Azzardo morale o distruzione creativa?
- di Michael Roberts -
Mentre scrivo, i prezzi delle azioni e delle obbligazioni delle banche regionali statunitensi stanno precipitando, in picchiata. E una grande banca internazionale svizzera, "Credit Suisse", va verso il fallimento. Quella che sembra profilarsi all'orizzonte, è una crisi finanziaria che non si vedeva dal crollo finanziario globale del 2008. Quale sarà la risposta che verrà data dalle autorità monetarie e finanziarie? Nel 1928, quello che era l'allora segretario al Tesoro, il banchiere statunitense Andrew Mellon spinse per un aumento dei tassi di interesse, al fine di poter controllare l'inflazione, e frenare la speculazione del mercato azionario, allora alimentata dal credito. Su sua richiesta, il Federal Reserve Board cominciò ad alzare i tassi di interesse, fino a che, nell'agosto 1929, la Fed portò i tassi a raggiungere un nuovo massimo. Solo due mesi dopo, nell'ottobre del 1929, il "New York Stock Exchange" [La Borsa di New York ], durante il "martedì nero", subì quello che è stato il peggior crollo di tutta la sua vita. La storia si ripete. Mellon, nel 1929, non si fece scoraggiare. Consigliò all'allora presidente Hoover di «liquidare il lavoro, liquidare le azioni, liquidare gli agricoltori, liquidare le proprietà immobiliari... questo eliminerà il marcio dal sistema. In tal modo, l'alto costo e l'alto tenore di vita si ridurranno. La gente lavorerà di più, e vivrà una vita più morale. I prezzi si adegueranno, e le persone intraprendenti prenderanno il posto di quelle meno competenti». In aggiunta a tutto questo, inoltre, si fece anche sostenitore dell'eliminazione delle banche "deboli", vedendolo come un prerequisito, duro ma necessario, per la ripresa del sistema bancario. Una simile "eliminazione" avrebbe dovuto essere realizzata a partire dal rifiuto di prestare contanti alle banche (prendendo i prestiti e gli altri investimenti come garanzia), e soprattutto rifiutando di mettere in circolazione altro contante. Così alla Grande Depressione degli anni '30 fece seguito un grande crollo bancario.
Nel 2008, nel momento in cui si è verificato il crollo finanziario globale, inizialmente le autorità avevano puntato a qualcosa di simile. Dapprima, hanno permesso che la banca d'investimento "Bear Stearns" fallisse. Ma ecco che poi ne è arrivata subito un'altra, la Lehman Bros. Qui, la Federal Reserve ha tentennato, ma alla fine ha deciso di non salvarla per mezzo di un salvataggio del credito. Quel che ne è seguito, è stato un crollo vertiginoso delle azioni e di tutti gli altri asset finanziari, e una profonda recessione: la Grande Recessione. All'epoca, il presidente della Fed, Ben Bernanke, era presumibilmente uno studioso della Grande Depressione degli anni '30; eppure ciononostante acconsentì al fallimento della banca. In seguito, ha poi riconosciuto che - in qualità di «prestatore di ultima istanza» - il compito della Fed era proprio quello di evitare simili crolli, in particolare proprio per quelle banche che erano «troppo grandi per fallire», in quanto avrebbero finito col diffondere la crisi in tutto il sistema finanziario. Oggi, appare chiaro che i governi e le autorità monetarie vogliono evitare di «liquidare, liquidare», insieme a quello che equivarrebbe al crollo di Lehman,sebbene una politica del genere farebbe piazza pulita dei «rami secchi» e di tutto il «marciume del sistema», a beneficio di un «nuovo giorno». Ma questo, dal punto di vista politico, sarebbe disastroso per i governi che si troverebbero a presiedere all'ennesimo collasso bancario; mentre, dal punto di vista economico, tutto ciò scatenerebbe probabilmente un nuovo e ancor più profondo crollo. Pertanto è meglio «stampare più denaro», in modo da salvare così i correntisti e gli obbligazionisti delle banche, scongiurando il contagio finanziario; se si considera che il sistema bancario è interconnesso.
È questo ciò che le autorità hanno fatto nel 2008-9, e che eventualmente faranno anche questa volta. Ufficialmente, all'inizio i funzionari non erano convinti di salvare la Silicon Valley Bank (SVB). Ma hanno cambiato rapidamente idea dopo essersi resi realisticamente conto dei segnali di una possibile corsa agli sportelli bancari in tutti gli Stati Uniti. Le interviste ai funzionari coinvolti nelle decisioni, dipingono un quadro che parla di 72 ore frenetiche. È probabile che anche il Credit Suisse finirà per ricevere un sostegno finanziario analogo. Oggi esistono ancora dei sostenitori dell'approccio proposto da Mellon, e continuano ad avere ancora ragione. Ken Griffin, fondatore di un grande fondo speculativo, "Citadel", ha dichiarato al Financial Times che il governo statunitense non avrebbe dovuto intervenire per proteggere tutti i depositanti di Silicon Valley Bank. E ha poi proseguito dicendo: «Si suppone che gli Stati Uniti dovrebbero essere un'economia capitalista, e invece è proprio questo che vediamo crollare sotto i nostri occhi... Quello che abbiamo visto in atto con il salvataggio totale dei depositanti da parte del governo, è stata la perdita di qualsivoglia disciplina finanziaria». «Non possiamo permetterci un "azzardo morale"» - ha concluso - «Le perdite per i depositanti sarebbero state irrilevanti, e avrebbero fatto capire che la gestione del rischio è essenziale». "Azzardo morale", è un termine che viene usato per descrivere quel che avviene quando le banche e le aziende ritengono di poter sempre in qualche modo ottenere denaro o credito da qualche parte, ivi compreso dal governo. In modo che, pertanto, se fanno delle speculazioni avventate che vanno male, non importa. Verranno salvate. E come avrebbe detto Mellon: è immorale.
L'altro aspetto della questione, consiste invece nel fatto che le banche che si trovano in difficoltà devono far sì che coloro che depositano i loro contanti presso di loro non li perdano per colpa loro. Ragion per cui, i governi devono intervenire in modo da salvare i correntisti. E anche loro hanno ragione. Come ha detto - quando è emerso il crollo della SVB- un altro miliardario della finanza, Bill Ackman, la Federal Deposit Insurance Corporation deve «garantire immediatamente tutti i depositi» perché «senza il nostro sistema bancario comunitario e regionale, la nostra economia non funzionerebbe». Mark Cuban ha espresso la sua frustrazione per il tetto massimo di assicurazione della Federal Deposit Insurance Corporation, la quale per un conto bancario garantisce solo fino a 250.000 dollari, ritenendolo pertanto «troppo basso»; inoltre ha insistito affinché la Federal Reserve acquisti tutte le attività e le passività di SVB. Il rappresentante Eric Swalwell, democratico della California, si è unito al coro, twittando che «Dobbiamo assicurarci che tutti i depositi che superano il limite FDIC di 250.000 dollari vengano onorati». L'ironia della sorte sta nel fatto che a chiedere i salvataggi sono proprio quei capitalisti di ventura i quali di solito si schierano invece fermamente a favore del «libero mercato e dell'assenza di interventi governativi». Un altro sostenitore dei salvataggi è Sacks, collaboratore di lunga data dell'investitore Peter Thiel, che crede fermamente nel «libero mercato» e nel «capitalismo». Ma è stato proprio il Founders Fund di Thiel a contribuire a dare il via alla corsa agli sportelli che ha affondato la SVB. L'editorialista del Financial Times Martin Wolf ha spiegato il dilemma. «Le banche falliscono. Quando lo fanno, coloro che ci rimettono invocano il salvataggio da parte dello Stato». Il dilemma è che si pone è: «se il rischio minacciato è abbastanza grosso, allora avrà successo. È in questo modo che, crisi dopo crisi, abbiamo creato un settore bancario che in teoria è privato, ma che in pratica è un servizio dello Stato. Quest'ultimo, da parte sua, cerca infatti di frenare il desiderio che azionisti e dirigenti hanno di sfruttare le reti di sicurezza di cui godono. Il risultato è un sistema diventato essenziale per il funzionamento dell'economia di mercato, ma il quale non opera secondo le sue regole». Quindi si tratta di "azzardo morale", visto che l'alternativa è l'Armageddon. Come conclude Wolf: «è un casino». Qual è dunque la soluzione proposta per evitare questi continui pasticci bancari? L'economista liberale Joseph Stiglitz ci spiega che «SVB rappresenta assai più che il fallimento di una singola banca. È il simbolo di tutti i profondi fallimenti relativi al modo in cui è stata condotta la politica normativa e monetaria. Come per la crisi del 2008, che era prevedibile e prevista». Ma subito dopo averci detto che la regolamentazione non funziona, ecco che Stiglitz sostiene che ciò di cui abbiamo bisogno è una regolamentazione maggiore e più severa! «Abbiamo bisogno di una regolamentazione più severa, per garantire che tutte le banche siano sicure». E scusa, come ha funzionato finora?
Nessuno ha niente da dire circa la proprietà pubblica delle banche; niente da dire su come rendere l'attività bancaria un servizio pubblico, anziché un vasto settore di speculazione sconsiderata a scopo di lucro. La SVB è crollata perché i suoi proprietari, per aumentare i loro profitti hanno scommesso sull'aumento dei prezzi dei titoli di Stato e sui bassi tassi di interesse. Ma è andata male, e ora gli altri clienti delle banche ne pagheranno le conseguenze con un aumento delle commissioni e delle perdite per la Federal Reserve; e per pagare l'ennesimo pasticcio bancario, mancheranno i finanziamenti agli investimenti produttivi. Ecco cosa ho detto 13 anni fa: «La soluzione per evitare un altro crollo finanziario, non risiede solo in una maggiore regolamentazione (anche qualora non venisse annacquata come hanno fatto le regole di Basilea III). I banchieri troveranno sempre dei nuovi modi per perdere i nostri soldi, giocando d'azzardo per realizzare profitti per i loro proprietari capitalisti. Nella crisi finanziaria del 2008-9, è stato l'acquisto di "mutui subprime" avvolti in strani pacchetti finanziari chiamati mortgage backed securities e collateralised debt obligations, che si trovavano nascosti fuori dai bilanci delle banche, e che nessuno, comprese le banche, ha mai capito. La prossima volta si tratterà di qualcosa di diverso. Nella disperata ricerca del profitto e del guadagno, non esistono limiti prometeici agli inganni finanziari». Ma torniamo al dilemma relativo alla scelta tra «azzardo morale» e «liquidazione». Come diceva Mellon, per il capitalismo, liquidare i fallimenti - anche se comporta un collasso - è un processo necessario. Si tratta di un processo di «distruzione creativa»; così come lo ha descritto l'economista Joseph Schumpeter negli anni Trenta. La liquidazione e la distruzione del valore del capitale (unitamente alla disoccupazione di massa) possono gettare le basi per un capitalismo «più snello e più in forma», in grado di rinnovarsi in vista di un maggiore sfruttamento e accumulo che sia basato su una maggiore redditività per coloro che riescono a sopravvivere alla distruzione. Ma i tempi sono cambiati. Per gli strateghi del capitale, per le autorità monetarie e per i governi, è diventato sempre più difficile prendere in considerazione la liquidazione. Per i governi in carica, l'unica opzione per evitare un crollo e un disastro politico è l'azzardo morale. Ma i salvataggi, e una nuova ondata di iniezioni di liquidità non solo annullerebbero del tutto quelli che sono stati i vani tentativi delle autorità monetarie di controllare i tassi di inflazione; rimasti tuttavia ancora elevati. Significherebbe anche che le economie, incapaci di uscire dallo stato di zombie, continueranno ad avere una bassa redditività, dei bassi investimenti e una bassa crescita della produttività. Un'altra lunga depressione.
- Michael Roberts - Pubblicato il 15/3/2023 - su Michael Roberts blog. Blogging from a Marxist economist -
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