Il ricorrere del tema della "traversata" in Sebald, vista come qualcosa che evoca Omero, Ulisse, la Divina Commedia e così via... In "Vertigini", uno degli elementi che collega i quattro capitoli è costituito dal riferimento al cacciatore Gracco di Kafka (un non-morto che vaga per il globo senza poter mai attraccare la sua barca da nessuna parte); ed è sempre in quello stesso "Vertigini", la frase di apertura del romanzo che riguarda proprio una traversata, «verso la metà di maggio dell'anno 1800», quando Napoleone e i suoi trentaseimila uomini valicarono il «Gran San Bernardo, un’impresa che fino a quel momento veniva ritenuta praticamente impossibile». Mentre, alla fine de "Gli emigrati", nel capitolo "Max Ferber" (che costituisce, anch'esso, qualcosa di simile a un attraversamento; di un nome, di un'identità, di un allontanamento relativo a "Frank Auerbach"), vediamo invece il narratore recarsi a Bad Kissingen per prendere un traghetto, e nel farlo scatta (e ci mostra) una foto fatta all'ufficiale che guida la barca: un passaggio, questo, che avviene subito dopo che c'è stata la visita al cimitero, come se fosse un ritorno dalla terra dei morti! E infine è ne "Gli anelli di Saturno" che il narratore sale su una piccola barca per andare a Orford Ness (un antico sito dove, durante la guerra fredda, si svolgevano i test segreti del governo britannico: un paesaggio post-apocalittico, scrive il narratore, quasi l'immagine del nostro mondo dopo la fine). Così - se guardiamo la cosa da un punto di vista biografico - sappiamo che esiste sicuramente un passaggio, nella sua vita, che lo ha portato a essere, da insegnante a scrittore: gli anni decisivi del decennio '80, durante il quale Sebald comincia a pubblicare su delle riviste quelli che sono i suoi esercizi di narrativa. Si potrebbe, inoltre, perfino pensare anche a una sua "traversata" precedente, altrettanto decisiva, quella della Manica, che nel 1966 porta un giovane insegnante/studente a Manchester. Una "traversata", questa, che lo traghetta anche dal tedesco all'inglese: un attraversamento linguistico, che però non viene mai completato, che non viene spinto fino alle sue ultime conseguenze, dal momento che Sebald continuerà sempre a usare il tedesco, come lingua di lavoro, di narrazione.
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