«(...) La musica zigana è quasi sempre malinconica. Gli zingari sono in genere un popolo malinconico. Pare che nella loro lingua manchi una parola che indichi la gioia o l’allegria. Forse questa malinconia dipende non soltanto da quello che hanno dovuto patire in molti luoghi, ma anche dall’oscura superstizione che permea tutta la loro esistenza quotidiana.
Avete mai osservato le zingare quando attraversano la strada? Non avete mai notato il modo in cui con le mani tengono sollevate da terra e ben strette le loro due gonne? Fanno cosí perché, secondo gli insegnamenti zigani, tutto ciò che viene a contatto con gli indumenti di una donna non può più essere usato. Per questo anche le stoviglie che gli zingari utilizzano per cucinare non stanno sul tavolo o sulle mensole dei loro carrozzoni, ma sono appese al soffitto, affinché non vengano incidentalmente sfiorate da vestiti.
Una superstizione analoga si racconta a proposito del calice d’argento che è l’oggetto più prezioso posseduto da ogni zingaro e in cui essi credono risieda una sorta di virtù magica. Questo calice non deve mai assolutamente cadere in terra, perché la terra è sacra. Se disgraziatamente esso la sfiora, allora ne diventa schiavo e non può più essere utilizzato.
Il modo più strano in cui la malinconia della loro esistenza si esprime è nell’amore, in cui conoscono tutta una serie di segni muti, eloquenti e seri con cui si comunicano le cose più importanti. Se ad esempio una coppia si è divisa, e l’uomo o la donna desiderano fare pace e tornare a intendersi, allora quando si rincontrano lanciano in aria una carta da gioco o anche un pezzo di carta qualsiasi. Se l’altro o l’altra cercano di afferrarli, è segno che sono di nuovo in armonia. Se invece la persona chiamata in causa non si scompone, fra loro tutto è perduto per sempre.»
(Walter Benjamin - da "Gli Zingari" - 1930 - Opere complete - vol.IV )
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