Nel XXII canto del Purgatorio, Dante stabilisce un dialogo tra quelli che sono i due suoi modelli di poeti del passato: da una parte c'è Stazio, dall'altra Virgilio, ed entrambi sono come schiacciati sul fianco della parete della montagna del Purgatorio. Così, tra i tanti dettagli illuminanti del passo, assistiamo a una lezione di lettura, o meglio di «lettura sbagliata» o «erronea»: Virgilio, che muore prima della nascita di Cristo, chiede a Stazio come questi abbia fatto a essere diventato cristiano (Publio Papinio Stazio nasce a Napoli intorno all'anno 45 e muore intorno all'anno 96). E Stazio, risponde dicendo che è stata proprio la poesia di Virgilio ad averlo guidato lungo il cammino della conversione. E in tal modo, così facendo Dante mostra come, in un certo senso, la poesia di Virgilio, la sua Guida maggiore, possa essere cristiana avant la lettre.
L'immagine creata da Dante è eloquente: nel colloquio con Virgilio, quando Stazio spiega come è avvenuta la sua conversione, egli sostiene che nella sua visione, Virgilio, il poeta più grande e più antico, recava sulle proprie spalle come una lanterna, la quale non serviva a egli stesso, ma di certo aiutava piuttosto coloro che venivano dopo; vale a dire, ha aiutato lo stesso Stazio e tutti gli altri poeti che hanno vissuto nei primi decenni del cristianesimo. Un'immagine questa, che riecheggia quella dell'Angelus Novus nella IX tesi di Walter Benjamin, servendo così a ricordarci che non solo Benjamin avesse letto il libro di Erich Auerbach su Dante - "Dante, poeta del mondo terreno" - ma arriva anche a citarlo nel suo saggio sul surrealismo; sono entrambi del 1929, sia il saggio di Benjamin che il libro di Auerbach. E pertanto, così, Stazio impone una lettura di Virgilio, ma così facendo, nell’attuare questa violenza nei confronti del testo, finisce per inscrivere in essa la propria esperienza, la trasformazione della propria vita.
Inoltre, Stazio chiede a Virgilio dove si trovino alcuni altri importanti scrittori a lui cari, come Terenzio o Plauto. Virgilio risponde che questi due, e molti altri (come Omero, per esempio), sono nel primo cerchio dell'Inferno; laddove «devo stare anch'io», aggiunge Virgilio. Ci sono anche alcuni greci - continua poi sempre Virgilio - come Euripide, Simonide, Agatone, con i quali «insieme parliamo spesso di poesia». Queste insondabili connessioni tra epoche e testi, tra esistenze e individui (come avviene tra Sordello e Virgilio, i quali si salutano con trasporto pur senza conoscersi, solo perché condividono la città di origine), sono possibili a partire dal fatto che Dante concepisce un sovra-storico logos cristiano, il quale organizza tutto.
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