In un saggio dedicato a Ernesto de Martino (pubblicato nel libro La lettera uccide, Adelphi, 2021), Carlo Ginzburg avvicina le ricerche dell'antropologo italiano a quelle di Aby Warburg, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra "schizofrenia" e "magia". Ginzburg cita un estratto di un saggio di Giorgio Pasquali su Warburg, pubblicato nel 1930, un anno dopo la morte dell'autore de Il rituale del serpente: «La malattia fu, in un certo senso, la continuazione della sua ricerca scientifica», scrive Pasquali di Warburg, cita Ginzburg e continua: «Warburg non ha mai smesso di osservare sé stesso, e di scoprire in sé stesso l'uomo primitivo che, nella sua magia, trova la propria logica» (p. 207).
Osservare in sé stessi la "malattia", la scienza e il percorso che cuce l'una all'altra cosa: come una strategia di lavoro, che condensa soggettività e collettività in un arco che porta dall'Interpretazione dei sogni di Freud (pubblicata nel novembre 1899, ma datata 1900) al libro di Mark Fisher, Spettri della mia vita. Scritti su Depressione, Hauntologia e Futuri Perduti, del 2014 (Minimum Fax, 2109, traduzione di Vincenzo Perna), passando per libri come Minima Moralia di Adorno, Tristi tropici di Lévi-Strauss, Frammenti di un discorso amoroso di Barthes, Diario de la hepatitis di César Aira, e così via.
Ginzburg aggiunge anche che un libro è stato decisivo per le idee di Ernesto de Martino sulle relazioni tra schizofrenia e magia: Das Archaisch-Primitive Erleben und Denken der Schizophrenen, pubblicato da Alfred Storch nel 1922. Il libro è presente nella Warburg Library, sebbene non ci siano indicazioni che Warburg lo abbia letto. Ginzburg ipotizza che Warburg possa aver letto il libro di Storch durante la sua permanenza nella clinica di Ludwig Binswanger (dove presentò la conferenza sul rituale del serpente il 21 aprile 1923), dal momento che Storch e Binswanger si conoscevano e lavoravano nello stesso campo (Ginzburg aggiunge anche che la corrispondenza tra Storch e Binswanger è vasta).
fonte: Um túnel no fim da luz
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