sabato 12 febbraio 2022

Miseria Post-Sovietica …

"Il grande gioco" Neo-Imperialista nella crisi
- Geo-politicamente, la Russia ha le spalle al muro, ed è esattamente questo ciò che rende così pericoloso l'attuale gioco ad alto rischio che si svolge in Ucraina -
di Tomasz Konicz

Forse, lo stereotipo attuale, secondo cui le grandi potenze europee, inconsciamente, avrebbero inciampato, quasi come dei sonnambuli, nella prima guerra mondiale, in quanto catastrofe seminale del XX secolo, non è del tutto sbagliato. Quanto meno, una tale impressione può sorgere, se si tiene conto delle attuali tensioni tra l'Occidente e la Russia nella crisi ucraina. L'Europa dell'Est è sull'orlo della guerra, dal momento in cui un grande conflitto militare tra Ucraina e Russia sta entrando nel regno delle possibilità, mentre le élite politiche occidentali continuano a giocare il loro gioco geopolitico ad alto rischio con il Cremlino, e la percezione pubblica della questione si trova a essere per lo più ideologicamente distorta.
Con il precedente collasso dei colloqui USA-Russia, che si sono tenuti a Ginevra e a Bruxelles all'inizio di gennaio con l'esclusione dell'Unione Europea [*1], il ministro degli Esteri russo ha sollecitato gli Stati Uniti e la NATO a rilasciare rapidamente una dichiarazione scritta sulle esigenze di sicurezza del Cremlino, nella quale dovrebbe esserci una risposta a ciascuna delle richieste della Russia [*2]. Allo stesso tempo, Lavrov ha lasciato la porta aperta a dei nuovi colloqui, cui Mosca sarebbe pronta [*3]. Molto di quello che viene detto "oggi" potrebbe avere a che fare con l’«alimentare artificialmente le fiamme», ha detto Lavrov, usando la solita tattica negoziale del bastone e della carota. Washington, a sua volta, ha minacciato Mosca di essere pronta a «qualsiasi eventualità» - e questo vale anche nel caso di una «escalation militare» della Russia. Il Cremlino era stato informato circa i «costi e le conseguenze di un'azione militare o della destabilizzazione dell'Ucraina», ha detto il consigliere per la sicurezza del presidente degli Stati Uniti, che ha minacciato dure sanzioni economiche e finanziarie, nonché forniture di armi a Kiev. In parole povere: gli Stati Uniti non interverranno direttamente a livello militare [*4], nel caso Mosca dovesse iniziare l'invasione dell'Ucraina. Kiev è in gran parte militarmente isolata - al di là della fornitura di armi. Il filo conduttore del conflitto che ha portato all'attuale confronto geopolitico è la possibile espansione verso est, nello spazio post-sovietico, della NATO. L'Ucraina è l'oggetto geopolitico del desiderio. Dalla rivoluzione del 2014, sostenuta dall'Occidente, quando il governo filorusso di Yanukóvytch è stato rovesciato dalle forze nazionaliste [*5], Kiev ha cercato di essere accettata nella NATO e nell'UE al fine di rendere irreversibile l'integrazione in Occidente del paese post-sovietico, nonostante la guerra civile, i conflitti congelati e le questioni territoriali irrisolte. La richiesta più rivelante della Russia è pertanto quella di fermare l'avanzata dell'alleanza militare occidentale sul suo fianco meridionale. Innanzitutto, la NATO dovrebbe astenersi dall'ammettere altri paesi post-sovietici; in particolare Ucraina e Georgia. Secondo il New York Times (NYT), il Cremlino mira a un accordo di sicurezza del tipo comune durante la guerra fredda; ma che la NATO «ha immediatamente rifiutato» [*6]. In realtà, il Cremlino vuole che la NATO accetti un cuscinetto di stati neutrali tra la Federazione Russa e l'Occidente. Durante la guerra fredda, ci sono stati dei paesi neutrali come l'Austria o la Finlandia che hanno svolto una tale funzione di de-escalation. L'Austria, da cui le truppe sovietiche si sono ritirate nel 1955 con la promessa di una neutralità permanente [*7], rimane formalmente neutrale fino ad oggi. Il ministro degli Esteri finlandese, il 4 gennaio ha negato pubblicamente ogni speculazione circa la possibile adesione del suo paese alla NATO [*8]. La Russia si vede ingannata e tradita dall'Occidente, sulla questione dell'allargamento a est della NATO, la quale nel XXI secolo ha accettato nella sua alleanza militare gli Stati baltici e diversi paesi dell'ex Patto di Varsavia. Mosca si riferisce alle promesse verbali fatte dagli Stati Uniti all'epoca della leadership sovietica nei primi anni '90, secondo le quali la NATO avrebbe rinunciato a qualsiasi espansione verso est. I diplomatici occidentali, d'altra parte, secondo il NYT, parlano di un malinteso dell'allora leader sovietico Gorbaciov.

Proiezioni tedesche di «ambizioni zariste»
Le attuali tensioni geopolitiche sono state accompagnate dai soliti reportage tendenziosi dei media occidentali, con chiare connotazioni anti-russe. Così, mentre i politici occidentali invitano il Cremlino ad abbandonare le sue «ambizioni zariste» [*9], i diplomatici americani parlano ora apertamente di «tamburi di guerra» che vengono fatti suonare in Europa a partire da una «retorica stridente» [*10]. E quando si tratta di toni stridenti, non c'è nessuno in grado di superare i principali media tedeschi: nella vera tradizione orwelliana, "Tagesschau" ha definito le richieste da parte di Mosca di avere delle garanzie di sicurezza - fatte solo a causa della minaccia di espansione della NATO nello spazio post-sovietico -  come delle «rivendicazioni imperiali» [*11]. Nel corso della visita fatta al fronte, nel Baltico, il nuovo ministro della difesa Christine Lambrecht si è pronunciato a favore di una dissuasione credibile [*12], mentre il ministro degli esteri Baerbock [*13] e il cancelliere Scholz [*14] si sono distinti per aver rivolto degli avvertimenti a Mosca, dal momento che un'aggressione contro la nostra Ucraina comporterebbe delle gravi conseguenze. Già sul "Die Zeit" [*15] si possono leggere degli "esperti" che chiedono che la Germania, in quanto la «più grande potenza economica europea», e come «paese chiave» nell'UE e nella NATO, non stia a guardare le azioni di Mosca, mentre si vedono già i politici della SPD e della FDP chiedere consegne di attrezzature militari all'Ucraina [*16]. Nel frattempo, sul "Frankfurter Allgemeine Zeitung" [FAZ] si fanno dei seri sforzi per dissipare nell'opinione pubblica tedesca la «non sempre razionale paura dell'escalation» nei confronti di Mosca [*17], così come si esprimono allucinazioni circa il pericolo di un'egemonia russa nell'Europa dominata da Berlino, utilizzando le solite proiezioni motivate dalla megalomania tedesca, al fine di parlare di un armamento da parte di un esercito dell'UE [*18]. Tuttavia, gli attuali attacchi al Cremlino, da parte dei media occidentali, contengono una certa dose di verità distorta. La Russia è una potenza repressiva e post-democratica con ambizioni imperiali. Putin si lamenta dell'Unione Sovietica vista come entità imperialista, non a causa del carattere di un suo Stato socialista. La politica di potenza del Cremlino è arci-reazionaria. La Russia finanzia e sostiene la Nuova Destra in Europa [*19], mentre il Cremlino combatte le forze di sinistra. Nel 2015, per esempio, Putin ha aiutato Schäuble a mettere in ginocchio il governo socialdemocratico di sinistra in Grecia, il quale all'epoca stava resistendo al diktat di austerità dettato dalla Germania alla zona Euro [*20]. Le rivolte in Bielorussia [*21] e Kazakistan sono fallite solo a causa dell'intervento russo. L'Armenia, formalmente alleata della Russia, nel 2020 è stata schiacciata dall'Azerbaigian e dalla Turchia con il permesso del Cremlino [*22] perché le ex élite di potere affiliate a Mosca erano state lì sostituite in una "rivoluzione" borghese-democratica. Oggi, Mosca sta costringendo il devastato paese del Caucaso, da una posizione di debolezza, ad avviare dei "negoziati" con la Turchia - la quale ancora nega il genocidio turco degli armeni - al fine di estrarre da Yerevan ulteriori concessioni a favore di Ankara e Baku [*23]. L'approccio della Russia all'autogoverno democratico di base nel Rojava, nel nord della Siria, non è diverso da quello dell'amministrazione Trump: nel 2018, per calcoli geopolitici, Putin ha dato carta bianca alla Turchia, per conquistare e pulire etnicamente il cantone curdo di Afrin [*24]. Nel 2019, l'amministrazione Trump aveva agito in modo simile nel Rojava occidentale [*25]. Le «ambizioni imperiali» della Russia arci-reazionaria sono un fatto. Ma lo sono anche le politiche imperialiste dell'Occidente. Quando i media statali russi riferiscono che il «silenzio e la disinformazione» delle imprese mediatiche occidentali servono gli «interessi imperiali» delle potenze occidentali [*26], per una volta hanno altrettanta ragione dei loro concorrenti occidentali quando caratterizzano i media russi come largamente «controllati dallo Stato» [*27]. Non c'è solo la serie infinita di guerre e di interventi statunitensi a testimoniare la sua politica imperialista, ma c'è anche la RFT che si sforza in tal senso di non essere in alcun modo inferiore ai modelli imperiali. Per riprendere l'esempio del Rojava: mentre la Russia e gli Stati Uniti preparavano la strada alle guerre di conquista dei soldati turchi, Berlino ha poi finanziato la pulizia etnica di queste aree [*28]. Gli Stati imperialisti, separatamente, sono stati quindi in grado di cooperare senza soluzione di continuità su un punto: quando si è trattato di soffocare il tentativo emancipatorio nel Rojava. E come fare a condurre delle guerre economiche distruttive, ci è stato dimostrato dalla Germania, nel 2015, con l'esempio della Grecia, alla quale sono state imposte da Schäuble delle condizioni di sottomissione che «in passato potevano essere fatte rispettare solo con la forza delle armi», come è stato detto sulla stampa europea di allora [*29].

Il domino post-sovietico
Si potrebbe perfino argomentare che la «propaganda nemica» di entrambi i lati produce spesso delle cose interessanti, in cui la realtà sociale dell'altra parte si riflette adeguatamente. "Russia Today", per esempio, non produce solo disinformazione, ma relaziona anche sulla situazione catastrofica dei senzatetto di Los Angeles; una cosa che semplicemente non ha alcun bisogno di attuare una distorsione ideologica per adempiere alla sua funzione propagandistica [*30]. Ma tra l'Occidente e la Russia, esiste una differenza cruciale che sta diventando sempre più evidente: le aspirazioni imperiali del Cremlino si scontrano sempre più con una realtà nella quale Mosca si trova sulla difensiva geopolitica. Nel Caucaso, in Bielorussia e più recentemente in Kazakistan, la specifica struttura di governo post-sovietica, di cui Vladimir Putin è il rappresentante più illustre, mostra delle crepe sempre più evidenti. È ovvio che la sfera d'influenza del Cremlino nello spazio post-sovietico, che secondo i piani del Cremlino stesso avrebbe dovuto essere sviluppata come terzo centro di potere geopolitico tra l'UE e la Cina, è rimasta bloccata in un rapido processo di erosione. Ed è stato proprio in un simile contesto che l'Ucraina ha giocato un ruolo centrale [*31]. Ricordiamoci che alla fine del 2013, l'allora governo ucraino sotto Viktor Yanukóvytch, a causa della sua crescente miseria economica, ha dovuto decidere sull'integrazione del paese in un sistema di alleanze [*32]: o verso est [*33], insieme alla Russia, o verso ovest verso l'UE. Yanukóvytch, che aveva la sua base politica nell'oligarchia dell'Ucraina orientale, ha optato per l'Unione doganale russa. L'Occidente è poi intervenuto in Ucraina promuovendo il rovesciamento violento del governo eletto di Yanukóvytch, imposto dagli estremisti di destra occidentali ucraini al loro apice militante [*34]. A questo è seguita la guerra civile, attualmente "congelata" [*35] nell'est del paese [*36], l'annessione della Crimea da parte della Russia, e la fornitura per il paese da parte del FMI, che continua ancora oggi [*37]. L'Occidente, che ora versa lacrime di coccodrillo sulla violazione della sovranità di un'Ucraina orchestrata dall'Occidente, nel suo "Grande Gioco" imperialista, ha già calpestato tale sovranità [*38] nel momento in cui era necessario sabotare l'orientamento verso est del governo Yanukovych e separare il paese dall'orbita geopolitica della Russia [*39]. Ed era precisamente questo l'obiettivo centrale dell'intervento occidentale, laddove esisteva una sostanziale convergenza di interessi, nonostante tutte le differenze tra l'UE e gli USA: l'obiettivo era quello di prevenire un blocco di potere concorrente, a est dell'UE, che avrebbe bloccato a lungo termine la proiezione del potere dell'Occidente nello spazio post-sovietico; e soprattutto avrebbe aperto un'opzione di alleanza alternativa per la periferia orientale dell'UE. Che l'Occidente, nel suo intervento, non si sia preoccupato dei suoli neri dell'Ucraina, o della sua anacronistica industria pesante, è stato reso chiaro da uno sguardo al destino dell'Ucraina dopo il ribaltone, considerato che il paese funziona principalmente come un esportatore di manodopera verso l'UE [*40]. Gli ambiziosi piani della Russia per un'unione doganale complessiva nello spazio post-sovietico, potrebbero essere silurati dall'Occidente, al prezzo di un rovesciamento e di una guerra civile. Poiché quello che l'Occidente non può davvero perdonare al leader del Cremlino è il suo unico merito storico: la stabilizzazione della Federazione Russa, compiuta all'inizio del XXI secolo, la quale non è stata ridotta a una periferia, ma è riuscita ad affermarsi come fattore di potenza imperialista indipendente, come concorrente dell'Occidente. L'intervento in Ucraina aveva infatti lo scopo di impedire la stabilizzazione di un sistema di alleanze post-sovietiche sul modello dell'UE. Ma l'Ucraina non è un caso isolato. Nel 2020, la Bielorussia dell'autocrate Lukashenko [*41], intrappolata nella stagnazione economica, si è trovata in una situazione socioeconomica senza speranza, simile a quella dell'Ucraina nel 2013: spronato da proteste di massa - questa volta senza alcun intervento o finanziamento occidentale - e di fronte a un imminente rovesciamento del governo, Lukashenko, che in precedenza aveva favorito l'indipendenza, ha dovuto scegliere tra l'integrazione nell'Unione Bielorussia-Russia oppure, semplicemente, perdere il potere. Lukashenko, il cui paese vive principalmente della lavorazione del petrolio russo nelle raffinerie statali, ha scelto la prima [*42]. L'instabilità socio-economica di questo paese dell'Europa orientale che si trovava in bancarotta, ha pertanto gettato le basi per un ampio movimento di protesta in Bielorussia, sul quale l'Occidente ha cercato di esercitare la sua influenza solo dopo gli eventi.
La situazione è simile a quella venutasi a creare nel contesto dei recenti sanguinosi disordini in Kazakistan, dove la desolata situazione sociale della maggioranza della popolazione ha costituito il fattore più importante ad aver portato alla recente esplosione [*43]. Le speculazioni sulle lotte di potere in atto all'interno dell'oligarchia del paese dell'Asia centrale [*44], e la possibile influenza dell'Occidente, o di altre potenze, in questo "cortile di casa" russo, celano proprio l'instabilità socio-economica dello stato kazako, la cui struttura di potere doveva essere mantenuta dall'intervento russo. Senza il rapido intervento del Cremlino [*45], non sarebbe stato possibile fermare i segnali di disintegrazione dell'apparato statale, nel quale, dopo pochi giorni, diverse unità di polizia e militari si sono rifiutate di servire, o si sono unite agli insorti [*46].

Neo-imperialismo e crisi
Attualmente, Putin è pertanto occupato principalmente a stabilizzare le strutture autoritarie di potere nel suo cortile geopolitico, che erano emerse nel corso del crollo dell'Unione Sovietica, e di cui lui stesso è il principale rappresentante [*47]. Questi sono per lo più sistemi oligarchici o semplici cleptocrazie, che sono emersi dalla tarda nomenklatura sovietica e si sono appropriati di gran parte delle macerie, in bancarotta, dell'Unione Sovietica - sia sotto forma di settore privato (oligarchia ucraina) che sotto forma di oligarchia statale (Russia). Quasi tutti i regimi post-sovietici vivono dell'esportazione di materie prime, prodotti intermedi o fonti di energia. Il fallimento della modernizzazione dell'Unione Sovietica socialista statale negli anni '80, non poteva essere recuperato, nemmeno dai prodotti della sua decomposizione. Questo è in gran parte vero anche per la Russia, il cui unico settore industriale globalmente competitivo rimane l'industria militare. Finora, tutti gli sforzi per modernizzare il Cremlino [*48] sono generalmente falliti. Questa miseria post-sovietica riflette semplicemente quel processo di crisi globale del sistema mondiale tardo-capitalista [*49] , che, a causa della mancanza di un regime di accumulazione svolto grazie al lavoro salariato di massa, funziona qui solo a credito, non solo nella semi-periferia ma anche nei centri [*50]; ma questi ultimi hanno ancora le loro grandi aree economiche, insieme all'euro e al dollaro, che fino a poco tempo fa rendevano possibile l'indebitamento attraverso l'emissione monetaria [*51]. Con il loro intervento in Ucraina nel 2013/14, l'UE e gli USA si sono assicurati che nessun simile strumento di crisi sarebbe mai stato reso disponibile per lo spazio post-sovietico. Il "Grande Gioco" intorno all'Eurasia assomiglia quindi effettivamente all'imperialismo della crisi, vale a dire, una lotta contro il declino socioeconomico indotto dalla crisi, con i centri che si sforzano di mantenere la loro posizione dominante a spese della periferia. È una specie di battaglia sul Titanic. Questo è il motivo per cui le dispute geopolitiche prendono spesso la forma di disordini interni, rivolte e così via, i quali sono possibili solo a causa della destabilizzazione indotta dalla crisi delle società coinvolte.
Non appena hanno smesso di esserci sufficienti depositi di materie prime per l'esportazione, quegli stessi processi di crisi socioeconomica che avevano conferito alla Bielorussia e all'Ucraina la loro instabilità politica, hanno preso piede anche nello spazio post-sovietico. Si potrebbe anche sostenere che i regimi post-sovietici completamente autoritari che si trovavano nella sfera d'influenza della Russia, non sono più capaci di una modernizzazione democratica capitalista, dal momento che tali trasformazioni democratiche darebbero di fatto all'Occidente la possibilità di intervenire. Storicamente, la grande formazione autoritaria in Bielorussia, Kazakistan e Russia, che si trova in piena escalation, è iniziata solo dopo la rivoluzione arancione del 2004 in Ucraina [*52], allorché i think tank e le ONG occidentali hanno potuto sfruttare il relativo spazio libero per imporre il governo filo-occidentale di Yushchenko.
Il sogno russo di riuscire a stabilire un blocco economico indipendente che comprenda l'UE e la Cina - e che sarebbe molto più resistente agli shock della crisi - è ora finito; al suo posto, la Russia deve ora lottare per il suo status di grande potenza mentre l'Occidente si prepara a stabilire in maniera permanente la propria influenza laddove finora solo i carri armati tedeschi sono stati in grado di avanzare, brevemente. In un certo qual senso, Putin ha le spalle al muro. Mentre che nel "cortile di casa" della Russia (Bielorussia, Ucraina, Kazakistan, Caucaso meridionale) ci sono incendi ovunque, l'Occidente intende stabilirsi in una regione che è stata parte della Russia per secoli. Nessun governo russo potrebbe permettersi di accettare questo al suo interno. La situazione attuale è così pericolosa proprio perché Putin non ha opzioni di ritiro; è fuori questione che il Cremlino accetti l'adesione dell'Ucraina alla Nato. La rinvigorita propaganda antirussa, attualmente rinnovata, che fa di Putin un vilain globale onnipotente, dovrebbe essere praticamente capovolta. La Russia è una grande potenza imperialista reazionaria, socio-economicamente inferiore all'Occidente, che lotta per la sua sopravvivenza nel contesto dell'aggravarsi della crisi sistemica, per non essere ridotta dai neo-imperialisti occidentali a una periferia. Questa pericolosa situazione dovrebbe - indipendentemente dal carattere del regime russo - portare anche le forze progressiste ed emancipatrici ad opporsi con tutte le loro forze all'acuto pericolo della guerra, specialmente alla spinta tedesca verso l'est. Se, per esempio, il giornale del partito socialdemocratico tedesco, "Vorwärts", ora chiede «linee rosse» contro «l'aggressione russa», ecco che allora bisognerebbe ricordarsi di come, nel 1914, la SPD ordinò alla classe operaia di marciare nelle trincee della prima guerra mondiale, riferendosi al governo reazionario degli zar.

- Tomasz Konicz - Pubblicato originariamente su www.konicz.info, il 18.01.2022.

NOTE:

1 https://www.ft.com/content/4fec318e-1e53-4f9a-999a-443a432dd6cd

2 https://www.msn.com/de-de/nachrichten/politik/russland-macht-druck-usa-und-nato-sollen-sicherheitsgarantien-geben/ar-AASLLLl

3 https://www.upi.com/Top_News/World-News/2022/01/14/Sergey-Lavrov-talks-United-States-NATO-Ukraine/5071642169056/

4 https://www.yahoo.com/news/putin-calls-americas-bluff-ukraine-105209502.html

5 http://www.konicz.info/?p=2691

6 https://www.nytimes.com/2021/12/17/world/europe/russia-nato-security-deal.html

7 https://de.wikipedia.org/wiki/%C3%96sterreichische_Neutralit%C3%A4t

8 https://www.yahoo.com/news/finland-not-negotiating-nato-membership-151423214.html

9 https://news.yahoo.com/drop-tsarist-ambition-invade-ukraine-134828966.html

10 https://news.yahoo.com/us-envoy-europe-says-drumbeat-163727688.html

11 https://www.tagesschau.de/ausland/europa/russland-nato-sicherheitsgarantien-101.html

12 https://www.tagesschau.de/ausland/europa/lambrecht-reise-litauen-105.html

13 https://www.n-tv.de/politik/Baerbock-und-Blinken-senden-Warnung-an-Russland-article23039275.html

14 https://www.rnd.de/politik/erster-eu-gipfel-mit-olaf-scholz-warnung-an-russland-aus-deutschland-6U3Q7DW6X5BNRHIGM7DX7W4NSQ.html

15 https://www.zeit.de/politik/ausland/2022-01/deutsche-russlandpolitik-korrektur-forderung-sicherheitspolitik

16 https://www.welt.de/politik/ausland/article236262940/Ukraine-Krise-SPD-und-FDP-halten-Lieferung-von-Schutzausruestung-fuer-denkbar.html

17 https://www.faz.net/aktuell/politik/ausland/haltung-zeigen-lagodinsky-zu-russland-und-zur-ukraine-17728542.html

18 https://www.faz.net/aktuell/politik/ausland/putin-will-nicht-nur-die-ukraine-hegemonie-ueber-ganz-europa-17732093.html

19 https://www.deutschlandfunk.de/frankreich-front-national-erhaelt-kredit-aus-russland-100.html

20 https://www.heise.de/tp/features/Kleine-Geschenke-unter-Partnern-3375406.html?seite=all

21 https://www.heise.de/tp/features/Belarus-in-der-Sackgasse-4876428.html

22 https://www.heise.de/tp/features/Der-Lohn-des-Angriffskrieges-4954642.html

23 https://armenianweekly.com/2022/01/12/pitfalls-of-armenias-unnecessary-negotiations-with-turkey/

24 http://www.konicz.info/?p=3496

25 https://www.heise.de/tp/features/Trump-auf-Putins-Spuren-4547469.html

26 https://sputniknews.com/20220106/silence-and-misinformation-indicts-corporate-media-of-serving-imperial-interests-1092047685.html

27 https://www.eurotopics.net/de/176694/russland-medien-unter-staatlicher-kontrolle

28 https://www.heise.de/tp/features/Tuerkei-Merkels-zivilisatorischer-Tabubruch-4645780.html

29 https://www.heise.de/tp/features/Willkommen-in-der-Postdemokratie-3374458.html?seite=all

30 https://rtd.rt.com/films/skid-row-homelessness-disaster-los-angeles/

31 http://www.konicz.info/?p=1907

32 https://www.heise.de/tp/features/Die-Ukraine-als-Griechenland-des-Ostens-3364295.html

33 https://www.heise.de/tp/features/Ukraine-am-Abgrund-3364077.html

34 http://www.konicz.info/?p=2691

35 https://www.heise.de/tp/features/Geopolitisches-Deja-vu-3364059.html

36 https://www.heise.de/tp/features/Ukrainisches-Todesroulette-3366644.html

37 https://www.gtai.de/gtai-de/trade/ukraine/wirtschaftsumfeld1/iwf-genehmigt-beistandsprogramm-fuer-ukraine-260408

38 https://www.heise.de/tp/features/Ukrainisches-Great-Game-3364163.html

39 https://www.heise.de/tp/features/Geopolitisches-Deja-vu-3364059.html

40 https://www.heise.de/tp/features/Der-Westen-beginnt-im-Osten-der-EU-3796444.html

41 https://www.heise.de/tp/features/Belarus-in-der-Sackgasse-4876428.html

42 https://www.sueddeutsche.de/politik/russland-belarus-lukaschenko-putin-oel-und-gaslieferungen-1.5457527

43 https://www.nzz.ch/international/kasachstan-soziale-ungleichheit-foerdert-unmut-und-protest-ld.1664103?reduced=true

44 https://www.tagesschau.de/ausland/asien/kasachstan-machtkampf-101.html

45 https://www.nytimes.com/2022/01/13/world/europe/kazakhstan-russia-troops-withdrawal.html

46 https://twitter.com/jardemalie/status/1478721255247384583

47 https://www.nytimes.com/2022/01/13/world/europe/putin-ukraine-kazakhstan.html

48 https://www.heise.de/tp/features/Die-Moskauer-Gelehrtenrepublik-3385215.html

49 https://tanzaufdemvulkan.wordpress.com/zeitschrift-digital/okonomische-krisenanalyse/thomas-konicz-die-krise-kurz-erklart/

50 https://blogs.imf.org/2021/12/15/global-debt-reaches-a-record-226-trillion/

51 https://www.untergrund-blättle.ch/wirtschaft/theorie/stagflation-inflationsrate-6794.html

52 https://pt.wikipedia.org/wiki/Revolu%C3%A7%C3%A3o_Laranja

fonte: EXIT!

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