«Pašukanis (ne "La teoria generale del diritto e il marxismo", 1924) ci mostra come la generalizzazione dei rapporti di mercato - implicata dallo sviluppo dei rapporti capitalistici di produzione - si accompagni necessariamente, sia come risultato che come condizione, a una contrattualizzazione generalizzata delle relazioni individuali, la quale va ben al di là della sola sfera della circolazione delle merci e della circolazione monetaria: ciò fa sì che le relazioni tra individui prendano, in ogni occasione, la forma del contratto, implicito o dichiarato, e che, di conseguenza, in ogni circostanza, gli individui si rapportino gli uni agli altri come soggetti di diritto; dando così luogo, in definitiva, a un vero e proprio feticismo della soggettività giuridica (uno statuto del soggetto dei diritti), trasfigurando tale forma della personalità sociale - storicamente determinata e prodotta dallo sviluppo dei rapporti capitalisti di produzione - in una qualità sostanziale, naturale ed eterna degli individui. Un simile feticismo della soggettività giuridica - che implica che soprattutto non venga eseguito alcun atto verso una persona senza che siano rispettate tanto l'autonomia della sua volontà quanto l'integralità dei suoi diritti, e che sia proibito il ricorso alla violenza o alla costrizione nei suoi confronti; quanto meno a ogni e qualsiasi costrizione che non sia stata "liberamente" negoziata e contrattualizzata con lui - si accompagna comunemente a un feticismo della soggettività morale: ossia, si accompagna all'idea secondo cui ogni individuo, in quanto persona umana, dispone di una dignità di principio, che merita un rispetto incondizionato - e che bisogna pertanto rapportarsi a essa, non solo rispettando tutte le regole della buona creanza e dell'educazione, ma anche facendo sempre attenzione a non ridurre l'altra persona a un mezzo subordinato ai propri fini, frenando e controllando, di conseguenza, tutte le nostre pulsioni e le nostre emozioni. In questo modo, ciò che il feticismo giuridico richiede, come conseguenza della pressione che gli individui esercitano gli uni sugli altri in quanto soggetti di diritto (con l'aiuto suppletivo dello Stato, della sua polizia e dei suoi tribunali, quando occorre), il feticismo morale invece lo raccomanda come obbedienza a una sorta di voce interiore che esige di riconoscere nell'altro il proprio alter ego, da rispettare in ogni circostanza.» (Alain Bihr -"La civilisation des moeurs selon Norbert Elias", rivista ¿ Interrogations ?, N°19)
(già pubblicato sul blog il 22 aprile 2015)
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