«Vasto è l’Impero, disse il narratore, così vasto che la vita di un uomo non basta a percorrerlo tutto». Così inizia uno degli undici racconti che compongono Kalpa Imperial. A pronunciare queste parole, al cospetto di un uditorio di curiosi, è un narratore senza volto, che si appresta a raccontare la sua versione dei fatti. Dopo la fine, ogni Impero è destinato a essere ricordato, nei secoli, attraverso la propria storia ufficiale; ma è solo nel suono di innumerevoli storie parallele, apocrife, clandestine e inattendibili che potrà rinascere, di nuovo prosperare e sperare di riuscire, stavolta, a raggiungere l’eternità. Questa è la storia del più grande e antico Impero mai esistito e a raccontarla sono undici narratori diversi. Ognuno di loro sa qualcosa che gli altri non sanno. Ognuno conosce solo una piccola porzione dell’enorme vicenda di fondazione, prosperità, miseria, crolli, resurrezioni che l’Impero ha attraversato. Chiunque si sia avventurato in un viaggio nei territori dell’Impero non ha potuto vederne che una minuscola parte. Il resto è ignoto. Come ogni Impero, anche quello raccontato in questo libro non può essere oggetto di una narrazione lineare. È intrappolato, invece, in un grande ciclo cosmico che contiene in sé numerosi cicli minori. La sua esistenza si è già compiuta, ma al tempo stesso non si è esaurita. Come scrive Loris Tassi nella sua prefazione, «in mezzo secolo di intensa produzione letteraria Gorodischer ha saputo “aprire la porta”, per dirla con Cortázar, introducendo i lettori in mondi nuovi che si sono rivelati misteriosi, affascinanti e, talora, terribili».
Kalpa Imperial è un romanzo, una raccolta di racconti, un prodigio, maestoso e polifonico, culto per intere generazioni di lettori latinoamericani, amato e tradotto in inglese da Ursula K. Le Guin, un inno alla forza multiforme del racconto di fronte alla parola di ferro del potere, uno dei vertici della letteratura fantastica mondiale.
(dal risvolto di copertina di: Angélica Gorodischer, "Kalpa Imperial. Il più grande impero mai esistito". Rina Edizioni. Traduzione Giulia Zavagna, pagg. 344, euro 18)
L’impero allegorico
- Arriva in Italia il romanzo della scrittrice argentina Angélica Gorodischer pioniera del genere in Sudamerica -
di Pablo Maurette
Tra coloro che hanno considerato Il mondo sfavillante (The Blazing World) la prima opera letteraria di fantascienza vi è stata innanzitutto la sua autrice, Margaret Cavendish, duchessa di Newcastle. Pubblicato nel 1666, questo romanzo utopico racconta la storia di una ragazza rapita da marinai che la portano verso il Polo Nord dove muoiono tutti di freddo. Protetta dalla temperatura sanguigna del suo cuore virtuoso, l’eroina sopravvive e prosegue il viaggio finché la nave non attraversa il confine del nostro pianeta per arrivare in un altro mondo, il mondo sfavillante, abitato da coltissime e civilissime razze di animali che la ricevono con grande pompa e la coronano imperatrice. Cavendish, che era anche filosofa, poeta e fashion designer, dice nella lettera di prefazione indirizzata al lettore che questo mondo sfavillante è assolutamente nuovo: «Non come quello di Luciano oppure quel mondo lunare del francese, ma un mondo creato da me». Nel distinguere il suo romanzo da La storia vera (II sec. d.C), di Luciano di Samosata, e da L’altro mondo: gli stati e gli imperi della luna (1657), di Cyrano de Bergerac (strano peraltro che non menzioni l’Utopia del suo compaesano Tommaso Moro), la duchessa si presenta come la prima scrittrice a creare un mondo dal nulla avvalendosi soltanto del potere dell’immaginazione.
Verso la fine del Seicento, sempre in Inghilterra, va in stampa il capolavoro di Aphra Behn, Oroonoko, lo schiavo reale (1688). Sebbene non menzioni Cavendish, l’inizio della novella pare contestare in modo diretto la poetica di Il mondo sfavillante. Scrive Behn: «Io non pretendo di intrattenere il mio lettore con le avventure di un eroe inventato della cui vita e sorte la fantasia possa gestire secondo il piacere del poeta. C’è abbastanza realtà a sostenere questa storia e a renderla divertente senza l’aggiunta dell’invenzione». Il fatto che Oroonoko sia infinitamente più efficace e più toccante che Il mondo sfavillante ha semmai a che vedere con questa differenza concettuale. Cercando in modo ingenuo (tipicamente da filosofo, tra l’altro) di separare la ragione dalla fantasia, Cavendish crea dei personaggi rigidi ed inerti. Behn a sua volta illude il lettore giocando con i limiti tra realtà e finzione e crea un mondo perspicuo con dei personaggi tangibili che patiscono una tragedia straziante. Il dilemma di Cavendish diventerà la principale sfida della fantascienza. E cioè: come creare dal nulla mondi evidenti che si sostengano da soli per la forza e concretezza della loro densità letteraria. Kalpa Imperial: Il più grande impero mai esistito non riesce a superare la prova. Come nel caso di Il mondo sfavillante, il suo maggior pregio è puramente storico, più contestuale che non testuale. Se Cavendish è stata pioniera assoluta del genere, Angélica Gorodischer (Buenos Aires, 1928 – Rosario, 2022) lo è stata in Sudamerica. Pur senza essere stata la prima donna a pubblicare fantascienza in spagnolo, è stata senza dubbio la più influente.
In un’intervista con Carolina Roche, Gorodischer racconta di aver scoperto la fantascienza attraverso Cronache marziane, di Ray Bradbury. «In quel momento mi sembrò che ero capace di inventare dei mondi». Kalpa Imperial, scritto durante gli anni dell’ultima dittatura militare in Argentina e pubblicato contemporaneamente al ritorno della democrazia (1983-1984), è la sua opera più celebrata. Il libro è composto da racconti indipendenti che narrano episodi nella storia di un impero immaginario.
Nel 2003 uscì la traduzione in inglese a cura da non altri che Ursula K. Le Guin, grande ammiratrice di Gorodischer. Questa edizione pubblicata da Rina Edizioni, la prima in Italia (con prefazione di Loris Tassi), arriva in un’esemplare traduzione di Giulia Zavagna che preserva con rigore lo stile di Gorodischer, un linguaggio preciso ed elegante che permette al lettore di scivolare piacevolmente sopra una superficie liscia e fredda come il ghiaccio. Si tratta tuttavia di ghiaccio nero, quel fenomeno che si produce sopra l’asfalto dopo una pioggia congelantesi, perché al di sotto della superficie non c’è altro che la caligine, un grande nulla opaco. I personaggi sono bidimensionali, figure fuori fuoco le cui parole e azioni vengono dettate da idee che non riescono mai ad accendere la scintilla della vita.
Il narratore, l’imperatore e l’imperatrice, l’archivista, i principi oscuri, la fantesca, il gigante, non fanno mai il salto mortale dalla parola all’effetto vivo, all’emozione, al mistero. I racconti spesso sembrano parabole, ma prive della profondità storica millenaria che danno sostanza a quelle della Bibbia. E, nonostante i colori metafisici d’ispirazione chiaramente borgesiana, allo stile manca la più grande virtù di Borges, la concisione. Infine, Gorodischer non narra tanto quanto allegorizza. Il problema, come capì bene Walter Benjamin, è che nel discorso allegorico qualsiasi oggetto può far riferimento a qualsiasi cosa. L’allegorista svaluta il mondo mentre il genio letterario lo trasfigura.
- Pablo Maurette - Pubblicato su Robinson del 10/11/2022 -
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