« Quando il Marx classico esamina la Storia nella sua totalità - nel senso del concetto materialista hegeliano di sviluppo e di progresso - lo fa secondo il concetto di "storia delle lotta di classe", proiettando pertanto su tutta la storia precedente il processo di sviluppo e imposizione del capitalismo. Solo grazie al concetto di feticcio, che viene utilizzato dal Marx esoterico, diviene possibile denominare, a un superiore livello teorico di astrazione, una comunità che racchiude tutte le forme sociali esistite fino a oggi, non semplicemente per mezzo di quelle che non sono altro che retroproiezioni dell'epoca moderna: per quanto diverse possano essere state le loro relazioni, non sono mai esistite società autocoscienti che potessero decidere liberamente dell'uso delle loro possibilità, ma ci sono sempre state solamente società che venivano dirette da dispositivi feticistici dei più diversi tipi (rituali, raffigurazioni, tradizioni determinate dalla religione, ecc.). Pertanto, si dovrebbe parlare a partire da questo di una "storia di relazioni feticiste". Il moderno sistema di produzione di merci, con la sua economia resasi autonoma in maniera irrazionale, rappresenta perciò solo l'ultima forma di feticismo sociale, rimasto imbrigliato nella sua stessa cieca dinamica.
È solo a partire dalla vera dimensione della crisi mondiale del XXI secolo, che finalmente diventa chiaro quale sia il compito da assumere. Si tratta - secondo le stesse parole di Marx, espresse con audacia - non solo della fine della storia capitalista, ma del problema di sovvertire in generale tutta la storia finora esistita; un problema che al limite può essere considerato equiparabile alla cosiddetta rivoluzione neolitica, vale a dire quella rivoluzione che aprì la strada alla cosiddetta "Era Assiale". Quella che oggi è giunta alla fine, non è solo l'epoca della Guerra Fredda, ma anche la storia mondiale della modernizzazione in generale, e non solo quella storia specificamente moderna quanto piuttosto la storia mondiale delle relazioni feticiste in generale. Ciò che viene preteso come se fosse una riduzione della complessità attuata grazie alla macchina sociale capitalistica, e che ha sempre rappresentato più un'ideologia che la realtà, si ha finito per trasformarsi in una distruzione. Anche a causa di questo il salto appare così grande e intriso di paura. Ma le relazioni di crisi, che sono diventate riconoscibili grazie alla loro continua evoluzione, ora reclamano implacabilmente che dove c'era incoscienza sociale (dalla mano invisibile del culto degli antenati, alla mano invisibile del mercato capitalista globale) deve sorgere la coscienza sociale. Al posto di un centro cieco, deve emergere un processo decisionale sociale consapevole, organizzato da istituzioni autodeterminate (non stabilite a priori), al di fuori del mercato e dello Stato. »
- da: Robert Kurz, I destini del marxismo - Leggere Marx nel XXI secolo -
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