Silicon Valley Bank: l'anello più debole
- L'attuale turbolenza nella sfera finanziaria è solo l'ultimo capitolo della crisi sistemica del tardo capitalismo -
di Thomasz Konicz [***]
Di nuovo un’altra volta?!?? A prima vista, il collasso della californiana Silicon Valley Bank (SVB) [*1] sembrerebbe preannunciare una nuova crisi finanziaria che evoca il ricordo del crollo della bolla immobiliare transatlantica avvenuta nel 2007-09 [*2]. Insieme a "Silvergate Capital", un istituto finanziario specializzato in cripto-valute che era stato messo in liquidazione poco tempo prima, e "Signature Bank", anch'essa in crisi, a essere minacciato da una conflagrazione che dovrebbe essere evitata grazie a un intervento globale da parte dei politici statunitensi (i quali hanno molta esperienza nella gestione delle crisi negli ultimi decenni [*3]), è l'intero sistema finanziario. In un primo momento, questa crisi bancaria sembrava che stesse colpendo soprattutto gli istituti finanziari che avevano legami con l'informatica: SVB era specializzata nel finanziamento di start-up nell'industria tecnologica californiana. La banca si è trovata in difficoltà dopo aver accumulato perdite per 1,8 miliardi di dollari sulla vendita di titoli [*4]. Ma dopo che la banca non è riuscita ad attuare un aumento di capitale di emergenza, ed essere così diventata di fatto insolvente, a prendere il controllo dell'istituto finanziario è stato il "Dipartimento per la protezione e l'innovazione finanziaria" (FDIC). La banca di cripto-valute, la "Silvergate Capital", che finanziava nuove società tecnologiche, è anch'essa in liquidazione.
Nelle prime reazioni pubbliche, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il Segretario al Tesoro Janet Yellen hanno cercato in tutti i modi di distinguere in maniera chiara le attuali misure anticrisi, rispetto all'approccio che venne adottato da Washington dopo lo scoppio della bolla immobiliare nel 2008 [*5]. In un'intervista televisiva, la Yellen ha categoricamente escluso che ci sarebbe stato un salvataggio statale delle banche coinvolte, simile ai famigerati salvataggi che vennero messi in atto durante la crisi finanziaria del 2008. «Il sistema bancario è assolutamente sicuro e resistente», ha dichiarato il Segretario del Tesoro, riferendosi alle riforme dei mercati finanziari e alle ulteriori regolamentazioni messe in atto in risposta alla crisi finanziaria del 2008; e questo sebbene l'amministrazione Trump avesse nuovamente sospeso alcune di queste regolamentazioni [*6]. In un suo discorso, il Presidente Biden ha rassicurato i cittadini statunitensi asserendo che possono fidarsi del loro sistema finanziario, dal momento che tutti i clienti delle banche avranno accesso ai loro risparmi. Negli Stati Uniti, la FDIC garantisce i depositi fino a 250.000 dollari, ma Biden ha annunciato che garantirà tutti i depositi bancari senza alcun limite di importo, e ne garantirà il pagamento. Ovviamente, è questo il modo in cui Washington cerca di evitare una corsa alle banche. Il Presidente degli Stati Uniti ha promesso che i contribuenti non dovranno sostenere alcun costo a causa di queste misure di crisi, poiché ne sarà responsabile il Fondo di assicurazione dei depositi, a cui le istituzioni finanziarie fanno capo. Al contrario, dal momento che quegli investitori che avevano investito capitali nelle istituzioni finanziarie colpite avevano corso un rischio, ora avrebbero dovuto sostenere le loro perdite. Il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che anche le amministrazioni delle banche in liquidazione andrebbero dismesse. Tuttavia, le concrete misure di crisi poste in atto da Washington non sono poi così tanto populiste, come ha promesso il Presidente degli Stati Uniti nel suo discorso. E questo perché, per evitare un'escalation incontrollabile come quella che si è verificata dopo il fallimento della grande banca Lehman Brothers nel 2008, Washington dovrà offrire una sorta di ancora di salvezza al settore bancario in difficoltà, e dovrà farlo nella forma di un "congelamento" della sfera finanziaria (a un certo punto, i prestiti nel commercio interbancario si sono quasi fermati dal momento che gli attori del mercato finanziario non si fidavano più l'uno dell'altro) [*7].
La scialuppa di salvataggio, lanciata dalla politica della crisi al settore finanziario tardo-capitalista in frantumi, questa volta reca il nome risonante di "Bank Term Funding Program" (BTFP) [*8]. Essenzialmente, si tratta di un programma di credito della Federal Reserve statunitense, in base al quale, a fronte di garanzie, le banche dovranno essere rapidamente rifornite di credito d'emergenza, anche in caso di manifeste turbolenze di mercato, al fine di evitare inadempienze nei pagamenti e strozzature di liquidità nel settore finanziario. Come garanzia, le banche devono in primo luogo consegnare i titoli di Stato, ma potranno anche consegnare titoli garantiti da ipoteca. Il trucco consiste nel fatto che i titoli devono fungere da garanzia per quello che è il loro valore nominale, e non per il valore di mercato corrente [*9]. Normalmente, se vogliono ricevere liquidità aggiuntiva dalla banca centrale, le banche devono consegnare i loro titoli come garanzia per il valore di mercato. Ora, così facendo, per stabilizzare il settore finanziario in crisi la banca centrale annulla il meccanismo di mercato. Inoltre, le banche possono approfittare del programma di crisi della banca centrale - noto come finestra di sconto - grazie al quale le obbligazioni possono essere poste a garanzia di prestiti che evitano i consueti tagli. I titoli di Stato, così come le azioni, vengono scambiati a un valore di mercato che può discostarsi da quello che era il loro valore nominale al momento dell'emissione. L'andamento dei tassi di interesse, e il valore di mercato dei titoli di Stato sono inversamente proporzionali. Quando i tassi di interesse scendono, i prezzi delle obbligazioni aumentano. Al contrario, quando i tassi di interesse salgono, i prezzi delle obbligazioni diminuiscono. E questo è logico: le obbligazioni che sono state emesse in una fase di bassi tassi d'interesse, perdono valore di mercato, in una quella che è una fase di alti tassi d'interesse, a causa del loro tasso d'interesse più basso. Ed è stata proprio questa fase di alti tassi di interesse - quella che le banche centrali hanno istigato in modo da combattere così l'inflazione - ad aver portato a una massiccia perdita di valore dei titoli di Stato. Gli scostamenti tra il valore nominale e quello di mercato dei titoli di Stato non sono problematici, a patto che non debbano essere venduti in anticipo. Dopo tutto, i titoli di Stato vengono solitamente utilizzati come investimenti sicuri a basso tasso di interesse e a lungo termine. Il problema insorge nel momento in cui le banche devono vendere prematuramente tali titoli, in una fase di alti tassi di interesse a causa della mancanza di liquidità. E questo è stato proprio il caso della SVB, la quale opera nella Silicon Valley, dove ci sono molte aziende che risentono particolarmente della politica di alti tassi di interesse della Fed e devono attingere ai loro depositi più spesso della media. È stato pertanto il deficit di vendite di emergenza di titoli di Stato americani [*10] a portare al fallimento della SVB. Le voci sui problemi di liquidità della banca informatica hanno poi scatenato una corsa agli sportelli, nel corso della quale, in un giorno, i clienti hanno ritirato 42 miliardi di dollari [*11]. Pertanto, la banca informatica californiana era solamente l'anello più debole di un settore finanziario instabile, visto che molte istituzioni finanziarie si trovano in una situazione simile. Nei loro bilanci esse detengono ingenti quantità di titoli di Stato, i quali stanno rapidamente perdendo valore proprio a causa della lotta all'inflazione portata avanti dalle banche centrali. Quanto è grande il problema? Secondo il Financial Times, le potenziali perdite obbligazionarie, che potrebbero derivare dalla crescente discrepanza tra valore nominale e valore di mercato, ammontano attualmente a circa 600 miliardi di dollari, solo negli Stati Uniti [*12]. Nel frattempo, stanno cominciando ad affiorare anche altri candidati alla crisi, come la banca statunitense "First Republic", che ha dovuto essere sterilizzata da diverse grandi banche, per mezzo di un'iniezione di liquidità di 30 miliardi di dollari [*13]. La Fed, in una settimana, attraverso lo sportello di sconto, ha iniettato 152 miliardi di dollari nel settore finanziario, superando nettamente il precedente record settimanale di 111 miliardi di dollari, raggiunto poco dopo il fallimento della banca d'affari Lehman Brothers nel 2008 [*14]. In confronto, nella settimana precedente al fallimento della Silicon Valley Bank, attraverso lo sportello di sconto della Fed le istituzioni finanziarie statunitensi hanno richiesto soltanto 4,58 miliardi di dollari. Pertanto, il massiccio calo del valore delle azioni bancarie degli ultimi giorni è solo un'espressione del potenziale di crisi accumulato, il quale ha portato a una corrispondente fuga di capitali. Inoltre, l'imminente fallimento del "Credit Suisse" dimostra che questo potenziale di crisi latente non è limitato solo agli Stati Uniti. Le azioni della banca svizzera in difficoltà sono crollate, a partire dal fatto che essa soffre di una massiccia fuga di capitali [*15], per cui si è sentita in dovere di chiedere alla banca centrale svizzera un "segnale di incoraggiamento" [*16]. I guardiani monetari svizzeri non sono stati avari: per stabilizzarlo temporaneamente, sono stati pompati nell'istituto finanziario in difficoltà 50 miliardi di franchi. Diciamo però che la nobile banca svizzera era anche - se vogliamo - un'istituzione finanziaria in difficoltà, la quale qualche tempo fa era già finita in acque agitate, a seguito di tutta una serie di scandali e di macchinazioni semplicemente criminose.
Pertanto, quella che sembra emergere, è un'importante differenza tra le attuali turbolenze e l'esplosione della crisi del 2007-2009. La grande speculazione immobiliare transatlantica fu accompagnata dall'emissione di massa di dubbie obbligazioni ipotecarie sub-prime, che dopo lo scoppio della bolla nel 2007 si rivelarono tossiche, e misero così in pericolo il sistema finanziario globale. Questa volta, a minacciare di rovinare le banche colpite sono i titoli di Stato considerati privi di rischio. Questi titoli non vengono acquistati a fini speculativi - come avvenne nel caso dei mutui impacchettati in "titoli" durante la bolla immobiliare - ma vengono usati come garanzia, specialmente in tempi di incertezza. Per di più, questo ultimo "terremoto finanziario" è in realtà solo l'ultimo capitolo di un processo di crisi sistemica di lunga durata [*17], nel corso della quale si alternano fasi latenti insieme ad altre manifeste [*18]. Il brusco declino del valore dei titoli di Stato, è dovuto semplicemente al fatto che molti di questi titoli sono stati emessi durante una lunga fase di tassi di interesse assai bassi. Dal 2008, dopo lo scoppio delle bolle immobiliari negli Stati Uniti e nell'UE, salvo brevi interruzioni, il sistema finanziario globale si è sempre trovato in una fase di tassi di interesse zero storicamente unica. Grazie a questa politica di "denaro a buon mercato", le banche centrali hanno stabilizzato la sfera finanziaria, mentre la politica dei tassi zero è stata accompagnata da ampi acquisti di obbligazioni spazzatura, le già citate cartolarizzazioni di mutui "tossici". In tal modo, le banche centrali sono perciò diventate discariche di rifiuti tossici del sistema finanziario globale, come dimostrano i loro bilanci gonfiati. Negli ultimi anni, la BCE e la Fed hanno acquistato miliardi in obbligazioni [*19], stampando così, di fatto, denaro. Questa "liquidità" delle banche centrali ha portato alla formazione di una corrispondente bolla di liquidità [*20], la quale ha stabilizzato l'economia globale e ha alimentato il boom della sfera finanziaria, che però nella sua fase finale di surriscaldamento ha portato ad assurdità come la speculazione a sciame con titoli meme come "Gamestop" [*21]. E così, la politica di crisi con cui sono state combattute le conseguenze della bolla immobiliare ha posto le basi per le dinamiche speculative future. Inoltre, le banche centrali si sono semplicemente limitate ad acquistare sempre più titoli di Stato, in modo da consentire il finanziamento del deficit degli Stati, soprattutto negli Stati Uniti e nell'Eurozona. I titoli di Stato sono la spina dorsale della sfera finanziaria, il loro "mercato" è gigantesco, dato che nei precedenti periodi di crisi gli Stati hanno dovuto prendere in prestito sempre di più, per poter così salvare il sistema mondiale tardo-capitalista dal collasso, attraverso programmi di stimolo economico e altre misure anticrisi. Il solo mercato dei Treasury statunitensi - in crisi da mesi e afflitto da una latente perdita di liquidità secondo il Financial Times [*22] (in parole povere: nessuno vuole comprare quella roba) - comprende titoli per un valore nominale di circa 23,5mila miliardi di dollari americani! L'esplosione della crisi che si sta profilando, è perciò assai più pericolosa di quanto sembri, poiché in un certo senso ad essere diventata fragile (per saperne di più, si veda: "Montagne di debito in movimento" [*23]) è proprio la base del sistema finanziario mondiale, costituita dai mercati del debito sovrano degli Stati centrali . Ed è davvero proprio questo il nocciolo della questione: fondamentalmente, in termini di impatto economico, non c'è alcuna differenza tra le cartolarizzazioni ipotecarie poco sicure dell'epoca della grande speculazione immobiliare transatlantica e gli obblighi di debito pubblico che ora stanno causando problemi al settore finanziario. Che si tratti del settore privato che prende a prestito i mutui sub-prime per rilanciare l'edilizia e l'economia, o si abbia a che fare con dei governi che prendono a prestito in modo da mantenere così in vita la fantastica "economia", attraverso i loro programmi di stimolo e gli investimenti; da questo punto di vista è la medesima cosa. In entrambi i casi, la domanda viene generata qui e ora, nel presente, mentre invece il credito rappresenta un'anticipazione di quella che dovrebbe essere una futura valorizzazione del capitale. Il mutuatario dell'ipoteca deve pagare il suo mutuo - compresi gli interessi - allo stesso modo in cui lo Stato deve pagare il servizio del debito pubblico per mezzo delle entrate fiscali. Quando arriva il momento in cui tutto ciò smette di sembrare realistico, ecco che le bolle speculative scoppiano, e le corrispondenti montagne di debito minacciano di crollare, e si verificano le crisi finanziarie.
Le crisi finanziarie ricorrenti sono pertanto l'espressione di un sistema globale tardo-capitalista dominato dalla crisi, il quale semplicemente opera sempre più a credito. Dall'imposizione del neoliberismo negli anni '80 - possibile solo come reazione alla crisi di stagflazione degli anni '70 [*24] - il debito globale è aumentato molto più rapidamente di quanto abbia fatto la produzione economica mondiale [*25]. In un certo senso, il capitalismo, che si basa sulla valorizzazione della forza lavoro nella produzione di merci, è diventato troppo produttivo per sé stesso: il sistema sta soffocando la propria produttività e, a partire dall'emergere dell'industria informatica avvenuta negli anni '80, manca un nuovo regime di accumulazione nel quale il lavoro salariato può essere valorizzato con profitto. Parafrasando Marx, le forze produttive stanno in qualche modo rompendo le catene dei rapporti di produzione. L'emergere di un capitalismo finanziario neoliberale globalizzato di mercato - una vera e propria economia della bolla finanziaria - costituisce pertanto una reazione sistemica a tale limite interno del capitale (Robert Kurz), il quale, a causa di una concorrenza sempre più intensa fornita dalla razionalizzazione, sta perdendo ciò che è la sua stessa sostanza: il lavoro creatore di valore nella produzione di merci. La domanda che manca, viene generata, per così dire, a credito; il che porta con sé instabilità e crisi di intensità sempre maggiore. In questo processo storico di indebitamento e di crisi, gli Stati - in quanto amministratori di crisi - giocano un ruolo sempre più crescente. Da un lato, attraverso i molteplici programmi di stimolo economico e, dall'altro, attraverso l'acquisto di titoli di Stato e altri titoli da parte delle banche centrali, le quali hanno così stabilizzato la sfera finanziaria, e di fatto stampato moneta. La politica monetaria espansiva delle banche centrali ha consentito la formazione della corrispondente bolla di liquidità: liquidità che, immessa nei mercati, ha portato a un'inflazione dei prezzi delle obbligazioni. Fino a che l'inflazione non ha raggiunto l'economia reale [*26].
La pandemia e la guerra in Ucraina, hanno infine agito come dei fattori esterni che hanno fatto scoppiare questa bolla di liquidità guidata dalla permissiva politica monetaria delle banche centrali. L'inflazione attuale viene pertanto alimentata da più fonti: oltre all'esplosione dei prezzi delle fonti energetiche, in seguito alla guerra in Ucraina, alle conseguenze inflazionistiche della diffusa crisi climatica (soprattutto per i generi alimentari) e alle strozzature nell'approvvigionamento durante la pandemia, la pressione al rialzo dei prezzi è dovuta anche alla stampa di moneta degli ultimi anni che - dopo lo scoppio in ambito finanziario della "bolla-di-ogni-cosa" - si sta ora manifestando sotto forma di inflazione reale [*27]. Per poter combattere l'inflazione, la politica monetaria si è quindi vista costretta a cambiare rotta . I tassi di interesse sono stati aumentati in rapida successione e - almeno negli Stati Uniti - sono stati ridotti gli acquisti di obbligazioni da parte delle banche centrali. Il fatto che questa politica di inasprimento monetario, considerata isolatamente, abbia avuto un certo successo è dimostrato dagli ultimi dati sull'inflazione negli Stati Uniti, dove l'inflazione è stata ridotta al 6%; pochi mesi fa gli Stati Uniti rischiavano ancora un'inflazione a due cifre. Il tasso di inflazione di base (il quale esclude i prezzi dell'energia e dei generi alimentari), solo marginalmente inferiore e pari al 5,5%, dimostra inoltre che l'aumento dei prezzi non è alimentato solo dagli shock provocati dalla guerra in Ucraina e dalla pandemia [*28]. Tuttavia, allo stesso tempo, la lotta all'inflazione ha tagliato la liquidità alla sfera finanziaria, e ha reso più difficile la creazione di quelli che nel tardo capitalismo erano dei deficit sistemicamente necessari. In poche parole, il sistema non può più funzionare semplicemente a credito (l'anno scorso il livello complessivo di indebitamento è addirittura diminuito in modo significativo, come riportato dal FMI) [*29]. Pochi mesi dopo che c'era stata la grande svolta della politica monetaria verso una politica monetaria restrittiva, la sfera finanziaria si trova quindi di nuovo sull'orlo di una vera e propria crisi bancaria, cosa che non fa altro che evidenziare la summenzionata costrizione all'indebitamento - necessaria a livello sistemico - del sistema mondiale iper-produttivo del tardo capitalismo.
Questa compulsione al debito propria del tardo capitalismo in crisi, può essere assai concretamente percepita proprio nei bilanci delle banche centrali che, come spiegato, hanno dovuto acquistare sempre più obbligazioni e titoli di debito pubblico in modo da poter così stabilizzare il sistema finanziario mondiale attraverso questa emissione monetaria indiretta. Con l'avvento dell'inflazione, e con la svolta della politica monetaria verso una politica di alti tassi di interesse, questa situazione avrebbe dovuto finire: in realtà, negli ultimi mesi il bilancio totale della Federal Reserve statunitense si è ridotto, dal momento che non sono state quasi più acquistate nuove obbligazioni e banconote. Il totale degli asset posseduti dalla Federal Reserve è sceso, dal picco di quasi novemila miliardi di dollari, a metà del 2022, fino a 8,3mila miliardi. Ma dopo il panico bancario degli ultimi giorni, è stato necessario immettere nuovamente nei mercati - nell'ambito dei programmi di crisi descritti in precedenza - una massiccia dose di liquidità, di modo che così il bilancio della Fed si è gonfiato fino a superare gli 8,6mila miliardi di dollari. Pochi giorni di crisi, sono stati sufficienti per invertire mesi di graduale riduzione dei titoli a lenta scadenza presenti nel bilancio della banca centrale. Le banche centrali non riescono a scrollarsi di dosso il ruolo di discarica di rifiuti tossici del sistema finanziario tardo-capitalista [*30]. Nella gestione della crisi capitalista, a lungo termine la disperazione si manifesta proprio in questo vicolo cieco della politica monetaria, sempre più evidente. Quella in cui si trova la politica monetaria, appare essere una vera e propria trappola della crisi [*31], nella quale di fatto si può solo determinare la strada da seguire per quello che è l'inevitabile sviluppo della crisi: deflazione o inflazione. O si dà libero sfogo all'inflazione per stabilizzare l'economia e i mercati finanziari, oppure si sceglie la strada della deflazione, che finisce per innescare un terremoto sui mercati finanziari; come il Wall Street Journal ci ha avvertito [*32]. Finora, questa aporia che attiene alla politica di crisi capitalistica [*33] - la quale evidenzia solamente quale sia il limite interno della relazione di capitale che si strangola con la sua stessa produttività - poteva essere superata grazie all'incessante costruzione della torre "di Babele" del debito globale; cosa a cui però adesso gli attuali impulsi inflazionistici stanno minacciando di porre fine. In tal modo, in ultima analisi, la politica può solo limitarsi a determinare quale sarà la forma dell'inevitabile imminente svalorizzazione del valore: o attraverso l'inflazione - che svaluterebbe il denaro in quanto equivalente generale del valore - oppure attraverso la deflazione, dove il capitale finirebbe per essere svalorizzato in tutti quelli che sono i suoi diversi aggregati di capitale costante (fabbriche, macchine, stabilimenti produttivi) insieme al capitale variabile (lavoratori salariati).
- Thomasz Konicz - Pubblicato il 21/3/022 su Tomasz Konicz. Nachrichten und Analysen: Wertkritik, Krise, Antifa -
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NOTE:
1 https://www.ft.com/content/b556badb-8e98-42fa-b88e-6e7e0ca758b8
2 https://www.konicz.info/2007/03/05/vor-dem-tsunami/
3 https://www.zeit.de/wirtschaft/2023-03/usa-silicon-valley-bank-janet-yellen-signature-bank-notenbank?utm_referrer=https%3A%2F%2Fnews.google.com%2F
4 https://www.tagesschau.de/wirtschaft/finanzen/kursrutsch-cryptobanken-101.html
5 https://www.dw.com/de/us-regierung-sichert-einlagen-bei-pleite-banken/a-64964942
6 https://edition.cnn.com/2023/03/14/politics/facts-on-trump-2018-banking-deregulation/index.html
7 https://www.konicz.info/2009/09/11/produkt-der-krise/
8 https://www.ft.com/content/72c25414-aabe-432a-a785-a8b2bd6887f9
9 https://www.finanzen.net/nachricht/zinsen/mitteilung-us-notenbank-fed-wirft-rettungsleine-aus-kreditlinie-soll-banksystem-stabil-halten-yellen-optimistisch-biden-verspricht-einlagensicherheit-12249312
10 https://www.zeit.de/wirtschaft/2023-03/usa-silicon-valley-bank-janet-yellen-signature-bank-notenbank/seite-2
11 https://edition.cnn.com/2023/03/14/tech/viral-bank-run/index.html
12 https://www.ft.com/content/5e444ba2-0afc-49e8-bfec-5fc17ef7ee39
13 https://www.faz.net/aktuell/finanzen/us-banken-stuetzen-first-republic-bank-mit-30-milliarden-dollar-18754703.html
14 https://www.manager-magazin.de/unternehmen/banken/bankenkrise-fed-gibt-ueber-notfallprogramme-derzeit-mehr-geld-aus-als-nach-lehman-pleite-a-ef292d06-47de-40eb-b8ee-e5ebb999d2db
15 https://www.ft.com/content/85f6768d-0a01-41a3-8925-1c636d3f7dbc
16 https://www.ft.com/content/0324c5a6-cecd-4fb3-85b3-7cdc99a33e4e
17 https://www.konicz.info/2021/11/16/zurueck-zur-stagflation/ Em Português: https://www.konicz.info/2021/11/18/de-volta-a-estagflacao/
18 https://www.konicz.info/2019/01/28/die-urspruenge-der-krise/
19 https://www.konicz.info/2022/12/09/geldpolitik-vor-dem-bankrott/. In Italiano: https://francosenia.blogspot.com/2022/12/al-capezzale-del-capitale.html
20 https://www.konicz.info/2015/08/26/die-grosse-liquiditaetsblase/
21 https://www.konicz.info/2021/01/30/hedge-fonds-gamestop-und-reddit-kleinanleger-die-grosse-blackrock-bonanza/ In Italiano: https://francosenia.blogspot.com/2021/02/lo-sciame.html
22 https://www.ft.com/content/bc7271f9-a0aa-4643-bed3-40d2d5ec80d1
23 https://www.konicz.info/2022/07/22/schuldenberge-in-bewegung/ In Italiano: https://francosenia.blogspot.com/2022/09/tediosi-monotoni-e-mortalmente-noiosi.html
24 https://www.konicz.info/2021/11/16/zurueck-zur-stagflation/ Em Português: https://www.konicz.info/2021/11/18/de-volta-a-estagflacao/
25 https://www.imf.org/en/Blogs/Articles/2022/12/12/riding-the-global-debt-rollercoaster
26 https://www.konicz.info/2021/08/08/dreierlei-inflation/ Em Português: https://www.konicz.info/2021/08/11/tres-tipos-de-inflacao/
27 https://www.konicz.info/2022/09/03/the-walking-debt/ In Italiano: https://francosenia.blogspot.com/2022/09/sta-per-scoppiare-la-bolla-di-ogni-cosa.html
28 https://edition.cnn.com/2023/03/14/economy/cpi-inflation-february/index.html
29 https://www.imf.org/en/Blogs/Articles/2022/12/12/riding-the-global-debt-rollercoaster
30 https://www.federalreserve.gov/monetarypolicy/bst_recenttrends.htm
31 https://www.konicz.info/2022/12/09/geldpolitik-vor-dem-bankrott/ In Italiano: https://francosenia.blogspot.com/2022/12/al-capezzale-del-capitale.html
32 https://www.wsj.com/articles/bank-failures-like-earlier-shocks-raise-odds-of-recession-beb1e376
33 https://www.konicz.info/2011/08/15/politik-in-der-krisenfalle/
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