domenica 20 marzo 2022

Pulsioni !!


Quel che segue, è un brano, da me tradotto, estratto dal libro di Todd McGowan, del 2013, "Enjoying What We Don't Have. The political project of Psychoanalysis". Come nel precedente testo da me tradotto, di McGowan, sulla «gioia perduta», anche qui vengono proposte delle connessioni tra una psicoanalisi presentata in una sua versione non conformista e la critica dell'economia politica di Marx, ina connessione che parte da Sigmund Freud, passa per Lacan e arriva, perché no, a ZizeK. La traduzione, nella sua "letteralità", propone il concetto centrale di «pulsione di morte», il quale va letto... criticamente. La «pulsione», in generale, seguendo la psicoanalisi contemporanea, non si riferisce mai al mero istinto, ma è piuttosto una caratteristica dell'essere umano in quanto essere dotato di linguaggio. Ora, questa pulsione ha la sua dimora nell'inconscio, ma tuttavia si manifesta a livello cosciente sotto forma di desiderio. E lo fa in tutte le forme che finora ha assunto la società. E non lo fa sempre nello stesso modo. In che modo si verifica ciò nel Capitalismo? Dal momento che questo modo di produzione è basato sulla sussunzione del lavoro sotto il capitale, insieme alla sussunzione del soggetto alla logica del capitale, ecco che il desiderio dell'individuo si trova a essere sottomesso a un imperativo accumulativo. Ma poiché il Super-Ego ha il compito di rassicurare continuamente il "soggetto" circa la natura stessa del capitale, ecco che allora lo fa seguendo la logica del male infinito. Motivo per cui, di conseguenza, viene dato luogo a quel desiderio insaziabile che muove allo stesso modo anche l'accumulazione. Così facendo, il capitalismo cattura i desideri del soggetto offrendogli un appagamento che viene presunto come possibile, ma che alla fine lo lascia insoddisfatto. E questo viene spiegato nel testo tradotto.

Bisogna notare che il testo originale impiega assai spesso il termine «soddisfazione». E va capito che non fa riferimento alla soddisfazione procurata dal piacere, bensì alla soddisfazione dovuta al godimento. Una tale differenziazione è importante, poiché «godere» è una pulsione proveniente dall'inconscio, ed è lì che viene soddisfatta, mentre il piacere è qualcosa che ha luogo a livello cosciente, in una situazione di stasi e di rilassamento. Il godimento, a differenza del piacere, è invece un impulso dinamico, la cui possibile soddisfazione passa attraverso la ricerca della soddisfazione. Il testo fa uso anche del concetto di «pulsione di morte», che qui non significa ritorno allo stato inorganico, riferendosi al suicidio o all'aggressività, ma piuttosto a un «impulso a ritornare a quella perdita traumatica originaria che ha costituito l'essere umano come essere di linguaggio». Secondo l'autore, «la pulsione di morte emerge, insieme alla propria soggettività, nel momento in cui il soggetto entra nell'ordine sociale, e diventa un essere parlante che ha bisogno di sacrificare qualcosa di sé stesso». In una eventuale società post-capitalista, ecco che allora i desideri smetteranno di essere insaziabili, ma tuttavia saranno governati dall'insoddisfazione legata alla ricerca della propria auto-realizzazione. Ragion per cui, ricordano una famosa frase di John Stuart Mill, secondo la quale è preferibile essere un «uomo insoddisfatto» piuttosto che un «maiale insaziabile». Si passa così dalla logica del male infinito alla logica del bene infinito, in cui l'evoluzione della persona e della società, nel loro insieme, sono orientate alla soddisfazione.

Il capitalismo contro la pulsione di morte
[Capitalism contra the Death Drive]
- di Todd McGowan -

L'ideologia capitalista mira a produrre soggetti che vivono la loro esistenza come esseri insoddisfatti e, allo stesso tempo, come assidui investitori nell'ideale di felicità o di piena soddisfazione. Questa idea si manifesta non solo nel funzionamento quotidiano del capitalismo, ma anche negli scritti dei suoi teorici più importanti - da Adam Smith e David Ricardo a Friedrich Hayek e Milton Friedman.
Secondo Adam Smith, la società può raggiungere una soddisfazione reale attraverso la prosperità, a condizione però che l'umanità si liberi dalla sua naturale propensione ad accumulare. Scrive: «Lo sforzo naturale compiuto da ogni individuo al fine di migliorare la propria condizione, quando gli è permesso di agire con libertà e sicurezza, costituisce un principio talmente potente che, da sé, e senza alcun altro aiuto, non solo è capace di portare la società alla ricchezza e alla prosperità, ma è anche in grado di superare centinaia di piccoli ostacoli impertinenti (...)». Il desiderio di accumulare fa sì che i soggetti del capitalismo siano in grado di superare le barriere che si pongono loro davanti, e ottenere in tal modo la "felicità". Per Smith, come per gli altri autori elencati, non si tratta di una barriera insormontabile; oltretutto, diventa possibile godere della barriera in quanto tale, proprio a partire dall'atto di superarla.

Il capitalismo sopravvive grazie alla medesima ignoranza che tormenta il nevrotico analizzato da Freud: egli scambia il desiderio per la pulsione, diventando così incapace di riuscire a vedere una soddisfazione nell'atto di non ottenere l'oggetto desiderato. Se non generasse un tale autoinganno collettivo, il capitalismo non potrebbe continuare a esistere. I soggetti del capitalismo sono strutturalmente incapaci di vedere la propria intrinseca e innata autosoddisfazione; ed è questa mancanza che continua a farli funzionare in quanto soggetti capitalisti. E questo ci viene rivelato dal pensiero di Freud. Ci rivela che può esistere qualcosa che va oltre il soggetto capitalista - un oltre che consiste nella pulsione di morte. La politica emancipatrice della psicoanalisi è pertanto intrinsecamente anticapitalista, nella misura in cui essa critica il funzionamento del capitalismo, visto come dipendente dalla ricerca incessante dell'oggetto del desiderio. Il capitalismo si nutre della perpetua insoddisfazione del desiderio. Questa insoddisfazione lo spinge a compiere degli sforzi per poter accumulare più capitale, per aumentare la produttività e per introdurre nuove merci sul mercato; in breve, tutti gli aspetti dell'economia capitalista sono guidati dalla logica dell'accumulazione. Le imprese che vengono create nella società capitalista, sono tutte impegnate a produrre nei soggetti - annebbiando la loro pulsione inconscia - il desiderio. Nei Grundrisse, Marx descrive il modo in cui il capitalismo perpetui il desiderio per mezzo della produzione del bisogno: «La produzione fornisce non solo un materiale al bisogno, ma anche un bisogno al materiale. [...] Il bisogno che esso ne avverte è creato dalla percezione dell’oggetto stesso. L’oggetto artistico — e allo stesso modo qualsiasi altro prodotto — crea un pubblico sensibile all’arte e capace di godimento estetico. La produzione produce perciò non soltanto un oggetto per il soggetto, ma anche un soggetto per l’oggetto.» Il capitalismo funziona alimentando - e persino aumentando - un sentimento di insoddisfazione in colui che desidera. E quest'ultimo continua a rimanere sempre insoddisfatto. Ciò spiega la passione che il capitalismo ha per il nuovo. Il capitalismo cerca e abbraccia continuamente ciò che è nuovo, perché il nuovo mantiene il desiderio in movimento, contribuendo a creare un persistente senso di mancanza. Il nuovo reca in sé la promessa di un godimento futuro, che supererà qualsiasi cosa il soggetto abbia mai già sperimentato prima. Questa promessa è il motore che spinge il capitalismo a creare sempre più bisogni. Il «più» si presenta e appare come un'attrazione costante, il prossimo «più» - quantomeno, visto da lontano - sembra sempre che sia quell'oggetto che potrebbe darebbe un piacere indescrivibile.

(...)

Il capitalismo mantiene nei soggetti individuali come una sensazione costante della propria insoddisfazione, ma, dall'altro lato, offre simultaneamente loro la continua attrazione di un godimento futuro. Così facendo, tutto questo spinge il capitalista a creare sempre più nuove merci, e i consumatori a comprarle. Proprio così come il capitalista spera che ogni nuova merce creata sia «quella» merce, lo stesso fa il consumatore. Tuttavia, nessuna nuova merce potrà mai riuscire a procurare, al capitalista o al consumatore, il godimento perso; non importa quanto successo riesca ad avere il prodotto, e questo perché il godimento ha solamente un carattere immaginario. Una volta che la merce è stata realizzata per ciascuno (messa sul mercato nel caso del capitalista, o acquistata nel caso del consumatore), essa perde necessariamente il suo valore di godimento. In questo senso, ecco che il capitalismo dipende, per esempio, dai bambini e dai loro desideri nel periodo natalizio. La vigilia di Natale, tutti i regali sotto l'albero offrono la promessa di un futuro godimento. E tuttavia, nel pomeriggio dello stesso giorno di Natale, ecco che il bambino finisce per annoiarsi, rimanendo nuovamente ancora una volta in attesa di nuovi regali, dal momento che non ha trovato la gioia sfuggente in nessuno dei pacchi che ha aperto. Questa noia non è semplicemente un segno del narcisismo del bambino, o del fatto che sia stato viziato da dei genitori troppo indulgenti; ma piuttosto, è una necessità strutturale che dev'essere vista nel contesto del mondo desiderante del capitalismo. Il ciclo della promessa di godimento futuro, e poi dell'inevitabile insoddisfazione che segue, può essere perpetuato solo fino a che i soggetti capitalisti continuano a sperare, vale a dire, a credere nella promessa che le nuove merci presumibilmente offrono. Più di ogni altra cosa, è la speranza che fa funzionare il capitalismo. Mantenere la speranza - e continuare ad averla, se non addirittura arrivare a godere della speranza - spinge il soggetto di desiderio in desiderio, mantenendolo sempre insoddisfatto. La rinuncia a questo sentimento,determina la fine del soggetto capitalista: i soggetti capitalisti che non hanno speranza di guadagnare di più, di consumare di più, sempre di più, non sono più soggetti capitalisti.

Ciò che tiene rinchiuse le persone chiuse in questa «prigione», è l'incapacità di scoprire un altro modo per arrivare a provare una soddisfazione più soddisfacente. Tale incapacità, forse ancora più dei suoi costi umani, era ciò che più preoccupa Marx allorché rifletteva sul capitalismo. In certi momenti dei "Manoscritti economico-filosofici", nei quali Marx sembra scivolare nell'umanesimo, nei momenti in cui descrive gli effetti che il capitalismo ha sulle persone, sono gli stessi momenti in cui cerca di comprendere - pur non dichiarandolo - come abbia fatto il sistema capitalistico ad impossessarsi della pulsione di morte; ecco, è questa prigionia che non permette alle persone di trovare soddisfazione nella propria soddisfazione. La logica del capitalismo è quella che Marx chiama «auto-rinuncia». E lo dice nel passaggio più famoso dei Manoscritti: «Quanto meno tu mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo, in osteria, pensi, ami, teorizzi, canti, dipingi, tiri di scherma, ecc., tanto più tu risparmi, più grande diventa il tuo tesoro -  il quale né tarli né rapina divorano -, il tuo capitale. Quanto meno tu "sei", quanto meno manifesti la tua propria vita, tanto più hai, tanto più grande è la tua vita alienata; quanto più accumuli, tanto maggiore è il tuo essere estraniato...» Ciò che Marx descrive qui come una «vita alienata o estraniata» non è una vita che è stata resa innaturale dal capitalismo, ma piuttosto una vita in cui la soddisfazione è insoddisfacente, una vita intrappolate nella logica capitalista del desiderio.
Tuttavia, l'alternativa non è - come sembra suggerire Marx - quella di ottenere una soddisfazione immediata, vale a dire, quella che consiste nel mangiare, bere e comprare libri; ma piuttosto, consiste nella capacità di poter ottenere una soddisfazione mediata, essere soddisfatti della soddisfazione che già esiste dentro il proprio «io». Detto in altri termini, la chiave non risiede cosa si fa, ma nel come lo si fa. Ed è a livello di questo «come», piuttosto che di un «cosa», che il capitalismo aliena i suoi sudditi per quel che riguarda la loro soddisfazione. Il capitalismo favorisce questo tipo di alienazione attraverso la sua incessante richiesta di accumulazione.

L'accumulazione è l'imperativo super-egoico inerente al capitalismo. Ossia, all'interno del capitalismo, l'accumulazione assume lo status di un obbligo morale. E il soggetto capitalista sente inevitabilmente una voce interna che gli richiede sempre «di più». Nel primo volume del Capitale, Marx cattura perfettamente quella che è la dimensione super-egoica della direttiva di accumulazione del capitalismo. Una voce proclama: «Accumula, accumula! Ecco Mosè e i profeti!». In quel momento, Marx rivela in che modo funzioni la chiamata all'accumulazione, in quanto legge e come forma di comando. Nonostante tutti gli sforzi che si possono fare per obbedirle, non si riesce mai a placare questa voce, o a saziare l'appetito del super-Ego che la inserisce nel soggetto: nessuna quantità di accumulazione riesce a essere sufficiente, né per il singolo soggetto capitalista né per la società capitalista nel suo insieme. In altri termini, il debito nei confronti del super-Ego è infinito. Più si accumula, più ci si rendo conto che c'è ancora da accumulare. Una volta che il soggetto «assoggettato» si arrende alla domanda di accumulazione,verrà risucchiato sempre di più in essa. Il fondamento dell'ideologia capitalista implica l'identificazione dell'accumulazione con il piacere. E il piacere è soprattutto l'oro. La maggior parte della gente non fa sesso con l'oro o con altre forme monetarie. Ma accettano il legame tra accumulo e piacere previsto dall'inquietante comportamento delle persone innamorate del denaro. Il più delle volte, l'apoteosi dell'accumulazione si manifesta attraverso l'acquisto di beni che sembrano incarnare dei piaceri futuri. Si comprano i vestiti più nuovi, la musica più moderna o l'ultimo gadget tecnologico, in modo da accedere al divertimento che questi beni promettono. Ma sotto l'influenza dell'ideologia capitalista, questo atteggiamento si estende anche alle relazioni sociali: si scelgono amici, per quanto inconsciamente, che andranno a promuovere il proprio status sociale; si spera di trovare un partner romantico che faccia lo stesso. Nella società capitalista, le forme più private di godimento hanno la propria base nell'idea di accumulazione, e sono impensabili al di fuori di essa. Ne consegue che la linea primaria della critica sociale rivolta contro la società capitalista si concentrerebbe sul fallimento della società, che è incapace vivere all'altezza della sua ideologia. È un'ovvietà dell'analisi marxista - specialmente dopo la Scuola di Francoforte - suggerire che l'ideologia capitalista usa l'immagine dell'accumulazione riuscita per nascondere la mancanza di accumulazione che la maggior parte dei soggetti subisce e, in tal modo, produrre docilità. Secondo questa posizione, le immagini del divertimento, come i film di Hollywood, creano un piacere falso o illusorio che serve così a soddisfare dei soggetti che altrimenti rimarrebbero insoddisfatti.

Per quanto affascinati dalla relazione romantica presentata sullo schermo del cinema, i soggetti capitalisti non pensano alla loro posizione all'interno dell'ordine capitalista. Questi soggetti investono più nell'immagine del divertimento di quanto non facciano nella riflessione sul mondo reale. Per questo Theodor Adorno afferma che «ogni cultura di massa consiste fondamentalmente nell'adattamento». La promozione dell'immagine del godimento, per Adorno e la Scuola di Francoforte, diventa la forma di ideologia capitalista che mira a creare quei soggetti che credono di divertirsi, mentre in realtà vivono nell'insopportabile insoddisfazione del capitalismo. Di fronte al proliferare di simili immagini che diffondono l'ideologia capitalista, il compito del pensatore critico diventa quello di frammentarle, esporre la mancanza di piacere che esiste in esse, e mostrare, come Adorno e Max Horkheimer hanno chiarito nella loro "Dialettica dell'Illuminismo", il modo in cui il capitalismo e la sua ancella ideologica, l'industria culturale, non riescono mai veramente a fornire quel piacere. Secondo questa visione, i soggetti capitalisti non si divertono veramente, malgrado pensino il contrario. In realtà, questi soggetti esistono in uno stato di insoddisfazione perpetua. Ora, Adorno e Horkheimer speravano di esporre questa insoddisfazione per quello che essa è, al fine di creare una coscienza trasformatrice simile alla loro. Per dei pensatori marxisti come quelli della Scuola di Francoforte, il problema principale del capitalismo risiede nel fatto che promette divertimento senza mai però mantenere quella promessa (anche nei confronti di coloro che sembrano venire trattati bene dal sistema capitalista). Ma esiste un altro problema che questa critica non affronta: la correlazione tra accumulazione e piacere. Sono pochi i pensatori marxisti che hanno messo in discussione tale legame. In realtà, lo scopo principale del progetto marxista sembra essere quello di andare oltre l'accumulazione capitalista, mantenendo il consumo materiale come fonte di piacere. Questo atteggiamento deriva in gran parte dal primato dato da Marx alla produzione, così come dalla sua visione della rivoluzione comunista in quanto risultato dello sviluppo delle forze produttive. In contrasto con il capitalismo, in cui i rapporti di produzione erigono barriere all'espansione dei mezzi di produzione, il comunismo eliminerebbe tutte queste restrizioni, e permetterebbe una sovrapproduzione illimitata - e quindi un godimento senza limiti. L'ideale del godimento illimitato appare evidente nella politica articolata da molti pensatori recenti e contemporanei influenzati da Marx. Lo si può vedere nell'appello di Gilles Deleuze e Felix Guattari per quel che riguarda i flussi decodificati, nell'appello di Alain Badiou per un maggiore sviluppo della tecnologia e nell'accettare la dissoluzione delle frontiere da parte di Paolo Virno. Queste visioni del futuro implicano l'accettazione della premessa fondamentale dell'ideologia capitalista: il primato che essa assegna all'accumulazione. Tuttavia, all'interno del pensiero di Marx, esiste un movimento contrapposto che suggerisce una critica più radicale del sistema capitalista. Esaminando quest'altra dimensione del pensiero di Marx, possiamo vedere la relazione tra godimento e piacere nel modo in cui esso avviene nella società capitalista, e così osservare in che modo una politica finalizzata alla pulsione di morte interverrebbe in questa relazione.

- Todd McGowan - da "Enjoying What We Don't Have. The political project of Psychoanalysis" - University of Nebraska Press / Lincoln and London. (pagine 60 - 65)

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