I vincoli economici, e quelli ecologici
- Nella crisi climatica capitalista: l'economia o il clima? -
di Tomasz Konicz [***]
Il settore economico tedesco è in fiamme. [*1] Sempre più aziende e corporazioni annunciano licenziamenti o delocalizzazioni, mentre economisti e associazioni mettono in guardia da una "deindustrializzazione" della Repubblica Federale Tedesca. Aziende come Miele, Continental, Bosch, Volkswagen, BASF e Bayer hanno già fatto notizia con i loro annunci, ma si tratta solo della punta dell'iceberg. Secondo un sondaggio della Federazione delle Industrie Tedesche (BDI), oggi è circa il 67% di tutte le aziende intervistate che si trova in procinto di delocalizzare la propria produzione all'estero, coinvolgendo in questo quei settori chiave come la chimica, l'ingegneria meccanica e la produzione automobilistica, che poi sarebbero quelli particolarmente colpiti. Il modello economico tedesco, orientato all'esportazione, che mirava pertanto a conseguire i più alti surplus di esportazione possibili, attualmente si trova nella nuova fase della crisi in cui sta entrando il sistema globale tardo-capitalista, caratterizzata da de-globalizzazione, protezionismo e crescente instabilità delle catene di produzione e di approvvigionamento globali, che si stanno disintegrando in maniera spettacolare. [*2] Attualmente, oltre agli altri paesi dell'eurozona, come paesi bersagli per le delocalizzazioni aziendali, ci sono gli Stati Uniti, dove di fatto l'amministrazione Biden sta portando avanti la politica protezionistica di Trump. [*3]
A essere troppo alti, in Germania, non sono solo i salari e le tasse, ma anche i costi dell'energia; così, in occasione dell'annuncio dei licenziamenti di massa a Gütersloh, si è lamentato Markus Miele, socio amministratore del Gruppo Miele. Nel fare questa denuncia, il signor Miele si trova del tutto in linea con quella che è la tendenza generale: per cui, nei sondaggi, una significativa riduzione dei prezzi dell'energia viene indicata da circa il 69% delle aziende – oltre alla riduzione della burocrazia – le quali la vedono come una misura sensata volta a «rafforzare l'attrattiva della Repubblica Federale, vista come piazza economica». Ragion per cui, così facendo, l'economia sta di fatto chiedendo di porre fine a quelli che sono gli sforzi (già deboli) fatti dall'Ampel-Koalition [Coalizione Semaforo] al fine di de-carbonizzare sia la produzione che la distribuzione nella Repubblica Federale Tedesca, e realizzare così un capitalismo verde ed ecologicamente sostenibile. Talvolta ciò viene perfino detto in modo esplicito. [*4] Come quando, lo scorso novembre, Rainer Dulger, il presidente dei datori di lavoro, ha invitato la Coalizione ad abbandonare i suoi obiettivi di protezione del clima, visto che i «progetti verdi dell'Ampel-Koalition» indebolirebbero la posizione delle aziende. «Se la Coalizione dovesse attuare tutto ciò che si è prefissato di fare in termini di politica climatica, a quel punto la Germania non sarà più in grado di tenere il passo a livello internazionale», ha avvisato Dulger, che ha chiesto una più ampia economia di mercato. La CDU è ben lieta di assecondare tutti quei manager e tutti quegli imprenditori che si lamentano della normativa ecologica e degli alti prezzi dell'energia, facendo richieste corrispondenti. Astrid Hamker, presidente del Consiglio economico della CDU, chiede per la Germania - che rischierebbe di diventare di nuovo il «malato» d'Europa a causa della «politica energetica più stupida del mondo» - un'agenda di crescita.
«Ignorare le leggi economiche, significa anteporre il desiderio alla realtà», ha ammonito Hamker in un suo articolo per "Wirtschaftswoche". [*5] Il politico della CDU si sta semplicemente riferendo ai vincoli imposti dal mercato, i quali derivano in maniera inevitabile dall'economia capitalistica. Ed è così che stanno le cose. La compulsione capitalistica al profitto – la necessità di valorizzare quanto più possibile il capitale investito – si impone sul mercato per mezzo della concorrenza. Se le aziende tedesche devono sostenere dei costi più elevati a causa della politica climatica del "Semaforo", esse allora si troveranno in una posizione svantaggiata sul mercato mondiale globale, rispetto a tutti quei concorrenti che invece non saranno gravati dai costi della riforma ecologica. In termini concreti, emerge una scomoda verità che finora è stata largamente sottaciuta, soprattutto da parte del movimento ecologista vicino ai Verdi. Il Green New Deal, l'idea di costruire un nuovo settore ecologico che si ponga a traino dell'economia, rimane un'illusione. [*6] Questo progetto di riforma, nel quale si verrebbe a creare un'eco-industria che dovrebbe modernizzare il capitalismo, e allo stesso tempo scongiurerebbe la crisi climatica, ha costituito la base ecologica dell'ascesa politica del Partito dei Verdi. [*7] A causa della compulsione allo sfruttamento feticistico [*8] del capitale, il capitalismo e la protezione del clima sono incompatibili tra di loro. [*9] Le cosiddette "leggi economiche" dell'economia capitalista, di cui ha parlato il politico della CDU, Hamker, costringono le società capitaliste a conseguire una sempre maggiore "crescita economica", e questo anche se la cosa finisce per aggravare sempre più la crisi climatica. Simultaneamente, viene anche messa in discussione, dai media borghesi, l'idea di un "Green New Deal", il quale avrebbe dovuto conciliare ecologia e crescita economica. Il settimanale Die Zeit [*10] e lo Spiegel-Online [*11], nei loro servizi e nelle interviste, hanno discusso gli studi in proposito, secondo i quali, a livello nazionale, l'auspicata de-carbonizzazione capitalista rappresenta un onere economico, piuttosto che un motore economico. Di conseguenza, la protezione del clima richiederebbe pertanto degli investimenti elevati, senza però creare nuove capacità produttive (il rapporto tra gli investimenti necessari e l'effettivo utilizzo di forza lavoro salariato nel settore verde, appare essere sfavorevole, e questo a causa del livello di produttività che è stato raggiunto a livello globale). [*12]
Perciò, le previsioni economiche a lungo termine continuano a prevedere, per la Repubblica federale di Tedesca fino al 2028; un misero tasso di crescita annuo che appare compreso tra lo 0,9% (secondo gli Istituti tedeschi di ricerca economica) e l'1,1% (secondo il FMI). E oltretutto, la trasformazione ecologica equivale a rallentare l'economia, dal momento che il pacchetto climatico dell'UE (Fit for 55) [N.d.T.: "Pronti per il 55%": il piano dell'UE per una transizione verde] da solo potrebbe costare alla Germania circa l'1% della sua crescita economica. In un'intervista allo Spiegel Online, l'autore di un ampio studio che si è occupato dell'interazione tra protezione del clima ed economia è giunto a una conclusione che fa riflettere: «La crescita verde è un sogno irrealizzabile, una chimera a cui dovremmo dire addio il prima possibile». Nessuno dei 36 paesi esaminati nello studio è stato in grado di «ridurre le proprie emissioni di CO2 abbastanza rapidamente, nel mentre che, allo stesso tempo, aumentava il proprio prodotto interno lordo». Il capitale e la protezione del clima - a causa della compulsione del capitale a valorizzare sé stesso - sono incompatibili. È questo è il motivo per cui la politica climatica si è messa sulla difensiva, ed ecco perché in questo momento hanno il sopravvento i negazionisti di estrema destra, del clima e del cambiamento climatico. A livello nazionale, politica climatica capitalista non solo non funziona, ma rappresenta anche uno svantaggio competitivo ben concreto che aggrava la crisi economica dell'ex campione mondiale delle esportazioni. Avviene così che, semplicemente, la Destra fossile – dall'AfD all'FDP alla CDU –, nei suoi attacchi alla politica di riforma dei Verdi, si trova ad avere dalla propria parte le "leggi dell'economia". Perciò, il Governo tedesco e la CDU, in base a quelli che sono i vincoli capitalistici, hanno semplicemente ragione.
E tuttavia, per quel che riguarda la crisi climatica capitalista, [*13] essa appare caratterizzata da dei vincoli completamente diversi, la maggior parte dei quali non finisce più nei titoli allarmistici dei giornali tedeschi. Questi vincoli si trovano nel sistema globale dei venti e nelle correnti oceaniche, nella temperatura dell'acqua e nella concentrazione salina delle acqua oceaniche del Nord Atlantico, o semplicemente nell'atmosfera. Nell'anno che è appena passato, sembra che sia già stata superata una soglia importante, dal momento che, in media, la temperatura globale si è trovata a essere di 1,5 gradi Celsius al di sopra del valore di riferimento preindustriale, raggiungendo così nuovi record storici negativi, i quali vengono costantemente misurati a livello locale e globale. Ciò si è verificato nel gennaio 2024, che è stato di 1,66 gradi Celsius superiore ai valori comparabili dell'inizio del 19° secolo. [*14] Nell'Artico e nell'Antartide, lo scioglimento dei ghiacci continua ad accelerare, al punto che ora sembra probabile un innalzamento del livello del mare di decine di metri. [*15] Nel 2023, le temperature dell'acqua hanno raggiunto dei livelli record assurdi: nel Mediterraneo si è passati a 28,7°, [*16] nell'Atlantico settentrionale si è arrivati a 25°, [*17] mentre al largo della Florida, sono stati misurati fino a 36,1°. [*18] L'aumento delle temperature e quello dei gas serra, sta creando negli oceani del mondo sempre più zone morte; zone in cui la vita non è più possibile. [*19] Avverrà che nel giro di pochi decenni, ci saranno alcune parti del pianeta che a causa del rapido aumento delle temperature diventeranno semplicemente inabitabili. [*20] Simultaneamente, nel 2023, le emissioni globali di gas serra sono aumentate dell'1,1%, raggiungendo un nuovo massimo storico di 36,8 miliardi di tonnellate di CO2. [*21] Dopo tutto, l'economia deve crescere, e questa crescita, che è soltanto un'espressione economica della compulsione del capitale a valorizzare sé stesso, produce gas serra. La crisi climatica capitalista si dirige verso il peggiore degli scenari. Le leggi del mercato - quelle che non possono essere ignorate - si trovano ora in rotta di collisione con le leggi della fisica, che nell'attuale discorso, a proposito della crisi della Repubblica federale di Germania, rimangono piuttosto sottovalutate. In realtà, sembra davvero che l'opinione pubblica stia dando maggiore importanza ai vincoli dell'economia, anziché a quelli ecologici.
Nella Repubblica Federale Tedesca, il discorso sulla crisi si basa su un assunto di base implicito, che viene sostenuto e ribadito soprattutto dalla Nuova Destra: la crisi climatica colpirà in pieno, e in primo luogo, il Sud globale, mentre i centri settentrionali del sistema mondiale potrebbero ottenere una deroga. Le campagne xenofobe per la chiusura totale delle frontiere, che in Germania, nel 2023, hanno cementato con successo l'egemonia della destra, [*22] ora sono motivate a partire dall'anticipazione di futuri movimenti di rifugiati, i quali verrebbero indotti dal clima. Il Sud sarebbe destinato a perire nella crisi climatica, nel mentre che il Nord si isola e si chiude in sé stesso: ecco qual è il calcolo, alla base di tutte queste campagne volte a sigillare i confini. Ma tuttavia, la crisi climatica non aderisce a quelli che sono gli schemi ideologici di base nei centri settentrionali del sistema globale Il primo grande disastro climatico potrebbe benissimo colpire in maniera particolarmente dura l'Europa nord-occidentale, proprio laddove populisti ed estremisti di destra stanno celebrando un così grande successo grazie al nazionalismo, alla xenofobia e all'isolazionismo. Uno studio pubblicato di recente ha confermato il pericolo di un collasso del sistema di correnti atlantiche, il quale include anche la Corrente del Golfo, che trasporta l'acqua calda dei Caraibi portandola verso il Nord Atlantico, e che fornisce all'Europa occidentale il suo clima stabile e mite. [*23] Un punto di non ritorno, che innescherebbe un'improvvisa e catastrofica sospensione della circolazione atlantica, e che è stato inequivocabilmente confermato da complessi modelli climatici. [*24] Lo scioglimento delle acque nell'Artico, sta già causando un indebolimento sempre maggiore della Corrente del Golfo; del 15%, dal 1950. Tuttavia, i ricercatori non sono in grado di prevedere quale sarà il momento specifico. Sull'Europa pende una spada di Damocle climatica, di cui il crine si potrebbe spezzare in qualsiasi momento. E nessuno può prevedere quando questo punto di svolta verrà superato. Tra un anno? Tra un decennio? Tra un secolo? Non esistono delle «realistiche misure di adattamento» allorché questo punto di svolta vienga superato. Nel giro di pochi anni, il clima cambierebbe radicalmente, soprattutto nell'Europa nord-occidentale: L'Europa si seccherebbe e diventerebbe molto più fredda, mentre il sud globale si riscalderebbe molto più rapidamente. L'abbassamento della temperatura avverrebbe a un ritmo rapido di circa tre gradi Celsius per decennio, e in inverno porterebbe alla diffusione dei ghiacci artici fino al Canale della Manica (ad oggi, il cambiamento climatico ha portato a un riscaldamento medio di 0,2° per decennio). [*25].
Un collasso della civiltà diverrebbe probabile, dal momento che negli ultimi millenni la stabilità del sistema climatico globale è stata un prerequisito fondamentale per il processo di civilizzazione. Di fronte a questa minaccia concreta, sembra perciò assurdo continuare a pensare in termini di vincoli economici, continuare a blaterare di previsioni economiche, di impulsi di crescita, di freni all'indebitamento, oppure di competitività. E tuttavia, agli occhi dell'opinione pubblica, le "leggi dell'economia" continuano a essere considerate immutabili, come se fossero leggi della natura. Da un lato, si tratta del discorso borghese reificato, con la sua attenzione delimitata ai "fatti sostanziali"; quel discorso che rende possibile propagandare, durante i dibattiti economici, l'aumento della "crescita" capitalista, che allo stesso tempo promuove anche il collasso climatico. Basta solo che il discorso economico venga nettamente separato dal discorso sul clima. Ma tuttavia, la crisi climatica capitalista non aderisce affatto a queste convenzioni. A essere decisivo, per l'apparenza "naturale" di quelli che sono i rapporti capitalistici, è il feticismo del capitale, l'auto-movimento globale che coinvolge tutti i suoi stati aggregati (denaro, merce, lavoro), e che viene inconsapevolmente prodotto dai soggetti del mercato. Nel capitalismo, le persone si trovano a essere esposte, impotenti, a una dinamica del capitale che si costituisce a partire dal mercato, che poi essi stessi elaborano, letteralmente, su base quotidiana, in quanto soggetti di mercato. Ciò può essere visto anche negli interventi pubblici della leadership della coalizione di governo, i quali chiariscono perché la massimizzazione del profitto debba prevalere sulla protezione del clima. Mediato dal mercato, il competitore che se ne frega dell'ecologia prevarrà sul mercato mondiale. Il fatto che i capitalisti non abbiano alcun controllo sul capitalismo, viene reso sempre più evidente, non solo a partire dalle crisi economiche nelle quali i terremoti dei mercati finanziari devastano intere regioni, ma anche dalla crisi climatica, che priverà l'economia delle sue basi aziendali.
Le leggi capitalistiche dell'economia, l'impulso del capitale in quanto "soggetto automatico": tutto questo è opera degli esseri umani e quindi può essere cambiato, superato e trasformato in storia. Tuttavia, in assenza di un soggetto, viene applicato e mantenuto «alle spalle» (Marx) dei produttori, come «coercizione silenziosa» delle condizioni mediate dal mercato [*26], che impongono la massimizzazione del profitto anche quando il clima sta crollando. La società, l'intera Terra con tutte le sue risorse, sono solo il materiale dell'infinito processo di valorizzazione del rapporto di capitale, in cui si deve ricavare più denaro dal denaro attraverso la produzione di merci. E questa vuota tautologia, che Marx ha sintetizzato come «soggetto automatico», è cieca a tutte le conseguenze ecologiche e sociali del suo movimento di sfruttamento. La crisi climatica capitalista non è una crisi di distribuzione, come suggerisce il termine improprio opportunistico di «giustizia climatica» [*27], ma è una crisi sistemica. Il sentimento di eteronomia, quell'eteronomia che il capitale genera nella sua compulsione feticista a valorizzare, si traduce anche nella falsa apparenza della "naturalità" del capitale e delle corrispondenti "leggi dell'economia" che i suoi apologeti amano invocare. Il superamento del rapporto capitale-merce, che oggi sta impazzendo, sarebbe perciò concepibile solo in quanto abolizione di questo movimento di valorizzazione nella società nel suo insieme, per sostituirlo con la comprensione cosciente, da parte della società, della forma e del contenuto della riproduzione. Comunque sia, il tempo del capitale è arrivato alla fine: la "crescita" infinita è autodistruttiva. L'unica questione che rimane è quella di sapere se il collasso della civiltà, verso il quale si sta dirigendo il capitale, possa ancora essere evitato, nel quadro di una trasformazione emancipatrice.
- Tomasz Konicz [***] - Pubblicato il 23 Febbraio 2024 -
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NOTE:
2 https://www.konicz.info/2024/01/25/leerlauf-der-exportdampfwalze/
3 https://www.konicz.info/2023/08/26/bidens-improvisierter-masterplan/
6 https://www.konicz.info/2019/07/05/kann-ein-green-new-deal-den-klimawandel-aufhalten/
7 https://www.streifzuege.org/2011/die-oekologischen-grenzen-des-kapitals/
8 https://www.konicz.info/2022/10/02/die-subjektlose-herrschaft-des-kapitals-2/
9 https://www.konicz.info/2022/01/14/die-klimakrise-und-die-aeusseren-grenzen-des-kapitals/
10 https://www.zeit.de/2023/20/klimaschutz-wirtschaftswachstum-energiewende-unternehmen
12 https://www.konicz.info/2012/12/09/noch-funf-jahre-2/
13 https://www.konicz.info/2018/06/06/kapital-als-klimakiller/
17 https://www.tagesschau.de/wissen/nordatlantik-temperaturen-100.html
18 https://www.tagesschau.de/ausland/amerika/klima-florida-meer-temperatur-100.html
20 https://www.konicz.info/2022/06/21/hitzetod-in-der-klimakrise/
21 https://www.pik-potsdam.de/de/aktuelles/nachrichten/co2-emissionen-im-jahr-2023-auf-rekordniveau
22 https://www.kontextwochenzeitung.de/debatte/667/die-extreme-mitte-9310.html
24 https://www.klimareporter.de/klimaforschung/studie-findet-kipppunkt-der-atlantik-stroemung
26 https://www.exit-online.org/textanz1.php?tabelle=autoren&index=22&posnr=135&backtext1=text1.php
27 https://www.konicz.info/2023/09/06/unwort-klimagerechtigkeit/
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