Nel sesto paragrafo del suo saggio sul surrealismo, Walter Benjamin cita Erich Auerbach, o meglio, cita il libro di Auerbach su Dante (pubblicato nel 1929, lo stesso anno del saggio di Benjamin), e cita, in particolare, il passaggio in cui Auerbach parla dei poeti dello "Stil novo" come se fossero degli appartenenti a una "società segreta", dediti ad "avventure amorose" e alla ricerca di quelli che chiamano "doni", ma che assomigliano più a delle Illuminazioni. Naturalmente, la parola chiave è “Illuminismo”, dal momento che Benjamin cerca di avvicinare Dante, e la sua “società segreta”, alla scena surrealista, la quale, da parte sua, cerca di interpretarla secondo un orizzonte assai simile (a partire da Rimbaud). Subito dopo, nel paragrafo successivo, Benjamin approfondisce la sua analisi dei temi più cari ai surrealisti; insomma, una sorta di valorizzazione di tutto ciò che di norma non ha alcun valore per la società (gli stracci vecchi di oltre cinque anni, le prime fabbriche, le prime costruzioni in ferro, e così via), e che egli tiene sullo sfondo, avvicinandoli così a Dante e alla sua cerchia (una cerchia, quella di Dante, che rivitalizza poeticamente tutte quelle relazioni quotidiane che allora rimanevano invece del tutto inosservate dalle persone "normali"). E ancora dopo, ecco che arriva da Benjamin un secondo improvviso riferimento - assai recente, questo - a un saggio di Pierre Naville, "La rivoluzione e gli intellettuali", un testo pubblicato in francese nel 1926. Pertanto, in tal modo, Naville e Auerbach compaiono insieme nel saggio di Benjamin, mostrandoci così quello che è il suo volto di intellettuale: un aggiornato pensatore poliedrico predisposto a saltare qua e là, da Dante al surrealismo, dai Demoni di Dostoevskij ai Passages di Parigi, da una lettera di Isidore Ducasse al "perfezionamento pacifico" dell'aeronautica militare tedesca. Tutte queste cose, Benjamin le scrive come nella foga del momento, marcando così il 1919 in quanto data decisiva: ci parla dell'inizio del Surrealismo, ma quello è anche l'anno del Trattato di Versailles, ed è anche quello degli omicidi di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, in modo che così il discorso rappresenta quello che è qualcosa di decisivo nel dibattito tra "pessimismo" e "ottimismo". Un dibattito che Benjamin, in maniera chiara, traccia nel saggio sul Surrealismo, e che poi apparirà anche in altri testi come "Teorie del fascismo tedesco", "Malinconia di sinistra", "Esperienza e povertà", ecc.
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