mercoledì 9 marzo 2022

Retrospettivamente...

Alan Pauls, nel suo "Il fattore Borges", affronta, mettendola in evidenza, la cosiddetta «sindrome borgesiana di seconda mano»: vale a dire, Borges in quanto artista della copia e della falsificazione, ma anche come colui che «emancipa» le traduzioni, ponendole nel contesto di un'«etica della subordinazione» (dove, «l'originale è sempre l'altro»). Con "L'accostamento di Almotasim", un testo pubblicato in "Storia dell'eternità", Borges elabora e spiega, facendo riferimento a un «libro sconosciuto», un libro che è in realtà proprio una postulazione della glossa: il «libro madre» (il libro che, nella nota di Borges, viene «recensito») è  a sua volta «figlio della glossa che lo commenta». L'opera originale, viene in questo modo originata dalla recensione che la commenta, trasformando ciò che dovrebbe esistere, prima in un effetto retrospettivo (equivalente a leggere prima il Chisciotte in inglese; o a trattare le traduzioni delle Mille e una Notte come se fossero tutte diversi possibili originali). Questa dinamica può essere trovata nel concetto di "Nachträglichkeit" [a posteriori, in retrospettiva] di Freud (appare, per esempio, nel caso dell'Uomo dei Lupi) - retroazione, après-coup, afterness -, «un processo continuo di protensione e ritenzione, una complessa alternanza di futuri anticipati e di passati ricostruiti», secondo quelle che sono le parole di Hal Foster (ne "Il ritorno del reale", p. 46). È degno di nota il fatto che l'idea di una configurazione retrospettiva degli eventi passati sia presente anche nell'analisi che Freud fa del Mito di Mosè, in "Mosè e il monoteismo": nella storia collettiva, il confuso concatenamento dei fatti viene corretto a posteriori per mezzo di due figure distinte che vengono unite sia in 'Mosè' che in 'Yahweh'.

fonte: Um túnel no fim da luz

Nessun commento: