Prima del 1968, i Situazionisti già sapevano di cosa parlavano:
«L'autogestione del sistema delle merci ridurrebbe gli uomini a essere soltanto i programmatori della propria sopravvivenza: è il problema della quadratura del cerchio. Compito dei Consigli Operai non sarà dunque l'autogestione del mondo esistente, ma la sua trasformazione qualitativa ininterrotta: il superamento concreto della merce (dal momento che il processo di produzione della merce è altro che il gigantesco travisamento della produzione di sé da parte dell'uomo)»
(Mustapha Khayati, "De la Misere en Milieu Etudiant", Strasbourg 1966)
«Oggi, la parte negativa di questa affermazione può essere letta proprio come se fosse una prognosi che si riferisce al movimento antiautoritario stesso, in quella che è la sua immanente interpretazione democratica e capitalistica. A partire dalla verifica di questa prognosi, la sinistra sta veramente "tornando a casa, al proprio paese". I Verdi e il loro ambito sociale non sono altro che il cadavere puzzolente di quella che nel 1968 era la volontà emancipatrice. Questa volontà, affogata nella logica del denaro e del suo auto-movimento, non risorgerà nei suoi negli esponenti di questo movimento, come una fenice dalle ceneri, nell'imminente crisi del denaro (che in parte si è già manifestata) e in quella dell'economia delle merci; ma piuttosto si limiterà a trasformarli definitivamente in dei nuovi piccoli borghesi arrabbiati, avidi e, in ultima analisi, in degli assassini. Con la crisi manifesta delle finanze pubbliche, e un'imminente crisi economica globale, l'accaparramento e il lamento, il pianto e lo strider di denti intorno alla «pentola alternativa» dello Stato e degli enti locali tenderà ad aumentare, fino all'insopportabile e produrrà continuamente forme politiche oggi ancora in ombra. Oggi, quelle che sono le nuove speranze di una volontà sociale di emancipazione del soggetto umano si intravedono solo debolmente. A causa dell'attuale opposizione giovanile radicale degli autonomi, i quali, al loro concetto di "autonomia" hanno conferito un contenuto assai poco chiaro, come aveva fatto il movimento antiautoritario del 1968; i cui successivi sviluppi, così come i suoi risultati sociali e soggettivi, dovrebbero rappresentare un segnale di allarme. "Non basta essere per il potere astratto dei Consigli Proletari". Lo slogan astratto - sempre così tanto ripetuto - contro il lavoro salariato e per l'autonomia, rimane vuoto e inefficace se non trova fondamento nel discorso della teoria sociale, e se non si concretizza nella lotta pratica, a tutti i livelli della società, sotto forma di critica fondamentale di quella stessa forma merce e del denaro. Gli autonomi, così come gli altri movimenti futuri, o riusciranno a essere radicali, in quanto critici radicali della società del feticismo della merce e del denaro in generale, o non saranno niente.»
- Robert Kurz - da "Splendore e Miseria dell'anti-autoritarismo", originariamente pubblicato su Marxistische Kritik nº 5, del Dicembre 1988 -
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