Un repertorio cartografico di anomalie geo-politiche passate e presenti, organizzato secondo le classiche aree geografiche, in cui ogni tavola è compilata con quella lieve ambiguità da indurre a confondere il vero con il falso: compito del lettore saperla discernere, o anche farne a meno, poiché, come si sa, la realtà è ineguagliabile quando si tratta di superare la fantasia. L'atlante si compone di cento tavole a doppia pagina: sulla pagina di sinistra si ha la titolazione della tavola, le coordinate geografiche, l'ubicazione nel planisfero e la relativa narrazione; sulla pagina di destra il dettaglio cartografico, realizzato dallo stesso autore e desunto da svariate fonti. Completano l'opera un vademecum turistico su come arrivare nei luoghi descritti, una bibliografia e l'indice dei nomi geografici. Questo atlante nasce per un sincero desiderio di rivalsa verso tutti coloro - architetti, geometri, astronauti, programmatori, despoti e tiranni - che hanno o che persistono a privilegiare il concetto di spazio, o peggio di cyberspazio, a quello di luogo. L'insanabile patologia da cui è affetto l'autore è infatti comunemente riconosciuta con il nome scientifico di "topofilia", cioè amore per i luoghi.
(dal risvolto di copertina di: "Atlante inutile del mondo. 100 luoghi che non hanno fatto la storia", di Albano Marcarini. Hoepli, pagg. 254, € 24,90)
Che fascino visitare luoghi senza senso!
- Atlanti inutili -
di Maria Luisa Colledani
A metà strada fra topofilia e topofobia c’è questo Atlante inutile del mondo. Le cento tavole che immagina e racconta l’urbanista milanese Albano Marcarini sono cento viaggi veri, ma forse no, in cui la storia viene prima della geografia, eppure Atlante significa muoversi, andare, scoprire. Svelare conoscenze, stranezze, bizzarrie, «accidenti della storia che inficiano la geografia» e la carta topografica, da documenti intenzionalmente perfetti, diventa narrazione dilettevole in cui ogni lettore può costruire il proprio viaggio fantastico, anziché no, fra regni effimeri, incoerenze di confine, repubbliche utopiche e isole improbabili. L’idea da cui muove l’autore è che siccome «oggi tutto si può vedere, verificare, toccare, serviva un atlante che non serve». Il viaggio del mondo parte dall’Italia: Benzinopoli, vanto degli anni 60, non c’è più se non nei sogni; il Principato di Filettino si autoproclamò libero per protesta contro l’azienda idrica Acea; del Lago di Prà di Cò, in Val Trebbia, neppure l’ombra, eppure le mappe parlano chiaro. Dove sarà finito senza lasciare traccia? Marcarini scrive, viaggia, fa l’occhiolino alla storia in un continuo divertissement geografico. Qualche segno di sé c’è ancora di Semifonte, città dall’elegante pianta stellata, quasi un preludio di Rinascimento, che i Fiorentini distrussero nel 1202 e di cui oggi restano tracce a San Donnino, in comune di Certaldo.
Dall’Italia al mondo: per percorrere chilometri si fa presto e arrivare all’isola di Cortizza/Khortytsia, lungo il fiume Dniepr dove i Cosacchi avevano fissato i loro presidi nel XVI secolo e dove oggi esiste il Museo cosacco e l’aura di Taras Bulba, mitico condottiero esaltato da Gogol’. Altre isole popolano queste pagine: di Gigha, di Man, di May, dei Fagiani, repubbliche fantasma e montagne immense, come lo Chaberton, che conserva i resti del forte fra Italia e Francia e il fascino del tempo che fu. Le sirene del viaggiare risuonano fra le cento tavole e le mille curiosità e davvero non si sa dove andare, in Abkhazia forse, nel Caucaso, dove una stretta fascia di terra accolse una Babele di popoli: greci, russi, moldavi, armeni, bulgari, mingreli-georgiani, afroabcasi da Sudan e Somalia. Strani giochi della storia e delle migrazioni, della guerra e delle carestie che caratterizzano tante delle mete scelte da Marcarini in Asia, Africa, Oceania e America. Importante è il muoversi magari evitando quel Camino de Los Yungas o Camino de la Muerte in Bolivia, dove ogni anno lasciano la vita turisti o autisti perché il tracciato è scavato in una parete verticale, scenografica sì, ma letale. L’extrema ratio dell’andare di questo Atlante è il piacere estetico dell’arrivare in luoghi apparecchiati solo per pochi fortunati buongustai.
- Maria Luisa Colledani - Pubblicato su Domenica del 6/2/2022 -
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