Blowing Rock, Nord Carolina, 1951. Blackburn Gant, la cui esistenza è stata segnata fin da piccolo dalla poliomielite, sembra condannato a trascorrere una vita tra i morti come unico custode del piccolo cimitero. Il lavoro si addice alla sua personalità introversa e lo turba meno del contatto con i vivi. Ma quando il suo migliore e unico amico, Jacob Hampton, è inviato a combattere in Corea, questi gli affida la giovane moglie incinta Naomi. Anche lei è un’emarginata: povera e senza un’istruzione, lavorava come cameriera prima di incontrare Jacob. I due si erano innamorati perdutamente e si erano sposati contro il volere dei ricchi genitori di lui, provocando uno scandalo nella comunità. Isolati e respinti da tutti e spaventati dalla possibilità che Jacob non faccia più ritorno, Blackburn e Naomi si fanno forza a vicenda finché un tremendo inganno sconvolgerà le loro vite. Ma nessun segreto può essere custodito per sempre. Appassionante e intenso, Il custode è un romanzo sui legami d’amicizia, sulle contraddizioni della famiglia e su cosa significhi davvero amare.
(dal risvolto di copertina di: Ron Rash, "Il custode". Traduzione di Tommaso Pincio. La Nuova Frontiera, pagg.256, €19)
Il ragazzo del cimitero accanto
- Jacob è un guardiano di tombe nel North Carolina degli anni Cinquanta. Il destino gli affida la moglie del suo migliore amico. E un segreto -
di Gabriele Romagnoli
Che cosa custodisce veramente Blackburn, l’addetto al cimitero di una cittadina del North Carolina? Le tombe? Un segreto? La propria rabbia? Un uomo giovane e robusto, ma segnato dalla poliomielite contratta da bambino che l’ha reso, come dicono dalle sue parti, “un afflitto”: un volto difficile da guardare per i segni rimasti. Se il comandamento di una società solidale è «non lasciare indietro nessuno», questo custode è la prova di una trasgressione di massa. A tenerlo lontano sono i suoi coetanei, i suoi concittadini, persino la sua famiglia, che si trasferisce in Florida soddisfatta di avergli trovato, tramite una raccomandazione, quel lavoro. Non sarà sorprendente che Blackburn si trovi più a suo agio con i morti, che con i vivi. Con due eccezioni. La prima è Jacob, l'unico ragazzino che non abbia mai manifestato né provato repulsione per il suo aspetto, anzi lo abbia scelto per amico, siglando con lui un autentico patto di sangue. La seconda è Naomi, la giovane donna, appena diciassettenne, di cui Jacob si innamorerà, sposandola contro il volere dei genitori benestanti. A suo modo anche Naomi è un'afflitta. è illetterata, orfana di madre, figlia di un umile coltivatore del Tennessee. Straniera e sospetta per la comunità in cui fa irruzione per un lavoro stagionale e a cui porta via il predestinato. Comunità è una parola tanto bella quanto sopravvalutata, il suo valore dipende dal verso in cui cade la medaglia. Per chi non ne fa parte è spesso quello sbagliato.
Siamo all'inizio degli anni Cinquanta. Gli Stati Uniti non paghi della Seconda guerra mondiale, mandano i loro figli a combattere in Corea. Jacob è tra questi. Parte mentre la moglie aspetta il loro primo bambino. Nella sequenza che apre il romanzo ingaggia un duello mortale con un nemico su un fiume ghiacciato. Lo uccide e, per un miracolo letterario, sopravvive. Noemi, affidata a custode, percependo l'ostilità della famiglia acquisita e di tutta la cittadina, si fa portare oltre il confine dello Stato, a casa del padre. I due sono separati dagli eventi, dalla storia e dallo spazio. Quando giunge un telegramma che annuncia: «Jacob è ferito, in ospedale, ma è vivo e tornerà», i suoi genitori ordiscono un piano complesso quanto ingenuo. Fanno credere alla nuora lontana che lui sia invece morto, e a lui che a morire sia stata lei, con la bambina che portava in grembo, per un aborto fatale. Al custode tocca seppellire i non morti e accogliere i non vivi. All'insaputa l'uno dell'altro, Jacob e Naomi cercano, senza riuscirci di riprendere il filo delle loro esistenze, di compiacere chi dice di amarli, di trovare un senso e una luce che mancano. È una situazione classica che nasce nella tragedia greca e arriva fino alla telenovela passando per Shakespeare, un melò tinto di nero e popolato da sopravvissuti. A renderla originale è la figura di un deus ex machina inedito, il più umile dell'Olimpo, il guardiano di un cimitero e di molte altre cose. Blackburn è la mano del destino. Perché dalle dita ha scambiato il sangue con Jacob quando erano ragazzi: perché poi le ha posate, quelle dita, lui solo, sul grembo di Naomi per sentire i primi movimenti della nuova vita. Riluttante perfino per il ruolo di anti-eroe, Blackburn vede la storia addensarsi alla sua finestra come un temporale e si prepara a uscire allo scoperto. Portandolo in un riparo, o invece offrendosi agli elementi?
Ron Rash è un costruttore di dilemmi morali . Li affonda in un tempo trascorso perché è convinto che il passato arrivi fino a noi e in uno spazio altrettanto remoto giacché pensa che ogni luogo sia, in potenza, universale. Certo, gli anni '50 e i villaggi della profonda America aiutano a tenere in piedi una trama che Internet risolverebbe in mezzo secondo. Non è questo il punto cruciale a cui vuole giungere. Il punto è mettere il personaggio di fronte alla scelta e alla responsabilità che ne deriva. Fargli balenare l'offerta della felicità non come una tangente, ma come un meritato riscatto e stare a vedere se accetta o rifiuta. Nel momento decisivo del romanzo il custode del cimitero diventa il custode della verità, ma la verità di per sé non salva, non tutti almeno. È invece uno strumento come altri: bisogna saperla maneggiare. Ed è a questo punto che si rivela la decisiva incarnazione di Blackburn come custode della morale, del gesto che affonda le proprie origini nella memoria, perché non si smette di amare chi non c'è più, né di onorare ciò che non ricambia. Come spesso nei romanzi di Rash una tempesta, la discesa dell'oscurità, un imprevisto evento naturale fanno da detonatore al destino, che è già contenuto nelle cose, nel paesaggio e nell'uomo. Bisogna soltanto sapersi guardare dentro, dove custodiamo la verità su noi stessi e il viatico alla nostra salvezza.
- Gabriele Romagnoli - Pubblicato su Robinson del 28/4/2024 -
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