Citizen Trump: sotto il giogo dell'eccesso
- di Todd McGowan -
Cosa manca a Kane
C'è stata almeno una volta in cui Donald Trump ha dimostrato di essere più competente di qualsiasi altro presidente americano: alla domanda su quale fosse il suo film preferito, Donald Trump ha dato una risposta degna di uno studioso di cinema. Ha rammentato "Quarto potere" [Citizen Kane] (1941) di Orson Welles, non solo in quanto miglior film di tutti i tempi, ma anche come il suo preferito. Sicuramente, si tratta della migliore risposta a questa domanda avrebbe potuto dare qualsiasi altro presidente americano. Ma se si guarda a fondo, la cosa ha tutte le caratteristiche di un errore inconscio. Trump identifica come suo film preferito, quello che è l'unico film in cui si racconta il vuoto di un uomo ricco e potente, che per di più ha una sorprendente somiglianza con lui stesso. Infatti, come modello per il personaggio di Kane, si è tentati di associare Donald Trump a Citizen Kane a causa delle somiglianze tra Trump e Charles Foster Kane (Orson Welles). E per quanto sappiamo che non è stato così, si arriva a immaginare che Welles avesse in mente proprio Trump, piuttosto che William Randolph Hearst. Ora, tutto questo suggerisce che Trump, più che essere una persona sui generis (come è stato spesso interpretato), faccia parte di una lunga serie di figure americane. Tanto Trump quanto Kane hanno costruito imperi finanziari nell'industria dei media, e a partire da lì si sono procurati cariche politiche grazie alla loro magniloquenza e arroganza. È impossibile non vedere come tra di essi esistano dei parallelismi. Ma ai fini dell'ascesa di Trump, l'importanza di Citizen Kane non consiste tanto nelle somiglianze tra le loro vite, quanto piuttosto nel fatto che il film ci fornisce una analisi della sua politica e del suo consenso popolare. E in tal senso, è proprio il suo amore per il film che richiede che il film sia da lui interpretato in maniera sbagliata; perché solo così può essere possibile conciliare tale amore con il suo stile di fare politica. Infatti, il film mostra il difetto fondamentale del genere di promessa fatta da Trump, la quale consiste nel sostituire un oggetto perduto per mezzo di un'incessante accumulazione. Citizen Kane è il ritratto di una figura dell'eccesso[*1] . Il film descrive come un abuso - nello specifico l'accumulazione eccessiva di beni - derivi dal tentativo di superare una carenza. Ma questo tentativo si rivela terribilmente fallimentare. Kane accumula una quantità crescente di oggetti che sortiscono l'effetto paradossale di aumentare la sua insoddisfazione, anziché alleviarla. Quanto più egli cerca di sopperire alla mancanza, ricercando l'eccedenza, tanto più diventa bramoso. In altre parole, quanto più produce in eccedenza, tanto più sente la mancanza, perché la ricerca dell'eccedenza fatta ai fini di sfuggire a questa mancanza [transfinita] continua a fallire. L'oggetto che caratterizza il suo status di soggetto bisognoso, la slitta chiamata “Rosebud”, viene dimenticato e scompare in mezzo all'eccedenza di merci. Trattandosi di un oggetto identificato dalla mancanza, essa non incarna il possibile appagamento del desiderio, ma l'intrinseca incompletezza del soggetto, la mancanza che nessun oggetto può eliminare. La slitta, a differenza di tutte le merci che Kane accumula, mostra la propria insufficienza (proprio quella mancanza che Trump, ma anche tutta la soggettività capitalistica, deve tollerare). Contrapponendo la slitta, come oggettivazione della mancanza, all'eccedenza degli oggetti accumulati dal protagonista, il film Citizen Kane presenta un'immagine del godimento che sfida il sistema capitalista.
Il film inizia con la parola di Kane morente, "Rosebud"; cerca così di collegare un oggetto a questo significante attraverso una serie di interviste infruttuose, condotte dal giornalista Jerry Thompson (William Alland). Anche se Thompson non trova mai la soluzione al mistero per tutto il film, alla fine Wells dà allo spettatore la risposta che nessuno nella diegesi può imparare [*2]. Ma la chiave della risposta si rivela completamente deludente. Nella scena in cui un dipendente della villa di Kane getta vari oggetti in una fornace, si vede una slitta per bambini che viene bruciata e il nome "Rosebud" scritto su di essa. Il pubblico collega questo a una scena iniziale del film: Kane gioca con questa slitta, ma Walter Thatcher (George Coulouris) arriva e lo porta via dalla casa dei suoi genitori per dargli la migliore educazione possibile. Sebbene il giovane Kane abbia un buon rapporto con sua madre, suo padre era violento. Questo porta la madre a mandarlo via, usando per farlo la fortuna che ha ereditato in modo da dargli così quella che presume sarà una vita migliore. Visto il trattamento che Kane ha subito da parte del padre, la slitta non può rappresentare un periodo della vita segnato dall'innocenza e dalla pura soddisfazione. La slitta non è un ideale dimenticato che Kane ha perso o che ha tradito. Non è qualcosa di piacevole che Kane abbia perso. Piuttosto, rappresenta la perdita stessa. Kane si riferisce alla slitta come a un oggetto perduto, non come a qualcosa che può ancora essere ottenuto. Quando perde la slitta, perde la propria perdita in quanto tale [*3]. Sebbene "Rosebud" sia una parola morente, Kane trascorre tutta la vita cercando di sfuggire alla sua mancanza, accumulando cose in maniera eccessiva. Citizen Kane rappresenta le conseguenze della negazione compulsiva e feticistica di questa caratteristica mancanza di soggettività capitalista. La slitta mancante rappresenta questa mancanza; l'eccessiva accumulazione di merci, a sua volta, oscura la persistenza di questa mancanza. La merce della slitta funziona come un feticcio che offre e promette completamento al soggetto; si tratta, tuttavia, di una promessa che egli viola e ricostituisce perpetuamente. Mostrando il contrasto tra la slitta come oggetto perduto e l'infinità di oggetti empirici accumulati da Kane, Orson Welles offre una delle visioni più chiare di come la dialettica della mancanza e dell'eccedenza si sviluppi all'interno della società capitalista. Citizen Kane si concentra sul contrasto tra la singolarità dell'oggetto perduto e impossibile, il quale fornisce soddisfazione attraverso la sua assenza, e l'eccessiva accumulazione di oggetti empirici. Questi rendono il soggetto incapace di riconoscere la propria forma di soddisfazione. Kane passa la sua vita a cercare di colmare la mancanza con l'eccedenza, ma muore rimpiangendo la sua incapacità di riempirla. Nessuno nella realtà diegetica lo fa, ma al contrario, è lo spettatore che sperimenta l'oggetto perduto alla fine del film; in tal modo è in grado di riconoscere questo oggetto come fonte di soddisfazione [*4]. Si vede quindi, in Citizen Kane, che l'eccedenza è una risposta alla mancanza, un tentativo di sostituire ciò che il soggetto non possiede con un'eccedenza che si sforza di ottenere continuamente. Kane risponde alla mancanza in modo eccezionale, in modo più eccessivo rispetto alla maggior parte delle persone. Ma, anche così, lavora come se fosse un ragazzo esemplare. L'ingresso nel linguaggio – la sottomissione al significante – produce un soggetto bisognoso, un soggetto con desideri che non possono essere soddisfatti [*5]. Questi desideri forniscono soddisfazione attraverso il loro non appagamento, piuttosto che il loro appagamento, attraverso la ripetizione del fallimento che caratterizza il desiderio. Ogni volta che il soggetto incontra un oggetto specifico che promette di soddisfare il suo desiderio, ecco che egli passa rapidamente a un altro oggetto. Nessun oggetto è pienamente soddisfacente, perché nessun oggetto può essere l'oggetto che incarna ciò che il soggetto sente di aver perso. Con il pretesto di una ricerca di una varietà di oggetti empirici, il soggetto cerca un oggetto perduto inesistente che gli dia la soddisfazione finale. Il fallimento del desiderio deriva dal tipo di oggetto da cui dipende. Non è un oggetto presente, ma assente. Jacques Lacan lo dimostra attraverso il desiderio di guardare: «che cosa cerca di vedere il soggetto? Quello che sta cercando di vedere, non fraintendeteci, è l'oggetto come assenza». Anche se non si riesce a vedere un'assenza, si può comunque riconoscere la soddisfazione che deriva da ciò che non c'è. È questo ciò che la psicoanalisi svela, vale a dire, esattamente ciò che la soggettività capitalistica oscura, dal momento che questa conoscenza distruggerebbe l'illusione che conferisce alla merce il suo fascino. L'inesistenza di questo oggetto non estingue il desiderio del soggetto, poiché, anzi, ha l'effetto opposto. La sua assenza produce un'eccedenza all'interno della soggettività. Poiché sono intrinsecamente bisognosi, i soggetti desiderano eccessivamente. Le persone danno un grande peso al desiderio proprio perché esso non può essere soddisfatto. Questa fondamentale sovrapposizione tra mancanza ed eccedenza definisce la soggettività, ma segna anche il soggetto con un trauma ineluttabile. Il trauma che definisce la soggettività è la sua incapacità di separare la mancanza dall'eccedenza. La capacità di eccessivo godimento dei soggetti, è indissolubilmente legata alla condizione che li pone come bisognosi. Di conseguenza, nessuna quantità di eccedenza può consentire una via d'uscita dalla carenza. Più ne hai, più ti senti come se non ne avessi. Nessuna eccedenza è abbastanza eccessiva da trascendere completamente la mancanza. L'eccedenza ha la sua origine nella mancanza, per cui più si è eccessivi, più si sperimenta la mancanza. Ebbene, questo è esattamente ciò che Welles ci dice in "Quarto potere". Come per Kane, il successo di Donald Trump ha una chiara relazione con l'eccedenza. Vive eccessivamente: compra vaste proprietà, si circonda di donne attraenti, costruisce grandi alberghi e accumula enormi ricchezze (o almeno mantiene una tale apparenza). Coloro che si uniscono a lui in quanto candidato alla Presidenza, professano la speranza che egli trametterà gli eccessi economici e sociali della sua vita personale a tutto il paese, che renderà di nuovo grande l'America, creando ogni genere di eccessi: un eccesso di prosperità, di sicurezza, di identità nazionale. Tuttavia, la chiave della popolarità del suo programma politico non risiede tanto nella sua offerta di eccedenze, quanto piuttosto nell'inflazionare la sua domanda. Trump trionfa convincendo i sostenitori che essi sono individui bisognosi, i quali si trovano di fronte a un Altro eccessivo nella forma dell'immigrato, del governo cinese o del politicamente corretto. Invocando questa specifica distribuzione di mancanza ed eccedenza, Trump permette ai seguaci di godere dell'eccedenza dell'altro che respinge, assicurandosi anche che non siano eccessivi. L'importanza di Citizen Kane, ai fini di riuscire a capire Donald Trump, risiede nella sua capacità di diagnosticare quali sono le ragioni del suo fascino.
Immagini dell'eccedenza negli altri
Percepire istintivamente Trump, significa riconoscere che in lui l'esperienza dell'eccedenza appare come mancanza e che, quindi, non è mai abbastanza eccessiva. In altre parole, consiste nel capire che l'immagine dell'eccedenza si vende assai meglio dell'esperienza che se ne può avere. Le immagini dell'eccedenza sembrano perfettamente eccessive, mentre l'esperienza di tale eccesso è necessariamente in qualche modo insufficiente. Trump, quindi, non mostra semplicemente le immagini del mondo dell'eccedenza che egli spera di creare: l'America resa di nuovo totalmente grande. Indica, invece, immagini di eccedenza mostrandole nella figura dell'Altro. L'eccedenza sembra davvero eccessiva solo quando la si vede a immagine dell'Altro e non in sé stessi. L'immagine dell'Altro che eccede è la pura forma dell'eccedenza, ed è per questo che i populisti come Trump vi ricorrono costantemente. La strategia politica di Trump consiste nel bombardare i potenziali sostenitori con immagini di eccedenza nell'Altro, mentre si contrappongono alla mancanza in coloro a cui egli si rivolge. Le figure di eccesso presentate da Trump sono i criminali messicani, i leader politici cinesi, i rifugiati musulmani e i praticanti del politicamente corretto nelle università. Mentre queste figure presumibilmente godono dei loro eccessi, gli americani comuni invece soffrono della loro mancanza. Secondo quanto egli riferisce, abbiamo gli americani che soffrono di accordi commerciali sleali, di persecuzioni religiose e di epidemie di overdose di droga. In tal senso, è questa l'assenza di grandezza in America, e la presenza di grandezza nell'Altro – la mancanza americana e l'eccedenza straniera – la quale è ironicamente essenziale per l'appeal esercitato da Trump. Tuttavia, egli non pretende che l'America sia grande per far sì che i suoi sostenitori sperimentino così l'eccesso puro che promette loro; dal momento che l'eccesso puro è impossibile da sperimentare. Il suo fascino si basa sul fallimento dei suoi sostenitori nel riconoscere come siano già soggetti di eccesso; ecco, essi non possono affrontare il miscuglio di mancanza ed eccedenza che li costituisce come soggetti del sistema. È sempre più facile poter riconoscere l'eccedenza nell'Altro, o nel futuro, piuttosto che in sé stessi. E questo perché l'eccedenza completamente separata dalla mancanza non la si sperimenta mai . La mancanza si intromette anche nei momenti di eccedenza più estremi, creando una situazione in cui i momenti di eccesso quotidiani non sembrano poi così eccessivi. Se sei assorto a guardare una partita di calcio, o se sei impegnato nel compito di mangiare un pezzo di torta al cioccolato, emergono subito alcuni rimpianti perché tutto questo ben presto finirà. Compaiono nel momento in cui si pensa di dover andare al lavoro il giorno dopo, o quando i bambini, o altre persone, devono interrompere il loro gioco cruciale, o smettere di mangiare proprio al momento del boccone più gustoso. Come soggetti desideranti, non si può sperimentare l'eccesso allo stato puro. Mentre si potrebbe immaginare che tali disturbi siano solo contingenti, che hanno uno status di evento necessario. Non c'è un eccesso puro (anche se, con Trump, c’è un eccesso adulterante). Tuttavia, è possibile vedere nell'Altro quello che sembra essere puro eccesso: ecco le immagini del jihadista, dell'arabo che celebra l'11 settembre sul tetto della sua casa, quelle del partecipante a un seminario o del professore universitario politicamente corretto. Gli eccessi stessi non sembrano mai essere eccessivi come gli eccessi degli altri. Di fronte all'immagine dell'altro eccessivo, la propria esperienza sembra segnata dalla mancanza, ed è questo che viene rafforzato dall'esperienza; l'inganno circa la soddisfazione dell'altro ha conseguenze politiche deleterie. È esattamente questo ciò che Welles diagnostica in Quarto potere. Si vede Kane costantemente sedotto dall'immagine dell'Altro che si diverte in un modo al quale egli stesso non ha pieno accesso. Tutti i suoi tentativi di acquistare la merce perfetta, o di raggiungere lo status giusto, falliscono perché non può mai sfuggire completamente alla sua posizione di suddito bisognoso. Welles evidenzia la mancanza dello spettatore, facendolo in un modo che coincide con quello di Kane. Gli spettatori perdono il significato di "Rosebud" in quanto oggetto perfetto; e pertanto lo cercano allo stesso modo in cui lo fa Kane. Ma il film consente allo spettatore di prendere coscienza della soddisfazione che offra una tale posizione di mancanza, in un modo che Kane stesso non offre mai. Kane continua a cercare l'eccesso libero dalla mancanza, mentre il film esorta lo spettatore ad abbracciare l'eccesso attraverso la struttura della mancanza. Ed è questa tensione fondamentale, tra la posizione dello spettatore e quella di Kane (e degli altri personaggi all'interno della diegesi), a definire il film. La posizione che Citizen Kane crea per lo spettatore, ci consente di interpretare anche il fenomeno Donald Trump. L'attrattiva di Trump consiste nella costante ricerca di un eccesso senza ostacoli, che lui attribuisce all'Altro, e che promette di riconquistare per il bisognoso suddito americano. Attribuendolo all'Altro, e privando i "veri americani" di tale eccesso, Trump riesce ad attribuirsi la capacità di vedere nell'Altro un eccesso che tuttavia non si può sperimentare in se stessi, fornendo in tal modo le basi per il conservatorismo politico. Se ci si chiede perché il conservatorismo sembri che affronti sempre un compito politico più semplice di quello che affronta la sinistra in lotta; la risposta risiede nella forma dell'apparenza che hanno, rispettivamente, mancanza ed eccedenza: la mancanza è oscura ed è difficile da vedere nell'Altro, ma è facile da sperimentare in sé stessi; mentre l'eccesso, al contrario, si può facilmente vedere nell'Altro, ma non è mai completamente evidente su sé stessi. Il risultato di una simile distribuzione, è che si nutre un sospetto intrinseco nei confronti dell'Altro, che poi si combina con la convinzione di essere vittima della situazione strutturale. La dinamica per cui si riconoscere la mancanza in sé stessi, e l'eccesso nell'Altro, è la forma fondamentale della fantasia [*6].
La fantasia, fornisce la cornice all'interno della quale i soggetti organizzano la propria soddisfazione. Prende di mira l'eccesso dell'Altro – la capacità dell'Altro di godere, e di farlo in un modo che il soggetto stesso non può; e offre al soggetto uno scenario attraverso il quale egli può accedere al piacere dell'Altro, che altrimenti rimarrebbe irraggiungibile per il soggetto. In questo modo, la fantasia permette al soggetto di compiere l'impossibile per riuscire a colmare il divario che lo separa dal piacere dell'Altro. Trump vende la fantasia che Kane vive. È una fantasia che scopre l'eccesso illimitato dell'Altro, ottenuto attraverso un incessante processo di accumulazione. Affinché questa fantasia possa funzionare, si richiede l'immagine di un Altro che appaia eccessivo. Il nocciolo della strategia politica di Trump, consiste nel parlare della fantasia di ciò che consiste in un puro eccesso, convincendo i propri seguaci di essere soggetti del puro bisogno, mentre gli Altri (gli immigrati, la Cina, le élite politicamente corrette di Hollywood) si divertono troppo. Questo contrasto tra i bisognosi e gli eccessivi, non solo parla di un'ingiustizia fondamentale che l'americano medio ha subìto; essa parla anche di un Altro eccessivo, di qualcuno che- secondo lo schema di Trump - ha rubato quell'eccedenza che invece spetta propriamente a chi ne è sprovvisto. Ecco qual è la logica all'opera in "make America great again". La convinzione che l'altro abbia rubato l'eccedenza o la grandezza dell'America, è la formula di base della paranoia, la quale fa fare alla logica della fantasia un passo avanti [*7]. La paranoia è la struttura psichica che si sviluppa a partire dalla logica della fantasia. Mentre la fantasia non attribuisce la malevolenza all'Altro eccessivo, la paranoia invece pone l'Altro come se fosse egli barriera all'eccesso del soggetto. Jacques Lacan afferma che «la conoscenza paranoica è quella conoscenza che si fonda sulla... rivalità». Il paranoico non sfugge mai allo spettro della rivalità, facendo sì che così la sua mancanza implichi necessariamente un corrispondente eccedenza nell'Altro. L'eccedenza dell'Altro diventa, per il soggetto paranoico, la causa della mancanza sperimentata dal soggetto. Ciò che questo soggetto non riesce a vedere, è che l'altro può essere eccessivo solo se lo è nella misura in cui egli soffre dello stesso difetto di cui soffre il soggetto stesso. Così, da un lato, la paranoia ricorda costantemente al soggetto quali sono i suoi difetti, rispetto all'Altro. L'Altro gode illegittimamente di un eccedenza che invece appartiene legittimamente al soggetto, mentre il soggetto soffre della mancanza. Gli immigrati arrivano in America illegalmente e si impadroniscono di lavori o di benefici che appartengono legittimamente ai cittadini statunitensi. I leader cinesi si appropriano del Capitale che appartiene di diritto all'America. I campioni del politicamente corretto proibiscono tutte quelle trasgressioni sociali che invece in precedenza erano consentite. Ecco il modo in cui la paranoia intrattiene i soggetti nell'effetto della delusione. D'altra parte, la paranoia è una posizione psichica che si rivela soddisfacente in quanto permette al soggetto di credere che ci sia qualcuno che gode davvero di un eccesso puro, privo di mancanze. Attaccando l'Altro che ha rubato l'eccedenza, il soggetto gode effettivamente di quell'eccedenza in un modo tale che, altrimenti, sarebbe impossibile. Consiste nell'attacco all'Altro, fatto con il pretesto di eliminare il piacere illecito dell'Altro, mentre offre l'opportunità di sperimentare l'eccesso genuino. Questo è il modo in cui il soggetto si identifica con il nemico che presumibilmente gli ha rubato il piacere. In questo senso, la soggettività paranoica consente di intravedere un eccesso che nessuno può sperimentare. Promettendo un puro eccesso che non esiste, la paranoia ha un fascino che supera tutte le altre strutture psichiche. È questo il motivo per cui i soggetti sono così pronti ad adottare un atteggiamento paranoico, anche quando esso contraddice direttamente non solo i fatti, ma anche la loro stessa bussola morale. La paranoia è difficile da smontare poiché, ogni volta che qualcuno rivela all'altro che anche lui è un essere bisognoso, proprio come lo è lo stesso soggetto paranoico, quest'ultimo può immaginare un eccesso celato che si nasconde dentro la mancanza dell'altro. È per questo che i telegiornali che ritraggono la situazione orribile dei rifugiati nei campi di concentramento o la normalità degli immigrati messicani raramente sono efficaci.L'eccesso che viene visto dal soggetto paranoico non ha nulla a che fare con l'Altro empirico. Si tratta di un eccesso che deriva dal rapporto che il soggetto ha con sé stesso. Pertanto, abbandonare questa credenza di base equivale ad abbandonare la propria capacità di goderne. Per questo il soggetto paranoico che riflette sull'eccesso illegittimo dell'Altro, ne ricava un piacere che altrimenti sarebbe impossibile. Negare l'esistenza, nell'Altro, di questo godimento significa privare il soggetto paranoico del proprio godimento. Ecco perché anche molte notizie sullo stato reale delle cose non riescono a convincerli. Il fatto determinante della carriera politica di Donald Trump consiste nella sua riuscita attuazione della logica della paranoia. Il suo appello a coloro che si sentono bisognosi, offre loro un modo per godere di un eccesso non bisognoso. Così facendo, Trump offre ai suoi seguaci la possibilità di essere Charles Foster Kane, vale a dire, un cittadino dell'eccesso. In tal modo, amplifica semplicemente quella struttura di incentivi che il capitalismo fornisce alla psiche. Il suo successo politico rivela che egli ha imparato la lezione fondamentale del capitalismo, non come sistema economico, ma in quanto sistema psichico.
Capitalismo e fascismo
Sia Donald Trump che Charles Foster Kane sono soggetti capitalisti paradigmatici. Ma il successo politico di Trump deriva dalla sua grande capacità di trarre vantaggio dal difetto della psiche della logica stessa del capitalismo. Non è semplicemente un rappresentante del sistema capitalista, ma si presenta come qualcuno che offre il correttivo per quello che il capitalismo non può fornire. In questo senso, diventa la svolta verso il fascismo. L'economia capitalista dipende da dei soggetti che si sentono bisognosi nel mentre che essi identificano nell'Altro un eccesso. È questo ciò che motiva la competizione e dà impulso al sistema capitalista. L'eccedenza dell'Altro è ciò che i soggetti capitalistici mirano a ottenere per mezzo del processo di scambio, e grazie all'accumulazione di capitale. L'accumulazione del capitale è il tentativo di appropriarsi dell'eccedenza dell'Altro assumendola per sé stessi, al fine di eliminare la propria mancanza; ottenendo così l'eccedenza, senza che vi sia più alcuna traccia di mancanza. Marx, con la sua visione critica della sfera economica, descrive questo processo come appropriazione dell'eccedenza lavorativa da parte dell'Altro; tuttavia, tale processo è in atto, in maniera più ampia, in tutto il sistema capitalistico..È così che questo processo si è installato nella psiche per far sì che il capitalismo potesse funzionare. Di conseguenza, ogni azione nel capitalismo si basa sul tentativo di appropriarsi per sé stessi dell'eccesso dell'Altro, al fine di eliminare in tal modo la propria mancanza. È questa la logica del capitalismo che si è ormai installata nella psiche. Senza questa disposizione psichica, volta a superare la mancanza attraverso l'accumulazione del capitale, il capitalismo non potrebbe funzionare, semplicemente. Il capitalismo ha bisogno di soggetti per i quali l'accumulazione costituisce una legge inviolabile; Marx ne ha parlato quando, nel Capitale, asserisce che a Manchester la legge era «accumulare, accumulare! Ecco Mosè e i profeti». Se si ritiene che già si abbia troppo, non ci si imbarca nel processo per accumulare continuamente sempre di più. È questo il motivo per cui gli agenti capitalistici devono costantemente ricordare alla gente che manca loro sempre qualcosa, e che tale eccedenza è disponibile solo per mezzo della merce. È questa la funzione di base svolta dalla pubblicità rivolta ai consumatori; ma ciò è anche quello che spinge l'azienda a cercare di assumere dipendenti, e l'imprenditore a considerare di attuare un investimento in capacità produttiva aggiuntiva, o l'agente di cambio a valutare che cos'è che gli conviene comprare e vendere. I soggetti capitalisti accumulano con l'idea di accumulare abbastanza denaro o merci per goderne poi senza restrizioni. L'idea di farlo senza misura, anziché semplicemente goderne, è assolutamente cruciale ai fini della strutturazione psichica degli agenti del capitalismo. Riconoscere che la soddisfazione implica una mancanza e che, pertanto, essa dipenda da una qualche forma di restrizione, impedisce di avere dei soggetti capitalistici efficaci. L'unica immagine consentita dal capitalismo, è quella di un godimento senza mancanza. Il problema, però, è che non si raggiunge mai l'obiettivo di averne abbastanza, poiché, man mano che ci si avvicina, quel punto si allontana facendosi sempre più distante, proprio come la luce verde che, per Gatsby, indica la casa di Daisy, ne Il grande Gatsby. Man mano che ci si avvicina, ci si allontana sempre di più. Nell'universo psichico del capitalismo, più si ha, più si sperimenta la mancanza. Invece di colmare la mancanza, l'eccedenza la evidenzia sempre di più. Ecco perché gli accumulatori più ardenti nell'economia capitalistica non sono quelli che stanno in basso, ma quelli che stanno in alto. Ogni volta che si ottiene ciò che si desidera, diventa subito evidente che è necessario ancora un po' più di eccedenza. E una volta ottenuto ciò che volevi, vuoi più soldi, un telefono più nuovo o un televisore più grande. Accumulare, genera inevitabilmente il desiderio di accumulare ancora di più, anziché sancire la sazietà di desiderio. Nell'ambito dell'economia psichica capitalista, dal momento che non si sperimenta mai qualcosa che possa essere considerato abbastanza eccessivo, nessuno dice che adesso possiede abbastanza. E questo perché l'esperienza di un eccesso non può mai essere così soddisfacente quanto invece promette di esserlo l'immagine di quello che lo sarà. L'eccedenza è eccessiva, nella misura in cui essa non può mai essere raggiunta; il che significa che non emancipa mai il soggetto dalla mancanza. Il risultato di questa logica, è quella per cui i soggetti capitalistici si trovano costantemente insoddisfatti senza che ci sia alcuna spiegazione chiara per tale insoddisfazione, dal momento che essa deriva dal sistema capitalista stesso. All'interno della logica del capitalismo, non esiste alcuna soluzione a questo problema. Siccome il problema non è risolvibile, esso ha il potenziale per produrre uno spirito rivoluzionario capace di guardare oltre l'orizzonte del capitalismo a un diverso sistema socio-economico [*8]. Ma per evitare che ciò accada, avviene che arrivi sempre in soccorso del capitalismo, nei suoi momenti di maggiore difficoltà, una fantasia paranoica. Nel capitalismo, infatti, la disposizione psichica fa sì che esso si trovi sempre sul punto di cadere nella paranoia; è questo motivo per cui la democrazia capitalistica si confronta continuamente con il pericolo del fascismo. La fantasia, secondo cui l'Altro sia la barriera che si frappone a quell'eccesso che il capitalismo promette, costituisce la fantasia fascista basilare. È precisamente questa. la fantasia promulgata da Donald Trump. Per Trump, è eccessivo è l'Altro; sia che si tratti dell'immigrato criminale, dell'astuto governo cinese o del professore universitario politicamente corretto. E quest'altro si frappone, poi, come la barriera che impedisce agli americani di sfuggire al bisogno. L'America può tornare a essere libera dal bisogno, o grande, semplicemente eliminando quella barriera. È la svolta paranoica che Trump imprime alla fantasia capitalista: un'inversione di tendenza che fa sì che la democrazia capitalista si muova verso il fascismo. La democrazia capitalistica si basa ora sulla fantasia che il soggetto coltiva circa l'eccesso dell'Altro. E non può fare a meno di questa fantasia di base perché adesso motiva l'incessante concorrenza tra il soggetto e gli Altri. Senza questa fantasia sugli Altri, nessuno si imbarcherebbe nel progetto di accumulazione che il capitalismo gli richiede. Anche Adam Smith lo confessa , nella sua "Teoria dei sentimenti morali", quando sottolinea come i ricchi vivano una vita miserabile, ma coltivano la necessaria fantasia che la ricchezza porterà loro completa soddisfazione. Smith sostiene che questa fantasia «risveglia e mantiene in continuo movimento l'industria dell'umanità». Se non si credesse nella fantasia che l'accumulazione ci porterà alla soddisfazione finale, si smetterebbe di accumulare. Ma quando questa fantasia capitalistica di base si trasforma in paranoia nei confronti di un Altro – visto come se esso fosse una barriera illecita all'eccesso ambìto dal soggetto – ecco che scoppia il fascismo. Il fascismo rappresenta la posizione pratica assunta dalla paranoia politica. Esso identifica in un Altro, o in molti Altri i responsabili del furto delle eccedenza della società, e si assume l'impegno di realizzare l'impossibile progetto di eliminare questo Altro. Ma in definitiva il fascismo è un vicolo cieco; non può avere successo proprio perché la sua struttura paranoica dipende dal quell'Altro che cerca di eliminare. Quanto più il fascismo elimina l'Altro che gli appare come una barriera al raggiungimento di una pura eccedenza, tanto più finisce coll'erige un'altra barriera. Poiché non c'è puro eccesso, non c'è fascismo di successo.
Discorso di Orson Welles
Dopo aver nominato "Quarto potere", in quanto suo film preferito, Donald Trump ne ha anche dato una breve interpretazione. Ha sostenuto che la lezione del film consiste nel fatto che Kane non ha mai trovato la donna giusta; che la donna giusta gli avrebbe dato quella soddisfazione che né il suo giornale, né le sue proprietà, né le sue statue avrebbero mai potuto dargli. Kane ha provato a sposarsi per due volte, e ha fallito in entrambe, mentre invece Trump – così egli stesso sostiene – ha trovato la soluzione nella sua terza moglie. In tal senso, Trump avrebbe perciò imparato quella che sarebbe la lezione fondamentale proveniente da Citizen Kane; continuare a cercare la donna giusta finché non la trovi. Per quanto assurda possa sembrare, l'interpretazione di Trump non è del tutto sbagliata. Un simile errore diventa pertanto la base di tutto il suo progetto politico. Trump vede, correttamente, come il film si concentri su un oggetto che fornisce soddisfazione. Il film, tuttavia, non ci mostra un Kane che non ha mai trovato la sua Melania, dal momento che rivela come il suo fallimento sia proprio il risultato dei suoi sforzi per raggiungere un eccesso senza una mancanza. L'oggetto giusto non è empirico, non è una donna giusta, quanto piuttosto un oggetto assente. Kane non si rende conto che la soddisfazione implica sempre che in ciò che manca ci sia un Altro. E inoltre, non vede che la mancanza non solo sia inevitabile, ma è salutare per il soggetto. Per Kane, negare la necessità della mancanza significa condannarsi a una vita di sforzi infiniti che non portano da nessuna parte. È questa la posizione occupata anche dallo spettatore per la maggior parte del film. Come dice il commentatore James Naremore: «Come i giornali di Kane, anche la macchina da presa del regista va alla ricerca. Ecco, la sua ricerca instilla anche nel pubblico il desiderio di trovare il significato privato di Kane, anziché il suo significato pubblico». Ma alla fine del film, Welles allontana lo spettatore dalla perpetua ricerca di Kane dell'oggetto che sarebbe finalmente soddisfacente. Nel finale del film, Welles distoglie lo spettatore dalla perenne ricerca di Kane di un oggetto che possa essere finalmente soddisfacente. Il punto in cui il film distoglie lo spettatore dalla prospettiva di Kane (e da quella degli altri personaggi del film) è proprio quello che Trump non riesce a spiegare, né attraverso la sua breve interpretazione né tantomeno mediante il proprio progetto politico complessivo. Quando il film si conclude, nelle battute finali, il giornalista Thompson riassume l'esito della sua indagine. Conclude che la sua incapacità di trovare quell'oggetto - che corrisponde al significante "Rosebud" - significa che un simile oggetto non esiste, che non esiste alcun oggetto che possa rispondere al problema che il film aveva posto nella sua apertura. Anche un altro giornalista, poi gli dice: «Se si potesse scoprire il significato di Rosebud, scommetto che questo spiegherebbe tutto». Di fronte a questa considerazione, Thompson risponde allora: «No, non lo credo, per niente. Il signor Kane era un uomo che otteneva tutto ciò che voleva, ma poi ha perso. Forse Rosebud era qualcosa che non aveva ottenuto, o qualcosa che aveva perso. Ad ogni modo, questo non spiegherebbe nulla. Non credo che esista una qualche parola che possa spiegare tutta la vita di un uomo. No, penso che Rosebud sia solo un pezzo di un puzzle, un pezzo mancante». Mentre Thompson parla, Welles ritira indietro la macchina da presa e poter così creare un'inquadratura estremamente lunga dell'interno della villa di Xanadu, mostrando in tal modo molti di tutti gli oggetti che Kane ha accumulato. Questa scena sembrerebbe confermare la validità della tesi: tra tutti questi oggetti, è impossibile sceglierne uno che racchiuda il segreto dell'esistenza di Kane. Welles avrebbe potuto concludere il film con il discorso finale del giornalista Thompson. Ma, come accennato, parla della sua ultima incapacità di identificare l'eccesso che muove una persona. Se avesse concluso qui il film, Welles avrebbe proclamato che non è possibile conoscere l'eccesso dell'altro. Un finale del genere lascerebbe lo spettatore con l'illusione che ci sia un eccesso non correlato alla mancanza. Lascerebbe lo spettatore nella posizione del soggetto capitalista. In questo senso, nonostante l'inventiva formale di tutto ciò che viene subito prima, invece è la scena della slitta tra le fiamme a conferire al film la sua importanza politica. Mostrando allo spettatore la slitta, in quanto oggetto corrispondente al significante "Rosebud", Welles permette allo spettatore di vedere ciò che Thompson e gli altri personaggi non sono riusciti a vedere. Rosebud non è un oggetto misterioso che Kane sopravvaluta, come si potrebbe immaginare guardando il film. Rosebud è la perdita che definisce la loro soggettività. Piuttosto che essere la forma specifica di successo di Kane, questo oggetto indica invece proprio il suo singolare fallimento. Welles costringe così lo spettatore a vedere l'inevitabile connessione esistente tra la mancanza del soggetto e il suo eccesso, tra ciò che manca al soggetto e il modo in cui se ne gode; ossia, ciò che Kane stesso non vede mai. L'incomprensione di sé stesso come soggetto, che ha Kane, consiste nella luce che porta "Quarto Potere" in quanto film. Si può sfuggire alla logica dell'invidia e della paranoia, solo nella misura in cui si accetta che l'eccesso è inestricabile dalla mancanza. Solo in questo modo si può evitare di vedere gli eccessi negli altri come se essi fossero le barriere alla propria soddisfazione. L'eccesso non riempie la mancanza, e non la elimina, perché la ricrea sempre di nuovo. Esso è solo il modo per continuare ad affrontare questa mancanza. La scommessa di "Quarto Potere" come film è quella che si possa accedere al legame fondamentale esistente tra mancanza ed eccesso. Non c'è bisogno di passare la vita a cercare invano l'eccesso, solo per poi continuare a essere respinti nella mancanza. Non è necessario - per dirlo in altre parole - essere vittima della promessa di Donald Trump di superare definitivamente la mancanza. È possibile, invece, riconoscere che l'immagine dell'eccesso che vediamo nell'Altro è solamente l'esperienza della mancanza in sé stessi. Si può sfuggire alla paranoia, solo riconoscendo che si è già eccessivi; questa è la conclusione a cui "Quarto Potere" ci permette di arrivare. L'intero progetto politico di Donald Trump – e anche il progetto della sua vita – si basa sulla sua errata interpretazione del film. La sua fede nella promessa dell'eccesso puro, è esattamente ciò che il film mostra essere irrealizzabile. È solo intravedendo ciò che Trump non riesce a vedere nel film che si può evitare di cadere vittima della promessa capitalistica, la quale lascia sempre gli individui e la società sull'orlo del fascismo. Il film preferito di Donald Trump ci mostra in che modo opporsi a lui.
- Todd McGowan - Pubblicato il 14/12/2024 su "Economia e Complexidade" -
NOTE:
1 - Ciò che McGowan chiama eccesso è lo stesso di ciò che Hegel chiamava male infinito.
2 - Il punto chiave è che Thompson non riesce a trovare l'oggetto che corrisponde al significante "Rosebud" a causa del fatto che l'eccesso di merci oscura l'unicità degli oggetti in generale. Come osserva Hel-Geudi in "Orson Welles: La règle du faux", gli investigatori "non riescono a vedere quale sia l'obiettivo cruciale della loro ricerca in mezzo a tutta quella profusione di oggetti". (Vedi: Johan-Frédérik Hel-Geudi, Orson Welles: La règle du faux ; Parigi: Éditions Michalon, 1997). Allo stesso modo, l'eccesso capitalistico sortisce l'effetto di rendere impossibile riconoscere la colpa.
3 - Kane, dopo essere andato in collegio, perde la libertà che aveva e che Wells rappresenta sulla slitta. Ma perde anche la memoria di questa perdita; la ricerca di colmare una perdita perduta è un compito di Sisifo, uno sforzo irrazionale, una ricerca che non può mai essere soddisfatta. Il capitalismo, bloccando il "principio di piacere", facendo lavorare l'uomo in modo folle, sopprime la sua libertà, promettendogli in cambio una vita di godimento (una soddisfazione che rimane insoddisfatta). Il liberalismo, la socialdemocrazia, il neoliberismo e il fascismo sono normatività che tentano di sostenere questa promessa in qualche modo nella storia del capitalismo; Lo fanno per un po', ma finiscono per fallire perché il capitalismo entra inesorabilmente in crisi, compromettendo il raggiungimento del godimento. Il fascismo, alla fine, fa appello in un modo o nell'altro alla paranoia politica.
4 - Laura Mulvey sottolinea la disgiunzione tra la posizione dello spettatore e quella dell'investigatore in Citizen Kane; ne risulta che lo spettatore sperimenta il piacere del desiderio, che non è evidente a Thompson all'interno della diegesi filmica. Scrive: "mentre 'Rosebud' dà significato al 'mistero di Kane' nella storia, Welles presenta allo spettatore una serie di spunti visivi che letteralmente postulano questo mistero come immagini sullo schermo. Il testo enigmatico si materializza gradualmente in un appello a uno spettatore attivo e curioso che si diverte a individuare, decifrare i segni dati all'interpretazione". (Vedi Laura Mulvey, Fetishism and Curiosity, Bloomington: Indiana University Press, 1996). Ma la differenza va ancora oltre. Perché, dato il vantaggio dal punto di vista dello spettatore di apprezzare la slitta come un oggetto perduto per la soddisfazione, egli deve riconoscere che la soddisfazione sta nel decifrare la mancanza al di là del piacere, come sottolinea Mulvey.
5 - La necessità naturale, attraverso il linguaggio, si eleva a desiderio, diventando in principio infinita. Nelle società pre-capitaliste, quando la scarsità sembra ancora insormontabile, l'infinità del desiderio viene soddisfatta immaginariamente attraverso un principio di bene comune, che deve essere sostenuto dalla comunità, dallo Stato e dalla religione. Nella società capitalistica, in cui la scarsità è superata, a poco a poco, nel tempo, il desiderio è catturato dalla logica del capitale, che è dell'ordine del male infinito.
6 - La fantasia non è solo un integratore che viene introdotto nella vita di tutti i giorni per aggiungere un po' più di soddisfazione. È la base essenziale della vita di tutti i giorni. Tuttavia, la fantasia che guida la vita delle persone in generale è principalmente inconscia. Diventa noto solo attraverso riferimenti che ispirano le persone ad agire. Ecco cosa dice Juan-David Nasio nel suo libro sulla fantasia: "il soggetto è governato dalle sue fantasie, ma non vede la scena né distingue chiaramente i protagonisti". (Juan-David Nasio, Le Fantasme: Le plasir de lire Lacan; Parigi: Petite Bibliothèque Payot, 2005).
7 - Nel suo saggio fondamentale sulla fantasia, Un bambino è in banca, Freud mostra la relazione tra diverse forme di fantasia e lo sviluppo della paranoia. Per come la vede lui, la struttura della fantasia punta decisamente alla paranoia. E lo fa a causa della condizione privilegiata dell'altro (e del godimento dell'altro) nella fantasia. Vedi (Sigmund Freud, A Child Is Being Beaten: A Contribution to the Study of the Origin of Sexual Perversions, The Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, vol. 22, ed. James Strachey, Londra: Hogarth Press, 1955).
8 - E questo nuovo sistema, non ancora realizzato nella storia, deve regolarsi con un buon infinito terreno, non trascendentale e non trascendente.