umiliante quanto lo è stato il ritiro della Russia dalla Siria. Qui, ancora una volta il fattore decisivo è la tendenza oggettiva alla crisi verso il collasso dello Stato, la quale si crea per mezzo dei conflitti imperialisti; e non certo quelle fugaci costellazioni geopolitiche attraverso le quali si manifestano le alleanze e le formazioni di campo in costante cambiamento. L'Iraq di Saddam Hussein, la Libia di Gheddafi o la Siria di Assad, viste dall'esterno, sembrano monoliti di potere impenetrabili; i processi di erosione all'opera all'interno, dall'esterno sono difficilmente riconoscibili, almeno fino a quando queste rovine statali della fallita modernizzazione capitalista non cominciano a crollare alla minima occasione, e liberano le forze centrifughe anomiche all'opera in esse. E' facile rovesciare questi regimi di modernizzazione truccati, come in Libia, e più recentemente in Siria, ma però essi non vengono sostituiti da un nuovo ordine statale; e questo a causa del fatto che la crisi mondiale del capitale sta privando lo Stato delle sue fondamenta economiche. Uno sguardo alla Libia, o all'Afghanistan in particolare, può illustrare assai bene verso dove la Siria minaccia di svilupparsi: in Libia – governata da clan in competizione – non c'è praticamente più alcun potere statale centrale, mentre in Afghanistan i talebani – nonostante la repressione più estrema, laddove alle donne viene letteralmente proibito di parlare –  non sono nemmeno in grado di stabilire una pace cimiteriale islamista. Sul piano interno, i talebani si trovano di fronte a una campagna terroristica da parte dello Stato islamico [*20]. Esternamente, l'Afghanistan è in un conflitto con il Pakistan, e che ha recentemente portato a un conflitto militare aperto [*21]. Qui, l'idea, alimentata dal culturalismo di destra, secondo cui l'islamismo avrebbe pacificato queste regioni al collasso socio-economico, si rivela essere solo un'ideologia. Pertanto, ciò che si profila all'orizzonte non è perciò la stabilità nel quadro dei regimi islamisti o fascisti, ma piuttosto quella guerra permanente che verrà condotta dai racket islamisti, o dagli apparati statali oligarchici in un processo di fascismo. I discorsi di pace di Trump o dell'AfD sono mera propaganda, simile ai discorsi di pace di Hitler poco dopo che gli era stato trasferito il potere [*22]. Non c'è alcuna guerra tra liberalismo e autoritarismo: questa è solo un'illusione alimentata dal declino del liberalismo. L'Occidente, un tempo liberale, del resto, a seguito della crisi sta facendo passi da gigante verso quei regimi della semi-periferia. Le strutture oligarchiche e la fascistizzazione sono espressioni della disintegrazione dello Stato sulla scia del processo di crisi in corso, che inevitabilmente spingerà questi mostri statali in conflitti sempre nuovi. Il crollo della Siria può essere utilizzato anche per studiare la fine dei sistemi egemonici legata alla crisi, così come la conseguente dinamizzazione e destabilizzazione della sfera geopolitica. Il declino egemonico degli USA [*23] spinge molte potenze regionali a sforzarsi di realizzare i propri piani imperiali attraverso dei mezzi militari [*24] Nel contesto di espansione indotta dalla crisi, molte piccole potenze emergenti stanno cercando di ereditare la potenza militare mondiale che ha perso il monopolio del potere militare. Questo vale non solo per la Russia, ma anche per potenze regionali come la Turchia e l'Iran.

Tre livelli di crisi-lotte imperialiste
Negli esempi dell'Ucraina e della Siria, possono essere identificati tre livelli di conflitti geopolitici e militari; il che contribuisce anche alla confusione nella valutazione e nell'interpretazione della crisi concreta e dei conflitti imperialisti. Da un lato, c'è il conflitto egemonico senza scopo tra l'Oceania e l'Eurasia, tra gli Stati Uniti in declino, con i loro sistemi di alleanze che si estendono attraverso l'Atlantico e il Pacifico, e il blocco di potere eurasiatico con la Cina al centro, la cui formazione deve essere silurata per mezzo di una strategia di contenimento. Il processo di crisi impedisce l'emergere di un nuovo sistema egemonico: gli Stati Uniti sono retrocessi, ma allo stesso tempo la Cina non è più in grado di ereditare l'egemonia dell'Occidente, come egemone. Ciò è reso evidente, ad esempio, dalla crisi in piena regola del debito, la quale ha fatto deragliare il progetto egemonico cinese della Nuova Via della Seta [*25]. Eppure gli apparati statali - sempre più coinvolti nelle dinamiche della crisi - non hanno altra scelta se non quella di lottare per il dominio. Soprattutto, Washington, per non sprofondare in una vera e propria crisi del debito, deve temere per la posizione del dollaro USA in quanto valuta di riserva mondiale. Originariamente, la guerra per l'Ucraina è iniziata come una guerra sulla linea del fronte tra Eurasia e Oceania [*26]. L'Occidente voleva impedire l'integrazione di Kiev nell'Unione Eurasiatica di Putin, mentre il Cremlino vede l'Ucraina come una parte essenziale della sua strategia da grande potenza. Questa lotta egemonica, si riflette anche nel crollo del regime di Assad, con il quale la Russia sta ora perdendo non solo il suo più importante alleato regionale, ma anche una base logistica per i suoi sforzi di espansione in Africa, dove la Francia si trova a essere sottoposta a forti pressioni. Gli Stati Uniti avevano pertanto interesse nel rovesciamento di Assad, ma questo è stato però in gran parte guidato da Ankara. La lotta egemonica senza speranza, in una certa misura automatica, tra Oceania ed Eurasia si trova a essere oscurata dalle crescenti aspirazioni imperialiste delle potenze regionali e centrali, le quali sono state in grado di guadagnare un maggiore spazio di manovra geopolitico proprio a causa dell'erosione dell'egemonia degli Stati Uniti. Il regime islamofascista di Ankara, ad esempio, sta cercando di far rivivere l'Impero Ottomano. L'Iran vuole diventare la principale superpotenza regionale in Medio Oriente; il che a sua volta spinge entrambe le medie potenze a entrare in conflitto con paesi arabi come l'Arabia Saudita e l'Egitto. La Siria, è un primo esempio di questa multidimensionalità dei conflitti di crisi-imperialisti. La guerra in Libano tra Israele e Hezbollah, si è trasformata senza soluzione di continuità nell'offensiva degli islamisti sostenuti dalla Turchia a Idlib, i quali hanno rapidamente posto fine al regime di Assad. L'asse geopolitico tra Teheran e Damasco – che ha permesso al regime dei mullah di proiettare il potere ai confini di Israele – è stato distrutto. La lotta per la bancarotta siriana, da parte sua, mette Gerusalemme e Ankara in rotta di collisione – non da ultimo a causa delle rimanenti aree autonome dei curdi siriani, dei quali l'islamofascismo turco vuole fare pulizia etnica – ma che Israele vede però come alleati naturali. Nel frattempo, in Turchia si stanno svolgendo manifestazioni di massa, che minacciano di conquistare Gerusalemme [*27]. Mentre a Gerusalemme, invece, si discutono gli scenari di una guerra contro l'islamofascismo turco [*28]. Caratteristica di questo sistema imperialista multi-dimensionale di crisi, è quindi il costante cambiamento di alleanze, alleanze di convenienza o di mera tolleranza, per cui la competizione e il conflitto possono talvolta essere praticati simultaneamente dagli apparati statali.  Nel caso della Siria, per esempio, la Turchia ha pugnalato alle spalle il Cremlino, ma allo stesso tempo entrambi gli Stati ora possono cooperare sull'energia nucleare, o sugli accordi sulle armi. La cooperazione a volte si trasforma in conflitto nel giro di poche settimane. Israele e la Turchia avevano lo stesso obiettivo strategico di eliminare il regime di Assad in Siria, ma i due stati sono ora in rotta di collisione. Tutto è in movimento, l'intero sistema è in continuo movimento, perché la crisi rende impossibile la formazione di sistemi egemonici stabili. Ora, gli Stati Uniti dominano solo da una posizione di forza militare e grazie alla minaccia di sanzioni e dazi, ad esempio contro l'UE, il Messico o il Canada. Il terzo livello di scontri e conflitti militari, è costituito dai prodotti della crisi post-statale, dalle varie milizie, da tutte le sette e dai mercenari prodotti dalla crisi. Tra questi ci sono soprattutto le milizie e le bande islamiste che Ankara ha mobilitato in Siria, per esempio; e che vengono ripetutamente strumentalizzate dagli apparati statali per raggiungere obiettivi geopolitici. La situazione è simile per quanto riguarda le bande mercenarie russe, o le formazioni naziste che sono state formalmente incorporate nell'esercito ucraino. Ma allo stesso tempo, queste forze militari post-statali stanno diventando sempre più numerose, sempre più importanti; fino a che non riusciranno a vincere il jackpot geopolitico e controllare i territori post-statali in Afghanistan, Libia o Siria. Ancora una volta, è la tendenza oggettiva alla crisi verso la s-nazionalizzazione e l'anomia a prevalere a lungo termine attraverso i conflitti imperialistici.

La lotta per la pace come momento parziale della lotta per la trasformazione
Si potrebbe anche sostenere che - a causa dell'arsenale esistente di armi nucleari - il tardo capitalismo si trovi ora in una sorta di permanente "crisi dei missili cubani". Le potenze nucleari si trovano più o meno apertamente impegnate in dei conflitti militari. Certo, si può obiettare che la diplomazia si sia ora adattata anche a questa nuova intensità del conflitto. Gli attacchi militari e le fasi di escalation, come quelle tra Israele e Iran - o nel contesto della guerra in Ucraina - sono inseriti in un dialogo diplomatico di minacce e di richieste che viene condotto dietro le quinte. Si tratta infatti di una forma di comunicazione perversa condotta con mezzi militari: Iran, Israele, Turchia, Russia, Stati Uniti; hanno annunciato in anticipo ai propri avversari i mezzi con cui sarebbero stati effettuati i loro attacchi militari, o le loro dimostrazioni di potere. In Russia, il dispiegamento di sistemi missilistici a lungo raggio è stato precedentemente annunciato dall'Occidente. Allo stesso modo, la Russia ha informato gli Stati Uniti poco prima del dispiegamento del suo missile a medio raggio con capacità nucleare contro l'Ucraina orientale. Ciò ha lo scopo di prevenire dinamiche di escalation non intenzionali. Ma basta un passo falso, un solo errore di calcolo, o un'interpretazione errata per spingere le potenze nucleari che stanno già combattendo una guerra a bassa intensità l'una contro l'altra a causa della crisi, in una situazione in cui l'opzione nucleare sarà presa in considerazione. La roulette nucleare russa tra l'Occidente e la Russia menzionata all'inizio, in cui le "linee rosse" di Putin in Ucraina sono state deliberatamente superate, potrebbe anche essere già andata storta. E, a un certo punto, una simile partita di poker geopolitica è sempre destinata ad andare storta. Le crisi economiche ed ecologiche che il sistema geopolitico dovrà assorbire aumenteranno, e diventeranno più intense; il che renderà non solo possibile, ma probabile a medio termine una devastante guerra su larga scala che ponga fine al processo di civiltà. Nella realtà, questa dinamica di crisi nella sfera geopolitica si traduce nella necessità di un movimento progressista di sinistra per la pace e contro la guerra. Ma allo stesso tempo, questo sembra essere impossibile, come si può vedere soprattutto nelle forze "fedeli alla Russia" attorno all'Alleanza Nazionalsocialista Sahra Wagenknecht (BSW) o all'AfD, parzialmente fascista. Tutta la retorica della pace può essere strumentalizzata dal Cremlino, in quanto parte della sua guerra psicologica contro l'Occidente. Di fatto, la sinistra tedesca si è ora disintegrata dividendosi in troll di Putin e in troll della NATO; uno sviluppo regressivo che era già evidente all'inizio della guerra per l'Ucraina [*29]. Il bizzarro pseudo-pacifismo pro-Cremlino, che di fatto invita l'Ucraina ad arrendersi all'imperialismo russo, così come è stato celebrato di recente alla “dimostrazione di pace” di Wagenknecht con il sostegno del Partito di Sinistra [*30], corrisponde a una sinistra-liberale desiderosa di guerra, che può essere collocata nell' ambito dei Verdi, per i quali le misure di escalation dell'Occidente non vanno abbastanza lontano; e che, dai caldi salotti tedeschi, invoca ulteriori campagne di mobilitazione in Ucraina. Come in quasi tutti gli altri campi di lotta, la pratica progressista ed emancipatoria può ora essere realizzata solo riflettendo e affrontando in modo offensivo il processo di crisi. Una lotta progressiva per la pace può essere condotta solo in quanto momento parziale di una lotta di trasformazione emancipatrice. Il capitale non solo passa alla crisi sociale ed ecologica mondiale, che è costantemente alimentata dalle sue contraddizioni interne ed esterne, ma minaccia anche di trascinare l'umanità in una grande guerra devastante. Questa semplice verità, ormai apertamente evidente, deve essere comunicata alle persone come parte di una prassi di pace trasformativa. Una prevenzione duratura della guerra è possibile solo nel post-capitalismo. L'acuirsi di una radicale consapevolezza della crisi e l'avvio di un ampio dibattito sociale sulle vie d'uscita dalla guerra capitalistica perpetua dovrebbero quindi diventare il fulcro di una politica di pace trasformativa - guidata da un istinto di sopravvivenza sublimato che risponde alla tendenza autodistruttiva del capitale. Vedi anche il testo “L'emancipazione nella crisi” [*31].

- Tomasz Konicz / 11 gennaio 2025 - Pubblicato l'11/1/2025 su Tomasz Konicz. Wertkritik, Krise, Antifa -

*** NOTA: Il lavoro giornalistico di Tomasz Konicz è finanziato in gran parte grazie a donazioni. Se vi piacciono i suoi testi, siete invitati a contribuire - sia tramite Patreon che con un bonifico bancario diretto, dopo una richiesta via e-mail:  https://www.patreon.com/user?u=57464083

NOTE:

1 https://www.konicz.info/2020/03/09/amerikas-demenzwahlkampf/

2 https://www.reuters.com/world/europe/putin-draws-nuclear-red-line-west-2024-09-27/

3 https://www.theguardian.com/world/2024/nov/17/biden-has-lifted-ban-on-ukraine-using-us-weapons-to-strike-deeper-into-russia-reports

4 https://www.reuters.com/world/europe/russia-launches-intercontinental-ballistic-missile-attack-ukraine-kyiv-says-2024-11-21/

5 https://www.n-tv.de/politik/EU-Russlands-Schattenflotte-steckt-hinter-Kabel-Sabotage-article25458399.html

6 https://francosenia.blogspot.com/2023/12/intanto-in-ucraina-lappetito-vien.html

7 https://edition.cnn.com/2023/06/26/europe/prigozhin-putin-wagner-rebellion-analysis-intl/index.html

8 https://apnews.com/article/deserters-awol-ukraine-russia-war-def676562552d42bc5d593363c9e5ea0

9 https://www.zdf.de/nachrichten/politik/ausland/selenskyj-nato-niederlage-ukraine-krieg-russland-100.html

10 https://www.mirror.co.uk/news/world-news/nato-countries-preparing-world-war-34151854

11 https://francosenia.blogspot.com/2022/06/il-tempo-dei-mostri.html

12 https://francosenia.blogspot.com/2022/02/miseria-post-sovietica.html

13 https://www.konicz.info/2022/06/23/was-ist-krisenimperialismus/

14 https://geopoliticaleconomy.com/2024/09/16/senator-lindsey-graham-ukraine-trillion-minerals/

15 https://www.konicz.info/2013/10/05/2639/

16 https://edition.cnn.com/2025/01/07/climate/trump-greenland-climate/index.html

17 https://www.konicz.info/2021/08/08/dreierlei-inflation/

18 https://www.konicz.info/2021/11/16/zurueck-zur-stagflation/

19 https://www.t-online.de/nachrichten/ausland/internationale-politik/id_100550114/syrien-assad-was-passiert-jetzt-mit-seinem-drogen-imperium-.html

20 https://www.aljazeera.com/news/2024/9/3/isil-claims-responsibility-for-deadly-kabul-attack

21 https://www.nytimes.com/2025/01/01/world/asia/pakistan-afghanistan-taliban.html

22 https://de.wikipedia.org/wiki/Friedensrede_vom_17._Mai_1933

23 https://www.konicz.info/2017/10/28/alte-neue-weltordnung/

24 https://www.konicz.info/2017/10/28/alte-neue-weltordnung/

25 https://www.konicz.info/2022/10/18/china-mehrfachkrise-statt-hegemonie-2/

26 https://www.konicz.info/2022/06/20/zerrissen-zwischen-ost-und-west/

27 https://www.timesofisrael.com/liveblog_entry/tens-of-thousands-attend-anti-israel-pro-palestinian-protest-in-istanbul/

28 https://www.theyeshivaworld.com/news/israel-news/2350558/israel-must-prepare-for-potential-war-with-turkey-state-committee-warns.html

29 https://www.konicz.info/2022/04/26/krisenimperialismus-und-krisenideologie/

30 https://www.berliner-zeitung.de/news/friedensdemo-berlin-wagenknecht-nie-wieder-krieg-die-waffen-nieder-liveticker-li.2259602

31 https://francosenia.blogspot.com/2022/10/le-cose-non-continueranno-essere-cosi.html

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