Combattere il riduzionismo tecno-scientifico
Per la conclusione del suo libro, Céline Lafontaine adotta una prospettiva più generale. Sottolinea quali sono i problemi legati all'impronta ecologica delle biotecnologie e della bio-oggettivazione, riferendoli alla loro (massiccia) relazione industriale, che genera inquinamento, insieme a un dispendio energetico colossale e a una diffusione incontrollata e incontrollabile delle biotecnologie in natura. L'autrice dimostra così, con grande acutezza, che l'intera tecnoscienza si basa su alcuni miti fondanti, tra i quali continua a esserci la cieca speranza in un progresso senza limiti:
«Mentre la banchisa si sta sciogliendo, e mentre il cambiamento climatico è diventato ormai ineluttabile, continuiamo comunque a inseguire il sogno di poter finalmente sfuggire ai vincoli della vita organica, e invertire gli effetti del tempo rimodellando i nostri corpi, i quali sono già diventati protesi delle nostre identità liberalizzate. Di fronte ai progressi biomedici che tendono a farci credere di essere ormai diventati gli ingegneri della nostra stessa vita, la bioetica liberale si dimostra del tutto impotente a cogliere quali sono le questioni relative alla complessità dell'essere vivente; così tanto essa rimane impregnata del mito di un soggetto autonomo distaccato dal mondo.» (Céline Lafontaine, "BIO-OBJECTS. Les nouvelles frontiéres du vivant". Seuil, 2022).
Il secondo mito, che viene demolito con fervore dall'autrice, è quello del riduzionismo, così caratteristico della scienza moderna, il quale vede tutto quanto in termini di funzionalità e informazione, e che si traduce nella biotecnologia vista come "genetismo"; la visione cibernetica della vita. Leggendo il libro, non si può fare a meno di essere d'accordo con le sue affermazioni, e si finisce per prendere molto sul serio quello che è il problema delle biotecnologie, nella misura in cui si vuol vivere in un mondo più rispettoso degli esseri viventi, dell'uomo e della natura. Tanto più che oggi ci è ancora più chiaro fino a che punto la biotecnologia e i suoi avatar di biologia sintetica - così come la biomodifica del corpo e la biocitizzazione - siano tra i principali fronti di avanzamento del tecno-capitalismo, in quello che è la sua folle corsa al profitto, al potere e all'eccesso.
La pandemia di SARS-CoV2, dove lo stimolo biotecnologico nel quale vaccino/informatica/laboratorio P4/smartphone-obbligatorio sono diventate una delle manifestazioni concrete del fronte tecno-capitalista delle biotecnologie in quello che è stato un momento di follia prometeica (corsa smisurata per "salvare il pianeta"), che si impadronisce del mondo e degli esseri umani. Allo stesso tempo, sono degli "strumenti" per chi intende semplicemente mostrare i misfatti del capitalismo, e possibilmente combatterlo. Senza per questo negare gli altri fronti principali, è arrivato il momento di condurre delle lotte che possano rallentare - se non fermare -tutto questo, e avviare così un'inversione di valori proprio nel momento in cui la biomodificazione e la biocitizzazione, così come l'intero settore medico delle biotecnologie, vengono visti il più delle volte in modo positivo, persino benefico per la maggior parte delle persone che sostengono l'emancipazione dell'individuo e una società più egualitaria.
- Groupe Grothendieck, luglio 2022 -
fonte: lundimatin#349
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