l protagonista, Simon Schneider, vive in una casa in rovina sull’orlo di un abisso, vicino a Cap de Creus, splendida penisola al confine fra la Catalogna e la Francia. è un “traduttore previo” nonché un lettore appassionato che archivia frammenti di testi letterari. Lavora come rifornitore di citazioni per il fratello Rainer, uno scrittore di scarsa levatura che si è trasferito a New York. Lì è diventato noto come Gran Bros – autore assente e distante, emulo di Pynchon e Salinger – e raggiunge la fama grazie al lavoro per cui ha assoldato il fratello. Con il pretesto di discutere di eredità dopo la morte del padre, Rainer organizza un incontro con Simon il 27 ottobre 2017 in una Barcellona febbrile per le sue aspirazioni indipendentiste. Questa bruma insensata è un romanzo sulla tensione tra la fede nella scrittura e il suo rifiuto radicale. Enrique Vila-Matas, uno dei migliori narratori dei nostri giorni, illumina il paradosso che l’unica originalità possibile nasca dall’arte della citazione in un lucido e brillante duello di ingegni tra due modi di intendere la creazione letteraria.
(dal risvolto di copertina di: Enrique Vila-Matas. "Questa bruma insensata". Feltrinelli. Traduzione di Elena Liverani., pagg. 208, euro 18)
L’uomo che cercava le citazioni
- L’ultimo romanzo di Vila-Matas è un compendio delle sue ossessioni.Tra letteratura, arte e identità -
di Stefania Parmeggiani
Questa bruma insensata di Enrique Vila-Matas non è solo un romanzo. Lo è nella misura in cui mette in scena la storia di due fratelli – Rainer Schneider Reus, autore invisibile, nascosto dietro il nom de plume Gran Bros, e Simon Schneider, traduttore e fornitore di citazioni. Ma è anche qualcosa di più, un compendio delle ossessioni che attraversano tutta l’opera dello scrittore spagnolo: letteratura, arte, identità. È quindi un oggetto strano, a cui approcciarsi mettendo da parte ciò a cui siamo abituati dai romanzi tradizionali, quelli facilmente catalogabili. Tanto per cominciare le cuciture della trama si allentano e la prosa percorre altre strade, scivolando tra dialoghi interiori, riflessioni narrative, affreschi di paesaggi morali in rovina.
Simon, voce narrante, vive in una vecchia casa sull’orlo di una scogliera, vicino a Cap de Creus, penisola al confine tra la Catalogna e la Francia. Ha da tempo accantonato ogni velleità letteraria per lavorare come “traduttore previo”, un anticipatore delle difficoltà di un testo per il “traduttore star”, quello che firma la versione definitiva. Ma è anche un accanito lettore, un collezionista di citazioni che assorbe frammenti letterari, li isola dal contesto e li spedisce al suo velenoso e distante fratello. Mentre lui vive nell’anonimato, gravato da fallimenti personali e professionali, ossessionato dal significato delle frasi e dalle loro molteplici interpretazioni, il fratello colleziona successi. Vent’anni prima Gran Bros ha infatti abbandonato la Spagna e una carriera di scrittore mediocre per trasferirsi a New York. Appena messo piede in America ha incontrato il successo. Grazie alle citazioni e ai suggerimenti intertestuali inviategli da Simon, si è trasformato in uno scrittore agile e affascinante, inventore di uno stile unico e di cinque romanzi di breve estensione che ne hanno cancellato la mediocrità precedente per consegnarlo alla fama mondiale. Successo singolare, accompagnato da un’abilità altrettanto singolare: l’invisibilità. Non esistono foto che lo ritraggono, interviste video, indirizzi conosciuti. È un mistero, proprio come Pynchon o Salinger, ma in un’epoca in cui Internet, come un trattato di antropologia globale, sa tutto di noi e addirittura soppianta gli scrittori nel loro compito. L’opera di Gran Bros è permeata da un dubbio fondamentale che fa eco a quello di Bartleby e compagnia. In quel fortunato romanzo sul sortilegio della parola un impiegato metà Pessoa e metà Kafka tiene un diario fatto di note a piè di pagina a commento di un testo fantasma per scovare quegli autori che pur dotati di uno straordinario talento hanno rinunciato subito alla scrittura o sono rimasti paralizzati dopo un esordio brillante. In questa nuova galleria di citazioni e letture, Gran Bros appare invece come un autore dalla coscienza sporca, consapevole di come mentre lui trionfa i veri grandi autori scrivono e muoiono nel disinteresse generale. Bevitore compulsivo e arrogante, è esasperato dal successo.
Consumato dal suo stesso artificio, vive in un forte stato di angoscia per essere caduto nella trappola di credersi un vero scrittore. Almeno così confessa a Simon, il grigio collezionista di citazioni, quando lo incontra a Barcellona. Lo fa con il pretesto di discutere di eredità dopo la morte del padre e sceglie un giorno che getta un’ombra di follia non solo sulle vite dei due fratelli, ma anche sulla storia più recente della Spagna: il 27 ottobre 2017, giorno della tragicomica proclamazione di indipendenza della Catalogna. Anche l’incontro tra i due fratelli assume toni allucinatori risolvendosi in un duello di ingegni tra due diversi modi di intendere la creazione letteraria. I due personaggi si rivelano un Giano della letteratura, un unico autore dal doppio volto che incarna due pulsioni opposte: celebrità e anonimato, rinuncia alla scrittura e perseveranza. Ed ecco dunque svelato il senso stesso del titolo: l’autore va alla ricerca di qualcosa che intravede ma non riesce ad afferrare. La nebbia che nasconde le cose e offusca i confini del reale diventa il simbolo di questa ricerca. Vila-Matas si muove in «questa bruma insensata» diradando la trama a favore della prosa, risolvendo il romanzo in una furiosa diatriba sul senso della letteratura, regalandoci un altro inquietante racconto sul tema dell’identità e confermandosi come apostolo del metaletterario. Mette in scena due opposti e ritiene che questa sensazione abbia attraversato tutta la storia dell’umanità per arrivare incolume ai giorni nostri, piombando con il gioco di citazioni (alcune reali, altri fittizie) fin nelle pagine che stiamo leggendo.
Sogna una letteratura che non è legata al tempo, all’ideologia o alle circostanze. Una letteratura che esiste da sola, che non dipende da nient’altro che da sé stessa. Vila-Matas sembra condividere questa sua aspirazione, seppellendo una volta di più il romanzo attraverso un esercizio metaletterario. Con gioia, però, e anche molta autoironia. Volta le spalle ai canoni del realismo e si addentra, imperturbabile e sorridente, verso il cuore della nebbia, l’insensata bruma del titolo, a sua volta una citazione di Raymond Queneau e una metafora non solo della letteratura, ma della vita stessa.
- di Stefania Parmeggiani - Pubblicato su Robin del 10/11/2022 -
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