Non c'è nessuna bottiglia nel mare in bottiglia del mare
- Le obiezioni di Robert Kurz alla teoria critica di Theodor W. Adorno -
di Frank Grohmann
Il pensiero di Theodor W. Adorno, è un filo conduttore che attraversa tutta la critica che Robert Kurz fa della dissociazione del valore. Così come l'approccio che determina il riferimento a Marx, di Kurz, è fondamentalmente valido anche per Adorno. E come laddove per Marx non si tratta solo di prendere posizione contro il marxismo del movimento operaio, ma anche di andare oltre, e al di là di Marx stesso, analogamente, con Adorno, il compito consiste nel prendere posizione non solo contro i "custodi" e la "comunità pentecostale" della sua teoria critica [*1], ma allo stesso tempo anche di andare oltre lui stesso.
Un mezzo momento di verità
Come aveva già fatto rispetto a Marx, anche in Adorno, Kurz individua un mezzo momento di verità [*2]; e allo stesso modo per cui si trattava di separare un Marx esoterico dal Marx essoterico, qui diventa necessario procedere alla liquidazione dei residui dell'esigenza ontologica di Adorno [*3], in modo da aprire la strada a una teoria critica per il XXI secolo che non sia tronca!
Il dilemma fondamentale
Dieci anni prima che, rispetto a questo argomento, si fosse imposto il concetto di "aporia del pensiero" [*4] , Robert Kurz aveva già cominciato a parlare di due diagnosi errate, decisive e intricate, svolte da Adorno riguardo al contesto storico degli ultimi anni del cosiddetto miracolo economico fordista. Se da un lato, Adorno avrebbe già considerato la storia dell'instaurazione del sistema mercantile, che non era ancora completo, come la storia del suo collasso; dall'altro lato, e in maniera inseparabile, Adorno avrebbe interpretato il continuo presentarsi dell'individuo, o del soggetto, nella sua forma-merce, come se questo rappresentasse la sua decomposizione già in corso. Adorno vedrebbe, pertanto, solo ciò che è sempre esistito, vale a dire "l'eterno ritorno dello stesso" capitalistico, e di conseguenza mancherebbe la crisi finale del capitalismo. Il rovescio della medaglia di tutto ciò è che Adorno, non volendo perdere di vista le possibilità immutate del soggetto, proprio per questo si lascerebbe lasciato sfuggire quella che è la sua vera e propria decomposizione [*5]. È questo duplice errore – la diagnosi affrettata del crollo del sistema produttore di merci e l'annuncio prematuro di una decomposizione dell'individuo o del soggetto nella sua forma-merce – che spinge Kurz a rimproverare ad Adorno di essere rimasto teoricamente aggrappato tanto alla forma-merce, quanto a una concezione feticistica del soggetto [*6].
Tra il marxismo e la critica della dissociazione dal valore
Questo atteggiamento ha come effetto che la conseguenza anti-ontologica [*7], già presente in Marx e recepita da Adorno, non viene mantenuta neanche da quest'ultimo. La critica al feticismo della merce [*8], da parte di Adorno in questo contesto, testimonia il suo attaccamento a un modo di pensare che è quello del marxismo tradizionale [9*]. Ne consegue che Adorno non ha mai compiuto il passo decisivo verso una concezione della relazione feticista che si è sviluppata con la critica del valore [*10].
La critica della logica dell'identità gira in tondo
Kurz ne individua la ragione nell'idealizzazione che Adorno fa della ragione circolazionista, che gli permetterebbe al contempo di rimanere aggrappato a un agente della circolazione non meno idealizzato [*11]. Questa scorciatoia dall'ideologia della circolazione alla sua teoria critica consisterebbe in quanto segue [*12]: da un lato, Adorno spiegherebbe che la sfera della circolazione e il soggetto della circolazione sono la causa del male della logica dell'identità mediante l'astrazione dello scambio; dall'altro, e nello stesso movimento, Adorno vorrebbe che fosse proprio questo livello della circolazione la leva dell'emancipazione [*13]. Ma non esiste alcuna critica alla logica dell'identità, sentiamo Kurz sfidare Adorno, senza critica alla logica della circolazione: «Non ci può essere una critica della logica dell'identità» – sentiamo dire Kurz, contestando Adorno – «senza che ci sia prima una critica della logica della circolazione».
Un'analisi tronca della costituzione feticista
Sicuramente Adorno avrebbe cercato di far derivare la sua critica del pensiero identificativo [*14] e della logica dell'identità, dalla forma feticista del valore, ma nonostante la sua insistenza sul tema della falsa oggettivazione e della problematica del feticcio, in realtà non avrebbe mai affrontato il tema in modo sistematico, ed è per questo che nella sua opera si troverebbero solo indicazioni molto sparse riguardo al livello più profondo della costituzione del feticcio stesso [*15]. Ne consegue così, ad esempio, che Adorno avrebbe criticato la scorciatoia della teoria dell'azione rispetto al problema della prassi, attenendosi però a un concetto di azione coagulata e alla sua istituzionalizzazione, senza prendere in considerazione i vari livelli più profondi di questa coagulazione in relazione al feticcio-costituzione e allo sviluppo continuo delle istituzioni [*16].
Chiusi nella metafisica della storia
Similmente, Adorno, dal punto di vista della teoria della storia, non sarebbe andato oltre per quel che riguarda una storia delle relazioni di feticcio [*17]. Adorno non avrebbe certo dissolto l'edificio della sua metafisica della storia: si sarebbe limitato solo a continuarlo, invertendolo [*18], in modo che di conseguenza, per lui, come abbiamo già sottolineato, la storia del progresso si trasforma in una storia della decomposizione [*19]. E per quanto riguarda quest'ultima, non ha mai abbandonato del tutto l'idea di progresso, e quindi la mantiene ancora in parte, anche se in maniera negativa.
Non c'è dialettica dell'Illuminismo
In questo modo Kurz attesta che Adorno è duplicemente intrappolato: non solo perché rimane parzialmente bloccato in un marxismo del movimento operaio, ma anche perché si distacca in maniera imperfetta dalla filosofia dell'Illuminismo [*20]. La dialettica dell'Illuminismo di Adorno si mantiene nella forma fornita da quella stessa filosofia; al di là di tale forma, secondo Kurz non esiste alcuna dialettica dell'Illuminismo [*21].
Un democratico radicale borghese
Definendo Adorno un democratico radicale borghese [*22]: Kurz spiega questo, da un lato, sulla base dell'inadeguato abbandono del pensiero illuminista, il quale va di pari passo con la concezione adorniana di uno Stato autoritario che supera la legge del valore [*23]; e dall'altro, sulla base della ragione circolazionista - così come vene idealizzata da Adorno - dalla quale deriva la sua criticabile ipostasi della democrazia [*24]. Persino in senso negativo, la fede di Adorno nello Stato [*25] testimonierebbe comunque la sua concezione, immutabile, in ultima analisi, del dominio politico e statale sull'economia [*26].
A metà strada
Questa indecisione, da parte di Adorno, caratterizzerebbe tutto l'intero complesso della sua teoria critica, e riguarderebbe pertanto anche la sua critica della forma-soggetto capitalistica, nella misura in cui quest'ultima, in lui, si definisce solo in modo assai ambiguo, per poi essere ribadita alla fine [*27]. Dal momento che la critica radicale di Adorno all'Illuminismo, appena iniziata, viene sempre ricondotta da Adorno stesso, nei momenti decisivi, alla forma-soggetto definita dal valore [*28], la sua critica alla metafisica del soggetto illuminista rimane a metà strada. E questo - come dice Kurz in modo inequivocabile - in tre modi: perché 1) - la critica di Adorno si limita alla forma primaria di circolazione dello scambio di merci, e non comprende né la forma di produzione del lavoro né la forma secondaria di circolazione della soggettività giuridica e della politica; perché 2) - non più di Marx, del resto, e nonostante gli approcci e le indicazioni sparse - egli non perviene alla forma superiore del rapporto di dissociazione; e perché 3) - non appena ha formulato la sua critica, egli la ritira immediatamente, come già detto, facendo di questa forma di soggetto della circolazione, che per lui porta con sé la logica distruttiva dell'identità, l'indispensabile supporto positivo dell'auto-emancipazione [*29]. L'evocazione, fatta da Adorno, della forza negatrice del soggetto, lungi dal realizzare un superamento trasformativo della forma soggetto, rimane perciò attaccata alla nostalgia di una realizzazione riuscita di tale soggetto [*30].
Il limite intoccabile
Secondo Robert Kurz, i due errori di Adorno non solo gli impediscono di decifrare il limite storico assoluto del sistema produttivo di merci, ma anche la vera crisi del soggetto. Poiché per Adorno la circolazione delle merci non collassa mai, e quindi non finisce mai, la crisi del soggetto gli appare, da un lato, come una mera crisi del soggetto politico e, dall'altro, come una crisi che si svolge solo sul lato oscuro della crisi, cioè nella sfera privata delle merci [*31]. Nonostante la sua polemica contro la necessità ontologica, Adorno rimane bloccato in un'ontologia del soggetto illuminista [*32]; egli ha nostalgia di quel soggetto, e quindi getta la sua bottiglia in mare [*33]. L'ultima. Ma non c'è alcuna bottiglia nel mare in bottiglia del mare: rompere con questa ontologia presuppone una determinazione del soggetto in divenire contro il soggetto [*34], una determinazione alla quale Adorno, secondo Robert Kurz, egli stesso non è mai arrivato.
Frank Grohmann, 11 gennaio 2024 - pubblicato su GRUNDRISSE. Psychanalyse et capitalisme -
NOTE:
[1] - "Das Ende der Politik", in Krisis. "Beiträge zur Kritik der Warengesellschaft", n°14, 1994; "Tabula rasa. Fino a che punto può e deve spingersi la critica dell'Illuminismo? "; Ragione sanguinosa. Saggi per una critica emancipatoria della modernità capitalista e dell'illuminismo borghese", inCrise & Critique, Albi, 2021.
[2] "Was ist Wertkritik?", Intervista con Ernst Lohoff e Robert Kurz, rivista Marburg-Virus, 31.12.1998. http://www.krisis.org, 1998.
[3] "Tabula rasa", op. cit.
[4] Ivi.
[5] "Das Ende der Politik", op. cit.
[6] Ivi.
[7] "Prefazione", Ragion sanguinosa, op. cit.
[8] "Antiökonomie und Antipolitik", Krisis, 19, 1997.
[9] La sostanza del capitale, L'Échappée, Parigi, 2019.
[10]"Grigio è l'albero della vita, verde è la teoria, Crise & Critique, Albi, 2022.
[11] "Das Ende der Politik", op. cit.
[12] "Grigio è l'albero della vita", op. cit.
[13] "Geschichte als Aporia", 2006. http://www.exit-online.org
[14] "Null-Identität", originariamente pubblicato in Klaus Bittermann (ed.): Identität und Wahn — Über einen nationalen Minderwertigkeitskomplex, Berlin 1994; Ristampato in Exit!, 15, 2018.
[15] "Grigio è l'albero della vita"op. cit.
[16] Ivi.
[17] Geschichte als Aporia, op. cit.
[18] "Maledetta ragione. Venti tesi contro la pretesa Aufklärung e i 'valori occidentali', in "Ragione Sanglante", op. cit. Citazione.
[19] Ivi.
[20] Ivi.
[21] "Tabula rasa", op. cit.
[22] "Das Ende der Politik", op. cit.
[23] La sostanza del capitale, op. cit.
[24] "Das Ende der Politik", op. cit.
[25] Lo Stato non è il salvatore supremo, Crise & Critique, Albi, 2022.
[26] "Das Ende der Politik", op. cit.
[27] "Tabula rasa", op. cit.
[28] "Ontologia negativa. Gli oscurantisti dell'Illuminismo e la metafisica della storia nell'era moderna", Raison sanglante, op. cit.
[29] "Maledetta ragione. Venti tesi contro i cosiddetti Aufklärung e i 'valori occidentali'", op. cit. cit.; "Tabula rasa", op. cit.
[30] "Tabula rasa", op. cit.
[31] "Das Ende der Politik", op. cit.
[32] "Tabula rasa", op. cit.
[33] "Das Ende der Politik", op. cit.
[34] "Tabula rasa", op. cit.
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