« Lo sanno tutti che Céline, prima di qualsiasi orientamento politico, era una cantore del risentimento, di un risentimento al massimo grado, contro il mondo intero, un risentimento cosmico. Ecco qual era la sua terribile forza: esprimere senza alcuna mediazione, crudemente, quelle emozioni che la vita può effettivamente suscitare nella società moderna, borghese e capitalista . [...] La filosofia non può rinunciare a una logica e alla struttura argomentativa. Di conseguenza, il filosofo è responsabile di ogni affermazione che fa, poiché questa dev'essere il risultato di una catena argomentativa precedente. Lo scrittore, al contrario, può semplicemente dire ciò che vede o sente intorno a sé, senza per questo essere obbligato a difendere tutto ciò che dice in ogni momento. Ha un certo diritto a essere in contraddizione con se stesso. Ovviamente, esistono autori (come Nietzsche) che appartengono ai due generi, ma lo fanno a partire da una miscela che non abolisce la differenza di principio esistente tra i due generi. [...] I suoi libelli antisemiti non sono un'aberrazione passeggera, ma rappresentano il culmine di un odio che non è solo il risultato di una patologia personale, quanto piuttosto l'espressione concentrata di un fenomeno sociale. [...] La forza omicida dell'antisemitismo moderno proviene anche dal fatto che di essere quella che è più in grado, di qualsiasi altra ideologia, di esprimere quel rancore contro il mondo intero che è così diffuso nell'epoca moderna. Più che essere un simpatizzante politico dei nazisti - egli si vantava anche di disprezzare tutte le "idee" - si trovava psicologicamente d'accordo con loro, a partire dal fatto che condivideva la stessa "pulsione di morte" e lo stesso desiderio di ripulire la terra da ciò che è "impuro". [...] Se Céline merita che ci si interessi ancora a lui, è a causa della sua innegabile capacità - ci si potrebbe vedere come una sorta di merito - di esprimere con forza un sentimento che purtroppo gioca un ruolo assai importante nella vita moderna: detestare il mondo senza che questo riesca a elevarsi a coscienza critica, e rimane quindi al livello di una confuso mugugno e borbottio. [...] Senza entrare nei dettagli della psicologia del risentimento, bisogna sempre ricordare che l'individuo percepisce i torti (reali o immaginari) che subisce sempre ed esclusivamente come offese alla propria persona. È l'Io quello che si crede vittima del "mondo", o degli "altri" presi nel loro insieme. L'invidia e il desiderio di vendetta ne costituiscono il presupposto e la conseguenza. Il risentimento è pertanto strettamente legato alla personalità narcisista, la quale nel profondo non conosce altro che sé stessa e nega l'autonomia del mondo esterno. [...] I puntini di sospensione, marchio di fabbrica dei suoi più recenti romanzi, insieme all'assenza di una vera e propria sintassi producono un flusso ininterrotto che non permette mai al lettore di fermarsi e interrogarsi su ciò che sta leggendo. Al fondo, Céline non intendeva elaborare delle idee, neppure in forma letteraria, ma suscitare delle emozioni. È quella che viene chiamata propaganda: suggerire anziché convincere. Per i nazisti, così come per Céline, il ragionamento - il quale spesso porta al dubbio - è "ebreo", mentre l'ariano i lascia guidare dalle "emozioni". Da questo punto di vista, i romanzi del dopoguerra di Céline (la Trilogia del Nord) giocano un interessante ruolo storico di transizione: l'incessante successione di frammenti pressoché senza senso, considerati isolatamente, e che fanno appello agli impulsi immediati, riprende le tecniche di Goebbels, ma allo stesso tempo annuncia una tecnica totalitaria che sarebbe apparsa solo qualche anno più tardi: il videoclip. Allo stesso modo, si potrebbe anche dire che la scrittura di Céline è una specie di rap letterario, in cui non si respira mai, per lasciarsi travolgere dal movimento senza domandarsi dove vada e cosa significhi, mentre le parole ci colpiscono allo stomaco. Non si discute: bisogna credere e obbedire. »
(Anselm Jappe, da "De Céline au vidéoclip", dans "Sous le Soleil noir du capital. Chroniques d'une ère de ténèbres", Albi, Crise & Critique, 2021.
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