«Ogni e qualsiasi scrittore può essere utile, così come può essere dannoso. È dannoso se è farraginoso, nella misura in cui distorce o falsifica (anche se lo fa senza rendersene conto) al fine di ottenere un effetto o per stupire; se si adegua e si conforma senza alcuna convinzione a delle opinioni cui non crede. È utile se contribuisce alla lucidità del lettore, se lo libera da qualsiasi timidezza e da ogni pregiudizio, se gli fa vedere e sentire ciò che, altrimenti, non avrebbe né visto né sentito senza di lui. Se i miei libri vengono letti, e arrivano così a una persona, anche una sola, e la aiutano, anche solamente per un solo momento, allora mi considero utile. E siccome inoltre credo anche nell'infinita durevolezza di ogni slancio e di tutti gli impulsi, dal momento che ogni cosa perdura e può essere ritrovata in un'altra forma, di conseguenza quest'utilità può estendersi nel tempo abbastanza a lungo. Un libro può dormire anche per cinquant'anni, o per duemila anni in un angolo di una biblioteca, ed ecco che all'improvviso lo apro e scopro in esso meraviglie, o abissi, trovo una riga che sembra sia stata scritta proprio per me. Ed è proprio in questo che lo scrittore non è diverso dall'essere umano in generale: tutto ciò che diciamo, tutto ciò che facciamo trascende, e più o meno si trasmette e si trasforma. Dovremmo cercare di lasciare dietro di noi un mondo un po' più pulito, un po' più bello di quanto fosse prima; anche se quel mondo si limita a essere un cortile, o una cucina.»
- Marguerite Yourcenar - da "Ad occhi aperti. Conversazioni con Matthieu Galey" -
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