« In Kafka, tutti i personaggi sono liminali, abitanti di due mondi, camminatori di confine tra sogno e realtà, vita e morte, essere e non essere, ovvero, solitari, viaggiatori, persone senza patria, senza pace, senza un'identità definita. Sono essi a rendere così inconfondibile l'opera dell'ebreo di Praga. Ma, cosa singolare e curiosa - tutti questi personaggi, per quanto appartengano a dei mondi intermedi, non hanno alcun ruolo sociale che li predestini a tragiche cadute; non hanno origini spettacolari né si distinguono per una qualche grandezza eccezionale. Ad essere importante non è chi sono, ma piuttosto ciò che accade loro, quello che gli succede e quello che, attraverso loro, si può dimostrare. In altre parole: chiunque si imbatte in questi personaggi, sarà costretto a rivedere i propri valori, sarà lui stesso attratto in quegli spazi intermedi dove la normalità apparirà soppressa, e si troverà così di fronte a una visione totalmente diversa della realtà. »
(Karl-Josef Kuschel, "Os escritores e as escrituras: retratos teológico-literários", trad. Paulo Soethe, Loyola, 1999, p. 39)
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