martedì 3 dicembre 2024

Da Mahagonny a Baku, regia di Lenin, e senza più nemmeno le musiche di Kurt Veil...

Di Chi è la Colpa !!???
di "Pantopolis" - 1° Dicembre 2024 -

COP29, 2024: un'ennesima mascherata che convalida la distruzione del pianeta e della vita da tutti gli stati capitalisti: Produzione annua di CO2 da parte dei principali inquinatori del pianeta (quotazione ufficiale)

1 - Cina: 11,4 miliardi di tonnellate di CO2/anno
2 - Stati Uniti: 5 miliardi di tonnellate di CO2/anno
3 - India: 2,7 miliardi di tonnellate di CO2/anno
4 - Russia: 1,7 miliardi di tonnellate di CO2/anno
5 - Giappone: 1 miliardo di tonnellate di CO2/anno
6 - Iran: 749 milioni di tonnellate di CO2/anno
7 - Germania: 675 milioni di tonnellate di CO2/anno
8 - Arabia Saudita: 672 milioni di tonnellate di CO2/anno
9 - Indonesia: 619 milioni di tonnellate di CO2/anno
10 - Corea del Sud: 616 milioni di tonnellate di CO2/anno
11 - Canada: 546 milioni di tonnellate di CO2/anno
12 - Brasile : 489 milioni di tonnellate di CO2/anno
13 - Turchia: 446 milioni di tonnellate di CO2/anno
14 - Sud/Africa : 436 milioni di tonnellate di CO2/anno
15 - Messico: 407 milioni di tonnellate di CO2/anno

Domenica 24 novembre 2024, a Baku (capitale del Far West dell'Azerbaigian, ricco di petrolio), sul Mar Caspio, al termine di una partita estesa, si è conclusa l'annuale commedia della COP, alla sua 29esima versione. Il Caspio, il più grande mare interno del mondo, è il simbolo stesso del marciume di tutto il Mahagonny capitalista [*1]. È una miscela di inquinamento estremo dovuto allo sfruttamento del petrolio, al rapido prosciugamento dovuto alla deviazione del capitalismo russo dai grandi fiumi (Urali e Volga) e al riscaldamento globale che ha portato i livelli dell'acqua al livello più basso in oltre 40 anni. Nel giugno 2023, lo Stato kazako aveva appena dichiarato lo stato di emergenza a causa dei bassi livelli dell'acqua, che hanno avuto un impatto sulle forniture di acqua potabile e sulla pesca, nonché sulla biodiversità. La COP (Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici) riunisce tutti gli Stati membri (capitalisti), nonché le aziende, le ONG e le altre parti interessate (lobby del petrolio e del gas), con l'obiettivo di «negoziare e prendere decisioni sulle azioni da intraprendere per affrontare il cambiamento climatico». La Convenzione, entrata in vigore nel 1994, riconosce (sic) l'esistenza del cambiamento climatico e la "responsabilità umana" (sic) per esso, ma mai la responsabilità schiacciante del capitalismo e dei suoi agenti. Mira a «stabilizzare le emissioni antropogeniche di gas serra (GHG) nell'atmosfera a un livello che non metta in pericolo il clima globale». I 198 firmatari della Convenzione (197 Stati e l'Unione Europea) sono chiamati "parti".

Partiti", dunque, ma "partiti" che sono consapevoli (perché ben informati) dei crimini collettivi contro l'umanità attraverso l'inazione volontaria. Questi "partiti" vengono spesso riccamente sostenuti dai fondi dei nababbi del cosiddetto capitalismo "fossile", pagando un esercito di scagnozzi "scettici del clima" nei media, sui cosiddetti "social network", e persino sul campo, come in Brasile. Ogni anno, dal 1995, è stata organizzata una Conferenza delle Parti (COP), senza mai mettere in discussione il capitalismo dei combustibili fossili e i suoi agenti statali e privati. Questi ultimi non mancano mai di sottolineare che il carbone, e oggi il gas e il petrolio, «sono un dono di Dio» (dixit Ilham Aliev, figlio del dittatore (ex-"comunista") Heydar Aliev, immensamente ricco fin dalla tenera età di 11 anni), per semplice eredità capitalistica [*2]. I leader del mondo capitalista - dopo aver ringraziato il petrolio e il gas alla COP28, tenutasi a Dubai nel novembre-dicembre 2023 [*3] - hanno ribadito la loro fedeltà alle energie inquinanti, e lo hanno fatto un anno dopo, viaggiando sulle rive del Caspio, a Baku, la capitale azera, dall'11 al 23 novembre 2024. Questa COP, presieduta da António Guterres, ex primo ministro "socialista" portoghese dal 1995 al 2002, ora segretario generale delle Nazioni Unite, ha fatto una provocatoria promessa di 300 miliardi di dollari all'anno in sussidi, per poter così mantenere il "limite" di 1,5 gradi di riscaldamento globale - quando invece la previsione più credibile è quella di un aumento di quasi 3 gradi Celsius entro il 2050 ... Ciascuno degli Stati e delle lobby petrolifere capitaliste presenti a questa conferenza sapeva benissimo che la posta in gioco era il crepuscolo (irreversibile) dell'umanità e delle specie viventi: a) il livello del mare potrebbe aumentare di oltre un metro entro il 2100, a causa dello scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali (Groenlandia e Antartide), con conseguenze irreversibili per tutte le regioni costiere del mondo; b) quasi la metà delle specie viventi della Terra potrebbe scomparire, vittime di una sesta estinzione di massa [*4]; c) le temperature potrebbero salire a 55° C (all'ombra!) in Francia già nel 2070; ondate di calore letali fino a 80°C potrebbero rendere inabitabili vasti territori in Cina, India, Pakistan, Indonesia, Brasile, Nigeria, i paesi ricchi di petrolio del Golfo Persico... così come negli Stati Uniti (Arkansas, Iowa, Missouri) entro la fine del secolo; d) il massiccio scioglimento del permafrost (terreno permanentemente ghiacciato: Alaska, Canada, Russia) potrebbe riportare alcuni virus estinti o sconosciuti, peggio del covid 19, e rilasciare il doppio di metano e anidride carbonica rispetto all'atmosfera terrestre, potenziando così l'attuale riscaldamento [*5].

A questo quadro apocalittico, ben noto a tutte le fazioni capitaliste dominanti – ma smentito dalle lobby "clima-scettiche" – si è aggiunta la grottesca scena della commedia dell'arte messa in scena da 300 ONG, tutte sponsorizzate a vario titolo da vari Stati capitalisti, tra cui anche i più inquinanti. Tra le ultime cose, era stato chiesto (nella notte tra il 22 e il 23 novembre) ai Paesi in via di sviluppo (India e Russia?!?) e alla Cina di lasciare la conferenza sul clima di Baku, qualora i "Paesi ricchi" non avessero aumentato il loro impegno finanziario. La Cina è sfuggita alla categorizzazione di "paese ricco", sebbene mostruosamente arricchitosi grazie allo sfruttamento del proletariato nel Regno di Mezzo e in tutta l'Asia, in rotta per superare gli Stati Uniti, essendo visto come se fosse un volgare paese "in via di sviluppo". La Cina, il più grande emettitore di gas serra, è stata insignita della grande medaglia della virtù capitalista, quella della morale e. della.. irresponsabilità finanziaria [*6]. Che si tratti di potenze iper-ricche o "proletarie" che cercano il loro "posto al sole" - per citare la vecchia barzelletta di Benito Mussolini - vediamo che ci sono tre grandi potenze (Cina, Stati Uniti e India) che insieme emettono la metà di tutti i gas serra [*7]. I beniamini di questa farsa, messa in scena da capitalisti privati e statali, hanno potuto solo assistere impotenti alla loro programmazione che li vede scomparire sotto l'effetto del rapido innalzamento delle acque: «Dopo che la COP29 sarà finita, non saremo in grado di salpare verso il tramonto, perché stiamo letteralmente affondando» [*8]. In quello stesso momento in cui un numero crescente di Stati (tutti capitalisti, a causa della natura stessa del commercio!) si trovano letteralmente in pericolo di affondare, la migrazione climatica sta diventando un fenomeno di massa. Entro il 2050, ci saranno circa 216 milioni di persone che potrebbero migrare all'interno del proprio stesso paese. Si prevede che l'Africa subsahariana registrerà fino a 86 milioni di migranti climatici interni; Asia orientale e Pacifico: 49 milioni; Asia meridionale: 40 milioni; Nord Africa: 19 milioni; America Latina: 17 milioni; ed Europa orientale e Asia centrale: 5 milioni [*9]. Questi migranti, vilipesi da tutti gli Stati, dai Partiti e dai “partiti” capitalisti, dal più piccolo al più grande, non hanno da aspettarsi nient'altro se non di essere cacciati in modo “nuovo e gioioso”, per essere brutalmente internati in dei campi di concentramento (Grecia, Ruanda, ecc.), o essere deportati o, “meglio”, trasformati in sanguinolenta carne da macello, come avviene nella Russia di Putin [*10], per infine morire lentamente e programmaticamente [*11].  Tutti quei proletari che muoiono ogni giorno nelle prigioni capitalistiche del "Nord", del cosiddetto "Sud globale", dell'"Est" e dell'"Ovest". Non c'è dubbio: quello che regna da sempre è un silenzio sepolcrale. Già alla COP28 di Dubai era emerso che le strutture della COP28 stessa erano state costruite in condizioni estreme da dei lavoratori migranti privi di ogni e qualsiasi diritto. Avevano lavorato all'ombra di oltre 40°C! E tanto per dimostrare quanto  la vita umana conti poco per i miliardari del petrolio e del gas, il maestro macellaio siriano, Bashar Al-Assad (principale responsabile di 300.000 morti civili), è stato cordialmente invitato dagli Emirati Arabi Uniti [*12].

Di chi è la colpa? Della maledizione dell'Antropocene o della barbarie del capitalismo (sia privato che statale)?
La risposta che viene data, e rivendicata, da tutti i veri responsabili delle catastrofi climatiche è di una semplicità disarmante e perversa: «È una legge di natura; non è colpa mia» [*13]. Per i media, la colpa è dell'uomo comune, che non differenzia la propria spazzatura (quando ce n'è...), o che getta le bottiglie di plastica o i contenitori chimici nelle fonti d'acqua. Oppure, drammaticamente, del contadino che brucia le sue erbacce sul proprio miserabile appezzamento di terra, a causa della mancanza di servizi di pulizia e di igiene di base, come avviene a Delhi in India (30 milioni di abitanti); senza però così mettere in discussione l'inquinamento esponenziale prodotto dal capitalismo nelle fabbriche diesel o chimiche. Per molti geografi e storici, tutto questo è colpa della "geologia umana", dell'Antropocene, di questa nuova "era" geologica nella quale  le attività umane sono irreversibilmente iscritte nella storia geologica e climatica. Per gli autori di un libro - comunque eccellente - sul cosiddetto "Evento dell'Antropocene" (di Christophe Bonneuil e Jean-Baptiste Fressoz), si tratta di rassegnarsi, andando prima a casa e poi a letto per: «imparare a viverci», e «imparare a sopravvivere» [*14]. Ciononostante, gli autori di questo saggio - che sono più consapevoli della media di quanto lo siano gli "esponenti di sinistra" - sopraffatti da lucidi rimorsi, avvertono: «Dobbiamo fare attenzione a questo termine e non lasciare che sia la colpa collettiva dell'umanità a portare il peso di questo cambiamento ambientale, quando gli attori politici ed economici ne sono responsabili. L'Antropocene è una questione troppo importante per essere lasciata solo agli scienziati». Dall'altra parte, ci sono altri autori appartenenti a un pianeta trotskista-leninista che si trova sull'orlo dell'estinzione, i quali osano affermare che tutti i regimi cosiddetti stalinisti o "socialisti di Stato e antimperialisti", convertitisi oggi al capitalismo misto (privato e statale), farebbero parte di uno "stalinismo fossile" (sic) "non capitalista". Il trotskista svedese e "ambientalista radicale", Andreas Malm, il quale si vede, modestamente, come il "nuovo Lenin del pianeta Terra"[*15] - ma anche come il profeta incompreso delle "lotte di liberazione nazionale", per quanto mafiose e terroristiche esse siano [*16] -  non solo ignora le strutture capitaliste in Russia, da Lenin a Putin, ma anche quelle in Cina, Corea del Nord, Vietnam, ecc.;  facendo del capitalismo di Stato la "virtù suprema". Contro la sinistra comunista russa dell'epoca [*17], Lenin usava la medesima retorica che oggi viene usata dagli odierni padroni del capitalismo di Stato, organizzati nei cosiddetti "partiti comunisti": «Il capitalismo di Stato sarà la nostra salvezza (...). Il nostro dovere è quello di imparare dal capitalismo di Stato dei tedeschi, di applicare tutte le nostre forze per assimilarlo, di non risparmiare procedure dittatoriali per impiantarlo in Russia con una rapidità ancora maggiore di quella di Pietro il Grande nei confronti dei costumi occidentali nella vecchia Russia barbara, senza tirarsi indietro di fronte all'uso di metodi barbari contro la barbarie» [*18]. Il signor Andreas Malm e i suoi colleghi trotskisti di sinistra non solo si dichiarano pronti a impiegare un ricco arsenale di metodi barbari per realizzare il trionfo del capitalismo di Stato più barbaro, ma sono anche palesemente dei bugiardi. Fanno finta che l'unica causa della distruzione del pianeta sia il capitalismo liberale in stile britannico e americano. La distruzione sfrenata della natura in URSS, con la scomparsa del lago d'Aral attuata a tutto vantaggio del capitalismo mafioso del cotone, sono argomenti fuori discussione, per questi amanti del più barbaro capitalismo di Stato. Eppure il bilancio del capitalismo di Stato rimane: la distruzione della natura e dell'umanità [*19]. Ed è identico a quello del cosiddetto capitalismo "liberale". C'è un verso dell'Internazionale, che è stato cantato da intere generazioni di proletari, che proclama: «Non ci sono salvatori supremi, né Dio, né Cesare, né tribuno. Produttori, salviamoci da soli! Decretiamo la salvezza comune!» E questa salvezza comune può provenire solo dai lavoratori stessi, contro il Capitale stesso, in ogni paese, in ogni continente, sia privato che statale, qualunque sia la sua etichetta. Fino a che non prenderanno il potere completo su scala globale, al termine di lunghe e incerte battaglie. Per stabilire una vera e propria condivisione delle ricchezze di questa Terra che deve essere gelosamente preservata al fine di evitare l'inevitabile distruzione dell'intera umanità, sotto il regime letale del Capitale, che ha aperto una nuova era: il Thanatocene per tutti!

- Pantopolis, 30 novembre 2024 - 1° dicembre 2024 -

NOTE:

[1] - L'opera di Bertolt Brecht, "Ascesa e caduta della città di Mahagonny", musicata da Kurt Weil, rappresentata per la prima volta a Lipsia nel 1930, è una critica virulenta del capitalismo, visto in un luogo dove il crimine assoluto è quello di non avere soldi. Mahagonny, una città sperduta nel mezzo del deserto dell'Alabama - simile a Baku che si perde tra i relitti del bacino di un Caspio in via di desertificazione -  è governata da tre teppisti che rivaleggiano tra loro in immaginazione, dissolutezza, estorsione e violenza.

[2] - euronews: https://fr.euronews.com/2024/11/12/ilham-aliyev-critique-loccident-a-louverture-de-la-cop29: «Il petrolio e il gas sono un dono di Dio, proprio come lo sono il sole, il vento e i minerali», per poi ammettere: «Ma in fondo, allo stesso tempo, non possiamo negare che i combustibili fossili siano dannosi» (sic)...

[3] - La nomina del sultano Al-Jaber a presidente della COP28 ha scioccato solo gli ingenui. Questo "sultano" presiede l'ADNOC, una delle più grandi compagnie petrolifere del mondo. Pochi giorni prima della COP, il magnate Al-Jaber aveva annunciato che nel 2027 ADNOC avrebbe aumentato la sua produzione di oro nero da 3 milioni di barili al giorno nel 2023 a 5 milioni nel 2027! +70% in 4 anni!!

[4] - https://www.futura-sciences.com/planete/definitions/rechauffement-climatique-sixieme-extinction-masse-16134/

[5] - https://ecotoxicologie.fr/effets-rechauffement-climatiquel , e vedi anche: https://www.goodplanet.org/fr/3-minutes-pour-comprendre-le-permafrost/

[6] - https://news.un.org/fr/story/2024/11/1150846 : Onu Info, 24 novembre 2024.

[7] - Matthieu Goar, "Clima: emissioni ancora troppo elevate", su Le Monde, 26 ottobre 2024, p. 7.

[8]  - Anu Info, 24 novembre 2024,ivi

[9] - Rapporto della Banca Mondiale, Groundswell, 13 settembre 2021 ( https://www.banquemondiale.org/fr/news/press-release/2021/09/13/climate-change-could-force-216-million-people-to-migrate-within-their-own-countries-by-2050 ).

[10] - Sito web di Slate: www.slate.fr/monde/russie-armee-invisible-poutine-migrants-prisonniers-asie-centrale-guerre-ukraine-kirghizstan-tadjikistan

[11] -  L'Ufficio internazionale per le migrazioni (OIM) deplora (nel 2022) 50.000 morti di migranti: https://www.iom.int/fr/news/loim-deplore-50-000-deces-de-migrants-recenses-travers-le-monde

[12] -  https://reporterre.net/La-COP28-en-quatre-polemiques

[13] - Choderlos de Laclos, "Le relazioni pericolose" (1781): «Siamo annoiati di tutto, angelo mio, è una legge di natura; non è colpa mia».

[14] -  Christophe Bonneuil, Jean-Baptiste Fressoz, "L’Événement anthropocène : La Terre, l’histoire et nous", Éditions du seuil, Parigi, 2023, p. 268.

[15] -  https://www.lemonde.fr/idees/article/2023/04/21/andreas-malm-le-lenine-de-l-ecologie_6170422_3232.html : Le Monde, 21 aprile 2023.

[16] -  Per la Palestina come per la Terra: le devastazioni dell'imperialismo fossile, La Fabrique, di prossima pubblicazione nel febbraio 2025.

[17] - La rivista Kommunist Moscow, 1918 - I comunisti di sinistra contro il capitalismo di Stato, collettivo Smolny, Tolosa, 2011.

[18] - La sottolineatura in grassetto è la nostra. Fonte: Lenin, "Sur l'infantilisme de gauche et les idées petites-bourgeoises" (sic), maggio 1918, in Oeuvres, vol. 27, febbraio-luglio 1918, Éditions sociales, Parigi, 1961.

[19]  - Paul Josephson, Nikolai Dronin, Ruben Mnatsakanian et alii, Una storia ambientale della Russia, Cambridge University Press, 2013.

Kafka e il cadavere di Napoleone !!!

Uno dei principali problemi, affrontati da Kafka nei suoi Diari (e anche nella sua opera narrativa in generale), è quello che riguarda l'esposizione del corpo individuale di fronte all'occhio sociale, e al suo giudizio (i suoi riti, i suoi divieti). Da qui, l'enfasi posta da Kafka - nel diario - sulla vita degli attori, e il suo interesse nel riferire a proposito delle performance attuate da quelli che sono dei professionisti di successo e, soprattutto, di alcuni oratori (Kafka va molto spesso a vedere gli spettacoli di compagnie itineranti - teatro ebraico, per esempio - e inoltre frequenta assai spesso anche le conferenze nei centri culturali - anche in tal caso, alcuni dei quali ebrei).

Infatti, molte tra le parti più elaborate del diario riguardano proprio registrare il fatto che fosse entrato in contatto con alcuni oratori carismatici: Rudolf Steiner, Karl Kraus, il militare francese Richepin (il quale, da bambino, aveva visto il cadavere di Napoleone). Kafka, mette sempre a confronto sé stesso con i suoi personaggi, e lo fa a partire dall'esempio dell'esperienza – vocale, corporea, aurale – che ha fatto di questi individui seducenti e strani (in tal senso la scena di Kafka, che legge i suoi manoscritti ai suoi amici è già canonica).

fonte: Um túnel no fim da luz

lunedì 2 dicembre 2024

E c’è anche chi fa il tifo, ora per questo, ora per quello…

COP29, 2024: un'ennesima mascherata che convalida la distruzione del pianeta e della vita da parte di tutti gli Stati capitalisti. Produzione annuale di CO2 da parte dei principali inquinatori del pianeta (elenco ufficiale)

    1. China: 11.4 billion tonnes of CO2/year
    2. United States : 5 billion tonnes of CO2/year
    3. India: 2.7 billion tonnes of CO2/year
    4. Russia: 1.7 billion tonnes of CO2/year
    5. Japan: 1 billion tonnes of CO2/year
    6. Iran: 749 million tonnes of CO2/year
    7. Germany: 675 million tonnes of CO2/year
    8. Saudi Arabia : 672 million tonnes of CO2/year
    9. Indonesia: 619 million tonnes of CO2/year
    10. South Korea : 616 million tonnes of CO2/year
    11. Canada: 546 million tonnes of CO2/year
    12. Brazil : 489 million tonnes of CO2/year
    13. Turkey : 446 million tonnes of CO2/year
    14. South Africa : 436 million tonnes of CO2/year
    15. Mexico: 407 million tonnes of CO2/year

    Come Ultima Spiaggia...

    Nel 1946 torna in Irlanda ed è durante quel viaggio che sperimenta quella convulsione che avrebbe poi cambiato radicalmente il suo modo di approcciarsi alla scrittura e la sua concezione di racconto. Questa consapevolezza fu progressiva o fulminea? Lui parla di crisi, di istanti di rivelazione improvvisa: «Fino a quel momento, avevo creduto di poter contare sulla conoscenza. Che avrei dovuto equiparare sul piano intellettuale. Quel giorno, è andato tutto in pezzi». Le sue stesse parole mi vengono alle labbra: «Ho scritto Molloy e tutte le altre cose che sono venute, dopo il giorno in cui ho capito la mia stupidità. È stato così che ho iniziato a scrivere le cose che sento». Sorride e inclina la testa. Era notte. E come spesso accade, vagava da solo e si ritrovò alla fine di un molo spazzato dalla tempesta. Fu proprio lì che gli sembrò come se tutto stesse tornando al suo posto: anni di dubbi, di ricerche, di domande, di fallimenti (pochi giorni dopo avrebbe compiuto quarant'anni), all'improvviso assumevano un senso, e la visione di tutto ciò che avrebbe dovuto realizzare gli veniva imposta come un'ovvietà: «Ho intravisto il mondo che dovevo creare per poter respirare». Molloy, lo aveva cominciato quando viveva ancora con sua madre e lo aveva proseguito prima a Parigi, poi a Mentone, dove un amico irlandese gli aveva messo a disposizione una casa. Ma una volta che aveva finito di scrivere il primo tempo, non aveva più saputo come proseguirlo. Non stava più attraversando i guai che aveva avuto negli anni precedenti, ma tutto continuava a essere ancora difficile. E così, sulla prima pagina del manoscritto di Molloy, appaiono le seguenti parole: «Come ultima spiaggia». Ma poi, e fino al 1950, viene come travolto da una vera e propria frenesia creativa, finisce di scrivere Molloy, e di seguito  Malone muore, Aspettando Godot, L'innominabile, e Testi per nulla;  le uniche opere che hanno meritato la sua approvazione. Ritiene che i testi successivi al 1950 siano solo dei tentativi, e che forse solo nel suo Teatro ci sono delle pagine che possono essere considerate superiori a tutto il resto.

    - Charles Juillet - da "Rencontres avec Samuel Beckett" - POL Editeur - 1999

    domenica 1 dicembre 2024

    Trent’anni dopo…

    La Critica dello Spettacolo 30 anni dopo la morte di Guy Debord
    - di Robson Oliveira -

    Il 30 novembre del 1994, Guy Debord mise fine a quelli che erano stati i suoi giorni in questa terra mercificata. La causa: una malattia incurabile e dolorosa.
    Oggi, l'idea situazionista di creare situazioni, così come quella legata al concetto di Spettacolo, continuano a essere ancora assai vive. In questa società unidimensionale - la quale imprigiona ogni utopia possibile, rinchiudendola in una soffocante immanenza e rivendendola come merce, tale idea situazionista - tesa a creare situazioni al di là del  suo inquadramento nel denaro, nel lavoro e nel consumo - rimane  attuale, proprio quando la coazione a moltiplicare il denaro conferisce tanto più al mondo, oggettivo e soggettivo, i tratti della merce: che poi sono quelli della mera quantità senza qualità, quelli della vacuità.

    E mentre diventa sempre più raro sentire delle critiche rivolte allo Spettacolo, proprio a partire dal fatto che le persone vedono sempre più sé stesse come se fossero loro i protagonisti del mondo (dello spettacolo). Diventa anche ancora più raro, sentire delle critiche sostanziali ai social network, diventati oramai il culmine dello spettacolo, anziché la sua negazione. Ed ecco che così la vita sociale non viene più vissuta direttamente, e finisce per essere solo una mera rappresentazione. Al giorno d'oggi, non essere sui social network - anche per quei movimenti sociali che dovrebbero invece avere il compito di non unirsi alla marcia del mondo - diventa sempre più un sintomo di morte sociale. Lo Spettacolo non è solo una mera forma di media, o un'esagerazione del mondo delle immagini. Lo Spettacolo è una relazione sociale, mediata da immagini che hanno la funzione di veicolare un design mercantile; esso è la contemplazione passiva del movimento autonomo del non vivente, vale a dire, della merce che colonizza tutto ciò che viene vissuto.

    Ragion per cui i social network non sono solo dei semplici media, ma essi contengono una loro propria razionalità. Ovvero, quella forma di vita sociale che è la più appropriata allo svolgersi di questa marcia moderna, la stessa che ha forgiato quei soggetti narcisisti il cui desiderio più intimo è quello di affermare in maniera regressiva il loro imperioso Io. Nel nome di un godimento disseminato di macerie, questo soggetto si accoda all'euforica processione dell'annichilimento del mondo trasformato in merce. Di tutte le avanguardie artistiche, i Situazionisti sono stati gli unici a non venire riassorbiti dalla merce, e oggi la critica di Debord si rivela essenziale per tutti quei pochi che ancora pensano di creare delle temporalità che permettano di aprire dei varchi nel tempo storico spettacolare e mercantile, inaugurando così il tempo storico umano.

    - Robson Oliveira - 1/12/2024 - fonte: https://utopiasposcapitalistas.com/ 

    Tutto è Cancro (alla Carlo Verdone) !!!

    «Da noi, cioè nella nostra famiglia, qualunque malattia era mortale. Non perché avessimo una tara genetica, che so un’emofilia congenita, un’anemia mediterranea o un disturbo del sistema immunitario, che ci avrebbe messo a rischio nel caso di qualunque malattia. Ma perché, secondo noi, che una tara in verità ce l’avevamo, ma nel sistema nervoso e nei pensieri piuttosto che nel corpo, qualunque malattia poteva nascondere una malattia mortale». Crescere tra discorsi medici, nomi e sintomi di malattie improbabili e desuete o ancora quasi sconosciute, con il costante timore della loro potenziale incurabilità tranne che in un caso: la bella angina dalle placche bianche curata con gli ancora giovani antibiotici. Nasce così il racconto autobiografico e umoristico della più giovane delle quattro figlie di una famiglia napoletana su cui aleggia la figura di un lontano prozio medico e santo. Sotto lo sguardo di un padre ipocondriaco, che ha compiuto i suoi studi di medicina fra le due guerre, e di una madre vitale, ottimista e molto ansiosa, le esperienze e le nozioni mediche e terapeutiche, le diagnosi improvvisate e le disquisizioni sui vaccini diventano parte essenziale del vissuto infantile e del lessico famigliare, tessendo una fitta rete alla quale è impossibile sfuggire, e che una scrittura eccessiva e dissacrante riesce a cogliere in tutta la sua teatrale comicità.

    (dal risvolto di copertina di: Antonella Moscati, "Patologie". Quodlibet, pagg. 104, € 11,40)

    Se l’ipocondria è un affare di famiglia
    - Raccontarsi le malattie -
    di Paolo Albani

    Sul cassettone del salotto di casa dei miei genitori, in una strada che ancora oggi, dopo qualche curva, sale in collina, verso il comune di Fiesole, non lontano da Firenze, c’era una zuppiera di porcellana stile falso Capodimonte, decorata di putti che suonano lunghi flauti in un ambiente campestre. La zuppiera era sempre stracolma di medicine, scatoline colorate dai nomi astrusi, spesso terminanti in x o in s, fra cui spiccavano numerose confezioni gialle di citrosodina, indicata nel trattamento sintomatico dell’iperacidità (dolore e bruciore dello stomaco), di cui i miei genitori erano voraci consumatori. Questo ricordo mi è venuto in mente («ciabattato in testa», avrebbe detto in modo più espressivo Giorgio Manganelli) leggendo Patologie, edito nella collana Storie dell’editore Quodlibet, un delizioso e proustiano «racconto familiare» di Antonella Moscati, filosofa e traduttrice dal tedesco e dal francese di testi di filosofia contemporanea. Patologie è, come si legge nella postfazione del libro, un coacervo di «reminiscenze» che girano intorno a un unico, assillante tema, quello delle malattie. A suo modo si presenta come una narrazione semicomica. E in effetti l’atmosfera che si respira in casa Moscati è così pesantemente «drammatica», sul piano delle ossessioni e delle paure di ammalarsi, da lambire, come spesso succede, i territori imperversi della comicità. Figura centrale di Patologie è il padre medico, un dermosifilopatico, cioè un medico che studia le malattie cutanee e veneree. In famiglia è considerato una specie di medico non medico, anche perché l’uomo odia la dermatologia, dato che tutti (ditemi se la situazione non è comica) vanno a chiedergli come far scomparire i foruncoli o far ricrescere i capelli, e lui, persona onesta, dice sempre la schietta verità annunciando subito che non ci sono medicine né contro l’acne né contro la caduta dei capelli con il prevedibile risultato, racconta la Moscati, che i clienti, o meglio i pazienti che evidentemente pazienti non sono, da lui non tornano più. Come medico, il padre ritiene che si possano guarire solo le malattie che, come la tonsillite, la sifilide e la scabbia, si vedono a occhio nudo, ragione per cui sono i batteri – streptococchi, gonococchi, treponemi pallidi – molto famosi e manifesti che lo interessano, mentre tutto il resto, patologicamente parlando, non provoca che dubbi e agitazione psichica. Un tipo davvero strano questo medico non medico. Ad esempio, quand’è fidanzato con la madre della Moscati, lui le scrive lettere che invece di parlare d’amore e di romanticherie si dilungano in chiacchiere su bruciori e pesi di stomaco e in raccomandazioni su quello che può o non può mangiare.
    La malattia che il padre teme di più non è l’influenza, sebbene la reputi terribile perché, come dice la parola stessa, sparge un’influenza negativa su tutto, bensì l’esaurimento nervoso, una malattia della testa, di cui soffre periodicamente, tanto da spingerlo a ricorrere alle sedute con un famoso psichiatra turco (che uno s’immagina con grandi baffi neri e sempre con la sigaretta in bocca) e a farsi degli elettroshock che, soprattutto la prima volta, gli procurano un gran bene. Per informarsi sulle malattie sempre in agguato, Moscati e le sorelle consultano Diagnostica e terapia di Anton Spartaco Roversi (da loro chiamato semplicemente il Roversi), talvolta lo leggono perfino a letto, prima di addormentarsi, quasi fosse un romanzo d’amore o d’avventura. Da parte sua, a differenza delle sorelle che si concentrano su quelle più diffuse e possibili, Moscati da piccola predilige le malattie altamente improbabili, tipo febbre gialla, peste bubbonica o sifilide, quest’ultima in omaggio al padre, e anche perché sa ben poco dei rapporti sessuali. Il dramma che si consuma nella famiglia della Moscati è legato alla convinzione che ogni sintomo, anche il più insignificante, che altera lo stato di salute, è preludio e presagio di una malattia mortale, di una leucemia o di un cancro («tutto è cancro di qua e cancro di là e non possiamo, anzi non posso, neanche avere mal di gola o mal d’orecchio che è già cancro»). Sulla paura delle malattie, una sorta di collante psicologico che tiene stretti, «nel bene, anzi no, solo nel male», i componenti della famiglia della Moscati, il quadro è questo: il padre teme tutte le malattie tranne il tumore, la madre invece non ha paura di nessuna malattia tranne che del tumore. Leggendo le storie narrate in Patologie mi sono fatto una certa cultura, alla Carlo Verdone, sulle medicine, sui loro nomi incomprensibili e misteriosi, sulle loro proprietà e su quanto il loro uso (e abuso) scaturisca da un’irriducibile propensione all’ipocondria.

    Il libro si chiude con un racconto intitolato AGT, acronimo di Amnesia globale transitoria, dove l’autrice, a seguito di un episodio accadutole in spiaggia, cioè un’assenza durata qualche ora che la costringe al ricovero in un pronto soccorso, sviluppa una serie di stimolanti riflessioni filosofiche (del resto è la filosofia il terreno elettivo della Moscati) su cosa succede dentro di noi, al nostro io, «quel puntino di autocoscienza», quando la memoria si assenta, perde qualche colpo. A proposito della vecchia zuppiera di porcellana dei miei genitori con i putti musicisti dipinti sui lati, sono contento di poter dire che esiste ancora. È dentro una madia nella cucina di casa mia e, assecondando le pieghe di un ricorso storico quasi scontato, è ancora piena zeppa di medicine, nella fattispecie le mie.

    - Paolo Albani - Pubblicato su Domenica del 17/3/2024 -