martedì 13 febbraio 2024

NESSUNO SA COSA PUÒ FARE UN CORPO

Nel nostro tempo, per far sì che, per mezzo di pratiche di collaborazione, l'arte e la politica del movimento si riavvicinino tra di loro, è necessario re-immaginare dei dispositivi di articolazione che siano virtuosi nella loro concettualizzazione, ma che simultaneamente siano, tuttavia, anche semplici ed efficaci nella loro realizzazione; spiega Expósito [*]. Così, una semplice inversione grafica trasforma un segno di stigmatizzazione in uno di affermazione. Ciò ha coinciso, per esempio, con il medesimo tipo di appropriazione attraverso il quale i movimenti di politica identitaria hanno risignificato positivamente - a partire dagli anni '70-'80 - parole e segni negativi che prima stigmatizzano alcuni soggetti. Bisogna quindi considerare - vedendola come una delle matrici generative delle forme espressive che caratterizzano i nuovi movimenti dell'attuale ciclo di conflitti - la matrice biopolitica; la quale riporta il corpo al centro dell'azione politica.

Essa serve a rifunzionalizzare lo spazio pubblico, inserendo in esso quei corpi che, in tal modo, vengono visti come se fossero il luogo in cui si incarnano, sia gli effetti del potere, sia la resistenza immanente che, attraverso il conflitto, vi si oppone, comprendendo quel potere che affrontano come se esso fosse un biopotere; vale a dire, come un potere sulla vita. Come un potere dal quale dipenderebbe la gestione della vita e della morte dei soggetti, e un potere che viene applicato a tale gestione.

Un altro modo, che riguarda lo sviluppo storico di queste nuove "pratiche collaborative", è rappresentato dal tentativo di collegare arte e politica emancipatoria attraverso collettivi di collaborazione tra "specialisti" della produzione simbolica e nuovi movimenti emersi dall'interno delle crisi prodotte dalle criminali politiche neoliberali. L’obiettivo era  quello di «fare in modo che ai segni della miseria non si aggiungesse la miseria dei segni». Per tutte queste ragioni, appare chiaro che la ri-articolazione tra arte sperimentale e politica dei movimenti - operata da numerose pratiche nell'attuale ciclo di conflitti - può essere vista come un aggiornamento delle ipotesi e dei prototipi che hanno avuto origine nell'esperienza storica delle avanguardie.

[*] -  Walter Benjamin, productivista. Marcelo Expósito. Ed. Consonni. Bilbao, 2013 -

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