«Lo Stato a cui Antigone si oppone, si fonda sulla legge come eccezione permanente alla giustizia e all’eros. [...] La decomposizione della morte infetta la vita. La condanna di Antigone di vivere reclusa in una tomba (con tutti mezzi necessari di sussistenza), è la prescrizione di un principio totalitario di sudditanza che riguarda tutti: dovete vivere da morti dentro, per tenervi in vita materialmente. Interpretare il suicidio di Antigone come resa nichilistica, sacrificale al potere dei morti viventi, è, in effetti, un grave errore che spoglia il gesto tragico della sua capacità di sospendere l’effettività, la linearità dell’azione. Uccidendo dentro di sé la tentazione, a cui si sottomette Ismene, di vivere come morta, Antigone separa la morte dalla vita e afferma la vittoria della seconda sulla prima. Muore da viva.»
(Monica Ferrando)
Nessun commento:
Posta un commento