Nel definire l'antisemitismo come il fondamento della visione del mondo nazista, Moishe Postone si oppone alla tesi di Hannah Arendt, secondo cui lo sterminio di massa sarebbe stato «realizzato» solamente in maniera burocratica e impersonale, da parte di "gente comune" - per giunta piccoli burocrati - motivata dal senso del dovere, o dalla semplice obbedienza a una struttura gerarchica. E sebbene gli ordini siano stati eseguiti, da parte dei funzionari del governo o del partito, come se fossero lo svolgimento di mansioni burocratiche , la «Soluzione Finale», come sostenuto Postone, non sarebbe stata possibile se non ci fosse stato il ruolo centrale dell'antisemitismo sterminatore. Questa decisiva importanza, svolta dall'ideologia - e insieme a essa, dalla specificità stessa dell'Olocausto - è stata minimizzata da Arendt, allorché si mette alla ricerca di una sorta di spiegazione generale dei crimini del nazismo, visti all'interno della sua teoria del totalitarismo,
«concentrandosi sull'apparato degli "esecutori", Arendt cerca di attrarre l'attenzione su quegli aspetti del totalitarismo che non sono propri del nazismo, e che devono essere messi in evidenza, e sottolineati, al fine di affrontare concretamente quei dilemmi legali, morali e politici che vengono posti dai regimi totalitari. Questa strategia ha tuttavia un costo: tende a dissolvere la specificità dell'Olocausto, e si basa in maniera implicita su un'interpretazione del tutto inadeguata dell'ideologia antisemita. Inoltre, arriva perfino anche a confondere il totalitarismo con il problema della burocrazia moderna. Il trattamento astrattamente generico dell'Olocausto, da parte di Arendt, lo si può trovare anche nella sua affermazione secondo cui dalla storia dell'antisemitismo può essere desunta solo la scelta delle vittime, e non la natura del crimine. Il crimine che viene introdotto nel mondo dall'Olocausto, secondo Arendt, è quello relativo ai massacri amministrativi organizzati dall'apparato statale. La scelta delle vittime è stata puramente circostanziale; in futuro, potrebbe facilmente essere preso di mira in futuro qualsiasi altro gruppo. Un simile punto di vista, sembra voler trarre delle conclusioni generali a partire dall'esperienza dell'Olocausto, ma in realtà equivoca e fraintende la sua specificità, al punto da contraddire perfino degli aspetti importanti della analisi stessa di Arendt. In questo libro, uno dei motivi ricorrenti risiede nell'insistenza di Arendt circa la differenza fondamentale tra omicidio di massa e genocidio. Eppure, tuttavia, la sua descrizione generale dell'Olocausto, visto come un massacro amministrativo finisce per offuscare proprio tale distinzione, così come lo fa la sua affermazione secondo cui le vittime del genocidio potrebbero ora essere individuate in qualsiasi gruppo»
(da: Moishe Postone, "Reflections on Jewish History as General History: Hannah Arendt’s Eichmann in Jerusalem".)
fonte: Marcos Barreira
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