domenica 23 luglio 2023

«Nazialieni» dovunque…

Parigi, a cavallo tra secondo e terzo millennio. Affetto da psicopatia, Andreas Schaltzmann vive una «realtà» da incubo, nella quale è convinto di essere rimasto l’ultimo uomo a combattere i nazisti e gli alieni di Vega. Preda della follia, si difende come può: uccide e si nutre del sangue delle sue vittime. Schaltzmann non è però l’unico a uccidere con tanta folle generosità: sull’impronta lasciata dai suoi delitti, altri vengono a imprimere il loro marchio. Quanti sono? Si conoscono? Qual è il disegno che si nasconde dietro i loro omicidi? Considerato da Valerio Evangelisti uno dei grandi noir di fine millennio, scelto e tradotto da un profondo conoscitore della letteratura crime come Luigi Bernardi, insieme a Sabina Macchiavelli, Le radici del male, che ha vinto il prestigioso Grand Prix de l’Imaginaire nel 1996, è un romanzo visionario, che ha saputo spostare i confini del giallo e fonderlo con la fantascienza cyberpunk e la narrativa di anticipazione, leggendo il mondo contemporaneo con le chiavi della tecnologia e della politica.

(dal risvolto di copertina di: Maurice G. Dantec, "Le radici del male". Minimum Fax pp.641, €21)

L'IA si chiamava «neuromatrice» e leggeva la mente dei serial killer
- "Le radici del male" anticipò gli aspetti peggiori della tecnologia. Era il '95, l'autore francese ibiridava poliziesco e modernità scientifica -
di Massimo Carlotto

Le radici del male di Maurice G. Dantec è un romanzo visionario, complesso, inquietante ma di grande fascino. Pubblicato da Gallimard nel '95 potrebbe suggerire, al lettore di oggi, una riflessione pessimistica sul futuro perché anticipa di venticinque anni gli aspetti peggiori dell'impatto sulla società delle nuove tecnologie. In realtà è un magnifico thriller «techno», sapientemente punteggiato di teorie scientifiche, mescolate ai precetti cinesi del Tao, alla cabala, al buddismo, al sufismo e allo gnosticismo cristiano. Dantec gioca a carte scoperte con tutte le declinazioni del genere, dalla fantascienza cyberpunk all'horror, ma la narrazione delle oltre seicento pagine non perde mai ritmo, risucchia il lettore in una spirale di follia maniacale nella prima parte, per trasportarlo poi al centro di una complessa indagine.

Tutto inizia nel 1993 quando Andrea Schaltzman si convince che gli alieni del pianeta Vega si siano alleati con i nazisti per conquistare il pianeta e che il complotto coinvolga il massimo livello dello Stato. Sua madre, una donna orribile, è appena morta ma continua a tormentare il figlio rimproverandolo al telefono. Il padre, vivente, non vuole avere niente a che fare con lui. Abbandonato a sé stesso e ai suoi deliri, Andreas vede segni del grande complotto «alienazi» ovunque. La televisione gli manda messaggi subliminali, raggi cosmici cercano di dominarlo dallo spazio. Quando si persuade di essere stato contaminato da un virus extraterrestre, che lo fa marcire dall'interno, decide di unirsi alla resistenza attaccando tutti i finti umani che incrociano il suo cammino. Si trasforma così in uno spietato serial killer, che verrà presto chiamato il vampiro di Vitry, protagonista di una sanguinosa corsa attraverso la Francia. Quando Schatzman viene arrestato non ci si trova affatto all'epilogo, anzi. Il serial killer viene affidato a tre scienziati: uno psicologo, una neuropsichiatra russa esperta in omicidi seriali e Arthur Darquandier, specialista in scienze cognitive e neurochimica. A dirle tutta è anche l'inventore di un'intelligenza artificiale, una neuromatrice, soprannominata Dottor Schizzo. È con l'aiuto di questo supercomputer, in grado di riprodurre il funzionamento del cervello umano che cerca di svelare l'enigma della mente squilibrata di Schatzman. La neuromatrice rivela la presenza di un gruppo di serial killer che lavorano insieme, scoperta che scatena una gigantesca caccia all'uomo sulle orme di altri sadici assassini.

Leggere questo romanzo è un'esperienza nel vero senso della parola. Non solo per la scoperta di una nuova frontiera della letteratura di genere (nessun autore è riuscito a eguagliare quest'opera nella sua complessità) e per il riscontro puntuale degli interrogativi del '95, ma anche perché si entra in contatto con il mondo di un autore unico. In Francia Dantec è al centro di un dibattito che continua a svilupparsi dopo la sua morte, avvenuta a Montreal nel 2016, e che si nutre di saggi sulla destrutturazione del noir e di importanti biografie come quella di Hubert Artus, "Prodiges & Outrances". Artus ce lo presenta come un adolescente autodidatta, con una cultura imponente ma disordinata, torturato da un acne devastante, solitario, complesso e che mascherava la sua fragilità condendo l'esistenza di rancore e bugie. Uno di quei maledetti figli del 68 nati troppo tardi per avere un ruolo negli eventi, ma che nel punk troveranno vendetta. Come scrittore incontra l'editore Gallimard che, dopo il successo de Le radici del male, decise di garantirgli uno stipendio mensile perché si concentrasse sulla scrittura.

Dantec si definiva un autore nordamericano di lingua francese perché si era naturalizzato canadese nel '98 e questa era solo una delle tante bizzarrie che lo hanno contraddistinto. Dal simbolo della Nato tatuato sulla spalla sinistra al definirsi cattolico futurista, a volte cattolico-sionista. Appoggiò Bush e intraprese una campagna per il ripristino della pena di morte in Canada. Si inventò di aver partecipato alla guerra nell'ex Jugoslavia nelle file bosniache per poi trasformarsi in islamofobo dopo l'11 settembre. Ma se l'uomo Dantec oggi sembra un geniale bipolare, un eterno provocatore difficilmente classificabile, sul piano della produzione letteraria fu senz'altro un gigantesco romanziere, in grado di ibridare il genere poliziesco e la modernità della tecnologia e della scienza nell'epica moderna. Il suo grande merito fu introdurre la dimensione poetica, quasi lirica, in una narrazione fredda, se non gelida, come quella del thriller Techno. Le radici del male ne sono una prova. Segnalato all'epoca da Valerio Evangelisti e magistralmente tradotto da Luigi Bernardi e da Sabina Macchiavelli, viene giustamente riproposto da Minimum Fax nella collana Sotterranei.

- Massimo Carlotto - Pubblica su Tutto Libri del 22/4/2023 -

Nessun commento: