Non c'è alcun ragionevole motivo per continuare a sostenere che "Il collasso della modernizzazione" sia il primo libro di Robert Kurz, come ho sentito dire per la millesima volta ieri in una diretta. Questo genere di affermazione riproduce un vecchio modello di ricezione dell'opera di Kurz; un modello che non ignora quale sia il processo di formazione della critica del valore, e il suo rapporto con il marxismo. Si tratta, in una sua qualche forma, di un modello "Uspiano" [N.D.T.: Accademico dell'Universidade de São Paulo, Brasil] , come dimostra il dibattito al CEBRAP a metà degli anni Novanta su questo libro che veniva allora trattato come se fosse una teorizzazione esotica e un po' estemporanea, senza alcuno sforzo per comprenderne le basi teoriche. E poiché i fondamenti della teoria della crisi non si trovano lì, ma in saggi come "La crisi del valore di scambio", il dibattito sul libro ha prodotto solo delle perplessità.
Kurz pubblica il suo primo libro, "Avanguardia o retroguardia", nel 1978, e la cosa avviene nel contesto della rottura con i gruppi comunisti ortodossi (di orientamento maoista e/o stalinista) che proliferavano nel "decennio rosso" tedesco; Il suo secondo libro apparve nel 1984 con il titolo "Discordia e provocazioni", ed è una critica dell'ideologia alternativa di sinistra che sulla "scena tedesca" cominciava a prendere il posto del marxismo ortodosso; Il terzo libro, del 1988, costituisce la prima sintesi teorica della "critica fondamentale del valore", che viene comunque elaborata, sotto forma di manifesto, ancora nel contesto della precedente "Critica marxista": "Alla ricerca dell'obiettivo socialista perduto. Manifesto per il rinnovamento della teoria rivoluzionaria"; un suo quarto libro, "La vendetta di Honecker", compare nella primavera del 1991, quando ci troviamo già nel contesto della rivista Krisis, e tratta della crisi della riunificazione tedesca. Nell'autunno dello stesso anno, Kurz pubblicò anche il suo QUINTO libro, "Il collasso della modernizzazione", il quale fu il primo a superare la ristretta cerchia di lettori della critica del valore e riuscì a ottenere una sua diffusione, sia in Germania che oltre.
Tuttavia, il successo editoriale non è un criterio di analisi teorica. Non c'è nemmeno alcun modo per affettare una traiettoria teorica come se si trattasse di una salsiccia, trascurando la complessa dialettica di rottura e continuità esistente tra critica del valore e marxismo. Per quanto il suo primo libro può essere facilmente scartato in quanto si tratta di una sorta di fossile ideologico, la tensione dialettica di cui si sta parlando non può certo essere facilmente risolta negli altri libri. Ad esempio: nel testo dell'84 troviamo già quella che sarà la descrizione del contesto della crisi fondamentale del capitalismo, per quanto non sia ancora sufficientemente elaborata sotto forma di approccio critico al valore. Nella sintesi dell'88, il punto di vista della critica del valore viene chiaramente affermato sotto molti aspetti fondamentali, ma il "Manifesto" dell'autunno del 1991 tratta ancora in maniera ingenua - per quanto nel mentre la teoria si sviluppa ulteriormente - sia la categoria di "lavoro" che quella di "classe". Anche ne "Il collasso della modernizzazione", troviamo ancora un'ambiguità relativa al concetto di lavoro, insieme a una posizione "progressista" che deriva dalla visione marxista dello sviluppo delle forze produttive; tanto per fare qualche esempio. Le tesi principali di questo libro, tuttavia, erano già state delineate nell'84, nel testo "Obiettivo socialista e nuovo movimento operaio". Ed è per tutto ciò che preferisco vedere "Il collasso della modernizzazione" più come se fosse una sintesi del periodo precedente [84-90], anziché attribuirgli un ruolo quasi "inaugurale". E non a caso, anche Krisis, nel 1991 [volume 11], si presentava ancora come una rivista di "teoria rivoluzionaria"; e la numerazione della rivista ricalca quella della rivista precedente iniziata nel 1986, e lo fa proprio per «sottolineare, con la continuità della numerazione, come non ci sia stata alcuna alterazione nei contenuti,con il cambio di nome, e che 'KRISIS' continuerà con l'approccio alla critica del valore», Editoriale Krisis, vol. 8-9, 1990. Del resto, "Il collasso" progredisce assai più sul terreno dell'analisi del mercato mondiale, di quanto lo faccia nei testi degli anni Ottanta, orientati a un dibattito sulle categorie fondamentali del capitalismo che praticamente non c'era. ( Fa eccezione il testo "Tutto sotto controllo nella nave che affonda", del 1989).
- Marcos Barreira - fonte: Facebook
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