Sempre nello stesso saggio dedicato a Ernesto de Martino ("Verso 'La fine del mondo'. Sull'ultimo progetto di De Martino", contenuto ne "La lettera uccide", Adelphi, 2021), Carlo Ginzburg recupera parte di un suo intervento che aveva fatto nel corso di una tavola rotonda nel 1979.
Tutto ha inizio, spiega Ginzburg, a partire dall'introduzione scritta da Renato Solmi per l'edizione italiana dei "Minima Moralia" di Theodor Adorno: in quel testo, Solmi proponeva una convergenza tra "Il mondo magico" di Ernesto de Martino e la "Dialettica dell'Illuminismo" di Adorno e Horkheimer. Avvalendosi del suggerimento di Solmi, Ginzburg propone nella già citata tavola rotonda (la cui discussione verrà poi pubblicata nel n° 40 della rivista Quaderni storici) una categoria che va denominata come "libri dell'anno zero" (p. 202). Tale categoria, rende omaggio al film "Germania anno zero" di Roberto Rossellini, del 1948. Oltre ai libri di Ernesto de Martino e Adorno/Horkheimer, Ginzburg fa riferimento alle "Tesi sul concetto di storia" di Walter Benjamin, alla "Apologia della storia" di Marc Bloch, a "Una storia modello" di Raymond Queneau, a "Paura della libertà" di Carlo Levi, libri «tutti scritti negli anni Quaranta», scrive Ginzburg, e continua: «La minaccia di una possibile vittoria del nazismo generò l'impulso a ripensare la storia dalle radici, o - nel caso di Bloch - a ripensare dalle radici quali erano gli scopi e i limiti della conoscenza storica» (p. 202).
Raymond Queneau scrive il suo libro durante l'occupazione nazista della Francia («C'est en juillet 1942 que j'ai commencé d'écrire... »), un misto di diario intimo e di saggio storiografico che rimugina sui modelli di "eterno ritorno" di Vico, su Hegel e su Nietzsche; Carlo Levi inizia a scrivere "Paura della libertà" tra il 1939 e il 1940, una sorta di saggio-romanzo, come una riflessione storico-filosofica-antropologica sul fascismo e sulla guerra (negli anni Settanta, commentando il libro di Levi in Quaderni storici, Ginzburg fa riferimento alla seconda edizione, del 1975, che esce poco dopo la morte dell'autore; e nel 2018, che è poi anche l'anno che Ginzburg indica come quello dell'ultima revisione del suo saggio su Ernesto di Martino, l'editore Neri Pozza pubblica una terza edizione del libro di Carlo Levi, che ha ora un'introduzione di Giorgio Agamben).
fonte: Um túnel no fim da luz
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