mercoledì 14 febbraio 2024

Le Mille Bolle Gialle…

La Crisi al di là della Bolla
- La stagnazione come condizione permanente? Prospettive per l'economia mondiale dopo la fine della bolla finanziaria globalizzata -
di Tomasz Konicz [***]

Lentamente, la speculazione sta abbandonando la macchina dello sfruttamento globale, ma sembra che quasi nessuno se ne sia finora accorto. In ogni caso, all'inizio del 2024, la Banca Mondiale ha messo in guardia a proposito di un "decennio perduto", dal momento che la prima metà di questo decennio si appresta a registrare il peggior sviluppo economico degli ultimi 30 anni. [*1] Senza una "decisa correzione di rotta", gli anni '20 del XXI secolo passeranno alla storia come un "decennio di opportunità perdute", ha concluso Indermit Gill, l'economista-capo della Banca Mondiale, presentando le sue previsioni per l'anno in corso. E secondo l'istituto finanziario, le prospettive economiche non sembrano essere esattamente rosee. La produzione economica globale dovrebbe crescere del 2,4% quest'anno, rispetto al 2,6% del 2023. Se questa previsione economica si avverasse, il 2024 sarà il terzo anno consecutivo nel quale la crescita economica sarebbe più debole di quella dell'anno precedente. Si delinea quindi una chiara tendenza globale alla stagnazione economica: Il prodotto interno lordo dei Paesi industrializzati dovrebbe scendere in media dall'1,5% dello scorso anno all'1,2% nel 2024. L'Eurozona, invece, può sperare in una leggera ripresa economica a un livello molto basso: dallo 0,4% del 2023 allo 0,7% dell'anno in corso. Inoltre, si prevede che la crescita del commercio globale raggiungerà solo la metà del livello pre-pandemico, il che, insieme agli elevati tassi di interesse di riferimento, ha contribuito a far sì che in questo decennio la produzione economica annuale nei paesi in via di sviluppo sia stata in media solo del 3,9%. Parliamo di un intero punto percentuale in meno, rispetto al primo decennio del XXI secolo. I paesi in via di sviluppo devono raggiungere un tasso di crescita assai più elevato per migliorare – o addirittura mantenere – la situazione sociale dei salariati. Le prospettive economiche a medio termine non sono migliori. Già a metà del 2023, il Fondo monetario internazionale (FMI) aveva avvertito che nei prossimi cinque anni si assisterà a uno slancio della crescita globale inferiore alla media. [*2]

La fine dell'economia della bolla
La stagnazione, indotta dalla crisi nel sistema mondiale tardo-capitalista diventa pienamente evidente solo in una prospettiva storica. Come accennato all'inizio, a essere caratterizzato da uno sviluppo economico leggermente peggiore (in media poco più del 2% all'anno) rispetto a quello della prima metà del decennio attuale, è stato solo il mezzo decennio tra il 1990 e il 1994. Ma i primi anni '90 erano stati caratterizzati dal crollo dell'Unione Sovietica e del capitalismo di Stato dell'Europa dell'Est, che è stato accompagnato da massicci crolli economici, determinando così quelle misere medie globali. Gli episodi di crisi, che hanno avuto inizio a partire dal 2020 (pandemia, guerra, strozzature nelle forniture), hanno perciò determinato un rallentamento economico altrettanto forte dell'implosione del blocco orientale. Quasi tutti gli altri periodi quinquennali - tra la fine degli anni '90 e il 2019, fino alla vigilia della pandemia e della guerra in Ucraina - hanno visto invece una crescita economica globale media assai più elevata, di poco superiore al 3%. L'unica eccezione, c'è stata nel periodo tra il 2005 e il 2009, allorché lo scoppio delle bolle immobiliari negli Stati Uniti e in Europa (2007/08) ha portato a una breve e grave crisi economica globale (2009), superata poi, a partire dal 2010, grazie alle misure di stimolo economico globali e alla politica monetaria espansiva messa in atto dalle banche centrali. Questo crollo del 2009, innescato dallo scoppio delle bolle immobiliari, ha messo sotto i riflettori, rendendola evidente, quella che si è manifestata come una vera e propria economia delle bolle, che il sistema mondiale globalizzato aveva sviluppato nell'era neoliberista: a partire dalla bolla delle dot-com, nella seconda metà degli anni '90, quando il boom di internet ha portato a sua volta a un boom delle azioni high-tech, per passare alle bolle immobiliari scoppiate in Europa e negli Stati Uniti nel 2008 [*3], e arrivare poi fino alla grande bolla di liquidità, che, sostenuta dalla politica monetaria espansiva e dalla stampa di moneta delle banche centrali, si è sgonfiata a partire dal 2020. [*4] Sono state proprio queste crescenti bolle speculative a funzionare come il più importante motore economico nell'era della globalizzazione guidata dai mercati finanziari. La tendenza alla stagnazione in questi anni Venti, lamentata dalla Banca Mondiale, è dovuta proprio al crollo di questa economia globale basata sulle bolle, vale a dire, basata su una montagna di debiti in costante crescita. L'inflazione, combattuta dalle banche centrali per mezzo di una politica monetaria restrittiva, ha reso impossibile che dopo l'ondata di crisi del 2020 si potesse formare un'altra bolla.

Il freno economico cinese
Attualmente, la correlazione tra economia e dinamiche speculative, che caratterizza il tardo capitalismo soffocato dalla sua produttività [*5], è illustrata assai bene dal capitalismo di Stato cinese, dove vediamo in che modo uno dei maggiori investitori edilizi del Paese - il gruppo Evergrande, in bancarotta - sta affrontando la sua liquidazione: bruciando 300 miliardi di dollari e milioni di condomini. [*6] La gigantesca bolla immobiliare [*7], creata dalla Cina sulla scia degli ingenti pacchetti statali di stimolo all'economia, lanciati dopo il 2008, per anni ha procurato alla"officina del mondo" dei tassi di crescita a due cifre. Ma ora, nonostante tutte le tattiche dilatorie di Pechino, l'inevitabile deflazione di questa bolla immobiliare è oramai imminente [*8] - e sta già cominciando a marchiare l'economia. Secondo la Banca Mondiale, quest'anno l'economia cinese dovrebbe crescere solo del 4,4%. [*9] Una tale previsione, si basa su uno scenario ottimale, nel quale potrebbe persino essere evitato un crollo incontrollabile del mercato immobiliare. Tuttavia, anche una svalutazione controllata, insieme alla liquidazione del surriscaldato settore immobiliare cinese, finirà per provocare delle gravi ripercussioni economiche. E ciò investirà non solo la Germania, dipendente dalle esportazioni, ma soprattutto anche molti Paesi emergenti e in via di sviluppo, i quali dipendono fortemente dalla Repubblica Popolare.[*10] Nella ripresa economica successiva al grande crollo immobiliare transatlantico del 2008, il boom speculativo cinese, finanziato dal debito, è stato un fattore importante, ma nell'attuale fase di crisi una costellazione simile non è più possibile. Anzi, d'ora in poi e in futuro, piuttosto, la Cina contribuirà alla tendenza generale alla stagnazione.

La prossima ondata di crisi è già stata "prezzata"?
La stagnazione dilagante, è la conseguenza del parziale successo ottenuto dalla lotta all'inflazione attuata dalle banche centrali, le quali hanno chiuso il rubinetto del denaro della grande bolla di liquidità, ma ora si trovano in nell'impasse di una politica monetaria nella quale gli obiettivi della lotta all'inflazione, della stabilizzazione dei mercati finanziari e della promozione dell'economia si trovano sempre più in conflitto tra di loro. [*11] Ciò appare particolarmente evidente negli Stati Uniti, che con una crescita economica del 2,5%, nel 2023, nei centri del sistema globale, sono riusciti a contrastare la stagnazione generale. Tuttavia, ciononostante, secondo quanto riportato dalla Reuters [*12], la Banca Mondiale prevede una crescita di appena l'1,6%, per gli Stati Uniti quest'anno, a causa della "politica monetaria restrittiva" della Federal Reserve statunitense. Di solito, la lotta all'inflazione viene condotta per mezzo di un rallentamento dell'economia, come dimostra l'analisi e le prospettive economiche globali della Banca Mondiale (l'eccezione a questa regola sono gli Stati Uniti nel 2023). A ciò si aggiungono le conseguenze destabilizzanti dovute alla politica degli alti tassi di interesse nella sfera finanziaria. L'aumento dei tassi di interesse e la fine dei programmi di riacquisto delle banche centrali, rendono il settore finanziario più suscettibile alle crisi, dal momento che le obbligazioni, i mercati azionari e il settore immobiliare non possono più essere riforniti di liquidità, e/o di credito sufficiente per continuare il boom - c'è il rischio di un collasso, di crolli e terremoti dei mercati finanziari, come si è visto l'ultima volta nel marzo 2023, allorché il crollo dei mercati obbligazionari ha portato a una crisi bancaria negli Stati Uniti. [*13] Pertanto, la politica degli alti tassi d'interesse equivale a un esercizio di equilibrio sul filo del rasoio, con il settore finanziario rigonfio e con le montagne di debito globale che costituiscono il fattore di rischio maggiore. [*14] Continuare a combattere quella che appare come un'inflazione ostinata e testarda, aumenta inevitabilmente il rischio di ulteriori ondate di crisi nell'instabile sfera finanziaria. Per ridurre al minimo il rischio di crisi, l'ultima volta, nel dicembre 2023, la Fed ha annunciato ai mercati instabili che, se il tasso d'inflazione avesse continuato a scendere, i primi tagli dei tassi d'interesse sarebbero stati previsti nel 2024. [*15] In tal modo, così facendo, i banchieri centrali hanno hanno innescato sui mercati azionari dei fuochi d'artificio a breve termine, anticipando semplicemente, in questo mercato al rialzo, la potenziale fine della politica degli alti tassi d'interesse. Tale fine della politica monetaria restrittiva è perciò già stata "prezzata" - come si dice in gergo - in quello che è l'andamento dei prezzi sui mercati azionari, dove si compravende  sempre il futuro. Ma cosa accadrà se l'inflazione non si muove verso la soglia del 2% (che è l'obiettivo della Fed per la sua politica monetaria restrittiva) così rapidamente come previsto? A questo punto, ecco che allora i responsabili della politica monetaria - che con i loro commenti volevano rassicurare i mercati - si vengono a trovare improvvisamente in difficoltà. Alla fine di gennaio, i banchieri centrali statunitensi hanno annunciato che probabilmente il prossimo marzo non ci sarà nessun taglio dei tassi d'interesse [*16] , dopo che, a dicembre, il tasso d'inflazione statunitense, pari al 3,4%, era già leggermente superiore a quello del mese precedente (3,1%). [*17] Questo arretramento della politica monetaria ha fatto sì che l'effimero boom dei mercati terminasse bruscamente, con pesanti perdite. Inoltre, il settore bancario statunitense si è nuovamente incrinato, dopo che il prezzo delle azioni della banca regionale New York Community Bancorp, nell'arco di due giorni di negoziazione, è crollato di circa il 50%. [*18]. La banca, come altre banche  regionali, sta soffrendo a causa della politica dei tassi d'interesse elevati, e della connessa crisi del settore immobiliare privato negli Stati Uniti. L'istituto finanziario, che era stato considerato il vincitore della crisi del marzo 2023, ha dovuto registrare circa 552 milioni di dollari di accantonamenti, per perdite su crediti, e ha registrato una perdita di 185 milioni di dollari. [*19] A questo punto, appare possibile il ripetersi della crisi bancaria del marzo del 2023 che venne innescata dalla politica dei tassi elevati. Il crollo del titolo della Bancorp, è dovuto anche al fatto che sono proprio le banche regionali quelle che dovrebbero beneficiare dei tagli dei tassi di interesse "prezzati" dalla Fed. Di conseguenza, i banchieri centrali statunitensi sono diventati ostaggio della loro stessa politica: per la politica monetaria, il tranquillante di dicembre si sta trasformando in un ordigno esplosivo. Pertanto, se la Fed non tornerà presto a una politica monetaria espansiva - e quindi inflazionistica - la prossima crisi è già di fatto "prezzata". Con ogni probabilità, sarà questa la contraddizione fondamentale che caratterizzerà la politica di crisi del capitalismo dopo la fine della bolla economica neoliberista: un gioco di equilibri destinato in ultima analisi a fallire, un tentativo di far quadrare il cerchio della crisi sistemica, combinando la lotta all'inflazione con la stabilità economica e finanziaria.

- Tomasz Konicz - 5 Febbraio 2024 - Pubblicato su Tomasz Konicz. Wertkritik, Krise, Antifa -

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NOTE:

1 https://www.ft.com/content/b00ec9ec-5497-4543-aa57-f10873c8952b

2 https://www.investopedia.com/imf-predicts-five-years-of-sluggish-global-economic-growth-ahead-7376580

3 https://www.konicz.info/2007/03/05/vor-dem-tsunami/

4 https://francosenia.blogspot.com/2021/04/la-generosita-monetaria-e-il-grande.html

5 https://oxiblog.de/die-mythen-der-krise/

6 https://www.tagesschau.de/wirtschaft/unternehmen/evergrande-liquidierung-100.html

7 https://www.konicz.info/2015/05/17/droht-china-ein-kollaps/

8 https://www.konicz.info/2021/11/27/einstuerzende-neubauten/

9 https://www.sueddeutsche.de/wirtschaft/weltbank-konjunktur-wachstum-welthandel-folgen-schwellenlaender-1.6330300

10 https://francosenia.blogspot.com/2022/10/crisi-ed-egemonia.html

11 https://www.konicz.info/2023/11/12/inflation-finanzkrach-oder-rezession/

12 https://www.reuters.com/markets/world-bank-forecasts-2024-global-growth-slow-third-consecutive-year-2024-01-09/

13 https://francosenia.blogspot.com/2023/03/le-lacrime-di-sharon-stone.html

14 https://francosenia.blogspot.com/2023/11/qualcosa-sta-per-rompersi.html

15 https://www.cnbc.com/2023/12/13/fed-interest-rate-decision-december-2023.html

16 https://edition.cnn.com/business/live-news/federal-reserve-meeting-interest-rates-01-31-24/index.html

17 https://tradingeconomics.com/united-states/inflation-cpi

18 https://www.nytimes.com/2024/01/31/business/new-york-community-bancorp-loss-dividend.html

19 https://finanzmarktwelt.de/new-york-community-bancorp-aktie-verliert-32-massive-rueckstellungen-299547/

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