lunedì 27 gennaio 2025

A Las Barricadas !!

La folle storia di "A las barricadas!" nella SGAE franchista
- di David García Aristegui -

La storia di A las barricadas!, l'inno della CNT (Confederazione Nazionale del Lavoro), è utile per ricostruire com'era la cultura prima, durante e dopo la dittatura franchista. Molto è stato detto sulla censura, ma poco è stato detto sui meccanismi concreti di repressione a partire dai quali gli artisti "scontenti del regime" sono stati denunciati, giudicati ed epurati su liste nere, che hanno impedito loro di svolgere qualsiasi attività nel settore culturale sotto la dittatura.

A las barricadas!, una creazione collettiva dal carcere
Nell'agosto del 1936, già nel bel mezzo della guerra civile, “¡A las barricadas!”, che sarebbe diventato l'inno dell'anarco-sindacalista CNT, venne presentato per la prima volta a Barcellona. L'origine della canzone rimanda alla "Varshavianka", del 1905, un inno rivoluzionario polacco scritto dal poeta Waclaw Swiecicki mentre era in prigione per la sua militanza socialista. Swiecicki scrisse allora il testo riferendosi a "La marcia degli zuavi", un'opera di paternità ancora incerta, ma che servì al poeta come base per creare una delle più popolari composizioni rivoluzionarie di tutti i tempi. Il successo dell'adattamento da "La marcia degli zuavi" fu tale che ben presto superò i confini di Varsavia e della Polonia, per diventare la Varshavianka del 1905 – in castigliano, semplicemente "La varsoviana" – l'inno dei rivoluzionari russi. L'adattamento russo viene attribuito a uno stretto collaboratore di Lenin, il polacco Gleb Krzhizhanovski, che, come Swiecicki, compose il testo mentre era in prigione. Riguardo l'origine di "¡A las barricadas! ", inizialmente divulgata col titolo di "Marcha triunfal - ¡A las barricadas!", spicca il ruolo avuto da Valeriano Orobón Fernández, un anarco-sindacalista che subì il carcere, così come lo subì la maggior parte delle persone che vennero coinvolte in "¡A las barricadas!".

Sull'origine dell'adattamento de La varsoviana, esistono almeno due versioni. Un primo resoconto degli eventi è quello secondo cui l'idea sarebbe nata durante un un concerto tenuto da anarco-sindacalisti in esilio nei locali della Gioventù Libertaria a Madrid. Nel corso di quel concerto, il testo che venne eseguito in tedesco fu tradotto in simultanea dalla compagna di Orobón, Hildegart Taege. In particolare, la canzone di Varsavia colpì il giornalista, e fondatore della Gioventù Libertaria, Jacinto Toryho, il quale propose a Orobón che la canzone sarebbe stata adottata come inno rivoluzionario. Ma, tuttavia, esiste anche un altro resoconto degli eventi, dove vediamo l'esule - per le sue idee anarco-sindacaliste - Alfred Schulte che sta cantando La Varsoviana nella sua vasca da bagno, quando Orobón Fernández irrompe nel bagno perché vuole sapere qual è la canzone che stava cantando. Più tardi, il testo sarebbe poi stato tradotto da Hildegart Taege, diventando così la base per "¡A las barricadas!". Indipendentemente da quale possa essere stata la sua vera origine, la verità è che nel 1936 l'adattamento de "La Varsoviana" venne commissionato al musicista Joan Dotras Vila, in modo che poi sarebbe stato registrato dall'etichetta Odeón, dal Maestro Millet e da Orfeó Catalá. La partitura venne stampata e distribuita, e su di essa compare il nome di Joan Dotras, cosa che più tardi per lui significherà la sua successiva prigionia, durante il regime di Franco. Va detto che, nell'interessante libro di Ferrán Aisa "ECN 1 RADIO CNT-FAI Barcellona. La voce della Rivoluzione", ci si riferisce tanto "¡A las barricadas! " quanto all'inno gemello "Hijos del pueblo", i quali sono stati entrambi essenziali per la programmazione dell'ECN 1, la stazione radio CNT-FAI, nella cui organizzazione Jacinto Toryho ha svolto un ruolo assai importante.

La Commissione di Purificazione dei Membri e degli Amministratori della SGAE (Sociedad General de Autores y Editores)
Uno studio approfondito su "¡A las barricadas! "è stato realizzato dallo storico M. Encarnació Soler i Alomà. Egli chiarisce l'origine oscura dell'opera e la repressione poi subita da Joan Dotras Vila, almeno per un breve periodo di tempo, durante la dittatura franchista. Per quanto ne sappiamo, Encarnació Soler è fino ad oggi l'unico accademico che ha fatto eco all'attività della Commissione per la Purificazione dei Membri e degli Amministratori della SGAE. Questa commissione aveva il compito di decidere quali autori potevano beneficiare della riscossione dei diritti d'autore e quali no. Va notato che se un autore non riceveva i diritti d'autore, le sue opere non passavano nel pubblico dominio: il denaro generato veniva semplicemente distribuito tra il resto dei soci, tra i quali c'era anche Francisco Franco, con lo pseudonimo di “Jaime de Andrade”, il nome con cui il dittatore poi firmò il romanzo "Raza", che ispirò il film con lo stesso titolo. Il librettista Manuel Fernández Palomero era incaricato di denunciare quei membri che egli considerava essere scontenti del regime, come avvenne nel caso di Dotras Vila, per il suo legame con la CNT, con la quale egli aveva collaborato in diverse produzioni, e a causa dei suoi precedenti contatti con Toryho. Il processo a Dotras Vila iniziò nel 1939 e non si sarebbe concluso fino al 1941. Temendo il carcere, il compositore ricostruì la sua carriera, e dichiarò che «nell'agosto del 1936, sotto la minaccia di elementi anarchici, fui costretto ad armonizzare e strumentalizzare per un film documentario la canzone polacca intitolata La Varsovienne, un'opera a me sconosciuta fino a quella data». Dotras ha poi, nelle sue dichiarazioni, aggiunto elementi, fino a che non è diventato credibile il fatto che in realtà egli fosse stato un membro della quinta colonna (una spia per la parte franchista). A sostegno di questa storia, egli rinunciò ai diritti di "¡A las barricadas!", dicendo che fin dall'inizio non aveva mai cercato alcun tipo di attribuzione (ricordiamo che il suo nome è l'unico che compare nelle partiture che sono state pubblicate), ma che era stata la CNT-FAI, che non aveva risposto alle sue richieste. Gli studi dello storico Encarnació Soler si concludono nel 1942, allorché Dotras si riunì alla SGAE franchista, rinunciando ai diritti su qualsiasi opera realizzata durante la guerra civile, e venne nominato professore e poi direttore del Conservatorio Municipale di Musica di Barcellona. "¡A las barricadas! " rimase come opera di pubblico dominio. Per questo testo, la storica Marta Ruiz Jiménez, responsabile del sito web "Trienio Liberal", ha condotto un'indagine consultando le edizioni ABC dell'epoca per ricostruire i passi dell'arrangiatore, il quale ha rinunciato al suo ruolo in ¡A las barricadas!

Il Dotras franchista
Juan Dotras Vila godeva di una certa popolarità come autore, e nel mentre che si consolidava all'interno della dittatura, gli venne naturale qualcosa che allora era molto desiderato dagli autori dell'epoca: l'assunzione di posizioni di responsabilità all'interno della SGAE franchista, da cui era stato inizialmente epurato. La fine di Dotras è stata la peggiore che si possa immaginare: è finito coinvolto in uno dei numerosi casi di cattive pratiche e corruzione, di cui la SGAE ha sofferto nella sua lunga e movimentata storia, con scandali ricorrenti e problemi economici di ogni tipo. Nulla che sorprenda, se guardiamo la storia e l'entità della gestione sotto una certa prospettiva. Tanto il funzionamento specifico della (interessatamente?) dimenticata Commissione per la Purificazione dei Membri e degli Amministratori della SGAE, quanto gli intrallazzi della SGAE nel tardo franchismo, e il suo declino dopo lo scioglimento del Sindicato Nacional del Espectáculo in cui era inquadrata, non sono ancora stati scritti. Ma il caso dell'inno anarcosindacalista ¡A las barricadas! e di tutte le persone legate alla sua creazione ci ricorda due cose: che la paternità è tutt'altro che semplice. E che la storia della SGAE di Franco e del suo apparato repressivo deve ancora essere raccontata.

- David García Aristegui - 23/01/2025 – Pubblicato su Ser Historico -

 

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