mercoledì 29 marzo 2023

« Ultima Generazione » !!

La politicizzazione del clima
- Il trattamento riservato a "Ultima Generazione" mostra il modo in cui lo Stato pensa di reagire nei confronti delle prossime proteste di massa contro la politica climatica: criminalizzazione e repressione -
di Tomasz Konicz [***]

Contro-insurrezione preventiva: questo termine, oggi alquanto dimenticato, negli ultimi decenni neoliberisti è stato usato dai critici per descrivere il totale irrigidimento del diritto penale, così come viene oggi usato per parlare delle leggi di polizia che vengono attualmente applicate contro gli attivisti per il clima. Ragion per cui, ad esempio, gli attivisti del gruppo di protesta "Ultima Generazione" hanno dovuto trascorrere diverse settimane di cosiddetta "detenzione preventiva" dal momento che - secondo una decisione del tribunale - c'era il rischio che potessero nuovamente partecipare ad azioni di blocco a Monaco. Il fatto che delle persone possano finire in prigione "preventivamente", rappresenta un inasprimento relativamente nuovo del diritto penale, introdotto frettolosamente dalla CSU nel 2018 come parte del Task Act sulle funzioni di polizia della polizia bavarese. All'epoca non erano ancora cessate le proteste contro questo inasprimento della legge, da parte dello Stato di polizia, che mina il principio dello Stato di diritto borghese, secondo il quale invece i cittadini possono essere puniti con pene detentive solo per dei reati accertati. Ci furono allora diverse organizzazioni della società civile che presentarono, senza successo, un ricorso costituzionale. Questa norma sulla detenzione preventiva - che in precedenza era assente dal diritto penale tedesco per una buona ragione - riporta alla memoria la detenzione preventiva dei nazisti.

Negli ultimi anni, la maggior parte degli Stati federali hanno cominciato a introdurre regolarmente norme di questo tipo, che nel dibattito pubblico dimentico dalla storia sono diventate da tempo "normalità". In quella che è la campagna repressiva e mediatica attualmente in corso, contro i blocchi attuati da "Ultima Generazione", si può pertanto studiare l'interconnessione esistente tra l'inasprimento del diritto penale, le tendenze dello Stato di polizia, il graduale smantellamento della democrazia e la natura di crisi del tardo capitalismo. Ecco perché il termine «contro-insurrezione preventiva» è così appropriato. Le élite del capitalismo funzionale non si fidavano del proprio sistema nemmeno cinque anni fa: esse avevano un senso della crisi assai più acuto di quello di gran parte della sinistra tedesca, cieca alla crisi. Già nell'era neoliberale, l'apparato statale si era formato una sua «coscienza della crisi» strumentale, autoritaria e repressiva, e interamente orientata al mantenimento dell'ordine pubblico nella crisi permanente. Da tempo si discute di un ulteriore inasprimento del diritto penale. Le lobby economiche e politiche della CDU e della FDP esigono che gli attivisti per il clima possano essere normalmente detenuti almeno per 30 giorni. La CSU specula, parlando di una «Frazione dell'Armata Rossa per il Clima», mentre il Ministro della Giustizia, Marco Buschmann (FDP), sta valutando a gran voce la possibilità di mettere in prigione i manifestanti per il clima. Queste misure repressive si vanno a inserire in una campagna mediatica di destra, nella quale gli attivisti per il clima vengono incolpati per gli incidenti stradali che avvengono durante le azioni di blocco. Inoltre, i media hanno cominciato a diffondere ampiamente dei sondaggi secondo i quali gran parte della popolazione rifiuterebbe le forme di protesta messe in atto da "Ultima Generazione". Ovviamente, si tratta di una campagna condotta dai soliti sospetti di destra - da Springer («anarchici del clima!») passando per la CDU/CSU («cinque anni di galera!») e fino all'AfD («estremisti del clima») - contro gli attivisti climatici; una campagna che sta semplicemente cogliendo il momento favorevole per indebolire definitivamente il movimento per il clima, e per istituire nuovi strumenti di repressione il più rapidamente possibile. Mentre all'inizio di dicembre, i ministri della Giustizia federali e statali stavano ancora discutendo se la detenzione preventiva praticata in Baviera contro «coloro che si incatenano per il clima» dovesse essere applicata a livello nazionale, ecco che a metà mese la magistratura ha agito contro "Ultima Generazione" facendo un blitz su scala nazionale. L'accusa: formazione di un'organizzazione criminale; secondo l'articolo 129 del Codice penale. Le azioni di disobbedienza civile portate avanti da “Ultima Generazione” potrebbero pertanto essere assimilabili ad atti terroristici, e al famigerato articolo 129 bis («formazione di organizzazioni terroristiche»).

È arrivato il momento di farlo. Perché fa freddo. Con il clima invernale e con la guerra in Ucraina, le preoccupazioni per gli alti costi del riscaldamento, e per un'economia che vacilla, stanno mettendo in secondo piano i timori per una catastrofe climatica. L'estate degli orrori del 2022, è stata semplicemente dimenticata dalla popolazione, la quale, grazie al continuo bombardamento messo in atto dall'industria culturale, ha una memoria pubblica di poche settimane. L'enorme pluralità delle distorsioni ecologiche, sociali e politiche attraverso le quali si sta rapidamente manifestando la crisi sistemica del capitalismo, porta al disorientamento e a un "saltellamento" della crisi, e ciò avviene nella misura in cui le cause sistemiche della crisi rimangono occultate. L'estate scorsa, quando i fiumi europei erano asciutti, gli incendi infuriavano e il caldo mieteva molte vittime, un'azione del genere contro il movimento per il clima sarebbe stata impossibile. Le diverse maggioranze generate dalle campagne diffamatorie, che ora si manifestano con il richiedere pene più severe, semplicemente non si sarebbero potute concretizzare. Mettendo in atto una campagna di repressione in "inverno", vale a dire nella stagione buia - la quale a malapena merita il suo nome, considerate le temperature di quasi 20 gradi a cavallo dell'anno -, la destra sta semplicemente approfittando di una finestra di opportunità per riuscire a creare una situazione nuova e autoritaria. La de-democratizzazione, insieme alla pratica di nuovi metodi di repressione, deve essere stabilita prima che il prossimo evento meteorologico estremo ricordi con forza alla gente che la catastrofe climatica sta progredendo animatamente e rapidamente.
Pertanto, il tempo è perciò diventato un fattore politico; ci sono vantaggi se si tiene conto del tempo nell'azione politica! Ciò è dovuto soprattutto al fatto che l'argomentazione pluridecennale, secondo cui clima e meteo sono cose diverse, non è più valida. La crisi climatica ormai si manifesta in maniera chiara , facendolo attraverso fenomeni meteorologici troppo concreti perché questa mezza verità, che i negazionisti del clima amano strumentalizzare, possa essere convincente (dopo tutto, non c'è più un solo evento meteorologico estremo che non venga identificato come una conseguenza della crisi climatica). La repressione del movimento per il clima deve perciò avvenire in un periodo dell'anno in cui la gente si preoccupa di come riscaldare le proprie case senza finire sul lastrico. Ma questa leva politica può essere tirata anche dalle forze progressiste. La prossima stagione di incendi, caldo e siccità è alle porte, e metterà inevitabilmente al centro del dibattito pubblico anche la crisi climatica, che sta assumendo caratteristiche sempre più catastrofiche. E saranno queste le condizioni meteorologiche nelle quali il movimento per il clima potrà passare all'offensiva, dal momento che con un caldo insopportabile la maggior parte delle persone, senza aria condizionata, avrà naturalmente molta simpatia per le forme di protesta radicali. In tal modo, il clima è quindi diventato un fattore altamente politico. Il vecchio slogan del '68 - plasmato dal pensiero riduzionista della lotta di classe, secondo cui tutti parlano del tempo tranne la sinistra - deve pertanto essere trasformato nel suo opposto: tutti parleranno del tempo e lo includeranno nella pianificazione del movimento, come un fattore importante dei loro calcoli politici. È questo il motivo per cui i riferimenti ai numeri attualmente negativi negli indici di popolarità del movimento per il clima - attraverso i quali i media della sinistra liberale, o i "manager del movimento" del Partito della Sinistra, vogliono dissuadere i "bloccatori climatici" dalle loro forme di protesta che disturbano le operazioni capitalistiche quotidiane - non colgono il nocciolo di questa dinamica politica meteorologica. I discorsi che parlano del "disservizio" che "Ultima Generazione" farà alla politica climatica, sono vuoti. La crisi climatica continuerà ad avanzare, del tutto indifferente all'opinione dei cittadini tedeschi sul clima, e farà letteralmente mutare l'umore della popolazione - seguendo le svolte climatiche del sistema climatico globale. Già la devastante catastrofe dell'alluvione che ha colpito la Repubblica Federale nel 2021 nel bel mezzo della campagna elettorale, può essere intesa come un fattore politico che ha certamente dato una spinta ai "Verdi". Man mano che la crisi climatica avanza, anche il movimento per il clima continuerà a guadagnare terreno; per il semplice motivo che il capitalismo, a causa della sua coercizione a crescere e a valorizzare, semplicemente non è in grado di affrontare la crisi climatica. Il capitale è il valore che si valorizza da sé solo. È il denaro che deve diventare più denaro, e lo fa bruciando energia e materie prime nella produzione di merci. Può adattarsi a quasi tutto, tranne che a sé stesso. Ecco perché in tutto il mondo le emissioni di CO2 continuano ad aumentare, e perché tale aumento delle emissioni viene brevemente interrotto solo dalle crisi economiche globali. Il far ricorso al blocco stradale - praticato da "Ultima Generazione"  - è una forma di protesta che nasce dal coraggio della disperazione, e contrasta con l'ingenuità politica quasi disarmante del gruppo, il quale si limita a lanciare semplicemente degli appelli ai politici affinché risolvano finalmente la crisi climatica. Nonostante l'attuale campagna di destra, persino l'Ufficio per la protezione della Costituzione, si è visto costretto a dichiarare che questo gruppo non è "estremista", in quanto esso si limita solo a «invitare i responsabili ad agire». Il problema di un simile approccio, tuttavia, consiste nel fatto che i politici non sono assolutamente in grado di affrontare in maniera sensata la crisi climatica, e questo a causa delle già citate contraddizioni sistemiche del capitalismo.

Senza una trasformazione del sistema, senza un superamento dell'impulso del capitalismo alla crescita, è impossibile affrontare la crisi climatica. Il capitalismo non è in grado di perseguire una politica climatica efficace. Questo semplice concetto, tematizzato da anni dalla critica del valore, nel frattempo ha raggiunto anche la sinistra. Così, invece di promuovere la divisione del movimento per il clima - dividendolo in forme di protesta "buone" e "cattive" – sarà sempre più importante generalizzare questa coscienza di crisi radicale, in modo da superare la discrepanza esistente tra forme di protesta radicali e richieste ingenue. Finora, gli «incatenati al suolo per il clima», ridicolizzati per la loro ingenuità, sono stati criticati dalla sinistra in termini di percezione pubblica delle loro azioni, soprattutto a partire dalle modalità "sociali" degli ammonimenti provenienti dai liberali di sinistra, secondo i quali i blocchi stradali avrebbero causato il malumore della popolazione nei confronti del movimento. Nella maggior parte dei casi - soprattutto in quelli riferiti allo spettro sindacale del Partito della Sinistra - viene utilizzata l'immagine dell'operaio che farebbe tardi al lavoro a causa di un blocco stradale. Ma in realtà, la crisi del clima capitalista dimostra proprio che non esiste un "soggetto rivoluzionario", e che i salariati, che funzionano come "capitale variabile" nel processo di valorizzazione, hanno un interesse endo-capitalistico nel voler prolungare il processo di valorizzazione del capitale che distrugge il loro futuro ecologico, in modo che esso possa loro garantire un presente sociale. Questa mostruosa contraddizione potrebbe essere risolta solamente nel caso in cui il salariato non volesse più dipendere dal suo salario. Alla critica reazionaria - e di pseudo-sinistra – nei confronti di "Ultima Generazione", così come essa viene in particolare praticata a partire dall'opportunismo di crisi del Partito della Sinistra (cfr. Konkret 10/2022), andrebbe contrapposta una critica radicale, mirata proprio a far emergere una coscienza radicale della crisi vista come conditio sine qua non della prassi emancipatrice: una simile trasformazione del sistema diventa così un prerequisito se si vuole evitare la catastrofe climatica.

Nel difendere la prassi dirompente di "Ultima Generazione", appare importante criticarne l'ingenuità politica. Proprio a partire dal fatto che, purtroppo, non esiste un soggetto rivoluzionario, ecco che allora la questione della consapevolezza della crisi diventa decisiva: se non si è coscienti del fatto che è il capitale - con la sua coercizione alla valorizzazione - la causa della crisi climatica, allora non è più possibile alcun percorso emancipatorio nel contesto di quelli che saranno i prossimi sconvolgimenti sociali. Per la sopravvivenza, bisogna che all'azione rivoluzionaria segua la comprensione della necessità di trasformare il sistema in tal senso. Per quanto possa sembrare illusoria, di fronte alla realtà del Paese, data la generale regressione e apatia della sinistra, una tale trasformazione radicale del movimento climatico, rimane una possibilità di successo. Oggi, la produzione ideologica del tardo capitalismo si trova sulla difensiva strategica, dal momento che, in ultima analisi, si tratta di riconciliare la popolazione con la perdita e la scomparsa della propria sussistenza ecologica. Così, la grande domanda è quella se il business dei media - ivi compresa l'industria culturale - riuscirà in un simile intento. Ragion per cui, bisogna semplicemente portare a livello sistemico la medesima percezione della realtà che ha "Ultima Generazione" - a partire dalla quale, nelle sue proteste, lotta per la sopravvivenza collettiva - anziché criticare le proteste in quanto tali.

Nei prossimi anni apparirà sempre più chiaro che a essere estremista è proprio l'adesione al capitalismo, e non il suo superamento. Questo abisso - apertosi palesemente dinanzi a noi - nel quale ora il tardo capitalismo, nella sua agonia, sta sprofondando, ci mostra quanto in prospettiva sia superflua l'ideologia. Arrivati a un certo punto, il sistema ormai a pezzi non sarà più in grado di potersi permettere l'ideologia; nemmeno nei centri capitalistici. Il pericolo, insieme al rischio della pura repressione, di una tirannia nuda e cruda, per mezzo della quale sia proprio lo stesso sistema che, nel suo crollo, soffoca ogni alternativa emancipatrice, sta aumentando sempre più rapidamente, proprio a causa dell'impossibilità di poter mettere in atto una difesa capitalista del clima. E saranno proprio i prossimi eventi climatici estremi, quelli che con ogni probabilità tracceranno il percorso della lotta per la trasformazione; sia per quanto atterrà agli impulsi emancipatori, sia per quel che riguarderà le misure repressive da parte dello Stato. E a puntare in tale direzione non saranno soltanto gli assurdi sforzi - messi in atto dall'apparato - di costruire un'organizzazione criminale costituita da dei borghesi ben educati che «si incatenano al suolo per salvare il clima», e che nelle loro azioni si limitano a invocare la Costituzione. Ed è per questo che, al contrario, il fulcro delle forze progressiste ed emancipatrici dovrà essere la lotta contro le tendenze repressive e post-democratiche dello Stato e della politica.

Quasi simultaneamente alla repressione di "Ultima Generazione", è stata scoperta anche una bizzarra cospirazione di cittadini del Reich - aristocratici ed ex comandanti delle forze speciali della Bundeswehr - che progettava niente meno che un colpo di Stato in Germania. Questi arresti avrebbero dovuto essere un ammonimento (passeggero?) rivolto a  tutte le organizzazioni di destra della DDR che, con l'avanzare della crisi, riterranno possibile poter salvare la loro "Germania" attraverso il fascismo. La crisi dei rifugiati ha già dato origine a dei corrispondenti piani di colpo di stato - tanto nello Stato quanto nella magistratura della DDR - e la crisi climatica probabilmente rafforzerà queste tendenze fasciste a stabilire una forma apertamente terroristica di crisi del dominio capitalista. La lotta per mantenere gli spazi di manovra democratici che si sono ridotti a causa della crisi, è quindi necessaria, se non altro per garantire che la semplice ricerca di alternative sistemiche alla crisi capitalistica permanente non venga, a un certo punto, bollata come "estremista" e trattata con la "detenzione preventiva"; se non con una vera e propria cancellazione.

- Tomasz Konicz [***] - Pubblicato su Konkret nel mese di febbraio del 2022 -

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