lunedì 10 gennaio 2022

Tra il feticismo dell'azione e il trambusto etico !!

Dal Lockdown light, passando per la vaccinazione, fino alla morte da liberi nella certezza giuridica
- Osservazioni sul coronavirus fatte a partire dalla prospettiva della critica della dissociazione-valore -
di Herbert Böttcher

Nota preliminare:
Questo testo riunisce le riflessioni emerse durante la pandemia di coronavirus nell'ambito della Rete Ecumenica Rhein-Mosel-Saar e della rivista "exit!" [*1]. Queste riflessioni portano a una critica di ciò che sta accadendo durante la prevedibile quarta ondata. Mentre all'inizio della crisi del coronavirus, l'attenzione si concentrava principalmente sulle discussioni circa le misure statali per contenere il virus, nel decorso della crisi anche gli attori statali hanno sempre più seguito, o adottato, l'appello alla libertà nel quadro della normalità capitalista. Tuttavia, a causa della morte in massa delle persone, si è dovuto tornare a misure - ora ancora più diffuse - atte a proteggere la salute delle persone o, più precisamente, ad alleggerire il sistema sanitario, che sta raggiungendo i suoi limiti, senza però abbandonare la retorica della libertà e della normalità. La prima parte del testo ha costituito la base per un intervento fatto al seminario di "exit!" nell'ottobre 2021, nel fuoco della quarta ondata, ed è servito come base per una sua presentazione all'Assemblea della Rete Ecumenica, nel novembre 2021.

Sulla diffusione del coronavirus
Con il diffondersi del coronavirus, dappertutto nel mendo le persone soffrono e muoiono in condizioni indegne. I più colpiti sono coloro che sono "superflui" nelle condizioni capitalistiche. Ciò è vero sia per quanto riguarda la diffusione incontrollata del virus (senzatetto, alloggi angusti, lavoro precario e informale, case di riposo) sia per quanto riguarda le misure per contenerlo. Il virus «si intreccia con le "pandemie" di povertà, disuguaglianza, violenza patriarcale, militarizzazione, autoritarismo, isolamento» [*2]. Questa cosa non deve essere fatta scomparire nascondendola dietro i numeri, per evitare che le persone siano a loro volta ridotte ulteriormente anch’esse a dei numeri, e trasformate in campioni per i modelli delle statistiche. Il virus e le misure per contenerlo vengono, per così dire, sovrapposte alle relazioni capitalistiche di crisi, e agiscono come un loro acceleratore. Se le considerazioni sulla zoonosi sono corrette, il virus può aver avuto origine nel contesto dei rapporti di produzione capitalistici (sfruttamento eccessivo della terra, produzione animale, allevamento di massa, ecc. ai fini della produzione di carne), e delle relazioni naturali associate a tali rapporti di produzione [*3]. Dopo di che si è diffuso attraverso quelli che sono invece i rapporti di distribuzione capitalista. In tutto questo processo, si è andato a scontrare con dei sistemi sanitari inadeguati o parzialmente privatizzati, minati dall'austerità e, nelle regioni di crisi della periferia, dalla dissoluzione sia del mercato che delle strutture statali.

Il ritorno del primato della politica?
Si pretende che il virus venga affrontato da una politica che sta sempre più spegnendosi, man mano che diminuiscono i finanziamenti e le opzioni di azione nella crisi. Le somme astronomiche del debito - incluso il suo potenziale inflazionistico, ulteriormente potenziato proprio a causa degli aiuti economici adottati nel contesto della crisi del coronavirus - alimentano la formazione di bolle, senza che possano essere compensate dalla produzione di valore futuro. L'obiettivo delle misure statali, nella loro combinazione di aiuti, riduzione dei contatti e vaccinazione, è quello di assicurare il quadro del sistema capitalista e di ripristinarne la sua normalità. La politica non segue uno schema rigido. Prima dei lockdown, il virus è stato o ignorato o minimizzato. Le misure politiche che si sono susseguite dopo, sono state segnate da contraddizioni. Mentre alcuni settori come quelli orientati principalmente all'esportazione sono stati lasciati fuori, le restrizioni hanno riguardato soprattutto la ristorazione, l'industria degli eventi e del tempo libero, il settore culturale e la profilassi dei contatti sociali. Quest'ultima in particolare, ha colpito in maniera inaccettabile le persone che si trovavano nelle istituzioni sanitarie e di assistenza. Mentre alcuni settori economici "chiusi" hanno ricevuto degli aiuti statali, questo non è successo con le persone costrette a vivere in contesti sociali precari.
I problemi sociali e psicosociali associati ai "lockdown", come quello relativo all'isolamento degli anziani e dei malati; alla limitazione dei contatti sociali; alle conseguenze della chiusura delle scuole soprattutto per i bambini socialmente svantaggiati; all'aumento della violenza domestica; alla depressione e ai disturbi d'ansia ecc. tendono tutti a essere ignorati dai sostenitori delle «misure di contenimento» e vengono presentate dai critici come se fossero un argomento contro tali misure - senza, naturalmente, considerarle in quanto «malattie preesistenti» che vanno viste nel quadro della normalità capitalista, come ad esempio le divisioni sociali e gli svantaggi sociali nel sistema educativo; le condizioni abitative anguste; lo stress psicologico dovuto all'intensificazione del lavoro; le condizioni di lavoro precario ecc. Il virus ha attaccato le «condizioni preesistenti», soprattutto nel cosiddetto «mondo dei due terzi della popolazione  mondiale». Ha così avuto effetto su delle condizioni di vita già segnate da carestie e da guerre, distruzione di mezzi di sussistenza e fuga. Tutti questi problemi sono stati esacerbati dal virus. Ma le misure contro il suo propagarsi colpiscono però anche quelle persone che dipendono in modo particolarmente difficile dalle loro occupazioni informali, senza poter compensare nemmeno parzialmente le perdite attraverso gli aiuti statali.
A fronte degli aiuti statali e delle misure di protezione, alcuni sognano il ritorno del primato della politica. Tuttavia, nella realtà politica, quello cui abbiamo assistito è stato un confuso avanti e indietro tra "lockdown" e “allentamenti”. Ciò riflette i limiti dell'azione politica nel dover conciliare la proclamata protezione della salute con le necessità sistemiche della produzione e del consumo capitalista. Già durante la crisi del capitalismo - soprattutto nel collasso del sistema finanziario - era diventato evidente che, secondo quello che era il corso della crisi, si verificavano dei cambiamenti sempre più rapidi e diffusi tra le polarità del Mercato e dello Stato, dell'Economia e della Politica, in cui si passava dalla "libertà" alla regolamentazione. Ed è qui che diventa chiaro come ora anche questa "interazione" raggiunga i suoi limiti, e porti così a un'azione politica sempre più diffusa. Nell'intreccio di "allentamenti" e di "lockdown", la crisi del coronavirus non viene nemmeno «messa sotto controllo».
In alcuni settori di sinistra, o di sinistra-liberale, quello che viene supposto come un ritorno del primato della politica, è stato sospettato di usare il coronavirus per attuare degli obiettivi autoritari, fino allo stato di eccezione. Allorché si è fatto riferimento allo stato d'eccezione, ecco che il legame costitutivo tra capitalismo e democrazia, tra repressione e liberalismo, nel definire una critica alle misure relative al coronavirus (soprattutto tra i critici della sinistra liberale) è svanito [*4]. Non si è prestata quasi nessuna attenzione alle limitazioni del diritto di manifestare, che sono state approvate principalmente dal governo statale «liberale quanto il coronavirus» della Renania Settentrionale-Vestfalia, al fine di integrare la severa legge di polizia già in vigore dal 2018 (per esempio, limitazione della libertà di riunione, ampie possibilità di regolamentazione e sorveglianza da parte della polizia) [*5]. L'intensificazione della repressione contro i rifugiati, come nel caso delle deportazioni forzate collettive dalla Grecia alla Turchia, imposte sotto la pressione della crisi del coronavirus, e l'intensificarsi della persecuzione penale dell'asilo dato dalla Chiesa, in gran parte sono passate inosservate. La religione che viene vissuta in pratica attraverso l'asilo dato dalla Chiesa, ovviamente non rientra nella libertà (religiosa) che viene richiesta contro le misure del coronavirus. Negli ultimi decenni, lo stato di eccezione dei rifugiati è diventato il loro stato normale. Qui viene già eseguito ciò che minaccia tutti coloro che sono diventati "superflui". C'è da temere che le misure statali autoritarie, implementate tenendo d'occhio il coronavirus, o comunque nell'ombra del coronavirus, vengano applicate anche in altri contesti sociali, e siano accompagnate da un crescente inselvaggimento degli apparati di polizia e giudiziari (corruzione, connessioni mafiose, reti di estrema destra, ecc.) Nel processo, lo «stato d'eccezione», che difficilmente può essere imposto a lungo termine dalla politica, rischia di trasformarsi in un inselvaggimento politico e sociale, come si può osservare in quei governi politicamente autoritari che ignorano la pandemia, come in Brasile o in Ungheria.

Media
Il diffondersi della situazione sociale si riflette anche sul panorama mediatico. Non funziona in maniera uniforme. I media attraggono l'attenzione soprattutto quando gli opposti sono riprodotti o messi in scena nel modo più emozionante possibile. È quello che è avvenuto con le discussioni sul "lockdown" e con quelle sull'allentamento, soprattutto quando i sostenitori delle restrizioni e quelli che chiedono allentamenti sempre più ampi (soprattutto i rappresentanti dei singoli settori), insieme ai "periti" corrispondenti, sono stati messi l'uno contro l'altro. I talk show, nella loro ricerca di intrattenimento e di attenzione, non esitano a far sì che perfino le voci più bizzarre e assurde ottengano la parola.
Sotto il manto dell'equilibrio democratico, quella che viene inscenata è la disinformazione, insieme a una «cultura della discussione» talmente aperta da tutti i lati che - in quanto forma elevata del discorso democratico -  rende perfino possibile, dopo tutto, che si possa discutere se la Terra sia davvero una sfera oppure forse un disco. «È sbagliato dare la parola ai ciechi. Lo abbiamo fatto giornalisticamente fin dall'inizio e facendolo abbiamo causato enormi danni», sostiene Dirk Steffens, giornalista e presentatore di "Terra X", parlando a Redaktionsnetzwerk Deutschland (RND) circa il modo in cui i media trattano il coronavirus e i negazionisti del clima. Si è potuta osservare una campagna mediatica piuttosto uniforme - sebbene divisa in diverse fasi - sui media del gruppo Springer. Si sono opportunamente trasformati in difensori della libertà contro uno Stato autoritario e hanno mobilitato gli "esperti" corrispondenti a questo.

A proposito dell'etica e altre contraddizioni
I comitati e le commissioni etiche vengono richieste allorché si tratta di stabilire un'armonia con le condizioni della normalità capitalista. Tutto il «trambusto etico» (Roswitha Scholz) punta a stabilire delle norme etiche generali, come quella relativa alla «protezione della salute», oppure delle linee guida etiche del genere «la vita non è il bene supremo» (Schäuble), e lo fa a partire dalla loro funzionalità sistemica [*6]. I discorsi etici diventano un test sulla compatibilità che i valori e le norme supposte come universali hanno con quelle condizioni che vengono a loro volta presupposte come una norma indiscutibile (normalità). Sottolineando che la vita non è il bene supremo, ed è in un modo o nell'altro definita e delimitata, la crisi del coronavirus ha come scopo quello di aprire la strada alla normalità capitalista - anche a costo di aprire la strada al darwinismo sociale. In maniera analoga alla problematizzazione della mortalità della vita «in sé», l'illusione del controllo sulla natura è stato identificato, biopoliticamente, come un problema etico. Ma non è solo la mania biopolitica (controllo della natura) per la vita funzionale ed efficiente e il suo prolungamento a qualsiasi prezzo, a essere un problema biopolitico, ma lo è anche il lasciar morire in maniera sistematicamente funzionale; soprattutto, dati i costi associati alla conservazione della vita "superflua". Nella logica dell'etica kantiana, questo può perfino diventare un dovere. In un tale contesto, denunciare la recalcitranza rispetto al trapasso e al morire non è meno cinico del riferirsi alla mortalità della vita «in sé».
È improbabile che all'inizio della crisi del coronavirus, i politici si siano preoccupati di proteggere gli anziani e i fragili particolarmente vulnerabili. Probabilmente, era più facile che gli "anziani" venissero considerati come un serbatoio elettorale, ma si temeva anche lo scandalo che ci sarebbe stato nel caso del verificarsi di una «morte in massa». In maniera analoga, gli appelli alla solidarietà [*7] non erano credibili. Alla stessa stregua del sogno di un ritorno al primato della politica, ci sono stati alcuni che hanno sognato un ritorno a una società solidale, la quale mostrasse considerazione per i suoi "vulnerabili" e "fragili", e mostrasse "apprezzamento" per chi si prendeva cura di loro (per lo meno applaudendo dai balconi) o chi si metteva al servizio di altri durante il "lockdown". Una tale solidarietà, tuttavia, si è rivelata tanto più fragile quanto più grande era la pressione economica e psicologica che spingeva a tornare alla normalità capitalistica. Il fatto che i sentimenti di solidarietà esasperati si fermassero (almeno politicamente) alle frontiere del proprio paese, è stato dimostrato dalla lotta per la distribuzione globale dei vaccini. Qui impazza un «nazionalismo vaccinale» che inoltre rimane anche cieco alle conseguenze nei termini di  quella che è la propria situazione. A tal proposito, la cosiddetta legge sui brevetti serve a creare «sicurezza legale».
Così come è avvenuto per l'autoreferenzialità del capitale, anche gli individui formattati dall'autoreferenzialità vengono improvvisamente presunti come se fossero di nuovo solidali [*8]. Tuttavia, non è che si può improvvisamente girare l'interruttore, e convertire così l'autoreferenzialità in solidarietà! Con l'intensificarsi della concorrenza in regime di crisi, tuttavia, questo corrisponde esattamente alla quadratura del cerchio: «Le persone (devono) essere contemporaneamente egoiste e altruiste, simultaneamente assertive e cooperative; competitive e solidali [...] allo stesso tempo [...] devono essere [...] povere e ricche, [...] parsimoniose e sprecone, [...] grasse e magre, ascetiche ed edonistiche», come aveva già formulato Robert Kurz scrivendo in relazione agli sviluppi postmoderni [*9].
Il collasso dei sussidi capitalistici, nelle polarità tra economia e politica, soggetto e oggetto, si trova a essere ancora una volta accelerato a causa della crisi del coronavirus. Il confuso avanti e indietro tra le polarità diventa sempre più rapido e trasversale a quelli che sono i pacchetti di misure. La stessa cosa vale per i soggetti. Essi sono combattuti tra libertà e repressione, tra autoaffermazione e solidarietà, sentimento dell'io e sentimento del noi. Le contraddizioni si riversano in modo erratico e trasversale sui gruppi e sui soggetti individuali, e difficilmente possono essere risolte - soprattutto in una società formattata a partire dall'assenza di riflessione. I soggetti, resi vuoti e inconsistenti dal collasso del lavoro e dalla dissoluzione delle misure di sostegno capitalistiche, rischiano di precipitare - socialmente e nella loro "identità" - in un «vuoto metafisico». E questo è tanto più vero a partire dal fatto che le misure relative al coronavirus hanno ristretto i contatti sociali e hanno tagliato la compensazione attraverso gli eventi e i divertimenti, in modo che così le persone sono state rigettate più direttamente nel vuoto che si intensifica con la crisi della socializzazione capitalista.

Alla ricerca di certezze identitarie
La "incoerenza" della socializzazione della crisi capitalista e della sua mediazione con i soggetti, che con il coronavirus si è intensificata ancora una volta, porta a cercare rifugio nelle certezze identitarie. Menzioniamone brevemente alcune:

* - Di fronte alla minaccia di una crisi permanente, diventata ancora più acuta con il coronavirus - che va dalla paura di non avere successo a quella di morire, e arriva fino alla paura della crisi climatica - le esperienze e le paure legate alle necessità, all'impotenza e alla malattia vengono negate e represse, e la propria genialità viene immaginata nella megalomania narcisistica. L'individuo umiliato e offeso può ergersi gloriosamente di fronte al coronavirus - diventare un eroe della libertà, e nella sua illuminazione o nella sua scoperta esoterica della verità, tanto interiormente quanto in connessione con il cosmo, con «le stelle» - in piedi contro la ristrettezza mentale degli stupidi e/o dei manipolati. Le fantasie complottiste riducono la complessità, eliminano l'incertezza e tengono insieme la paura e l'aggressività.

* - Le misure per contenere il virus recano in sé anche delle offerte di certezza dell'identità - soprattutto per una classe media sempre più precaria. Le paure esistenziali, e persino il sospetto che tutta la riproduzione sociale e la normalità crollino, possono essere proiettate sulla lotta contro il coronavirus. Nelle misure contro il virus, così come nelle vaccinazioni, sembra esserci come un ritorno a una capacità d'azione che si scontra sempre più con i limiti immanenti alla crisi.

* - Quasi tutti concordano nel voler tornare alla libertà della normalità capitalistica: alcuni attraverso la via della protesta contro le misure, altri attraverso delle misure difensive che culminano nella vaccinazione, e che il ministro della salute Spahn loda con lo slogan: «Ci stiamo vaccinando per tornare alla libertà».

* - Da una presunto angolatura di sinistra liberale emancipatrice, l'appello alla libertà risuona come se fosse un appello alla democrazia, ai diritti liberali e ai diritti umani. Demirovic vuole negoziare democraticamente il modo in cui affrontare l'epidemia ed enfatizza, mettendolo in rilievo: «Manteniamo la nostra libertà, e prendiamo delle decisioni che possano essere autoritarie, liberali, social-darwiniste o autonomiste-socialiste». [*10] In termini di diritti umani democratici va tutto bene, inclusa una scelta a favore del darwinismo sociale.

Focus sulla quarta onda: il peggio è sempre possibile
Attualmente (21 novembre), siamo nella quarta ondata. In Germania,  tra il 23.10 e il 9.11.21 il numero di decessi da coronavirus registrati quotidianamente è aumentato di dieci volte, da 23 a 237, [*11] e ha continuato ad aumentare in seguito, e continuerà ancora ad aumentare drammaticamente. Il limite di centomila morti per coronavirus è stato appena superato. «La Germania non sta affatto vivendo un déjà vu con il secondo inverno da coronavirus. La Germania sta vivendo un disastro senza precedenti», commenta il Kölner Stadt-Anzeiger. [*12] In una situazione simile, il parlamento tedesco, su istigazione della nuova coalizione-semaforo, dichiara che l'emergenza epidemica è finita.
Nel nuovo disegno di legge della coalizione-semaforo circa le misure che possono essere prese, secondo Franz C. Meyer, professore di diritto pubblico, di diritto europeo e internazionale all'Università di Bielefeld, si può già pensare a rimuovere delle misure. Rimangono solo: i requisiti di distanziamento, le mascherine obbligatorie, i regolamenti per i vaccinati, per i guariti e quelli negativi al tampone, le misure igieniche, la tracciabilità dei contatti, i requisiti per frequentare scuole e università. [*13] La gestione della pandemia viene trasferita principalmente al livello degli stati federali, e la lista delle restrizioni che non sono più possibili è lunga: nessuna restrizione di uscire di casa o di contatto, nessun divieto o restrizione ai viaggi, iniziative culturali e gastronomiche, nessuna chiusura o restrizione alle imprese, università, scuole, asili .... [*14] Ai Länder rimane solo un elenco ancora più piccolo di misure che, «a causa del loro basso livello di intervento», possono anche essere decise dai governi statali senza il consenso dei parlamenti statali. Se i singoli Länder inaspriscono le loro misure di protezione contro la diffusione del virus, allora useranno la legge sulla protezione dalle infezioni, che, per farlo, è ancora in vigore fino al 15 dicembre.
L'emendamento è giustificato dalla creazione della certezza del diritto. Serve a garantire che le misure passino anche in tribunale. Tuttavia, le misure individuali non sono state annullate per mancanza di base giuridica - come sostenuto dai partiti della coalizione - ma perché i tribunali le hanno trovate sproporzionate nella loro applicazione. La critica non riguardava la mancanza di una base giuridica, ma si riferiva piuttosto alla loro applicazione nei casi singoli. Secondo Meyer, una sentenza del tribunale amministrativo bavarese (VGH), cui il politico FDP Buschmann ha fatto espressamente riferimento più volte, «rende molto chiaro che nel contesto dell'epidemia ci possono essere anche, forse addirittura dovrebbero esserci, basi legali molto aperte. Solo quando si tratta di misure concrete si pone la questione decisiva della loro proporzionalità nel caso specifico. ... L'argomento della certezza del diritto è quindi evidentemente sbagliato, soprattutto perché altra giurisprudenza non indica che le basi rilevanti siano messe in discussione». [*15] Nella nuova coalizione- semaforo, ha ovviamente prevalso la FDP, assistita dai Verdi, che si sono associati al liberalismo borghese, e - nella buona tradizione socialdemocratica adattata - apparentemente senza resistenza anche dalla SPD. Sono tutti a favore della "libertà" - nel quadro della normalità capitalista, naturalmente. Gli slogan di libertà si possono sentire, di conseguenza,  allorché si tratta di tornare il più rapidamente possibile alla normalità capitalista borghese. Ma quando si tratta di restrizioni al diritto di manifestare, di repressione contro i rifugiati ecc., l'FDP e i membri della coalizione che sono insieme a lei seguono l'autoritarismo, fino allo stato di eccezione alle frontiere europee e nei campi profughi. Libertà per i "normali", repressione e morte per coloro che sono diventati "superflui" nel quadro della libertà di mercato. È questa la logica neoliberale a partire dalla quale lo stato sociale è stato smantellato e lo stato di polizia è stato costruito, come ad esempio in Cile sotto Pinochet fin dai primi anni '70; secondo lo slogan liberale social-darwinista: lo stato sociale schiavizza, lo stato di polizia libera. Ciò dimostra quanto velocemente il liberalismo possa allearsi con sistemi autoritari e persino fascisti. [*16]
Contro le misure di protezione dal virus, l'ideologia individualista e antisociale della libertà viene ora propugnata dai liberali di varie tonalità. Questa ideologia intellettualmente semplicistica ha il suo prezzo. Secondo la logica della storia social-darwinista del liberalismo, essa è a carico di coloro che hanno in mano le carte peggiori nella lotta per l'esistenza. [*17] Non c'è bisogno di alcun «trambusto etico», dal momento che la libertà liberale è auto-evidente, e il soggetto autonomo e consapevole si trova al di sopra della mediazione sociale. Le crisi vengono ignorate e negate quando sono in conflitto con le coercizioni sistemiche, e quando contraddicono l'immagine liberale, che il soggetto responsabile e conforme al sistema ha di sé.

Libertà per il darwinismo sociale
In una società neoliberale, nella quale gli individui devono assumersi in prima persona la responsabilità della propria auto-ottimizzazione al fine di essere equipaggiati per affrontare la lotta per l'esistenza, una libertà con connotazioni darwiniste sociali diventa altamente plausibile. Tenendo conto del coronavirus, il prezzo di questa libertà è pagato da:
* - coloro che muoiono di coronavirus nelle unità di terapia intensiva, così come da coloro che non possono essere curati - o possono essere curati solo troppo tardi - per malattie acute, come ad esempio attacchi cardiaci o ictus, o lesioni gravi;
* - quelli che vengono sovraccaricati, come i medici e gli infermieri nelle unità di terapia intensiva;
* - tutti coloro che non possono essere protetti per mezzo della vaccinazione e, infine ma non meno importante;
* - i bambini sotto i 12 anni, che non possono (ancora) essere protetti grazie alla vaccinazione, e le cui condizioni mediche sono altrettanto gravi di quelle degli adulti, sebbene sembrino verificarsi meno frequentemente: sminuire questo come se fosse un «rischio generico per la vita», come il governo della Renania-Palatinato ha formulato anche a luglio, non corrisponde affatto alla realtà.

Secondo il Ministero della Salute della Renania Settentrionale-Vestfalia, l'incidenza del virus tra i bambini da zero a nove anni è di 276, rispetto alla più alta incidenza tra i giovani che vanno dai 10 ai 19 anni (344). [*18] Con l'aumento dell'incidenza, aumenta anche il pericolo, rispetto al quale Michael Hallek, un internista dell'ospedale universitario di Colonia, avverte: «Tutti i pazienti nel reparto di terapia intensiva soffrono terribilmente, e molti giovani muoiono davanti ai nostri occhi» [*19] Allo stesso tempo, è in aumento il pericolo di massicci effetti tardivi. Una delle ragioni principali dell'aumento dell'incidenza tra i bambini e gli adolescenti è quella della vaccinazione non possibile, o troppo tardiva. Invece di proteggere adeguatamente questi gruppi, per esempio negli asili e nelle scuole (filtri dell'aria, maschere, aumento dei test), questi gruppi restano esposti alla contaminazione, e lo strumento della chiusura generale di asili e scuole viene eliminato. Tuttavia, il presidente dell'Associazione tedesca degli insegnanti, Heinz Peter Meidinger, avverte che «la politica non dovrebbe semplicemente accettare il contagio delle scuole». [*20] Dopo che «i vecchi» sono stati protetti dalla vaccinazione per circa 5 mesi, in particolare ora sono i bambini e gli adolescenti a essere minacciati di diventare vittime di una politica di contaminazione, mentre i giovani vaccinati riconquistano la «loro libertà», e si pretende che i non vaccinati siano obbligati a vaccinarsi in nome della libertà. Il prezzo di tutto questo potrebbe essere pagato dai bambini e dai quei giovani che, senza sufficiente protezione, vengono "tenuti" in asili e scuole che sono «rilevanti per il sistema» a causa della "libertà" di lavoro dei loro genitori, e sono stati istruiti per la valorizzazione. E anche «gli anziani» stanno pagando di nuovo il loro prezzo, vale a dire quello di morire a centinaia, dal momento che, nonostante le prime indicazioni, i "booster" non sono stati messi a disposizione in tempo, e le infrastrutture necessarie, sotto forma di centri di vaccinazione, sono state in gran parte chiuse; e vengono riaperte solo ora, quando abbiamo oltre 300 morti al giorno.
I politici tedeschi mostrano di avere un occhio di riguardo per gli scettici della vaccinazione. Questo probabilmente non è dovuto solo al rispetto della "libertà", ma la cosa ha un'origine specificamente tedesca. Non è un caso che la volontà di vaccinarsi sembra essere particolarmente pronunciata nei paesi di lingua tedesca: uno studio della Fondazione Heinrich Böll nel Baden-Württemberg mostra il legame tra le paure esistenziali borghesi, quello che è il cosiddetto ambiente della sinistra alternativa verde e, soprattutto, l'antroposofia. [*21] Questa si trova anche a essere permeata da un "pensiero" esoterico che risale alla filosofia vitalista del XIX secolo, il cui contenuto è, tra l'altro, quello del superuomo di Nietzsche. Così, anche in questo caso, la strada verso il darwinismo sociale si trova a essere spianata e l'azione congiunta con gli estremisti di destra non è più una coincidenza.

Al posto del primato della politica, la politica diffusa
In definitiva, i percorsi social-darwinisti sono espressione dell'auto-abbandono della politica. Dissolvono la polarità esistente tra l'autoregolazione (social darwinista) conforme al mercato e la regolamentazione politica. Così facendo, assecondano l'aggravarsi della situazione di crisi, la quale non può più essere superata nelle polarità conosciute, facendo sì che l'inselvaggimento delle relazioni di crisi faccia il suo corso. Tuttavia, ciò non significa che non ci siano più le contraddizioni delle relazioni, quanto piuttosto che esse si ripresentano:

* - Il motto di Spahn, «Ci vacciniamo per tornare di nuovo alla libertà», si è trovato a essere rapidamente negato dal fatto che la vaccinazione protegge dalla gravità della malattia, ma lo fa sempre meno man mano che la protezione immunitaria diminuisce, e dal fatto che i vaccinati trasmettono il virus ai non vaccinati, cosa che può portare alla malattia nei non vaccinati - e sempre più anche nei vaccinati, soprattutto quelli con un sistema immunitario debole - e a quelle che ne sono le conseguenze. Il ritorno alla "normalità" non è così rapido come Spahn e i predicatori del FDP avevano immaginato. Le promesse di una fine della situazione epidemica, di sempre più allentamenti, «niente più Lockdown», niente più regole per i vaccinati, per i guariti e per i tamponati sul posto di lavoro, e niente più vaccini... si stanno dimostrando avventate e ignoranti della realtà. Hanno manovrato la politica in una situazione in cui i politici preferiscono attenersi a questi discorsi piuttosto che ammettere un errore che costa vite umane. Tuttavia, gli scienziati sono in gran parte d'accordo: ciò che è necessario è un approccio coordinato, che parte dalla vaccinazione, attraverso l'uso diffuso del vaccino o del certificato di vaccinazione, e arriva all'uso di mascherine e chiusure a livello nazionale per contenere o interrompere la quarta ondata. Nonostante tutta la prevedibilità, [*22] ancora una volta per questo non esiste un piano. Al suo posto,invece, la rimozione delle mascherine diventa una sfida alle promesse illusorie, e quindi un'illusione che, con le maschere, anche il virus sia scomparso. La lotta contro le maschere diventa una lotta contro il fatto che la minaccia si rende visibile nelle maschere. Secondo la logica arcaica che dice di uccidere il messaggero a causa delle cattive notizie che porta, la sparizione della maschera ha lo scopo di far sparire il suo messaggio negativo e la sua ragione di essere. La realtà repressa, tuttavia, ritorna con le minacce che stanno diventando di nuovo visibili, e che per legittimarsi metteranno la politica sotto pressione.

* - Insieme al divario tra vaccinazione e sicurezza, ritorna anche la contraddizione tra libertà liberale e responsabilità sociale. Un ritorno spensierato alla "normalità" sarà possibile, tra l'altro, solo quando più persone saranno vaccinate. La questione della vaccinazione non è quindi semplicemente una questione di libertà individuale, ma piuttosto di mediazione della vita dell'individuo con le circostanze. Questo vale anche per quei contesti globali in cui il nazionalismo vaccinale di chi è economicamente "forte" si infrange contro le filiere globali e le rotte commerciali che sono essenziali per il capitalismo globale. La produzione, il commercio e le catene di infezione sono interconnesse in modo tale che possono verificarsi delle carenze di approvvigionamento man mano che il virus si diffonde e che vengono prese misure per contenerlo. Questo ha alimentato contemporaneamente l'inflazione, poiché la scarsità dell'offerta porta a prezzi di mercato più alti. In altre parole, più libertà per il virus, significa meno libertà per l'economia. Il fatto che la diffusione incontrollata del virus sia anche minacciosa per l'economia a lungo termine, è stato nel frattempo riconosciuto dalle associazioni imprenditoriali che stanno di fatto chiedendo misure contro la diffusione del virus; in contrasto con i liberali politici che invece si aggrappano come niente fosse al loro corso di darwinismo sociale.

I politici hanno percepito un vantaggio a breve termine nel loro connettersi con i pensatori trasversali, con i liberali e con alcuni a sinistra che chiedevano libertà. In tale processo, le critiche degli scienziati sono state ignorate tanto quanto lo sono state quelle dei presunti allarmisti e moralizzatori. Tuttavia, sembra essere diventato chiaro agli economisti che pensano a lungo termine che l'economia potrebbe riprendersi solo nel caso riuscisse a domare il virus. In quel momento, la politica si troverà di nuovo di fronte alla situazione di dover cambiare cavallo, vale a dire polarità, con tutti i problemi che questo comporta: dalla perdita di credibilità e di fiducia, per arrivare a quelli che sono i limiti sempre meno manipolabili dell'azione nelle polarità note. Anche questa alternanza di polarità incontra i suoi limiti.
Non si tratta solo degli intervalli di tempo, sempre più piccoli, in cui c'è un confuso andare e venire. Ci sono sempre più segni che la confusione attraversa anche le persone coinvolte. Il co-presidente dell'SPD Esken raccomanda agli Stati di implementare delle misure di chiusura più rigorose, nel senso di un lockdown, finché è ancora possibile. Il ministro della sanità del Nord Reno-Westfalia, responsabile del risanamento neoliberale degli ospedali, cerca di relativizzare la situazione catastrofica degli ospedali, sottolineando che esiste una carenza di personale infermieristico perché troppi di loro stanno rinunciando al lavoro.
Nella politica diffusa, stiamo assistendo a una clamorosa perdita di realtà. Ciò è particolarmente evidente nella compiacente ignoranza delle scoperte scientifiche, che ha portato la politica a scivolare nell'evitabile quarta ondata del coronavirus, e a causare una situazione ancora più drammatica rispetto a quella dell'inverno scorso. Sollevare l'emergenza epidemica nel mezzo di questa ondata è un segno particolare di una tale ignoranza. Si tratta - e qui sta la sua dimensione profonda - di un'espressione della perdita dell'oggetto della politica, dovuta soprattutto al corso della crisi. Non cerca di affrontare un obiettivo, ma si perde nella sua stessa messa in scena. Non si tratta di assumere una posizione riguardo un problema fattuale relativamente all'oggetto, ed agire di conseguenza, ma di mettere in scena sé stesso in maniera attraente. La messa in scena mira ad attirare l'attenzione e l'approvazione. Nel processo, l'obiettivo viene perso di vista. Se la messa in scena manca il bersaglio, il problema non è un errore in materia, ma una comunicazione difettosa, che ha portato a un malinteso. Per esempio, il capo del FDP Linder - che è stato presentato nel "tema del giorno", dal presentatore Zamperoni a partire dalla sua affermazione secondo cui misure come le restrizioni a uscire di casa e per il distanziamento sono inefficaci, «secondo studi scientifici», e che è stato per questo rimproverato dalla scienziata Viola Priesemann - non ha corretto le sciocchezze fattuali che aveva detto, ma si è scusato per essersi espresso in modo equivoco. [*23]
Anche il segretario generale della FDP, Volker Wissing, ha fornito un esempio di una comunicazione simile: «Il nostro sistema sanitario è stabile, l'assistenza sanitaria dei cittadini viene assicurata, e l'emergenza epidemica nazionale può essere revocata», ha twittato - in una propaganda competitiva con quella della Pravda. Quando è stato accolto dall'indignazione di coloro che sottolineavano il numero crescente di contagi e di morti, ha cancellato il tweet, ma non il proposito politico, che era stato imposto in modo controfattuale e andava contro le conoscenze virologiche. Ciò che viene corretto è la comunicazione, non il problema. Questa marcia indietro ricorda le tattiche dell'AfD che, quando le loro tirate razziste e social-darwiniste causano indignazione, essi allora deviano e sostengono di «non aver detto niente del genere».

Il liberalismo politico come "ultimo grido"?
In questa situazione confusa segnata dalla perdita dell'oggetto, il liberalismo politico, con tutto il vuoto della sua fraseologia della libertà, sembra attualmente essere l'ultima ancora di salvezza del personale politico. Non è un caso che, nella crisi attuale, il liberalismo politico - attualmente, una sinistra famiglia spirituale che riunisce AfD, FDP e Verdi, insieme ai socialdemocratici, così come la precedente maggioranza democristiana - sia politicamente il treno preso. Il suo posto originale è stato quello dell'instaurazione del capitalismo. Il suo compito era quello di preparare la strada alla società capitalista, di promettere la libertà ai vincitori e di nascondere i cadaveri, o di giustificarli in quanto prezzo del progresso. Una breve fase occidentale di capitalismo socialmente temperato, è stata seguita dal capitalismo neoliberale allorché la crisi del capitalismo - in quanto crisi della valorizzazione del lavoro - si è intensificata. Quel che promuove è il passaggio dalla responsabilità sociale alla responsabilità personale, ivi compreso l'obbligo all'auto-ottimizzazione. Questa propaganda costituisce l'accompagnamento musicale di un adattamento sempre più aggressivo alle condizioni di valorizzazione dettate dal capitale e sempre più strette nella crisi, e la conseguente distruzione che ha luogo in ambito sociale ed ecologico. Quelli che nell'intensificarsi della concorrenza non pensano prima o solo a sé stessi corrono il rischio di essere buttati fuori dalla gara, vale a dire di essere gli esclusi nel darwinismo sociale... Il liberalismo promette libertà, attraverso la sottomissione ai vincoli delle condizioni capitalistiche, per coloro che possono avere successo in quelle condizioni. La libertà attraverso la sottomissione! Questo già dimostra come nel liberalismo libertà e repressione stiano insieme, come due facce della stessa medaglia. La libertà che viene propagandata di fronte al coronavirus, ha il suo rovescio nella medaglia della morte di coloro che non possono proteggersi a sufficienza, così come nel fardello sovraccarico del personale medico.
Laddove si parla di libertà, si parla anche di legge. Qui la promessa è l'uguaglianza davanti alla legge e la sicurezza giuridica. Ma al diritto manca anche un oggetto. Si tratta di un diritto formale che è indipendente dal suo oggetto sostanziale. La coalizione-semaforo si vanta del fatto che con la fine dell'emergenza epidemica e con la nuova Legge di Protezione contro i Contagi, le misure contro il virus coronavirus sono «giuridicamente sicure». Congratulazioni, ora il virus può espandersi «con certezza giuridica», la gente può ammalarsi gravemente «con certezza giuridica» e morire in unità di terapia intensiva «con certezza giuridica». I sintomi di un tale inselvaggimento sono riconoscibili anche nella crisi da coronavirus:
* - L'indicatore per valutare la gravità della crisi, è il funzionamento del sistema sanitario, non il numero di morti. Con una maggiore resilienza del sistema sanitario, "noi" potremmo permetterci più morti e quindi più libertà.
* - L'ignoranza della morte e dei decessi ora non si applica più "'solamente" a chi muore di fame e di cambiamento climatico, e a quelli che muoiono in fuga mentre tentano di emigrare, ma anche a chi muore di coronavirus nella nostra stessa società; sempre che non siano così tanti da alterare il tuo stato d'animo e rovinarlo. Ciò che viene praticato in termini di ignoranza e di aggressione verso coloro che, in quanto "superflui", sembrano essere "fuori" dalla società stessa, si riversa ora in quelli che sono dei presunti ambiti interni della società.
* - Nella crisi del coronavirus, l'ignoranza si trova a essere spesso combinata con l'aggressività verso coloro che impongono le misure di protezione. A Idar-Oberstein, un benzinaio è stato addirittura ucciso dopo aver fatto notare a un cliente la necessità di una mascherina. La violenza aumenta durante le proteste contro le misure contro il coronavirus. La follia cospirativa va di pari passo con l'irrazionalismo esoterico e con l'antisemitismo. La guerra nel corso della «lotta per l'esistenza» non viene più condotta solo alle frontiere esterne, difese contro i rifugiati, o per mantenere il funzionamento del sistema capitalista, ma anche all'interno della/e società e contro le persone che presumibilmente minacciano la libertà stessa, insieme alla megalomania narcisistica che spesso tale libertà accompagna. Queste persone sembrano essere identificabili a partire dalle maschere che sono diventate un simbolo di mancanza di libertà.
* - I soggetti autoreferenziali condizionati all'auto-responsabilità hanno delle difficoltà a riuscire a vedere l'altro e l'insieme delle relazioni, e ad agire in maniera solidale; cosa questa che potrebbe già trovare espressione nell'indossare le mascherine nella pandemia. La lamentata impotenza di fronte alle crisi capitalistiche - a seconda dello stato d'animo - o la così tanto invocata capacità d'azione sarebbero abbastanza facili e immediate da "adottare" come misura contro la diffusione del virus.
* - Persino dalle chiese - a parte gli appelli assai tardivi alla vaccinazione da parte dei vescovi Bode e Hanke (il 19.11.21) - non si sente alcun appello alla considerazione e alla solidarietà con le persone a rischio, e nemmeno le misure di protezione contro la diffusione del virus nella propria parrocchia e durante le funzioni religiose sono sufficienti. La Chiesa protestante della Sassonia sottolinea che non sta pianificando alcun certificato di vaccinazione o alcuna regola per accedere alle funzioni religiose. Il vescovo Bilz ha dichiarato categoricamente che questi eventi ecclesiastici devono essere tenuti aperti a tutti i costi. Mentre all'inizio della pandemia i teologi stavano ancora discutendo del coronavirus e della teodicea, e i pastori stavano discutendo sul significato più profondo del coronavirus, di fronte agli attuali drammatici sviluppi la preoccupazione maggiore sembra essere la questione relativa a se le funzioni natalizie possano essere celebrate e se, dato che il canto è così importante per lo spirito natalizio, sia meglio cantare due strofe piuttosto che cinque. [*24]
* - Il fatto per cui, né il contenuto della festa, in cui si ricorda la solidarietà di Dio con i deboli, né le grida di coloro che soffrono e periscono a causa della pandemia sembrano più penetrare nella coscienza. La perdita dell'oggetto non è da lamentare solo per la politica.

L'attuale fraseologia liberale - e socialmente molto ben accetta - della libertà, insieme alla sua "strategia" social-darwinista, sembra una fuga in avanti che viene attuata secondo il motto: Se non c'è rimedio contro la barbarie, allora quanto meno lo faremo da soli, o in modo altrettanto banale: Chiudi gli occhi e vai avanti. Ci sono molti esempi nella storia del liberalismo... Tra il liberalismo e gli interventi autoritari di crisi buttati a casaccio, la crisi continuerà il suo corso catastrofico [*25] di inselvaggimento social-darwinista.

Non solo il coronavirus
E last but not least: al fine di evitare di ridurre la discussione solo al coronavirus, questioni come la crisi del clima e la fuga dalla distruzione delle basi della vita, l'Afghanistan ecc. dovrebbero essere insistentemente incluse nella discussione, e ci si dovrebbe chiedere anche fino a che punto, in tali questioni, si possono vedere dei problemi simili a quelli del coronavirus; ad esempio, la negazione o la rimozione dei segnali della crisi, il rifiutarsi di percepire quelli che sono i legami con la socializzazione del valore-dissociazione, l'ignoranza per cui si «continua come prima» anche quando le catastrofi si trasformano in inselvaggimento, «continuando come prima» nel feticismo dell'azione, con o senza «trambusto etico» rispetto alle relazioni presupposte, sempre più disintegrate e confuse di fronte alla dissoluzione delle loro basi polari...
Tuttavia, tenendo conto delle diverse crisi legate come sono l'un l'altra attraverso il valore e la dissociazione, cesserà qualsiasi prospettiva di successo nella vita, anche per coloro che continuano essere i più forti nella lotta per l'esistenza. Inoltre, "scoppieranno" nuove pandemie. Questo verrà garantito soprattutto dal trattamento degli animali e dei loro pascoli nel contesto dell'agricoltura industrializzata, sommato alla fame insaziabile di carne nel contesto della normalità capitalista e delle sue coercizioni alla crescita. E questo anche senza nemmeno menzionare lo spostamento delle persone dalle proprio terre, che continuano a essere valorizzate nel quadro della produzione di carne, dell'abbattimento delle foreste, delle monocolture per l'alimentazione del bestiame, della contaminazione del suolo e del cambiamento climatico. Qui la questione dell'azione diventa ancora più complicata, perché deve procedere di pari passo con la questione di come può aver luogo una rottura categorica con le relazioni feticiste. Ma allorché l'azione di solidarietà minaccia già di fallire a partire da una questione banale e facilmente gestibile come quella di indossare una mascherina, e quando la politica - animata da coloro che alzano la voce a favore di un allentamento delle misure, e dal tumulto dei pensatori trasversali alleati ai maniaci della cospirazione - agisce in modo confuso e senza cervello, ecco che allora l'impotenza cresce esponenzialmente, in maniera simile ai numeri del contagio. E non ci vuole molta immaginazione per vedere quale aspetto assumeranno le lotte quando la crisi finale del capitalismo, e il modo in cui si manifesterà, si avvicinerà ancora di più alle società capitaliste normali del Nord globale...

- Herbert Böttcher - Pubblicato il 6/12/2021 su Exit! -

NOTE:

[*1] - www.exit-online.org e www.oekumenisches-netz.de .
[*2] - Jule Manek, Usche Merk, In Turbulenzen. Die Pandemie (über) fordert Einzelne und Gesellschaften. Eine psychosoziale Ringvorlesung erkundet die sozialen und affektiven Folgen [La pandemia esige (troppo) dagli individui. Una serie di letture psico-sociali sulle conseguenze sociali e affettive.
[*3] - Cfr. Rob Wallace, "Cosa ha a che fare il Covid-19 con la crisi ecologica, il sovra-sfruttamento della natura e l'agrobusiness", Köln 2/2021.
[*4] - Cfr. Roswitha Scholz, "Die Demokratie frisst immer noch ihre Kinder", online: http://www.obeco-online.org/roswitha_scholz32.htm
[*5] - Cfr. "Il disprezzo della partecipazione democratica. La prevista legge sull'assemblea del Nord Reno-Westfalia riduce i diritti fondamentali all'assurdo" in: Informationen Grundrechte Komitee.de 02/2021.
[*6] - Cfr. Herbert Böttcher (2020): Sulla discussione del coronavirus, https://www.oekumenisches-netz.de/2020/05/zurdiskussion-um-corona/
[*7] - Quanto siano insostenibili tali affermazioni, è già diventato chiaro nel contesto della cosiddetta cultura dell'accoglienza del 2015. Allora, si trasformò rapidamente in isolazionismo e in lotta contro i rifugiati. Cfr. David Goeßmann: Die Erfindung der bedrohten Republik - Wie Flüchtlinge und Demokratie entsorgen werden [L'invenzione della Repubblica minacciata - Come vengono eliminati i rifugiati e la democrazia], Berlino 2019.
[*8] - Si veda  Herbert Böttcher e Leni Wissen, "Zwischen Selbstbezüglichkeit und Solidarität? Corona in der Leere des Kapitalismus", in: exit! febbraio 2021,"Tra auto-referenzialità e solidarietà? Il  coronavírus nel vuoto del capitalismo, online: http://www.obeco-online.org/leni_wissen1.htm
[*9] - Robert Kurz, citato da Roswitha Scholz.
[*10] - Alex Demirovic, "Perché la richiesta di una chiusura dura è sbagliata. Per la crítica dell'appello allo ZeroCovid". https://www.akweb.de/bewegung/zerocovid-warum-die-Forderung-nach-einem-harten-shutdown-falsch-ist/
[*11] - Kölner Stadt-Anzeiger, 11.11.21.
[*12] - Kölner Stadt-Anzeiger del 23.11.21.
[*13] - Cfr. Franz C. Mayer, Besser Gesetze "Meglio non cambiare le leggi, se le devi cambiare male": https://verfassungsblog.de/besser-gesetzenicht-andern-als-schlecht-andern/  (12.11.21)
[*14] - Per un elenco ancora più lungo, si veda ivi.
[*15] - Ivi.
[*16] - Si veda anche Ishay Landa: "Der Lehrling und sein Meister - Liberale Tradition und Faschismus", Berlin 2021, originale "The Apprentice's Sorcerer: Liberal Tradition and Fascismus", Lieden/Boston 2010.
[*17] - Sul legame tra liberalismo e darwinismo sociale si veda: Robert Kurz, Schwarzbuch Kapitalismus. Ein Abgesang auf die Marktwirtschaft , Frankfurt am Main 1999, 273ss, 762ss ou na edição de 2009, 293ss., 782ss.
[*18] -  Landeszentrum für Gesundheit, citato inWDR: https://www1.wdr.de/nachrichten/themen/coronavirus/coronadaten-nrw-100.html (18.11.21).
[*19] - Kölner Stadt-Anzeiger vom 18.11.2021.
[*20] - Ivi.
[*21] - Si veda: Oliver Nachtwey, Nadine Frei, Quellen des "Querdenkertums". Eine politische Soziologie der Corona-Proteste in Baden-Württemberg [Fonti del "pensiero trasversale". Una sociologia politica delle proteste per il coronavirus nel Baden-Württemberg], https://boell-bw.de/de/2021/11/04/zusammenfassung-der-studie
[*22] - Christian Drosten aveva già avvertito in maggio che tutti i non vaccinati, e anche alcuni vaccinati, sarebbero stati infettati (sebbene la maggior parte di questi ultimi senza conseguenze) :  https://www.n-tv.de/panorama/Drosten-Ungeimpfte-werden-sich-infizieren-article22549310.html )
[*23] - Si veda:Priesemann contro Lindner: https://www.tagesspiegel.de/politik/priesemann-contra-lindner-wissenschaftlerinweist-fdp-chef-mit-klarstellungen-zurecht/27797088.html (13.11.21).
[*24] - Sull'argomento "teologia e la questione della teodiceia a fronte dell'epidemia di coronavirus", vedi Herbert Böttcher, "Herr Kant, Seien sie mir gnädig! Gott vor Gericht in der Corona-Krise", in exit! Crisi e critica della società delle merci 19/2022.
[*25] -Si veda: Herbert Böttcher, "Irgendetwas geht seinen Gang". Ovvero, il fischio che nessuno vuole sentire. Lettera aperta a chi è interessato a Exit! A cavallo dell'anno 2018/19, in: Exit! Krise und Kritik der Warengesellschaft 16/2019, 23 - 29. online: http://www.obeco-online.org/herbert_bottcher3.htm

fonte: Exit!

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