« I rapporti sociali capitalistici appaiono ai produttori per quello che sono, vale a dire, non come rapporti immediatamente sociali tra persone [...], ma piuttosto come rapporti impersonali tra persone » (Marx nel Capitale, Libro I, citato da Cunha nel suo "L'Antropocene come Feticismo", 2015).
Le relazioni sociali in seno al capitalismo sono infatti vincolate a partire da strutture impersonali, dalle loro dinamiche di autofinanziamento (vale a dire che hanno come obiettivo il proprio auto-accrescimento) e dalle loro ferree leggi: le leggi del valore e della sua valorizzazione, le leggi del capitale e della sua redditività e le leggi del Mercato e della concorrenza.
Pertanto, nessuna prova scientifica del cambiamento climatico è in grado quindi di fermare e bloccare questo «soggetto automatico», dal momento che gli esseri umani sono forzatamente inseriti in quella che è la sua riproduzione dinamica. E tutto ciò avviene, oramai, nella piena consapevolezza di quali sono le conseguenze ecologiche («sanno assai bene quel che fanno, eppure lo fanno», riassume Cunha parafrasando Marx. » [...]
« In un altro suo recente articolo, Daniel Cunha parte da una rilettura della storia dell'industrializzazione del XIX secolo, svolta alla luce del cambiamento climatico [N.d.T.: Daniel Cunha, "The sulphur frontier of the Industrial Revolution. Child labor, imperialism and the primitive accumulation of the chemical industry" (Journal of Peasant Studies, 2018)]. L'industrializzazione capitalista viene pertanto qui definita quasi come fosse uno sbilanciamento storico in direzione di un sistema di subordinazione dei lavoratori al capitale, attuato attraverso macchine «automatiche», grazie a un sistema di «automi divoratori di energia», i quali richiedono un input crescente di risorse che provengono dalle frontiere del sistema capitalista globale; e questo a causa del loro minor costo. Tale sottomissione, dovrà essere tanto più crescente, e questi costi tanto più bassi, a partire dal fatto che devono controbilanciare la tendenza che ha il capitalismo ad abbassare il tasso di profitto a causa della concorrenza (prezzi sempre più bassi) e della sovrapproduzione (saturazione della domanda). Il capitalismo è quindi sempre più in cerca di materie prime per produrre sempre più beni possibili e sempre più a buon mercato; e lo fa anche per mezzo dell'imperialismo. L'industrializzazione britannica si poteva realizzare solo grazie alle risorse del suo sistema globale. »
(da: Armel Campagne, "Le Capitalocène - Aux racines historiques du dérèglement climatique", èditions divergences. 2017)
fonte: Acid Prod
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