giovedì 8 febbraio 2024

Lungo il fiume, sull’acqua…

L'Amur: la geopolitica degli estremi
- di Gilles Dauvé, settembre 2023 -

« L'Amur divide ». (Colin Thubron)

«In futuro, l'Oceano Pacifico giocherà lo stesso ruolo che svolge l'Atlantico ai nostri giorni, e che aveva il Mediterraneo nell'antichità: quello della grande strada acquatica del commercio mondiale» (Karl Marx)


Nato in Mongolia e lungo 4.300 km, l'Amur attraversa i confini orientali della Russia, costeggiando il confine cinese per più di 1.500 km, poi si dirige a nord e raggiunge il Pacifico, dove sfocia nel Mare di Okhotsk proprio di fronte all'isola di Sakhalin. L'origine del nome Amur, è oscura: forse proviene da una parola indigena che significa "Grande Fiume" o "Dolcezza della Pace". Altri lo chiamano "Fangoso". In lingua manciù è detto il "fiume nero". Meta turistica, assai amata dai russi in luna di miele, il corso dell'Amur, per i suoi paesaggi e forse anche per il suo nome, viene considerato uno dei luoghi più romantici del mondo. Ma non tutti i giorni, se dobbiamo credere all'inglese Colin Thubron, il quale, dall'estate del 2018 alla primavera del 2019, a quasi 80 anni, l'ha disceso dalla sorgente alla foce, sia a cavallo che a piedi, e poi sulla Transiberiana (che non è certo un treno di lusso) e su vari mezzi, tra cui una UAZ ucraina 4×4 e una vecchia auto russa ringiovanita da un motore Renault. Dalle praterie eurasiatiche alle rive del Pacifico, passando per la taiga siberiana, fino al confine - prima tra il mondo cosacco e quello mongolo, e poi quello russo e quello cinese - il viaggio non è certo privo di pericoli: a causa di animali (cinghiali, lupi, orsi), di incidenti (una caduta da cavallo provoca la frattura di caviglie e costole) e dell'uomo (sebbene Thubron avesse i permessi necessari per poter visitare determinate aree, non sempre questi permessi venivano riconosciuti dalle autorità locali, e perciò verrà arrestato due volte, prima in Russia e poi in Cina, da poliziotti che non amano gli stranieri).

Non è nostra abitudine commentare i racconti di viaggio. Però, tuttavia, il soggetto non è estraneo agli argomenti trattati su DDT 21 e su Troploin; soprattutto dopo la guerra in Ucraina. Ed è senz'altro vero che sulle rive dell'Amur, almeno quanto altrove, sia in compagnia dei morti che dei vivi, la geografia si confonde con la storia. A cominciare da un passato lontano. Si dice che qui sia sepolto anche Gengis Khan (nato nella regione intorno al 1162), ma ci sono diversi villaggi che si contendono l'esatta ubicazione della sua tomba, oggi oggetto di culto. Nel 1689, a Nercinsk, una Cina ancora valorosa impose alla Russia una demarcazione dei confini (e dal momento che la delegazione non padroneggiava entrambe le lingue, i delegati ricorsero a degli interpreti di lingua latina). Nel 1858, i rapporti di forza si rovesciarono: ad Aigun, una Cina indebolita riconobbe la sovranità russa sull'Amur: uno dei numerosi "trattati iniqui" accettati da un impero in declino. Fu a quel tempo che Bakunin venne deportato in Siberia per un anno; allora stava progettando la creazione degli "Stati Uniti di Siberia". Nel 1861 riuscì a fuggire, attraversò la regione e si imbarcò a Nikolaevsk-on-Amur, da dove raggiunse il Giappone. «La sua evasione venne resa possibile da quella che si rivelò allora una convergenza unica di tutta una serie di fattori storici interconnessi tra di loro... (1) Il declino della Cina, come potenza, in Asia; (2) la concomitante espansione della Russia verso est, in direzione del Pacifico; (3) l'emergere del Giappone, dopo circa 250 anni di isolamento; (4) l'ascesa degli Stati Uniti, come potenza, nel Pacifico; e (5) la rivalità tra Stati Uniti e Russia per influenzare il nuovo mercato del Giappone.» (Philip Billingsley).
Magari, chissà, Bakunin pensava che fosse davvero seriamente possibile, che una futura Siberia indipendente entrasse a far parte di quella «libera Federazione slava, che per la Russia, l'Ucraina, la Polonia e per tutti i paesi slavi [...] rappresenta l'unica via d'uscita.» (lettera a Herzen e Ogarev, scritta da Bakunin nell'ottobre 1861, dopo il suo arrivo a San Francisco).

Nel 1883, la scoperta dell'oro in territorio cinese su un affluente dell'Amur, lo Zheltuga, innescò una "corsa all’oro" paragonabile a quella vissuta dalla California a metà del secolo - sebbene qui essa fosse su scala assai ridotta – e che portò all'affluire di migliaia di cercatori, principalmente russi, ma anche provenienti da altri paesi, tra cui la Francia. I funzionari della dinastia Qing erano lontani, e il territorio era senza alcuna autorità legale. Il risultato fu quello di una "Repubblica di Zheltuga", la quale mantenne l'ordine con ogni mezzo necessario, anche legale (c'erano elezioni e un parlamento), con una propria moneta, un ufficio postale, una bandiera, un ospedale (e a quanto sembra i suoi pasti erano piuttosto buoni), e un casinò, bordelli, un suo circo, un suo codice penale (senza pene detentive, che erano state sostituite da punizioni corporali, tra le quali 500 frustate per omosessualità; una severità questa, che sembra si sia molto ammorbidita allorché le donne, molte delle quali erano prostitute, vennero ammesse in questa repubblica). Ma anche una distribuzione relativamente egualitaria della terra tra i cercatori d'oro, che si basava sul lavoro cooperativo e veniva svolto sul modello dell'Artel [N.d.T.: Corporazioni, o Gilde] russo. I pionieri di questa "California sull'Amur" dicevano di essersi ispirati non solo all'Antico Testamento, ma anche alla democrazia americana. Dopo quattro anni, Cina e Russia avrebbero messo fine a questo esperimento di auto-organizzazione democratico-autoritaria. Anche in territorio russo esistevano miniere d'oro, la cui forza lavoro era costituita da galeotti; e queste miniere vennero chiuse alla fine del XIX secolo. Zona di contatto e di frattura, l'Estrema Siberia divenne così luogo di deportazione, di colonizzazione e di massacro: stragi delle popolazioni mongole locali, insieme a quelle dei buriati (oggi ridotti a essere il 2% degli abitanti della Mongolia), così come di migliaia di cinesi, nel 1902, e di migliaia di civili (tra i quali donne e bambini) nel corso della guerra civile russa, che furono vittime sia dei rossi che dei bianchi. La Mongolia non è lontana. Ex protettorato zarista, poi teoricamente indipendente ma per decenni sempre sotto il controllo totale da parte dell'URSS (e poi, nel 1945, membro fondatore dell'ONU, proprio come la Bielorussia e l'Ucraina), non venne risparmiata né dal regime stalinista né dal Grande Terrore degli anni '30, aggravato dalla volontà del governo di volerci insediare i nomadi con la forza.

Lungo un affluente dell'Amur, esisteva il territorio di Birobidzhan, il quale ospitava la Regione Autonoma Ebraica, una sorta di Palestina siberiana creata nel 1934 in competizione con l'Israele mediorientale sionista, e che nell'attuale Federazione Russa esiste ancora, amministrativamente. Dal momento che l'Unione Sovietica considerava "gli ebrei" come se fossero una "nazionalità", questa aveva pertanto il diritto, come gli altri, a un "suo" spazio geografico con la sua lingua (yiddish). Del resto, in assenza della Palestina, un tempo i sionisti avevano preso in considerazione anche l'idea di fare dell'Uganda la loro terra d'asilo. Di fatto, vittima del suo carattere artificiale e di un clima assai poco accogliente, per non parlare delle purghe degli anni '30, la popolazione ebraica di Birobidzhan, nonostante un breve afflusso che avvenne dopo il 1945, non ha mai superato le poche decine di migliaia, e molti, appena hanno potuto, sono emigrati in Israele, di modo che oggi l'oblast conta appena l'1% di ebrei.

A una certa distanza da Khabarovsk (500.000 abitanti, la più grande città russa sul fiume Amur), Colin Thubron ha visitato il luogo dove i russi, tra il 1945 e il 1950, avevano tenuto prigioniero Pu Yi: nel 1908 l'ultimo imperatore della Cina, che abdicò nel 1911 e che poi nel 1931 venne insediato come imperatore del Manciukuo - uno stato fantoccio creato dai giapponesi nel territorio cinese che avevano conquistato. Consegnato alla Cina maoista, dopo un lungo periodo di rieducazione Pu Yi divenne prima giardiniere, poi bibliotecario e infine membro del parlamento, terminando la sua vita nel 1967. Non lontano da lì, nel 1942 (o nel 1941, la data è in discussione), nasce Kim Jong-il, figlio del leader della resistenza coreana contro il Giappone, Kim Il-sung, promosso alla guida della Corea del Nord nel 1945. Si suppone che il giovane prodigio abbia camminato a 3 settimane, parlato correntemente 15 giorni dopo e che abbia scritto 150 libri (è lecito chiedersi fino a che punto gli abitanti del Paese credano a questa leggenda). Kim Jong-il è il padre dell'attuale presidente. Il gigante cinese ha perso le sue dinastie, ma la piccola Corea ne ha inaugurato una sua. A Troitskoye, una città di 15.000 abitanti, Thubron ha visitato il museo locale dedicato ai Nanaï, uno dei "piccoli popoli" della Siberia, che sopravvive come può: abiti ricamati, archi e frecce, copricapo da sciamano, i resti di una cultura tanto imprigionata quanto preservata. Sono rimasti solo 12.000 Nanaï, e la loro lingua si sta estinguendo. L'Amur scorre poi lungo il confine cinese, separando le città gemelle di Blagoveshchensk e Heihe. I bracconieri russi vendono illegalmente gli animali sull'altra sponda. Altri russi, soprannominati "i cammelli", acquistano prodotti cinesi per rivenderli poi nel loro Paese. La Russia è impotente a impedire lo sviluppo di "un mercato a senso unico dove i consumatori russi, aiutati da Mosca, acquistano prodotti lavorati in Cina a partire dalle materie prime russe" (Hérodote, 2010). Con le sue dogane corrotte e la criminalità organizzata, l'Estremo Oriente sembra il selvaggio West. A monte, a Nertchinsk, dove fu firmato il trattato del 1689, città mineraria nel XIX secolo ma oggi poco prospera, si dice che nel 2001 i membri di una banda abbiano per sbaglio dato fuoco a un arsenale. I russi denunciano un'eccessiva presenza cinese, accusando le aziende cinesi di aver acquistato o affittato terreni (1/4 della terra coltivabile, ripetono) e di aver sfruttato eccessivamente la foresta con la complicità di funzionari russi. Secondo le statistiche e le fantasticherie, la popolazione cinese nella regione nel suo complesso (fino a Vladivostok, fondata nel 1860 dopo la sconfitta russa nella guerra di Crimea per impedire agli inglesi di prendere piede nella regione) è stimata tra le 30.000 e le 250.000 unità, cifra resa ancora più incerta dalla percentuale di immigrati clandestini. David Teurtrie - (David Teurtrie, Russie. Le Retour de la puissance, Armand Colin, 2021) - stima che in tutto l'Estremo Oriente russo vivano 150.000 cinesi. È come se si fosse in un quartiere povero dell'Europa o degli Stati Uniti, il centro commerciale sorge accanto a edifici fatiscenti. Anche qui povertà e modernità si mescolano. Quando si chiede loro quale futuro sognano, gli adolescenti di una scuola disagiata immaginano di fare fortuna ... altrove. La biblioteca del villaggio ospita 2.000 libri (molti classici, tra cui traduzioni di Dickens), presi in prestito soprattutto dagli anziani e pubblicati durante l'era sovietica: "Era meglio prima", dice il bibliotecario.

Com’era "prima"?
Nell'agosto del 1939, dopo una serie di incidenti di confine, il Giappone, che occupava la maggior parte della Cina, attaccò l'URSS al confine con la Mongolia. Una controffensiva russa respinse con fermezza l'invasione e, nonostante avesse firmato con Germania e Italia un Patto Anti-Comintern esplicitamente diretto contro l'Unione Sovietica, il Giappone si astenne dall'attaccare l'URSS: i due Paesi coesistettero in pace armata fino all'agosto 1945. Trent'anni dopo, su un affluente dell'Amur, l'Ussuri, riemerge la disputa sui confini, questa volta tra la Cina maoista e l'URSS. Causa? pretesto?... le inondazioni modificarono il letto del fiume e con esso la demarcazione tra la sponda russa e quella cinese: il risultato fu una breve guerra e, secondo le versioni ufficiali, alcune centinaia di morti o - stima più credibile - almeno 20.000. Dopo il 2000, Putin dichiarò di temere che entro pochi decenni l'Estremo Oriente russo sarebbe stato prevalentemente di lingua cinese. Va detto che è vero che la Cina ha smesso di rivendicare la regione a nord dell'Amur, che era stata conquistata un tempo dalla Russia zarista. Ma la crescita della Cina sta creando uno squilibrio: il suo dinamismo industriale contrasta con un'economia russa che si basa esclusivamente sull'esportazione di materie prime e cereali, soprattutto perché ci sono 2 milioni di russi che si affacciano su province cinesi con una popolazione di 110 milioni di abitanti. Le guardie di frontiera russe hanno sostituito alla loro paura dei giapponesi fascisti, quella dei cinesi, e pertanto richiedono un permesso per viaggiare in queste aree remote. Una parte della regione è stata per molto tempo off-limits. Komsomolsk-on-Amur, fondata nel 1932 dalle squadre della Gioventù Comunista (da cui il nome della città), è al centro di un complesso militare-industriale la cui esistenza era un tempo un segreto di Stato. Centinaia di migliaia di prigionieri politici e - dopo il 1945 - di prigionieri giapponesi vi hanno lavorato, e molti hanno perso la vita. Oggi è sede di una delle più grandi fabbriche aeronautiche russe, che produce il Sukhoi Su-27 e le sue varianti, jet da combattimento che vengono venduti, tra gli altri Paesi, anche alla Cina. Poco dopo l'inizio della sua spedizione, Colin Thubron ha saputo dalla moglie, al telefono a Londra, che si trovava nel bel mezzo delle manovre russo-cinesi di Vostok 2018, che coinvolgevano 300.000 soldati, e ha sentito il frastuono causato dai trasporti di truppe che rotolavano lungo la strada. Le cifre non sono verificabili e si dice che solo 3.200 cinesi abbiano partecipato. In ogni caso, Thubron la considera "meno un'esercitazione militare che un avvertimento politico all'Occidente". Questo è stato scritto prima della guerra in Ucraina.

Si sarebbe quasi tentati di immaginare Stati Uniti, Russia e Cina come se essi fossero tre blocchi consolidati, paragonabili agli imperi totalitari che si dividono il mondo in "1984": Oceania, Eurasia ed Estasia, con due di essi sempre in guerra con il terzo, fino a quando ciascuno cambia alleato e nemico. Ma Orwell stava scrivendo un romanzo di narrativa politica nel quale la geopolitica non era il tema centrale. Nel mondo reale, le rivalità mettono i gruppi statali l'uno contro l'altro, con la possibilità che ci siano sia fasi offensive che "pause" di neutralità (armata o meno). Uno dei principali belligeranti della guerra del 14-18, la Turchia, rimase fuori dalla guerra del 39-45. La Svezia, neutrale per due secoli, è ora membro dell'Alleanza Atlantica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, due mesi prima dell'attacco tedesco del 1941, nonostante l'adesione del Giappone al Patto Anti-Komintern, l'URSS firmò un patto di neutralità con il Giappone e Mosca, per dichiarare guerra a Tokyo, aspettò fino a Hiroshima, e fu allora che l'Armata Rossa entrò massicciamente in Manciuria e Corea.

Quelle che hanno maggiori probabilità di essere utilizzate per scatenare un conflitto, sono le aree cardine: Corea, Vietnam... Ucraina oggi. Nell'estremo est dell'Eurasia, la Mongolia (a volte chiamata "esterna", in contrapposizione al territorio della Cina, considerato interno), per lungo tempo satellite dell'URSS, si è affrancata quando è scomparsa l'Unione Sovietica, inventandosi una costituzione democratica, scoprendo il parlamentarismo ed entrando nel gioco dei rapporti di forza tra le grandi potenze. Incastrata tra la Russia, che le fornisce la maggior parte delle risorse energetiche, e la Cina, con cui intrattiene la maggior parte degli scambi commerciali con l'estero, ha ritenuto che avvicinarsi alla NATO sarebbe stata una buona politica. Pur non essendo un "membro", è un "partner", così come lo sono una trentina di altri Paesi, tra cui Australia, Giappone, Corea del Sud e Ucraina (che è ansiosa di diventare membro a pieno titolo). La Mongolia ha persino dato un modesto contributo alla coalizione NATO in Afghanistan. Questo piccolo Paese (3,5 milioni di abitanti su 1,5 milioni di km2, tre volte la Francia) ora spera di sfuggire all'abbraccio dei due giganti che lo circondano, la Russia a nord e la Cina a sud. Tuttavia, avere un protettore lontano per salvaguardare la propria sovranità dal dominio dei vicini, non è però privo di rischi. Gli Stati cuscinetto hanno un peso pari a quello degli interessi fluttuanti dei principali Stati che li circondano. All'inizio del XXI secolo, tra le principali potenze di questa regione - Russia, Cina e Giappone - non c'è niente che sia stato già scritto. Quello che è il punto in cui si incontrano l'Eurasia e il Pacifico, non preannuncia lo scoppio di una Terza guerra mondiale, ma costituisce semplicemente uno di quei punti di tensione ora congelati, che però potrebbero sfociare in un grande conflitto tra x anni. L'unica certezza è che il "commercio gentile" di Montesquieu, o quello che oggi chiamiamo "battaglia pacifica" e "competizione strategica", non favoriscono certo la pace. Più di un confine è destinato a diventare un fronte, e non sappiamo dove avverrà l'esplosione. Similmente al letto dell'Amur, la geopolitica si muove e scorre. «L'Amur è un mistero», scrive il viaggiatore.

Gilles Dauvé, settembre 2023 - Pubblicato su DDT21 Douter de tout…  -

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