sabato 18 gennaio 2025

L’identità di Re Mida

Zero-Identità (estratti di traduzione non pubblicati)
- di Robert Kurz -

Ma, nella socializzazione capitalista, da dove proviene tutta questa follia bovina di un'essenziale “identità” di tipo nazionale, regionale, culturale, politico, sessuale e/o di altro tipo? Se alla problematica del legame sociale, nel corso del processo di modernizzazione, è stata data la falsa etichetta di “identità”, allora non può che trattarsi della sovra-compensazione di quella che è una nuova e ulteriore carenza. Il cambiamento avvenuto nella forma del vincolo comune storico e culturale, ha evidentemente avuto come conseguenza che esso, senza perdere il suo carattere coercitivo, abbia incominciato a perdere la sua funzione “protettiva”; ed é stato proprio per questo motivo che, a causa dell'angoscia causata da un simile cambiamento, abbia dovuto immediatamente essere assolutizzato in quanto “identità”. Pertanto, la questione della cosiddetta “identità” rimane legata alla perdita dell'evidenza, e arriva fino al carattere sociale forzato (ma non abolito).  [...]  Una simile vita, fatta di continui soprusi e infiniti oltraggi che, oltretutto, non si verificano nemmeno nell'ambito di un affidabile sistema di riferimenti ai quali potremmo abituarci; una siffatta vita genera invece, a quanto pare, lo strano desiderio di avere una “identità” fissa. [...] Non si tratta, peraltro, di un cambiamento dell'individuo in sé stesso, che proviene dall'interno, nato dal processo diretto uomo-natura, e costituito da un'esperienza autonoma che potrebbe persino rendere piacevole il cambiamento d'identità. Al contrario, si tratta, per ciascuno individuo, di un cambiamento imposto e non mediato, un cambiamento cieco che segue le leggi feticistiche del capitale. Ecco da dove deriva, da un lato, la strana reciprocità tra il cambiamento istituzionalizzato e la rottura permanente dell'identità, e dall'altro un'ideologia della “identità” che si manifesta come una ricerca di fissità all'interno del processo infinitamente sfrenato del folle e demente feticcio sociale. [...]   Ma ovviamente modernizzazione significa anche una crescente perdita di significato. La struttura che qui si scatena, e che si trasforma in un uragano permanente è, a coronamento di tutto, priva di contenuto, il vuoto totale; il nirvana del denaro per la precisione, ma non come nirvana finalmente e definitivamente placato, bensì, al contrario, come un nirvana che, inutilmente e senza tregua, attraversa e travolge il mondo. Non solo il denaro non ha né senso né fine, se non quello della sua valorizzazione come capitale, ma rappresenta soprattutto questo paradosso di una forma senza contenuto. Eviscerato fino all'ultimo residuo percepibile, di ogni metallo prezioso, che era già di per sé un contenuto in decomposizione, il denaro capitalizzato diventa il nulla tangibile, la dura apparenza, lo zero impegnato in un processo inquietante.  [...]  Ora, sotto questa forma, il loro contenuto diventa vacuo e si trasforma in un'infinita aleatorietà che non permette più di cogliere il minimo senso. Pertanto, non si tratta affatto della semplice istituzionalizzazione del cambiamento in quanto tale - cambiamento esteriore, cieco e imposto - ma di qualcosa di ben più grave: si tratta di un cambiamento perpetuo che, storicamente, sprigiona e libera sempre più assenza di contenuto, di insignificanza, di assurdità e di un'aleatoria assoluta casualità, nella misura in cui impone a tutte le cose e a tutte le relazioni la forma-merce, consegnandole così all'assurdo processo di auto-valorizzazione del denaro. Nella forma del denaro capitalizzato, quello che si spalanca è un vorace buco nero che, a velocità sempre più crescente, inghiotte la materia, la sensibilità, il mondo e la realtà. Il mondo viene desensibilizzato, dis-estetizzato (ci basta guardare fuori dalla finestra) e la natura distrutta. Nella modernizzazione in quanto crisi in processo, gli esseri umani si dibattono, presi nella tenaglia del duplice attacco del cambiamento alienato e della crescente assenza di qualsiasi contenuto; e di conseguenza si aggrava simultaneamente anche il problema dell'identità prodotta proprio da questa stessa struttura. Infatti, sebbene in ultima analisi anche un cambiamento di identità imposto potrebbe essere persino sopportato, se esso avesse un significato in termini di contenuto, la progressione verso una totale assenza di contenuto è invece insopportabile. Questa condizione di nonsenso in processo, ovvero risultante dal processo in modo sempre nuovo e peggiorato, corrisponde anche, con l'aumentare della durata di tale processo, allo status interiore degli individui e dei soggetti stessi: il loro adattamento a questa struttura del processo li rende soggetti integrali del denaro. In altre parole, ora la loro identità consiste nel non averne. Si sono trasformati in soggetti svuotati e privi di contenuto: pronti e in grado, persino obbligati, di assorbire tutto e il contrario di tutto, ma sempre nell'unica forma di quella che è ormai la loro personale particolarità aleatoria, in quanto assimilazione - a partire dalla loro posizione zero - del «duro niente»: oramai separati per sempre dal contenuto sensibile e dal suo godimento (dei veri e propri Mida).  È in questo modo che - in maniera al tempo stesso perversa e paradossale - viene ottenuta l'identità assoluta, nella quale l'impossibilità logica è diventata una realtà; ma di certo conquistata al prezzo di un'identità-zero assoluto. La natura insopportabile di questa forma-soggetto genera, con ancora più tanta forza, il desiderio di un'identità soddisfatta, significante e significativa, che sfugga alla forma demente e perpetua del cambiamento, o che ne rimanga indipendente; ma dal momento che la propria identità-zero in quanto soggetto del denaro non può essere messa in discussione, d'ora in avanti non si potrà parlare altro che di pseudo-identità: sintetiche, in sé e a priori non vere, dolorosamente coccolate e poi comunque fatte evaporare dall'irrequieto nirvana del denaro, dalla stessa identità-zero.

- Robert Kurz - fonte @Palim Psao

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