episteme epistème s. f. – Nel linguaggio filosofico, traslitt. dal termine greco che indicava inizialmente ogni conoscenza abilitante a compiere determinate attività o mestieri, e in seguito, più specificamente, [...] o proposte interpretative, dalle quali derivano sia suggerimenti per altri campi della ricerca sia sollecitazioni ideologiche e filosofiche: in tal senso, dal rinvenimento delle epistemi trae origine la considerazione interdisciplinare del sapere. (da: Treccani)
«In ogni periodo storico, in ogni società, sotto un'apparente unità, coesistono diverse epistemi. Tale pluralità, riflette la molteplicità dei modi in cui il mondo viene percepito dai diversi gruppi umani, i quali agiscono si di esso proprio a partire dal modo in cui lo interpretano. Il modo in cui si sono incontrate e si sono scontrate le diverse epistemi, ha portato a delle vere e proprie "guerre epistemiche", ma ha anche innescato dei processi di ri-funzionalizzazione e di arricchimento reciproco. A tal proposito, Michel Foucault ha analizzato a lungo ciò che ha definito "i saperi assoggettati", e che ha visto come costituiti, da un lato, da dei blocchi di conoscenze storiche sepolte e avvolte dalla "tirannia del sapere che ingloba", della "istanza teorica unitaria" e, dall'altro, da quei saperi squalificati in quanto non formali e non concettuali. Gli incontri e gli scontri, e persino le guerre tra epistemi, alla fine lo hanno spinto a studiare quella che lui ha chiamato l'insurrezione di questi saperi contro gli effetti dei poteri centralizzanti legati all'istituzione e al funzionamento del discorso scientifico che formalizza e matematizza, nell'empirismo, i dati concreti. Definendo sé stesso come uno dei membri di una società segreta, «una delle più antiche e delle più caratteristiche dell'Occidente", e stranamente indistruttibile, "la grande, tenera e accogliente massoneria dell'erudizione inutile", offre questo libero sapere, contrassegnato dal sigillo dell'ozio (greco scholè, latino otium, la cui negazione è neg-otium, commercio), agli insorti dei sensi e dei saperi negati. Il connubio tra il sapere erudito (che include e comprende il sapere storico delle lotte) e l'insurrezione dei saperi assoggettati e sottomessi, dovrebbe consentire ciò che egli chiama genealogia. E dovrebbe essere proprio la genealogia ad abolire la tirannia del sapere onnicomprensivo, portando alla luce quali sono le sue origini. In altre parole, la genealogia, che è un'antiscienza, attraverso un recupero del sapere - come si suol dire un "ritorno di fiamma" -, guiderebbe la lotta contro quelli che sono "gli effetti che ha un potere che si lega a un discorso che viene considerato scientifico". »
da: (Majid Rahnema e Jean Robert, "La puissance des pauvres", p. 151-152 )
(grazie a @Acid Prod)
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