«Non bisogna moltiplicare gli enti oltre il necessario», entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem. Questa formula, apparentemente semplice e intuitiva, viene attribuita a Guglielmo di Occam, un frate francescano inglese vissuto a cavallo tra Due e Trecento, e a dispetto del suo aspetto innocente nasconde in sé un dirompente potere rivoluzionario. Il suo autore non la scrisse mai in questi termini, ma fu probabilmente lui a dire che «è inutile fare con più mezzi ciò che si può fare con meno», e in ogni caso è sicuramente a Guglielmo che questo concetto viene ascritto sotto il titolo di «rasoio di Occam»: in pratica, tra due ipotesi che descrivono entrambe bene un fenomeno, conviene preferire quella che fa meno assunzioni e scartare la più farraginosa. Gli ottocento anni che ci separano dalla prima enunciazione del «rasoio» sono costellati da continue conferme della sua validità: a ogni svolta concettuale, a ogni vittoria dell'intelletto umano è corrisposta la caduta di qualche orpello, si è eliminato qualche «ente non necessario», con la conseguente semplificazione delle nostre spiegazioni sul funzionamento del mondo. Si può dire che il rasoio di Occam sia il principio che ha favorito l'ascesa della scienza moderna e che ne guida a tutt'oggi il cammino. Non è un caso che Umberto Eco si fosse ispirato proprio a Guglielmo di Occam per tratteggiare la figura di Guglielmo da Baskerville nel "Nome della rosa". Johnjoe McFadden racconta questa storia affascinante partendo dalla vita di Guglielmo di Occam e risalendo i secoli, di innovazione in innovazione, mettendo in risalto il valore rivoluzionario della sua idea, dall'universo mitologico a Copernico e Galileo, dallo spirito vitale a Mendel, Wallace e Darwin, dalle prime teorie sul calore alla termodinamica, dall'aristotelismo all'universo di Newton, Einstein e Higgs. Descrivendo la passione, la curiosità, gli errori e le lotte dei pensatori che si sono ispirati al rasoio di Occam, "La vita è semplice" fornisce una nuova, originale visione della scienza.
(dal risvolto di copertina di: "La vita è semplice. Come il rasoio di Occam ha liberato la scienza e modellato l’universo", di Johnjoe McFadden. Bollati Boringhieri, pagg. 449, € 25)
Il superpotere della semplicità
- di Paolo Legrenzi -
Intorno al 1288 a Ockham, borgo a metà strada tra Oxford e Londra, nasce Guglielmo. Orfano, è affidato al più vicino convento francescano dove impara a leggere le preghiere e a copiare le vite dei santi. Eccezionale, nel 1305 è accolto a Londra dalla sede centrale dei francescani per perfezionare poi gli studi a Oxford, già a quei tempi la più importante università inglese nell’ambito delle scienze umane.
Intelligenza e cultura superiori segneranno il destino di Guglielmo. Docente a Oxford e noto come Guglielmo da Occam, commenta, tra il 1317 e il 1319, le Sententiae di Pietro Lombardo, il principale manuale per lo studio della teologia, e scrive una sintesi ragionata della Fisica e delle Categorie di Aristotele in dialogo continuo con allievi e colleghi. I dibattiti vengono verbalizzati e cominciano a filtrare notizie preoccupanti sulla ortodossia di Occam al punto che non diventa Maestro di teologia secondo lo sviluppo consueto di carriera. A Oxford circola anonimo il Libellus contra Occam, scritto probabilmente dallo stesso rettore dell’università.
Nel 1324 l’eminente studioso francescano riceve una convocazione dal pontefice Giovanni XXII che sta ad Avignone. Guglielmo si prepara a difendere le sue idee ma, nel frattempo, avviene un colpo di scena. Il papa convoca anche il legale dei francescani, Bonagrazia da Bergamo, e il ministro generale, Michele da Cesena. A quei tempi si dibatteva la liceità della ricchezza delle gerarchie ecclesiastiche e gli eredi di San Francesco erano comprensibilmente critici. Essendo giunta notizia di confratelli arsi vivi a Narbonne e Beziers per non aver ripudiato le tesi pauperiste, la sera del 26 maggio 1328 i tre frati francescani fuggono da Avignone e cavalcano verso la Camargue per giungere a Aigues-Mortes, il porto da cui salpavano le crociate. Vengono accolti da Giovanni Gentile, proveniente da Savona, città alleata di Ludovico il Barbaro, appena eletto imperatore a Roma da Niccolò V, il “suo” papa. Mentre la barca di Gentile non è ancora riuscita a prendere il largo vengono raggiunti dagli inseguitori inviati da Giovanni XXII. Gentile però riesce a ingannarli e raggiunge in mare aperto una galea da guerra di Savona. I tre fuggitivi approdano a Pisa e si precipitano a Roma sotto la protezione di Ludovico il Barbaro. Infine, insieme all’imperatore, riparano a Monaco di Baviera, in un convento francescano da cui non si muoveranno mai più. Lì Guglielmo perfeziona la sua opera filosofica più importante, la Summa Logicae che aveva già steso ad Avignone. Incontriamo così una prima applicazione di quello che diverrà famoso come il rasoio di Occam: «È vano fare con più ciò che può essere fatto con meno». La soluzione del sillogismo, pietra angolare della logica scolastica: «Socrate è un uomo. Tutti gli uomini sono mortali.
Socrate è mortale», contemplava che esistessero universali come l’umanità e la mortalità. Secondo Occam, invece, l’universale altro non è che un fictum, un modello mentale che non esiste nella realtà. Con le parole di Johnjoe McFadden, scienziato inglese sconfinato ammiratore di Guglielmo da Occam: «per scoprire se veramente un uomo è mortale è più semplice infilzarlo con una freccia. Nella logica di Occam, svuotata dagli universali e colma solo di individui, l’unico modo di acquisire conoscenze certe è tramite l’esperienza e l’osservazione».
Dal punto di vista di McFadden questa applicazione del rasoio è ancora più importante di quelle volte a «tagliare via» le prove logiche dell’esistenza di Dio e la commistione tra ragione e fede. Dalla prospettiva odierna, il primo manifesto della semplicità intesa come il massimo di fatti spiegati con il minimo di ipotesi, elimina alla radice le ingerenze dei teologi e della chiesa e inizia a sgombrare la strada per l’affermarsi delle scienze moderne liberandole, un po’ alla volta, di quella che McFadden chiama la «fisica di Dio».
Il libro è scritto benissimo, avvincente, documentato, mai pedante. Non affronta però il mistero di come mai il rasoio di Occam sia controintuitivo al punto da affermarsi relativamente tardi e con tante difficoltà non solo nella storia della filosofia e della scienza ma, più in generale, in tutta la cultura occidentale. La sottrazione, il meno che diventa più, segnerà lo sviluppo delle arti solo nell’ultimo secolo, come avviene con la Bauhaus, il "less is more" dell’architetto Mies van der Rohe, la musica minimalista di John Cage, l’irrompere del caso nei quadri di Jackson Pollock e le nuove opere digitali prive di basi materiali ma irriproducibili.
Le ricerche sperimentali hanno cominciato finalmente a scandagliare gli svariati motivi per cui la mente umana è più incline all’addizione che alla sottrazione. E lo si vede ben presto: se un bambino, giocando con il Lego, vuole fare due colonne lunghe uguali preferisce aggiungere mattoncini alla costruzione anche quando sarebbe più conveniente toglierli.
Molto, molto più in grande, analoghe difficoltà vengono superate da Copernico, Keplero, Newton, Darwin ed Einstein: sono riusciti a trovare soluzioni più semplici, potenti e eleganti sottraendo dalle teorie precedenti il complesso e l’irrilevante. Sarà vero, come dice il titolo del libro di McFadden, che «la vita è semplice», ma non è affatto semplice accorgersi di questa semplicità per tradurla in modelli del mondo.
- Paolo Legrenzi - Pubblicato sulla Domenica del 23/1/2022 -
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