mercoledì 17 agosto 2022

Leggendo Kurz…

La Bella Addormentata alle Porte del Paradiso !!

Nel corso dell'epopea borghese - o per meglio dire, in quello che è il campo stesso delle sue forme categoriali - si vedono continuamente dispiegate tutte quelle alternative politiche appassionate e tutti quei dibattiti storiografici che sono diventati oramai celebri.  A partire da questo, diventa pertanto possibile criticare questa o quella politica, viste in quanto contenuto determinato, questa o quella ingiustizia sociale o disuguaglianza economica nel modo di distribuzione delle categorie capitaliste, questo o quell'effetto disumanizzante dell'industrializzazione e della produzione. Ma rimane però impossibile criticare in sé, alla radice, il livello delle forme sociali capitaliste: la merce, il denaro, il valore, il lavoro, la politica, il diritto o lo Stato.

Per tutti gli storici, appare quasi impensabile riuscire a cogliere la storia del capitalismo attraverso la critica stessa di queste categorie; e ciò vale per tutte le tendenze storiografiche della modernità, siano esse liberali, conservatrici, di sinistra o marxiste. Tutta la storiografia del capitalismo corrisponde al modello della Bella Addormentata e in tal modo vuole farci credere che perciò, fin dall'alba dei tempi, il capitalismo lo si sarebbe già trovato sempre lì, nella sostanza, però come se si trovasse immerso in un profondo sonno, di modo che così la storia della sua comparsa non sarebbe stata altro che la storia del suo risveglio (come se si fosse trattato di una sorta di rimozione degli ostacoli).

A partire dal XVII e XVIII secolo, la leggenda – quella secondo cui il capitalismo fabbrica sé stesso per mezzo dei suoi ideologhi involontari e grazie al suo culto delle rovine antiche - vorrebbe che la società strutturata dal movimento tautologico del capitale, ossia in definitiva la «civiltà», sarebbe solo la continuità, il culmine e l'apoteosi di una natura umana, di una ragione umana universale e delle sue inclinazioni fondamentali ed eterne. Dall'alba dei tempi, tali inclinazioni non avrebbero mai smesso di lavorare dentro le società del passato, come forme embrionali, per poi sbocciare infine e realizzarsi e soddisfarsi così nella società capitalista-mercantile. Ed ecco che in retrospettiva, e in questo modo, il passato diventa solamente un errore, la cui conoscenza, grazie allo studio delle rovine, non può servire altro che a evidenziare meglio il progresso di una tale natura umana, e della sua ragione universale.

Dal XVII al XIX secolo, questa storiografia naturalista e teleologica dapprima ha cercato lo «specchio dell'uomo occidentale» attraverso la «scoperta dei selvaggi» (Marshall Sahlins), per poi passare, a partire dal XIX secolo, allo studio della preistoria (vedi a questo proposito i libri di Patou-Mathis e di Annie Jacob). In tal modo, la messa in scena astratta dei selvaggi e dell'umanità preistorica, costituirà il primo fondamento situazionale dell'individualismo metodologico borghese (alla Boudon e alla Gérald Brönner). Come se il corso della storia fosse sempre stato forgiato a partire da dei principi universali che rimanevano ancora soffocati e ostacolati, e che ciò dovesse necessariamente portare al capitalismo. Le società precapitalistiche, così come la forma assunta dal commercio al loro interno, non sarebbero state altro che i passi fatti per salire i gradini di una scala verso il cielo, in cima alla quale il capitalismo avrebbe costituito il traguardo delle «Porte del Paradiso».

fonte:  (Kurz, Lire Marx, Paris, Les Balustres, 2012)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io la metterei così: il dono, lo scambio, il baratto, il denaro. Il dono è il "prima", lo scambio e il baratto sono la "zona ibrida", il denaro è il "dopo". Cioè "l'inizio e la conclusione". In un crescendo che opera ancora oggi. Fino alla fine....la cosa per me più probabile.