giovedì 23 gennaio 2025

Senza terreno sotto i piedi…

Elon Musk è nudo!
di Daniel Kupermann ***

Nel suo più recente libro, "Além do princípio do pudor" ["Oltre il principio del pudore"], lo psicoanalista Jurandir Freire Costa spiega quella che è una caratteristica della retorica dei leader dell'estrema destra: l'esercizio dell'infamia. Contrariamente alla fama, l'infamia consiste nell'avvilire i valori e i caratteri che hanno magnificato l'umanità – e che per questo vengono ricordati ed evocati come ideali che guidano la vita sociale – promuovendo, al contrario, l'esaltazione di ciò che viene invece ripudiato e considerato disonorevole. In tal modo, ciò che prima era vergognoso viene ora esposto al pubblico senza alcun imbarazzo. L'oscenità politica cominciò ad essere ostentata, e con orgoglio. L'esempio più recente di questo, è stato il saluto nazista, ripetuto due volte dal proprietario del social network X, Elon Musk, in occasione di un evento seguito all'insediamento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Confutando le critiche, Musk non solo ha negato l'evidente ululato, ma lo ha addirittura deriso, sostenendo che «gli attacchi secondo cui tutti sarebbero degli Hitler», oramai sarebbero logori. Ciò che più stupisce, non è il noto cinismo del miliardario, quanto piuttosto il modo in cui molti cittadini, che simpatizzano con le posizioni della destra più o meno estrema, abbiano creduto alla versione secondo cui la mimica nazista sia stato solo uno «strano gesto, fatto in un momento di entusiasmo», oppure, secondo un noto storico, un «gesto socialmente imbarazzante di un uomo autistico»; se no, peggio, addirittura qualcosa di "divertente". Dopotutto, il miliardario sarebbe sempre stato un uomo allegro e spiritoso. Ma com'è possibile che la percezione da parte di così tante persone sia alterata al punto da convertire delle prove evidenti in dei fatti discutibili? Ci sono alcuni dispositivi psicopolitici che sono in grado di produrre questo genere di incertezza, in relazione alle proprie stesse percezioni. Uno di questi è la manipolazione, attuata dalle figure autoritarie, dell'amore dei propri simpatizzanti. Lo psicoanalista Sándor Ferenczi, per spiegare come sia possibile trasformare la lealtà in una modalità di passione capace di accecare, ipnoticamente, chi nutre fiducia per un leader idealizzato, ha creato il concetto di "confusione dei linguaggi" . In tal modo, se una celebrità politica invia dei messaggi dubbi, oppure enuncia addirittura delle menzogne vere e proprie, ecco che la tenera sottomissione del suo seguace cerca di far sì che egli sia in grado di difendersi dalla confusione che è stata generata e che lo lascia inerme - «senza terreno sotto i piedi», come diciamo noi – a dubitare delle proprie percezioni, in modo così da poter mantenere la convinzione che la persona ammirata sia ancora degna e affidabile. Nella nota favola di Andersen, c'è un bambino innocente che espone al pubblico la verità che nessuno voleva vedere: i vestiti nuovi del re erano una "fake new"; «Il re non ha vestiti!», egli esclamò. Nella farsa storica ala quale stiamo assistendo, non ci sono vestiti nuovi. Il Re - e loro, i re, stanno tornando - preferisce spogliarsi in pubblico e mostrare le proprie intimità, le proprie passioni più sordide. E siamo noi, i bambini innocenti, quelli che credono che queste vergogne siano un abito appariscente. Come dice Freire Costa, «i sottoscala della cultura sono diventati la sala da pranzo»; o è lo studio ovale?

di Daniel Kupermann ***

*** - Daniel Kupermann è psicoanalista e professore all'USP

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