Disperso: La versione perduta di "Vanishing Point" ["Punto Zero"]
-di Wheeler Winston Dixon -
È stato scritto molto, e meritatamente, sul road movie esistenziale di Richard C. Sarafian, "Vanishing Point" [in Italia, "Punto Zero"](1971), uno scombinato e glorioso relitto di film che eppure riesce a splendere in quella che è la storia contro-culturale del solitario autista Kowalski (Barry Newman), il quale intraprende un viaggio quasi impossibile, da Denver a San Francisco, per consegnare una Dodge Challenger in meno di 24 ore. Basato su due storie vere (quella di un agente di San Diego cacciato dalla polizia, e quella di un uomo che dopo un inseguimento ad alta velocità muore schiantandosi contro un posto di blocco della polizia), Vanishing Point è puro nichilismo del ventesimo secolo ad alto tasso di ottani, ma con in più un colpo di scena, come vedremo. L'archetipo del viaggiatore solitario - Kowalski (non viene mai detto il nome di battesimo) - con un passato tormentato e burrascoso: pilota di auto da corsa, poliziotto cacciato dalla polizia per aver impedito al suo collega di violentare una donna durante un normale controllo stradale, e veterano del Vietnam, Kowalski ha chiaramente rinunciato alla vita ed è in cerca solamente di velocità e fuga. Il fascino della strada è forte.
Consegnare automobili da una costa all'altra, negli Stati Uniti degli anni Sessanta era un'attività che molti in quell'epoca utilizzavano come mezzo di trasporto a basso costo; nelle ultime pagine del Village Voice c'era sempre una miriade di inserzioni che cercavano autisti per consegnare automobili da New York a Los Angeles o a San Francisco - a patto che l'auto arrivasse in fretta e tutta intera - in cambio di un minimo di vitto e alloggio. Anche se allora già non guidavo più, ricordo che nel 1969 ho partecipato a un'impresa del genere, da Filadelfia a Los Angeles, su un'auto guidata da un mio amico. La prima notte abbiamo toccato Nashville, Albuquerque la successiva e Los Angeles il giorno dopo. Tenevamo la radio a tutto volume, bevevamo tonnellate di caffè e ci addormentavamo solo per poche ore ogni notte, per poi riprendere il viaggio al mattino. E, naturalmente, guidavamo sempre oltre il limite di velocità, soprattutto nel deserto, e ricordo che dopo un po' tutto il viaggio era diventato come una sorta di sogno, o una ricerca senza fine. Quanto velocemente saremmo potuti arrivare? A che velocità potevamo guidare senza essere arrestati? Quanto poco sonno e quanto poco cibo potevamo sopportare di consumare? Con la radio AM che trasmetteva la top 40 pop e il segnale che si affievoliva e si riprendeva mentre sfrecciavamo da una città all'altra, anche noi siamo stati incitati da tutta una serie di DJ chiacchieroni ad andare più veloce, più lontano, a spingere il nostro viaggio fino ai limiti della resistenza umana, finché alle 5 del mattino del terzo giorno non siamo arrivati in una Los Angeles avvolta da una nebbia profonda, e abbiamo svegliato un addetto al rifornimento che dormiva per avere un po' di carburante, per poi vederci davvero costretti ad aprire la portiera dell'auto in modo da poter seguire la linea bianca tratteggiata sulla strada, perché non riuscivamo a vedere dove stavamo andando. E tuttavia, una volta arrivati a Los Angeles, mentre il mio amico rimase lì, io, senza dormire continuai a spingermi fino a San Francisco, facendo l'autostop nella notte insieme a vari compagni di viaggio, sempre accompagnato dal suono della radio pop AM a tutto volume - stavolta su un apparecchio portatile a transistor - finché, esausto, raggiunsi la casa di un mio amico, il regista Jerome Hiler, completamente senza preavviso, e lì, dopo una colazione a base di pancake e uova, dormii per due giorni. Ragion per cui ne so qualcosa - solo appena un po' - di quel che gli capita a Kowalski, in Vanishing Point, sebbene nel suo caso, pur chiamando San Francisco "casa", egli in realtà non ha alcun posto dove andare, un posto dove riposare, e sembra sopravvivere solo grazie alla benzedrina, e a poco altro. Non si ferma mai per mangiare, non sembra riposare mai, prende persino le pillole senza acqua: è un uomo che non si ferma mai.
Kowalski sta cercando di sfuggire al suo passato, ma non ci riesce; guida semplicemente per guidare e non si fermerà davanti a niente e nessuno: è velocità, velocità e ancora velocità, una vita di pura adrenalina. Mentre lascia Denver nella tarda serata di venerdì, Kowalski si ferma in un bar per motociclisti per ottenere un po' di pillole dal suo amico Jake (Lee Weaver), e scommette che riuscirà ad arrivare a San Francisco entro le 3 del pomeriggio di sabato, in netto anticipo rispetto al programma. Jake è scettico, ma Kowalski ha una missione: infatti, quando venerdì sera entra nel garage per ritirare la Challenger, non abbiamo alcuna idea di quando abbia dormito l'ultima volta, se mai lo ha fatto. Come uno squalo, Kowalski deve continuare a muoversi o morire, è in continuo movimento e deve riuscire costantemente a sfuggire a coloro che vorrebbero impedirgli di continuare. E non sorprende che l'epico viaggio ad alta velocità di Kowalski attiri ben presto l'attenzione della polizia dei vari Stati che egli attraversa per raggiungere la West Coast e, un confine di Stato dopo l'altro, i poliziotti cominciano a giocare a rimpiattino con lui, ognuno sperando di fermarlo per sempre. Dal Colorado allo Utah, al Nevada, e infine alla California, Kowalski è riuscito a seminare i poliziotti, che però gli stanno dietro, mentre a ogni nuovo confine di stato gli ostacoli da affrontare diventano sempre più difficili. Ma Kowalski riceve l'aiuto di "DJ Super Soul" (Cleavon Little, in un'eccellente interpretazione), un DJ cieco che fa girare dischi soul R&B e che lavora in una stazione radio KOW, fatiscente ma ad alta potenza nel mezzo del deserto, e che sembra avere un legame quasi telepatico con Kowalski, aiutandolo a evitare la polizia, che si è messa all'inseguimento di quello che Super Soul definisce come «l'ultimo eroe americano». E via via che Kowalski supera un posto di blocco dopo l'altro, facendo fare alla polizia la figura dei fessi, egli diventa allo stesso tempo anche il simbolo del fallito in lotta contro il sistema, per quanto, naturalmente, è destinato a perdere. Ben presto, Kowalski si rende conto che Super Soul - il quale trasmette musica R&B insieme a un flusso costante di messaggi criptici - lo sta tendendo informato sia degli autovelox che sui posti di blocco della polizia e, nella sua corsa verso la costa, accorgendosi così che è il legame stabilitosi tra i due uomini ad impedire che Kowalski venga arrestato. E facendo questo Super Soul rende un altro servizio a Kowalski: lo trasforma in un eroe della cultura pop. Man mano, l'idea di Kowalski visto come «l'ultimo dei fuorilegge» si impone, e la gente manifesta davanti alla stazione radio esprimendo solidarietà a Super Soul e a Kowalski. Lungo la strada, Kowalski, nel suo rifiuto della società convenzionale - e del resto, cosa ha fatto essa per lui? - incontra una serie di personaggi della controcultura, tra cui un vecchio pazzo (Dean Jagger, in un'altra grande interpretazione) che cattura serpenti a sonagli per fornirli alle cerimonie religiose evangeliche: uno dei viaggi secondari più bizzarri del film, e sebbene Jagger faccia del suo meglio con il materiale fornitogli egli appare troppo ovvio, e costituisce purtroppo un'interruzione della narrazione, la quale invece funziona assai meglio quando Kowalski è in movimento. Nel frattempo, alcuni tizi, scontenti della polizia locale, dei bifolchi che hanno deciso di averne abbastanza dell'idolatria di Super Soul nei confronti di Kowalski e della sua mitica corsa verso il confine, fanno irruzione nella stazione radio distruggendola e picchiando duramente sia Super Soul che il suo tecnico. La trasmissione di Super Soul viene ora messa sotto controllo dalla polizia e così, invece di aiutare Kowalski, Super Soul è costretto ora a condurlo verso una trappola.
Mentre sfreccia sull'autostrada vicino al confine con la California, Kowalski incontra un motociclista di nome Angel (Timothy Scott) che lo affianca a 90 miglia orarie e gli offre il suo aiuto, qualora gli servisse. Dapprima Kowalski rifiuta, ma poi decide che un aiuto, e po' di velocità in più è quasi d'obbligo, e così Angel porta Kowalski nella sua comune, per fornirgli qualche stimolante per farlo andare avanti, mentre la ragazza-senza-nome di Angel (Gilda Texter) se ne va in giro nuda su una moto in maniera deliberatamente provocante. Quando Angel va in ricognizione per Kowalski, la ragazza gli si offre quasi subito, per fare sesso. Non è sorpreso - non è interessato al sesso, ma solamente alla velocità - ma rifiuta, e quando Angel ritorna i due legano sul tetto della Challenger una vecchia moto scassata con una sirena e a una luce rossa lampeggiante, e in tal modo superano un altro posto di blocco, ma questa è l'ultima vittoria. La polizia ha tracciato elettronicamente i progressi di Kowalski con l'aiuto di una tutta una serie di monitor stradali che mostrano il suo percorso, la sua velocità e la sua posizione su una mappa elettronica. Sul confine, nella città di Cisco, in California, la polizia locale ha piazzato in mezzo alla strada due bulldozer che sono in grado di fermare qualsiasi cosa. Super Soul, ritornato nella stazione radio devastata, con il suo ingegnere al seguito, riprende il controllo della console, e raggiunge Kowalski per un'ultima volta, per avvertirlo dell'imminente destino. Ma è troppo tardi: «Spegnila!», dice all'ingegnere. Kowalski si è infatti sintonizzato su un'altra stazione radio, che trasmette un pop più brillante, ma senza la guida di qualcuno che cerchi di proteggerlo. Con un enorme sorriso sulla faccia, che sembra accentuarsi a ogni inquadratura, Kowalski si scaglia a tutta velocità contro i bulldozer e la Challenger esplode in una palla di fuoco, riducendosi in pochi secondi a un rottame in fiamme. Il film finisce così dove era iniziato: nei minuti iniziali del film, infatti, avevamo visto i bulldozer che vengono posizionati mentre la gente del posto guarda con disinteressato stupore, mentre un camion del telegiornale della CBS si ferma per disporsi a coprire la storia. Il film riprenderà poi da lì con Kowalski che va a prendere l'auto a Denver per seguirlo fino all'incidente mortale.
Più di un critico ha suggerito che in tal modo, come Sisifo, Kowalski viene condannato a ripetere un ciclo, ancora e ancora, morendo solo per poi rinascere in un'altra vita. Ma anche se questo fosse vero, sembrerebbe comunque che il viaggio di Kowalski sarebbe stato in qualche modo completato, e che alla fine solo Super Soul - una sorta di Tiresia - come un veggente, o guida benevola, abbia avuto un qualche effetto, un impatto sulla vita di Kowalski. Tuttavia, c'è però qualcosa che manca, e che invece sembra disponibile solo nella prima versione statunitense del DVD, nella quale vengono presentate due versioni del film, senza quasi nessuna pubblicità: così abbiamo la versione standard statunitense della durata di 98 minuti, e la versione di 105 minuti, dove può essere vista quella che, senza ombra di dubbio, è una sequenza chiave, andata perduta, con nientemeno che Charlotte Rampling - assolutamente convincente come al solito - che troviamo nei panni di una misteriosa autostoppista nel cuore della notte, con la valigia in mano. D'impulso, Kowalski le offre un passaggio. Lei sale sull'auto e, per la prima volta nel film, lo fa sballare con la marijuana - fino ad allora si era trattato sempre solo di benzedrina - e poi improvvisamente gli dice «ti ho aspettato per molto tempo. Oh, come ti ho aspettato. Ovunque e da sempre. Pazientemente. Con pazienza. È l'unico modo per aspettare qualcuno». Per la prima volta nel film, Kowalski sembra rilassarsi veramente, e tutta la tensione esce dal suo corpo; accosta l'auto, e quando la giovane donna gli chiede come mai si sono fermati, lui risponde semplicemente: «Mi faccio una canna». Lei sorride, lui l'attira a sé in un lungo bacio appassionato, e il film sfuma in una dissolvenza in nero. Quando la mattina dopo Kowalski si sveglia, lei è già sparita senza lasciare alcuna traccia. In contrasto con i personaggi più realistici - per quanto a volte stereotipati - che Kowalski incontra nel corso del suo viaggio coast to coast, la spettrale apparizione della Rampling è qualcosa di assolutamente diverso che in una sola piccola sequenza di sette minuti riesce a elevare il film, portandolo a un livello di introspezione assai più riflessivo. Barry Newman non è mai riuscito a sfondare come grande star, ma c'è da dire che nella maggior parte dei suoi film e dei suoi lavori televisivi non ci sono mai stati degli attori con i quali poteva davvero impegnarsi. Charlotte Rampling offre qualcosa di completamente diverso a Newman, e la scena che si svolge tra i due spinge il film in una prospettiva del tutto diversa, dal primo all'ultimo fotogramma. Questa versione è stata quella distribuita nelle sale del Regno Unito, ma non negli Stati Uniti, dove il film ha ricevuto inizialmente recensioni che hanno spaziato dall'indifferenza all'incomprensione, e solo di recente è stato oggetto di una rivalutazione seria. Tuttavia, sorprendentemente, la versione britannica non è disponibile in DVD nel Regno Unito; è solo il rovescio della medaglia dell'uscita iniziale negli Stati Uniti, e questo è tutto. (Un confronto tra le due versioni, britannica e statunitense, è disponibile qui). Pertanto - proprio come lo è l'apparizione della Rampling nel film - si tratta di una versione del film piuttosto fantasmatica, eppure va detto che senza questo segmento il film finisce per non essere davvero completo. Il regista Sarafian, che ha commentato sia la versioni statunitense che quella britannica del film nell'edizione statunitense del 2004 in DVD a doppia facciata, è d'accordo, e sottolinea il fatto che il personaggio della Rampling era una visione metaforica dell'angelo della Morte.
Barry Newman, in una lunga intervista con Paul Zazarine [*], si mostra particolarmente dispiaciuto per l'eliminazione della scena, in quello che probabilmente è il suo miglior film; chiaramente, gran parte della forza della versione originale, con questo montaggio è andata perduta. Come ha detto a Zazarine: «c'era una scena meravigliosa in cui Kowalski ferma la macchina e fa salire un'autostoppista interpretata da Charlotte Rampling. La ragazza, vestita di nero e avvolta dalla nebbia, ha un cartello con su scritto "San Francisco". Lui la fa salire, lei sale in macchina e gli chiede: "Che cosa sei?" Lui risponde: "Un autista che consegna auto". Lei a sua volta: "No, di che segno sei?" [Si scopre poi che sono entrambi dello Scorpione]. Così parlano, e finiscono per passare poi la notte insieme nel deserto. All'improvviso lei dice: "Non andare a San Francisco" e svanisce. Era la morte. Era una scena interessante, perché dava al film un senso allegorico che così spiega tutto. Mentre stavano montando Vanishing Point, mi trovavo in Austria per girare “The Salzburg Connection” , e lì ho ricevuto una telefonata dal mio agente a New York. Aveva appena assistito a una proiezione di Vanishing Point e mi disse che lo avevano tagliato, fino a farlo sembrare un film di serie B. Avevano tagliato le scene della Rampling poiché temevano che il pubblico non capisse cosa fosse successo alla ragazza in macchina; perché improvvisamente non c'era più! All'epoca in cui era stato girato, vivevamo ancora negli anni Sessanta, quando c'era l'individuo contro le istituzioni; contro l'establishment. L'individuo, il solitario, l'antieroe era all'epoca molto, molto popolare, ed era una cosa molto commovente quando il ragazzo si uccide. Il momento in cui muore, rimane impresso nella gente. Tornarono tutti a vedere il film, più e più volte. Al momento in cui lo stavo realizzano, non mi sono mai reso conto dell'impatto del film. Era un uomo che nel suo passato aveva già fallito - ed è questo l'aspetto allegorico del film - quello che si stava andando a schiantare contro quei bulldozer. Egli sorride mentre si precipita verso la morte, alla fine di Vanishing Point, perché crede di riuscire a superare il blocco stradale. Nel profondo, potrebbe anche darsi che Kowalski non credeva di farcela, ma stiamo parlando di quello che alla base è un film esistenzialista. L'eroe è destinato a morire [a partire dalla struttura iniziale del film, che si conclude all'inizio e poi si ripete alla fine], e lo sai già, quando parte il film, che Kowalski non vivrà. Il titolo Vanishing Point non era stato pensato per quello che sarebbe stato il suo impatto con i bulldozer [...]. Ma rappresenta il punto di non ritorno di Kowalski, il suo punto di fuga, la sua ultima corsa.»
Mi è sempre piaciuto "Punto zero", un film che, nonostante alcune asperità e alcune sequenze sovradeterminate, rimane un road movie esistenziale ,più di quanto per esempio possa sperare di essere "Strada a doppia corsia" di Monte Hellman, realizzato lo stesso anno. "Punto Zero" è il miglior film di Newman, e anche il miglior film di Sarafian - purtroppo scomparso nel 2013 - ed è chiaramente un'opera d'amore da parte di tutti quelli coinvolti. Girato in soli 38 giorni, è ovvio che tutti si siano spinti al limite per rendere il film così bello; come Sarafian ha notato retoricamente nel commento al DVD, per un regista commerciale di Hollywood «quanto spesso capita di poter fare un film che significhi realmente qualcosa?». In quello stesso commento al DVD del film, Sarafian ha anche notato perché mai egli si sia sempre riferito al film scherzosamente come "Punti di fuga", perché è stato costretto da Darryl F. Zanuck e dalla 20th Century Fox a restituire alcuni dei suoi crediti arretrati dal momento che aveva sforato di 80.000 dollari - pensate, solo 80.000 dollari - rispetto a un budget totale di 1,3 milioni di dollari. Ma con la sequenza di Charlotte Rampling, diventa un film completamente nuovo, e si può davvero capire a cosa mirava l'intero progetto fin dall'inizio. Per ora, possiamo solo sperare di ottenere un DVD Region One dell'uscita in DVD dell'inizio del 2004 con il disco a doppia faccia in modo da ottenere la versione britannica del film. La versione Blu-ray offre solo la versione statunitense, il che è un peccato. Sebbene non sia assolutamente un film di serie B, nella versione statunitense è semplicemente un film d'azione più riflessivo della media con alcune sfumature metafisiche. Con l'aggiunta del filmato aggiuntivo, invece passa in una zona completamente diversa. Se vi piace il film ora, dovreste davvero fare uno sforzo per vedere questa versione: fa davvero la differenza.
- Wheeler Winston Dixon - pubblicato il 3 marzo 2014 -
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