L'incontro di Benjamin con Brecht, allorché egli decide di introdurre nella sua opera un marxismo anti-positivista, determina una svolta; e l'intensità del loro rapporto spiega la belligeranza di Adorno nei confronti del saggio di Benjamin "sulla riproducibilità tecnica". Pertanto, in tal modo, la tensione tra marxismo e messianismo, visti come se fosse un complesso inscindibile diviene consustanziale al tardo Benjamin. La teoria estetica di Walter Benjamin, si basa principalmente su "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica". E nell’epilogo egli riproduce la frase: «Fiat ars – pereat mundus». Ciò che conta, sono i diversi effetti che la pratica dell'arte - con o senza "opere" - provoca sullo spettatore. Benjamin ha cercato di opporre l'opera d'arte tradizionale – quella dotata di Aura - all'opera d'arte tecnicamente riproducibile, vale a dire quella il cui potenziale di riproduzione rappresenta una sua caratteristica strutturale, e non esterna a ciò che è il suo modo di produzione. Così facendo, vengono contrapposti gli effetti che, l'uno e l'altro tipo di opera d'arte, producono nel soggetto. Se, nella tradizione, l'iscrizione dell'opera auratica avviene attraverso il suo valore di culto, nel caso dell'opera d'arte riproducibile, invece, il rapporto dello spettatore si stabilisce a partire dall'apparato tecnico, e avviene all'interno della politica, e secondo quelle che sono le condizioni di una ricezione non individualizzata. In questo senso, «il lettore è sempre pronto a diventare scrittore», sosteneva Benjamin, facendolo attraverso la produzione di un tipo di opera che possa essere poi ricevuta da un terzo, in maniera desacralizzata e liberatoria. La trasformazione dell'autore, nel produttore di un’"opera" che si articola all'interno di condizioni di ricezione non euristiche, costituisce il presupposto per poter far sì che il lettore, in tal modo socializzato, possa esercitare il proprio lavoro di… lettura emancipata. In tutto questo, il discorso di Benjamin fa riferimento alla perdita dell'aura e al cambiamento dello status estetico, sociale e storico dell'opera d'arte. Parla del modo in cui l'arte si politicizza. La politicizzazione di una pratica artistica, dove l'arte e l'opera non sono più importanti come fine; ma piuttosto in quanto mezzo per l'emancipazione del soggetto nella società. Senza tuttavia dimenticare quale intima relazione ci debba essere tra una politicizzazione della pratica artistica e una prassi di cambiamento sociale.
Come esempio, Marcelo Expósito* cita il riferimento di Benjamin a Sergei Tretyakov: scrittore bolscevico che per primo tradusse Bertolt Brecht in russo, contribuì a radicalizzare la pratica estetica di Eisenstein, e ispirò direttamente la teoria produttivista della produzione letteraria di Walter Benjamin. Nel suo diario in una comune agricola - un kolkhoz - Tretyakov scrisse: «... senza una conoscenza esatta dell'aratro, è impossibile (...) essere l'autore di qualsivoglia opera». Meno di dieci anni dopo, verrà arrestato dalla polizia di Stalin e imprigionato. Alcuni sostengono che non venne giustiziato, e che si suicidò, ma dal momento che nessuno può scrivere l'ultimo pensiero della propria vita, non ne conosceremo mai la possibile causa.
[*] - Walter Benjamin, productivista. Marcelo Expósito. Ed. Consonni. Bilbao, 2013 -
Nessun commento:
Posta un commento