Nel terzo capitolo del suo libro "L'ultimo lettore", intitolato "Lettori immaginari", Ricardo Piglia osserva come il "Facundo" di Sarmiento, pubblicato nel 1845, sia un testo contemporaneo ai racconti polizieschi di Edgar Allan Poe (suggerendo così l'idea che anche Sarmiento possa essere visto come se fosse una specie di Dupin, come un qualcuno impegnato a interpretare gli oscuri segni della società). Più che questo, prosegue Piglia, è possibile riconoscere nella scrittura di Sarmiento la medesima logica che guida i racconti di Poe: «la tensione tra l'enigma e il mostro, visto come alla base dell'interpretazione dei mali sociali». Appare interessante il modo in cui Piglia utilizzi l'idea del «mostro», come se evocasse la teoria di Foucault sulla «mostruosità della critica»: il mostro - scrive Piglia - è ciò che proviene da fuori, che arriva dall'altra parte del confine, da un territorio estraneo, e che viene a minacciare una qualche familiarità, o automatismo; cosa che può anche essere applicata al ragionamento di Foucault: la sua critica a Steiner, riguarda per l'appunto tutto ciò che egli «importa» (fa arrivare) da altri registri, estranei alla realizzazione de "Le parole e le cose" - Freud al posto di Kant, per esempio. Il «mostro» si riferisce a una minaccia esterna, scrive Piglia; così nei racconti di Poe, può essere il gorilla ne "I delitti della Rue Morgue"; in Sarmiento, invece è Rosas, «metà tigre, metà donna». In Poe, commenta Piglia, in ballo, nel «mostruoso», c'è anche l'oscillazione linguistica: spesso, il sospettato è uno straniero, qualcuno che non padroneggia il francese (e questo, avviene in riferimento a Dupin, il detective che risolve i crimini da casa, leggendo i giornali, vale a dire, leggendoli in maniera approfondita e attentamente nella sua lingua madre). Ecco, un altro punto di contatto con il testo di Foucault, anche questo scritto in una lingua straniera - e nel passaggio dal francese all'inglese, lo troviamo pieno note (petits textes, découpage, sans réalité, bêtise...) che recitano: «in francese nell'originale»; un registro che conferisce una certa atipica linearità all'argomento. Ed è forse questo il motivo per cui il ragionamento di Piglia ne "L'ultimo lettore" finisce in... Joyce, in Finnegans Wake: finisce nel testo-mostro, la cui dinamica si svolge esclusivamente nell'incertezza del linguaggio, nell'instabilità dei sensi, nella mancanza di un solido terreno linguistico.
fonte: Um túnel no fim da luz
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